martedì 30 marzo 2010

Intervista a unePassante

Mi piace passare da un estremo all’altro perchè mi piace tutta la musica. Se la scorsa settimana ero a Bolzano in compagnia di un giovane gruppo metal, questa sera sono a Palermo, con un altrettanto giovane gruppo di dolce pop-folk-rock e una voce di donna che in(canta). Lei è Giulia, scrive e canta le sue canzoni accompagnandosi alla chitarra, ha girato l’Europa, dalla Francia all’Inghilterra non disdegnando alcune belle città italiane come Siena e Firenze, dove ha incontrato Guido, Sergio, Michele, Simone. Insieme hanno dato vita al progetto unePassante (da Baudelaire, forse? …sarà una delle domande).
Dopo tanto viaggiare, prove, concerti, idee, finalmente un bel cd, More than one in number, con la nuovissima label Anna The Granny, un cartonato dal profumo tenue di primavera (anche se è uscito a gennaio), con dei bei disegni interni, un gatto bianco e della musica celestiale. Ricorda Nick Drake, o Damien Rice questa musica, o Polly Paulusma, ma anche Ani DiFranco …insomma, quando qualche giovane musicante mi ricorda tanti grandi nomi, vuol dire che ha trovato la sua strada ed ha già una sua personalità.
Ma comincio a dare i numeri. Meglio sentire se c’è Giulia da Palermo e qualche altro amico dalla Toscana. O viceversa… o anche dalla luna, se lassù hanno una connessione internet… Pronti?
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lunedì 29 marzo 2010

Tetes de Bois con le Carriole a l'Aquila

E ci sarà pure il grande Mario Monicelli ...

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domenica 28 marzo 2010

Ancora una volta con sentimento

L’ho fatto anche oggi, anche se all’inizio ero riluttante. È sempre la stessa cosa, ormai da vent’anni (sì, la mia prima volta vent’anni fa, ero pieno di sogni, aspettative, mi aspettavo fosse una cosa magica e, lo dico non per vantarmi, non sbagliai il colpo); da vent’anni per me gira così, con il solito rituale stanco: un eccitamento iniziale, un allenamento su fotografie con alcuni nomi e qualche dato per paura di sbagliare davanti a lei, quella vera, dei ruoli prestabiliti, la chiesa che fa lezioni di morale dicendosi equidistante e disinteressata alla materia, insomma è quasi come il sesso, a parte che lo spoglio avviene alla fine. Non c’è più l’entusiasmo delle prime volte, lo ammetto, ma continuo a farlo con sentimento. Non a caso dalle mie parti va forte il Partito dell’Amore, in salsa verde, e non mi pareva giusto farlo vincere senza almeno un voto contro, cioè il mio. Votare bene fa bene al voto. Vignetta tratta dal penultimo FRIGIDAIRE, in edicola ieri con http://www.liberazione.it/. Ci sarà un ultimo numero in edicola sabato 24 aprile con il quotidiano comunista e poi dal giugno diventerà un mensile autonomo di almeno 16 pagine formato tabloid a colori per 3 euro.
L'abbonamento costa 30 euro, spese di spedizione incluse, e vale un anno. Le spedizioni raggiungeranno tutto il territorio nazionale e su richiesta, con un piccolo supplemento di spesa, anche i paesi esteri.
Come omaggio speciale a tutti coloro che si abboneranno entro il 31 maggio, un disegno di Vincenzo Sparagna con dedica... poi non dite che non ve l'avevo detto!
PER INFO DETTAGLIATE Leggi tutto

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venerdì 26 marzo 2010

Intervista agli Scrat Till Death

Questa sera andiamo nel bosco con una band di confine, gli Scrat Till Death. Confine geografico, visto che vengono da Bolzano e dintorni, confine musicale, visto il loro rock decisamente duro, un metal sbatticoda pregiatissimo (lo ascolto ora e la mia coda non riesce a stare ferma). E devono aver fatto battere la coda pure alla giuria di Upload 2009, rassegna della loro città dedicata alla musica giovanile sempre più grande. Primo premio nella sezione Local e un bel dischetto con il supporto dall’etichetta Riff: Inborn Ignorance.
Solo cinque tracce, ma già indicative della forza e della loro buona tecnica, resa al meglio dalla produzione artistica di David Lenci. E ora che il disco è fuori, la band lo accompagna un po’ in giro. Nella dimensione live sanno dare ancora più incisività alla loro musica, e a quanto leggo si spingeranno pure nella vicina Vienna. Idea originale quella di portare il metal in una città da musica classica come Vienna. Come mai? Un altro concorso? Questo ed altro ancora nell’intervista che va ad incominciare… pronti?
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mercoledì 24 marzo 2010

LIBRI: Valentina, la donna che verrà

La mia primavera di lettore comincia bene, comincia con l’arte e l'impegno di uno dei fumetti da me più amati, la Valentina di Crepax, ora in una nuova edizione. Ho appena cominciato a leggere i primi episodi di Biografia di un personaggio, e li voglio condividere con voi.
A differenza del mitico Oreste del Buono, citato in quarta di copertina ("La vorrei avere tutta e solo per me, per sempre…") io la voglio condividere invitandovi a ri(leggerla). Anche se condividere mi pare un termine errato.
Si viene presi da Valentina come in un sogno, a partire dalla prima, Valentina intrepida, con la sua magica nascita nel 1943 (sì, lo stesso anno de L'uomo che verrà), un anno cruciale per l'Italia (e non solo); e poi la politica, il padre antifascista (non a caso Crepax l’ha chiamata Valentina Rosselli), trotzkista, le favole e i gatti, i fumetti, l’anoressia, la visone al cine di Lulù di Pabst con Louise Brooks (e da allora quella pettinatura a la Louise Brooks diventerà a la Valentina), la scomparsa dei genitori in un incidente aereo e lei che comincia a lavorare come fotografa (belle quelle macchine fotografiche grandi, non i telefonini di adesso…). Insomma, c’è tutto un mondo di cose a me care e in parte condivise. Come nel secondo episodio L’intrepido soldatino di stagno, riletto in chiave femminista e iperpacifista (da bambino amavo molto quella fiaba di Andresen, ora capisco il perchè).
In questo momento sono al terzo episodio (il libro ne contiene 4) La curva di Lesmo, avventuroso incontro con Phil Rembrandt, il futuro compagno di Valentina (all’inizio doveva essere lui il protagonista, poi lei, inevitabilmente, si è imposta come merita).
Passerò subito a Trilogia di Baba Yaga (in realtà una tetralogia). L’ho già sbirciato, ed è fortissimo. Profuma di fantasie erotiche e alta letteratura, di anni sessanta/settanta, quando i sogni sembravano a portata di mano.
In Valentina, l’onirico sembra reale, e il reale onirico. Forse ora, con la realtà sempre più virtuale, Valentina (a 45 anni dalla sua creazione), potrà riconquistare i cuori di una generazione. Anche per questo per me Valentina è la donna che verrà. Lunedì 29 marzo, ore 18,30 alla Feltrinelli di Milano ci sarà una presentazione di questi due volumi. La prima, spero, di una lunga serie. Non ho trovato siti internet dedicati a lei o a Crepax. E allora vi segnalo quello della casa editrice, la Magazzini Salani http://www.magazzinisalani.it/

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lunedì 22 marzo 2010

Intervista ai Bad Apple Sons

Spesso nell’intervista sul blog parliamo di concorsi musicali per giovani o meno giovani (fino a che età si è giovani?) band. Questa sera ho il piacere di avere sul blog un gruppo che un concorso lo ha vinto. Sono i Bad Apple Sons, vincitori del Rock Contest 2008, la prestigiosa rassegna di Controradio – Popolare Network di Firenze, che tanto buon rock ha sempre lanciato. Il loro è un rock oscuro, vibrante e stordente, da ascoltare a volumi alti se si hanno vicini tolleranti (attenti, magari è una finta per poi rubarvi il cd).
Il Bad Apple Sons un cd lo hanno fatto. Un’autoproduzione uscita da alcune settimane con il sostegno e il supporto di ABuzzSupreme. Dieci pezzi isterici e vari, con momenti rilassati e staffilate di rock noise, alternative molto vicino al primissimo Nick Cave, se proprio volete un nome, schegge acide e dilatate alla Pink Floyd, se ne volete un altro. Ma, al di là di paragoni altisonanti, mi sento di affermare che i Bad Apple Sons sono i Bad Apple Sons, una band con una personalità ben definita, senza tanti fronzoli. Ma ora mi accorgo di sbrodolare troppo e allora lascio la parola a loro. Anzi, il flusso di in(coscienza) dell’intervista sul blog può partire…se sono pronti i BAS.
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sabato 20 marzo 2010

CINEMA: L’uomo che verrà

Mi ero dimenticato che il cinema fosse anche una forma d’arte, con L’uomo che verrà l’ho riscoperto (questo basterebbe per consigliarlo a tutti coloro che vogliono riconciliarsi con il cinema e/o con la vita e potrei fermarmi qui; ho un po’ di pudore a parlare di questa pellicola, forse perché ne sono geloso, vorrei tenerla tutta per me).
È recitato in dialetto bolognese con sottotitoli, ma si capisce senza difficoltà, perché parla con le immagini. Non è una frase fatta, chi l’ha visto, come me avrà guardato poco i sottotitoli, anche se quel dialetto non è il suo o è lontanissimo da suo.
È un rigoroso film sui nazisti e la loro sanguinaria occupazione italiana dopo l’otto di settembre, con l’eccidio di Marzabotto in conclusione. Ma allo stesso tempo L’uomo che verrà è un normale film sulla vita (pare strano) di un borgo contadino, con il passare delle stagioni, i suoi riti e miti, la fienagione, la neve, l’uccisione del maiale… sembra un Piavoli con più azione.
È onesto intellettualmente. Ci sono questi nazisti che pretendono tutto, sono violenti e arroganti, anche se (altro merito della pellicola) non sono tagliati con l’accetta, non sono tutti cattivissimi come in quella canzone degli ODP. E pure i partigiani non sono tutti uguali. Sentiamo senza dubbio che il bene è dalla loro parte, ma ci sono differenze e costretti dalla Storia uccidono pure loro.
L’uomo che verrà è il bambino nato qualche giorno prima quella carneficina irrazionale. È uno dei pochi superstiti, salvato dalla sorellina, bambina muta, motore del film. Forse è lei la vera unica protagonista, con quel viso espressivo al massimo, con il suo esserci quasi sempre. Accanto a lei grandi attori, che pur non essendo tutti bolognesi, recitano senza difficoltà in quel dialetto. Su tutti la sempre più brava Maya Sansa, nel ruolo dolente della madre dell’uomo che verrà. E poi Stefano Bicocchi, Vito … me lo ricordavo comico muto assieme ai Gemelli Ruggeri, Patrizio Roversi e Susy Blady, e ora lo ritrovo qui, nel ruolo tristissimo e paradossale di uomo in fuga dalla città per paura delle bombe che capita in uno dei più brutti inferni del ‘900, Marzabotto appunto.
Ma sono tutti meravigliosi gli attori presenti. Dai vecchi ai bambini, dai protagonisti ai comprimari. Delle facce contadine da cinema pasoliniano che ti chiedi dove sia andato a pescarle oggi. E poi il paesaggio, protagonista assoluto. Questi campi di battaglia dove si affrontano i partigiani, fazzoletto rosso al collo, passioni forti, e i nazisti, inquadrati in un meccanismo infernale (mi chiedo, come hanno fatto a ridursi così, con tutti quei grandi pensatori che hanno avuto? …inspiegabile, ma questo vale anche per l’Italia, a pensarci bene e il discorso mi porterebbe fuori…). Altra nota, è la presenza di preti e chiese nell’Emilia laica, da non crederci. Preti coraggiosamente schierati contro i nazisti, preti che finiranno male, anche loro rinchiusi e trucidati in quel cimitero. Lontano da Spike Lee e lontanissimo da Tarantino (gli ultimi due cineasti cimentatesi con un tema così grande), è da vedere assolutamente. È sicuramente il film dell’anno. Ma i blog che di solito fanno classifiche come faranno? Prodotto nel 2009 è uscito ad inizio 2010…un bel problema filosofico.

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giovedì 18 marzo 2010

DID il vinile… e poi nel mondo.

Erano anni che non accendevo il mio vecchio stereo giù in cantina. Pieno di polvere, con un caos attorno, l’umidità del luogo. Avevo paura non funzionasse più. Invece, quel vecchio stereo di fine anni 70, inizio ’80 (quando si facevano le cose per durare), funziona. Divertente far suonare una giovane band come i DID e il loro vinile 7’’ trasparente.
Un oggettino di culto fin dalla copertina Hello Hello, con immagine del guru della fotografia moderna Andrew Davidhazy, vero e proprio pioniere negli anni sessanta della tecnica di Strip Aerial Photography. In effetti quella monetina lanciata per fare un bel volo in aria è molto sperimentale, da anni ‘60/’70.
La musica no, è modernissima, si tratta di quel pompante e contagioso ritmo dancefloor post-punk che apriva il loro felice esordio Kumar Solarium, Hello Hello. Sull’altro lato Another Pusher remixata dai These New Puritans, quartetto londinese ipnotico e piacevolmente stordente. Un bel lancio a livello internazionale per questi giovani torinesi e la loro label indipendente Foolica records. Il cd Kumar Solarium uscirà in tutto il mondo nei prossimi mesi: negli States e Canada con la Saboteur Records, in Giappone con la Flake Records, in Gran Bretagna con la stessa Foolica. Mi fa piacere averli ospitati per il lancio del disco lo scorso autunno e per questo RILANCIO LA MIA Intervista ai DID

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martedì 16 marzo 2010

Intervista ai Kalweit and the Spokes

Quando ascolto la musica dei Kalweit and the Spokes penso che potrebbero benissimo trovarsi dentro ad un romanzo dell’Alligatore, quello vero, quello di Carlotto. Il loro è un blues contaminato/contaminate, fatto per locali fumosi, duri dal cuore tenero, film in bianco e nero. Mi viene voglia di bere del calvados e fumare una cicca quando sento le canzoni del recente Around the Edges, cd dai colori forti e dal tratto elegante come la sua etichetta Irma Records, come la sua copertina da suggestioni del deserto.
Una voce di donna, che colpisce e affascina, quella di Georgeanne Kalweit, una chitarra rock che ricorda i grandi del passato senza scimmiottarli ma con un suo stile preciso, quello di Giovanni Calella (perfetto anche quando suona l’armonica), una batteria sicura a dettare il ritmo e le emozioni, quella di Leziero Rescigno (emozioni acide, quando suona pure l’organo).
Musicanti provenienti da esperienze diverse (La Crus, Amour Fou, Delta V, Vinicio Capossela …), ma perfetti per suonare insieme come hanno fatto in un sacco di concerti e ora in questo disco. Questa sera ho la fortuna di averli sul blog. Forse una, forse due, forse tre …chi c’è, c’è… Ci siete?
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domenica 14 marzo 2010

CINEMA: Amabili resti

Amabili resti è un film da nervoso, nel senso che a vederlo si diventa nervosi. Sembra come quei vecchi cartoni animati Warner Bros, con il cattivo, un po’ folle, decisamente brutto e kitsch, e l’innocente, sempre sull’orlo del pericolo, sempre pronta a cadere nel tranello, come da copione (e tu vorresti dirle “no, non farlo, non entrare, stai lontana da quello …”).
Insomma, non mi sono divertito. E poi ci sono troppi effetti speciali. Il cinema rischia di diventare presto (o forse lo è già diventato) un grande gioco sperimentale, tra reale e immaginario, con immagini finte e immagini vere, attori in carne ed ossa accanto ad attori sintetici. In certi casi il risultato è buono (vedi Avatar, per me un gran bel film) in altri meno (vedi, appunto, Amabili resti).
Certo, la storia, tratta da un libro di successo, si prestava: una povera bambina, vittima di un bruto, viene orribilmente assassinata (non ci sono scene di violenza, quasi tutto viene fatto abilmente immaginare); è morta, ma rimane nel limbo. Viaggia come spettro tra l’aldilà e l’aldiquà. Vede i genitori, la sorella, il fratellino, lo spasimante, il bruto … però rimane confinata in un paesaggio da fantasia (ed è qui che Peter Jackson si scatena con gli effetti speciali e colori mai visti).
Parallelamente, nel mondo dei vivi, la storia continua, ed è il meglio del film. Qui Jackson c’è (c’è pure in un bel cameo di stampo hitchcockiano). La vita della sua famiglia prosegue, anche se non nel migliore dei modi, le indagini vanno avanti, il bruto mette in atto altri crimini. Tutti splendidi attori a partire da un irriconoscibile Stanley Tucci, serial killer dalla borghese vita ordinaria, Susan Sarandon, nonna libertina/libertaria, Rachel Weisz, madre intellettuale persa nel suo dolore. Perfetta pure la ragazzina vittima dell’assasino, la giovane Saoirse Ronan. A non convincermi, oltre all’eccessivo utilizzo degli effetti speciali, sono certe sdolcinatezze da pellicole d’adolescenti, fuori luogo per un film con una tematica così dura. Il primo David Lynch forse avrebbe fatto meglio.

Viene voglia di leggere il romanzo Amabili resti di Alice Sebold, in Italia edito da e/o, editore molto presente al cinema in questo periodo (Il riccio); manca solo un bel film con L’Alligatore di Carlotto.

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venerdì 12 marzo 2010

Intervista ai Grimoon

È un mondo fantastico quello dei Grimoon, gruppo italo-francese presente questa sera sul blog. Basta guardarli per rendersi conto di questo. Per loro l’arte è un’esperienza totale, senza confini, infinita. Con la Macaco records, etichetta indipendente di alta qualità, sono sempre più attivi: dischi, concerti, film. Come troveranno il tempo di fare tutto? E poi, se questo non bastasse, accompagnano ad ogni loro cd, un film. Questa volta, con l’album uscito proprio oggi, non a caso intitolato Super 8, c’è il film Neera. Ma è il film ad accompagnare il disco o il disco ad accompagnare il film? Forse sono due opere strettamente legate, nate dalla sensibilità grimooniana in quel di Mestre, loro base storica.
Nella pellicola, interpretata da un sacco di amici e musicanti dell’area underground, ci si perde nel dramma di un pittore rimasto improvvisamente vedovo. Credendo di essere colpevole della morte della moglie (non è vero), sogna di percorrere il mondo mitologico per raggiungere l’Ade e ritrovare l’amata. Ballate intense e struggenti accompagnano questo viaggio onirico, interiore, molto simili a quelle dell’album.
Vero/Falso, Arte/Vita, Musica/Cinema, Maschile/Femminile, Francia/Italia, potrei continuare all’infinito, avrete capito, è il doppio a contraddistinguere i Grimoon …ma non ho detto quasi nulla delle canzoni. Ne parlerò direttamente con loro. Siete pronti?
VAI AL LORO MYSPACE http://www.myspace.com/grimoon

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mercoledì 10 marzo 2010

LIBRI: Racconti senza dimora

L’ho preso perché c’è un racconto di Gianluca Morozzi (che domani compie 39 anni, auguri) e Nino G. D’Attis, vecchie mie conoscenze letterarie, e ho trovato altri validi scrittori da seguire (alcuni all’esordio), che voglio citare: Paola Presciuttini, Guglielmo Pispisa, Claudio Morici, Maksim Cristan, Gaetano Messineo, Mauro Pettorruso. Tutti hanno scritto gratis, infatti il ricavato andrà a sostenere il progetto "SHAKER, pensieri senza dimora", il giornale di strada di Roma su cui scrivono persone senza dimora, nato alla stazione di Roma Termini nel 2007.
L’antologia ha per tema la solitudine, la paura, il freddo e la fame di chi vive per un sacco di motivazioni, per strada, ma anche la violenza irrazionale di “bravi ragazzi” di un racconto a tratti pasoliniano come il penultimo, perfetto, “Quattro colpi” di Messineo, al suo esordio. Chiude un “manuale semiserio per senza dimora di un operatore sociale, Pettorruso, per metterci nei panni di chi non ha nulla. Il resto del libro, fatto da scrittori già noti, è un viaggio tra il fiabesco e il grottesco dentro questo mondo parallelo.
La copertina trasmette molto di questi racconti: c’è un uomo seduto su di una panchina (quelle classiche, non quelle che alcuni sindaci hanno trasformato con un ferro al centro per non permettere ai senzatetto di dormirci sopra), in un paesaggio scuro, illuminato solo da una grande luna fredda. Il libro può riscaldarla.
VAI AL SITO DELLA CASA EDITRICE http://www.ecedizioni.it/

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lunedì 8 marzo 2010

Intervista ai Record’s

Sono forti i Record’s, terzetto bresciano di canzoni senza tempo questa sera sul blog. Vengono da una zona ricca di locali e band giovani, forse per questo hanno potuto crescere bene e dopo l’esordio pieno di soddisfazioni Money On Fire del 2008, sono tornati con un magico oggettino di culto, De Fauna Et Flora, prodotto dalla mantovana label indipendente Foolica, sempre pronta a rischiare sulla qualità nella varietà.
Uscito ufficialmente solo 3 giorni fa, De Fauna Et Flora è un concentrato acido di melodie pop di facile ascolto, con rimandi al primo rock’n’roll, echi dall’estate dell’amore più sperimentale e momenti di cantautorato d’oltreoceano (ma anche d’oltremanica). Coretti, archi, fiati, tastiere, voci… quando suona nel mio lettore sembrano uscire penne colorate come quelle del loro grammofono. Tredici brani fantastici e giocosi come sembrano essere loro, i Record’s.
Si chiamano come quello che fanno perché sono totalmente presi con la materia dischi? Domanda contorta, alla quale chiedo di rispondere a loro, se sono pronti. Ci siete? Uno? Due? Tre? …
VAI AL LORO MYSPACE http://www.myspace.com/therecordsrocks

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sabato 6 marzo 2010

Rainbow Warrior in Italia contro il nucleare

Guardate che bella. A me è sempre piaciuta la Rainbow Warrior. Mi ha sempre dato un senso di libertà assoluta, forse per il mare…Be’, vi annuncio che sarà in Italia nei prossimi giorni, nei porti di Civitavecchia, Genova, Napoli e idealmente nella mia palude. Farà pure da palco agli Artisti contro il nucleare.
Martedì 9 marzo (è anche l’anniversario della morte di Bukowski, 16 anni fa), potrete seguire i 99 Posse, Piotta, Punkreas, Adriano Bono & Torpedo Sound Machine e Leo Pari che canteranno insieme per la prima volta dal vivo il nuovo singolo No al Nucleare. Alle ore 13 in diretta streaming su sul sito Nuclear lifestyle

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giovedì 4 marzo 2010

Intervista a Canemorto

Non è da tutti ospitare un Canemorto. Io questa sera cercherò pure di farlo “parlare”, anzi scrivere…ma bando alle freddure, Canemorto è un progetto musicale in costante evoluzione con la voce di Antonio Nardi (già leader dei Colya) a raccontare storie surreali, a volte buffe a volte tristi. Accanto a lui Leopoldo Giachetti e Martino Mugnai (già componenti dei Velvet Score) ed ora, da non molto, il basso dei Rio Mezzanino, Leonardo Baggiani.
Dopo molti gruppi oltre Firenze, ecco un gruppo di Firenze, in tutto e per tutto. Lo si sente ad ascoltare il loro recente omonimo esordio, a cominciare dalla canzone-inno per la Fiorentina alla cover di Ivan Graziani, Firenze (canzone triste), resa molto attuale pur rimanendo fedele all’originale (malinconica senza perdere l’ironia). Ma tutte le canzoni di Canemorto contengono sentimenti apparentemente opposti. Ascoltandolo si passa spesso dal sorriso, e a volte il riso esplicito (Giuliano non lo sa) all’amaro in bocca (Bel natale) … ma poi si torna a ridere.
Un Gaber nato trent’anni dopo in riva all’Arno? Paragone esagerato? E allora lasciamo la parola a lui, Canemorto che parla… ci darà i numeri da mettere al lotto. Bau, bau, bau! Ci sei? … ci siete?

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martedì 2 marzo 2010

Un urlo contro il nucleare

Un urlo contro il nucleare, è quello lanciato da Greenpeace e da alcuni musicanti. Un No al nucleare lanciato , per ora, con una canzone.
NO AL NUCLEARE è il brano di Adriano Bono & Torpedo Sound Machine cantato assieme a 99 Posse, Leo Pari, Piotta e Punkreas, pensato in collaborazione con Greenpeace per la campagna “Nuclear Lifestyle”.
Dal 9 marzo sarà ascoltabile e scaricabile gratis sul sito http://www.nuclearlifestyle.it/ sul quale potete già andare per altre notizie interessanti sulla follia nucleare riproposta dal governo con l’appoggio di alcuni candidati alle regionali, che però sul loro territorio ovviamente no, non lo vogliono …c'è pure da firmare un appello!

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