mercoledì 30 ottobre 2013

Il mio Lou Reed


Se penso a Lou Reed penso a questo disco, New York. Un vinile che ho ascoltato e riascoltato fino alla noia quando ero ragazzo. Un vinile con un profumo particolare, unico, inconfondibile. Lo riconoscerei ad occhi chiusi. Non è il suo disco più famoso, ma è il mio Lou Reed. Ogni canzone è messa al posto giusto, suona come dovrebbe e tutti i 56 minuti e rotti del vinile non hanno un cedimento. Tra le mie preferite Good Evening Mr. Waldheim
There Is No Time, Dirty Blvd., Romeo Had Juliette, Halloween Parade. Solo a sentirne il titolo mi pare di sentire l'attacco, la sua voce inconfondibile, le chitarre rock, la capacità di dire le cose in modo semplice, diretto, senza fronzoli. La politicità nelle parole. Se un extraterrestre mi chiedesse cosa è il rock, farei partire New York ...
Tra i tanti che l'hanno ricordato, vi invito a leggere

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lunedì 28 ottobre 2013

Due parole con i Tempelhof

Tempelhof in palude, questa sera per la prima volta. No, non è il vecchio aeroporto di Berlino teletrasportato qui, ma un duo mantovano di raffinata musica elettronica. Dopo l’ep You K del 2012, e City Airoport della passata estate, entrambi targati Hell Yeah Recordings, Luciano Ermondi e Paolo Mazzacani, hanno continuato il rapporto con questa buona label, uscendo ora con il lungo Frozen Dancer. Più di cinque anni di impegno ed esplorazioni confluiti in un disco radicale e magnetico, dove si incontrano con forza, oltre all’elettronica, elementi di kraut quanto di dub, melodie ed algide atmosferiche nordiche. Per ascoltarlo liberamente cliccate qui.
Nati nel 2007 in seguito ad un viaggio a Berlino, i Tempelhof hanno sviluppato collaborazioni a 360°, a partire da quella con il videomaker Sorry Boy (sonorizzazioni live di filmati dei primi del novecento, tra documentarismo ed effetti speciali dei primordi), apparizioni a festival dentro e fuori l’Italia, remix per il meglio dell’elettronica (Ajello, Crimea X, Margot e tanti altri), fino all’esordio nel 2009 con l’indipendente inglese Distraction Records con We Were Not There For The Beginning, We Won’t Be There For The End. Titolo infinito come la loro musica. Insomma, non si sono fatti mancare nulla. Mancava solo il passaggio in palude … Pronti?  
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sabato 26 ottobre 2013

Una scorpacciata di film 2

Gloria di Sebastian Lelio
Film dell'anno. Inaspettato cult-movie (va forte il cinema cileno in questo periodo), con in coda la versione spagnola dell'hit di Tozzi, Gloria appunto (forse per questo non mi aspettavo un capolavoro così). E invece lo è: per come racconta il Cile di oggi e la nostra società in generale, per come racconta questa storia di donna, impiegata vicino ai sessanta. Gloria ama ballare, è divorziata ma ha un buon rapporto con l'ex e i figli già grandi, le piace concedersi qualche avventura dopo il ballo, senza malizia ma con una naturalezza invidiabile. Una sera incontra Rodolfo, uomo poco più anziano di lei, e inizia a frequentarlo. L'uomo si rivela un tipo ambiguo e un po' vile, legato ancora alla ex moglie (sarà veramente ex?), e alle ridicolmente viziate figlie. Due episodi mostrano la mancanza di libertà ed educazione di lui: una, quando pianta in asso senza dire nulla Gloria al compleanno del figlio di lei (si sentiva a disagio, dice), e poi, quando, perdonato, la pianta in asso durante una vacanza al mare, dopo una notte di splendido sesso.
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giovedì 24 ottobre 2013

Due parole con gli Oteme

Oteme questa sera per la prima volta in palude, era destino ci arrivassero. Non a caso il loro nome per esteso è Osservatorio delle Terre Emerse. Quale luogo migliore di una palude, dove si ascolta buona musica, di tutti i generi e da tutte le latitudini? Quella degli Oteme è una musica non facilmente classificabile, perché anche loro sono difficilmente etichettabili. Si tratta di un gruppo a geometria variabile, ruotante intorno al compositore toscano Stefano Giannotti. Con questo disco d’esordio, Il giardino disincantato, uscito per la francese Edd Strapontins, hanno cercato di fermare un momento, e mi sembra ci siano riusciti.
Un disco con grandi ambizioni Il giardino disincantato, di quelli che non senti tutti i giorni. Un album che nelle note stampa definiscono rock (in opposition), progressive, musica contemporanea, canzone d’autore, classica. Confermo, e aggiungo che l’ironia e lo spirito sono autenticamente liberi. Senza tirarsela hanno fatto un disco importante gli Oteme, con un’intelaiatura ricca di strumenti inusuali. Oltre a voce/chitarre/basso/batteria potete ascoltare, tra gli altri, anche flauto, oboe, clarinetto, arpa, xilofono, componium, teponaztli, la glass harmonica suonata dall’ospite cult Thomas Bloch  … parliamone. Pronti?  
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mercoledì 23 ottobre 2013

Il mio Vajont ... come un horror anni '80

Altro libro a fumetti che racconta la tragedia del Vajont. Uscito lo scorso anno, l'ho conosciuto grazie ad un'amica che me ne ha fatto dono. La prospettiva del racconto, scritto dal grande fumettista (e non solo) Paolo Cossi, disegnato da Marco Pugliese, è diversa da quella della recente uscita di BeccoGiallo. Qui ci sono due coppie di giovani in vacanza nella zona della tragedia. Sembrano dei ragazzi da horror-movie anni '80, un po' macabro, un po' prime esperienze, esperienze che ti cambiano la vita, fanno maturare e capire qualcosa sul mondo e gli uomini. Qui qualcosa capiscono, perché ci vanno praticamente a sbattere contro alla diga maledetta rimasta intatta. Un monumento all'imbecillità umana.
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lunedì 21 ottobre 2013

Due parole con i Moscaburro

Arrivano per la prima volta in palude i Moscaburro, arrivano dalla a me molto vicina Bolzano, con canzoni magiche e fiabesche, parecchio in sintonia con i paesaggi innevati di questa città. Bread and Butter-files, album da loro stessi prodotto, assieme alla Provincia Autonoma di Bolzano, mantiene ciò che promette la copertina e il titolo: colori soft, algide atmosfere per un pop-folk-rock senza tempo, che riscalda dentro. Alti riferimenti letterari, da James Joyce a William Wordsworth e Lewis Carroll, archi, arpa, chitarra acustica (ma anche elettrica), glockenspiel, intrecci di voci maschili e femminili. Che bellezza.
Registrato e mixato da David Lenci al Red House Recordings di Senigallia, masterizzato da Giovanni Versari a La Maestà Mastering di Tredozio, Bread and Butter-files è un disco fresco ed immediato, frutto dei primi anni di vita della band. Un progetto concepito dieci anni fa, concretizzato poi nel 2006, quello dei Moscaburro  Quindi la solita trafila delle giovani band, con qualche cambio in corsa tra i suoi membri, e la partecipazione ad un sacco di rassegne, che in questi dieci anni da Alligatore ho incrociato: Upload, Italia Wave Love Festival, MEI… anche per questo è un piacere averli qui questa sera. Pronti?  
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sabato 19 ottobre 2013

Una scorpacciata di film 1

L'arbitro di Paolo Zucca 
Cult-movie dell'anno. Girato in bianco e nero in gran parte in Sardegna, dove si svolge un surreale campionato di calcio di terza categoria in campetti sterrati, sarebbe piaciuto un sacco ad Osvaldo Soriano. C'è una squadra scarsa composta da poveri peones, l'Atletico Parabile, umiliata spesso e volentieri dalla vicina Montecrastu, guidata da un arrogante proprietario terriero. Ma le cose cambiano, quando dall'Argentina arriva il Matzutzi, fuoriclasse da molti gol a partita, capace, da solo, di cambiare volto al campionato, fino alla fine ... Parallelamente assistiamo alle imprese dell'arbitro internazionale Cruciani, con il sogno di arbitrare una finale di coppa europea: sempre sotto stress, tra allenamenti  massacranti, attacchi e parole da parte dei tifosi, corruzione, soldi, dirigenti internazionali trafficoni e falsi. Ma Cruciani ha una fede incrollabile, e cerca di non cedere alle tentazioni (di culto quando ignudo si auto-fustiga nella doccia di qualche mega-hotel europeo), ma alla fine ... Alla fine le vicende dei primi si intrecciano con quelle del secondo, e sarà festa. Gran film, con facce incredibili, storie impossibili, ma vere. Benito Urgu nel ruolo della sua vita, così, come del resto, Stefano Accorsi (è lui l'arbitro del titolo), Geppi Cucciari, e tutti gli attori sardi presenti. Menzione speciale per Marco Messeri, da sempre vero e proprio gigante nei piccoli ruoli.         
VOTO 



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giovedì 17 ottobre 2013

Due parole con TonyLaMuerte OneManBand

Ho sentito al primo ascolto che TonyLaMuerte è uno tosto, per questo ho chiesto subito un passaggio in palude (il primo per lui), anche perché, Tony è uno che suona spesso, quindi non è facile trovare una data libera…ma ci siamo riusciti. Per lui, la dimensione live è importante, anzi vitale. Provate ad ascoltarvi il disco (cliccate qui per sentirlo tutto) e capirete il perché: dinamite pura, un rock inebriante fatto di parole e suoni forti, tra i più forti possiate immaginare (il classico disco da gustare a palla). Il Tonico Caprone, autoprodotto dal giovane vicentino, è contraddistinto da ben ventidue canzoni più l’intro, tra il sarcasmo e l’indignazione (una sembra costantemente nutrire l’altra).  
 TonyLaMuerte OneManBand, recita tutto il suo nome, perché Tony suona tutto il disco lui. Un uomo solo al comando: oltre alla voce, chitarra resofonica e chitarra slide, grancassa, rullante a pedale, armonica a bocca nel pezzo Una canzone sulla morte. E la morte è molto presente nei suoi testi, come il nome lascia intuire. La sua è veramente musica delle indie italiche, un punk-rock-blues sporco che cita senza timori One Dimensional Man (quelli di 1000 doses of love, con i quali ci possono essere alcune analogie), come Vasco Rossi (la linea vocale al minuto 2,38 di Caprone, è tratta dal brano Delusa del Blasco). Insomma, Tony non teme nessuno. Per questo può entrare liberamente in palude. Pronti?  
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mercoledì 16 ottobre 2013

Sepoltura senza gloria

Ieri mattina, mentre andavo al lavoro, ho sentito alla radio la notizia: Priebke lo vogliono mettere al cimitero tedesco di Costermano (leggi qui), un luogo che conosco bene (ci passo sempre con la mia bici). Mi è andata di traverso la colazione. Dicono ci siano altri nazisti come lui in quel cimitero, anche di grado più alto, quindi sarebbe l'ideale. Io penso sia un'idiozia, visto ciò che rappresenta. Credo sia giusto bruciarlo e metterlo in un cimitero anonimo, anzi, disperderlo nel vento, come cantava Guccini ricordando le sue vittime ...

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lunedì 14 ottobre 2013

Due parole con i Threelakes and the Flatland Eagles

Arrivano in palude questa sera, per la prima volta, i Threelakes and the Flatland Eagles con questo album d’esordio uscito da qualche giorno: War Tales. Racconti di guerra, sì, un titolo molto esplicito, con il quale si fa riferimento alle guerre vere, lontane nel tempo e nello spazio, come ai piccoli conflitti quotidiani. Ispirato dai racconti di un nonno che scappò dai nazisti con la fisarmonica in spalla è Storia di tutti noi (ma anche attualità bruciante). Così, il folk intimo e acustico di Luca Righi, ha incontrato il rock dei the Flatland Eagles (Andrea Sologni, Raffale Marchetti, Lorenzo Cattalani, Marco Chiussi, Paolo Polacchini, nomi cult dell’underground italico), ed è nato questo gioiellino di cd, dato alle stampe per la bella indie-label Upupa Produzioni.
Prodotto, registrato, mixato da Andrea Sologni (Gazebo Penguins) all’Igloo Audio Factory, masterizzato all’Alpha Dept (ancora quello) da Andrea SurianiWar Tales  sembra un disco di grandi classici folk-rock già al primo ascolto. Titoli che restano come Wild Water, The Lonesome death of Mr Hank Williams, D-day. Canzoni che profumano di speranza, ma anche disperazione, follia e redenzione. Un disco importante, lanciato con questa frase molto esplicita: War Tales racconta le mille sfumature di chi le guerre le fa e di chi le subisce. War Tales racconta delle luce e del buio. Dove puoi nasconderti ma dove poi rischi di non trovarti più. Parliamone. Pronti?  
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domenica 13 ottobre 2013

Il giorno che diventammo umani, che spritz!

Giovedì scorso sono andato a vedere/sentire/annusare la presentazione ufficiale del nuovo libro di Paolo Zardi, Il giorno che diventammo umani, edito da Neo, come il suo esordio. Mi è piaciuta un sacco: si è svolta in una bella libreria della mia città, Pagina 12, che, colpevolmente, non conoscevo, con patatine, stuzzichini e del buon vino (non a caso, faceva parte di una serie d'incontri denominati Spritz Letterario).  In una saletta ai piani inferiori su di un divano rosso, con gente attenta e appassionata, Paolo ha dialogato con la brava e preparatissima Marianna Bonelli. Sono uscite molte cose, si è fatto assaggiare il libro, leggendone alcune parti interessanti, invogliandoci a leggerlo. L'avrei fatto lo stesso, ma l'incontro mi ha dato l'impulso per farlo subito... 
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venerdì 11 ottobre 2013

Due parole con i Redroomdreamers

Ritornano in palude i Redroomdreamers, ritornano a distanza di circa tre anni (era il 22 ottobre 2010 quando presentarono qui l’esordio Roosters on the rubbish), ritornano  con il loro secondo album in imminente uscita: Honduras. Honduras? Chissà perché un titolo così?... cosa avrà affascinato di quel paese centroamericano il gruppo partenopeo? Non c’è manco una canzone con quel titolo. Sarà una delle domande della blog-intervista, statene certi (… perché questo titolo?). Di evidente, in questo disco, c’è la mano sicura nella scrittura dei pezzi, l’esecuzione ordinata, la consapevolezza nei propri mezzi. Cose importanti per un uomo, fondamentali per una band.
Registrato, mixato e masterizzato al mitico Alpha Dept di Bologna con Giacomo Fiorenza, Honduras se fosse un vino sarebbe un rosso da riflessione, da pasteggiare con calma. Si insinua nella mente inesorabile, pezzo dopo pezzo con il giusto ritmo. Le nove canzoni sono autentico indie-rock italico, a volte calmo quasi pop, a volte quasi hard con staffilate che non ti aspetti. Un disco caldo e freddo allo stesso tempo. Perfetto per l’autunno, stagione proprio così: a volte sembra di vedere cadere le foglie a rallentatore ascoltando Honduras. A produrre l’etichetta fondata dagli stessi Redroomdreamers, la Happy/Mopy. Parliamone. Pronti?  
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mercoledì 9 ottobre 2013

Vajont - Storia di una diga ... 50 anni dopo

Ennesimo meritorio libro di BeccoGiallo, editrice d fumetti padovana specializzata sui misteri/tragedie/vergogne d'Italia (argomento inesauribile, non c'è dubbio). Qui è il Vajont, del quale proprio oggi ricorre il cinquantennale. Già, cinquant'anni sono passati, ma rimane ancora vivo nella memoria il ricordo di questa tragedia dovuta alla stupidità e all'affarismo italico. Ottimo e importante il lavoro fatto a suo tempo da Marco Paolini assieme a Francesco Niccolini, autore ora di questo puntuale libro a fumetti assieme al disegnatore Duccio Boscoli
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lunedì 7 ottobre 2013

Due parole con i Julie’s Haircut

Gradito ritorno quello dei Julie’s Haircut, che più di tre anni fa presentarono qui Our Secret Ceremony, e tornano in palude per parlare del nuovo Ashram Equinox, in uscita ufficiale venerdì 11 ottobre. Un album del quale si vocifera già molto (lo potete ascoltare in streaming gratuito sul sito di XL, cliccate qui), per l’originalità della scelta di fare un disco esclusivamente strumentale: un continuum di suoni, a tratti esplicitamente rock, a tratti jazz, di elettronica minimale, etnica, etica, epica, pathos … tutto decisamente psichedelico, inconfondibile marchio di fabbrica della band emiliana. Ascoltandolo, come sto facendo ora, sembra proprio di fare un viaggio, sì proprio uno di quei viaggi
Sesta uscita per i Julie’s Haircut  questa volta targata Woodworm e Santeria, due label mito per la vera musica indipendente italiana, Ashram Equinox gioca molto sul concetto del doppio, sugli opposti (che si toccano), fin dal titolo. Mistico e sensuale, orientale e occidentale, casto e sessuale, non si serve delle parole, ma solo dei suoni, perché descrivere concetti così le parole sono inadeguate. Solo strumenti musicali, o la voce umana usata come uno strumento, per creare una vera e propria opera rock, da ascoltare con la mente e il corpo, una delle uscite più importanti dell’anno. E allora parliamone, chiapperi! Pronti?  
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domenica 6 ottobre 2013

Ciao Carlo ...

Impossibile non pensare alla fine di Mario Monicelli, leggendo le prime note su quella di Carlo Lizzani. Due registi di cinema, due maestri che hanno fatto la Storia del Cinema, entrambi di sinistra, intellettuali liberi, diversi nello stile e nei generi frequentati, uniti da un salto nel vuoto definitivo, probabilmente causato, anche dalla mancanza in Italia di una serie legge sull'eutanasia, che questi gesti clamorosi richiama a gran voce. Anzi, grida disperatamente. 
Leggendo su wiki le pellicole di Lizzani, mi sono reso conto di aver visto, colpevolmente, pochi suoi film, tra i quali ci sono dei titoli imprescindibili a partire da Achtung! Banditi!, Il processo di Verona, Banditi a MilanoLa vita agra, oltre a film televisivi di un certo peso, e alla partecipazione impegnata a doc collettivi, l'ultimo dei quali, Un altro mondo è possibile, del 2001, dedicato a Genova (tra i tanti registi c'era pure Monicelli), è importantissimo. Per questo mi sembra giusto salutarlo anche qui, dalla palude: ciao Carlo ...
MASELLI LO RICORDA QUI

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venerdì 4 ottobre 2013

Due parole con i Secondo Appartamento



Secondo Appartamento per la prima volta in palude. Come vedete dalla copertina del loro omonimo esordio, il gruppo toscano ama guardare la realtà dai lati opposti: dritto e storto, sopra e sotto, davanti e dietro …sempre punti di vista non banali sulle cose della nostra società. Così sono le canzoni dell’album, che uscirà tra qualche settimana per la Asino Dischi. Dieci pezzi di nuovo cantautorato pop-folk, perfetta fotografia dei nostri giorni difficili. Tematiche forti trattate in un modo molto affascinante, al pari della copertina e dei disegni interni: incomprensioni, incomunicabilità, amori non corrisposti, una società che non c’è, gli immigrati, già, gli immigrati … come non pensare a loro.
Sembrano proprio passare ed entrare nella testa in diretta le parole dei Secondo Appartamento, progetto musicale nato come rifugio per chi si sente inadeguato. Ambizioni forti, portate avanti da gruppo in modo consono. Inizialmente composto da sole due voci (Guido Legnaioli e Luisa Cei), il gruppo si è allargato ad altri tre in pianta stabile (Riccardo Nuonno, Patrizio Castiglia, Giuliana Ancillotti), più altri amici ospitati nel cd. Chitarre acustiche (ma anche elettriche), ukulele, archi, il basso, il piano, l’organo, trombe, kazoo, percussioni … il gruppo toscano non si fa mancare nulla, ed è bello sentirli cantare. Lo faranno anche ora, nell’intervista in diretta che va ad iniziare. Pronti?  

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mercoledì 2 ottobre 2013

Rush, samurai su macchine volanti

Andatelo a vedere anche se non vi piace la F1 (io la detesto, comincio a sbadigliare al solo pensiero, mi scuso con i tifosi di questo sport). Rush è un film appassionante, senza un minuto di cedimento, mai noioso: in pratica il contrario dell'automobilismo (e mi scuso ancora con gli appassionati). Forse perché erano ancora anni eroici quelli raccontati dalla pellicola, i colorati anni Settanta (grazie Ron Howard, quelli sì erano giorni felici, di vere passioni e lotte, altro che grigi, come vogliono certi luoghi comuni). Il regista americano riprende la rivalità tra Niki Lauda (il tedesco Daniel Brühl, lo ricordate in Good Bye, Lenin!?) e James Hunt (l'australiano Chris Hemsworth), nata ancora, quando, giovanissimi, correvano in Formula 3, ribellandosi ai rispettivi ricchi genitori, che per loro si aspettavano una vita diversa, più borghese (e qui c'è un elemento tipico di rottura, comune a molte storie a cavallo tra i '60 e i '70). 
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