Da: jacopo@30.it
A: lorenzo@30.it
Data invio: lunedì 3 dicembre 2001 18.51
Oggetto: La ragazza della domenica
C’è sempre la luna splendente quando esco con lei. Che strano modo di iniziare un e-mail, dirai. Chissà cosa diranno quelli del grande fratello? Non mi riferisco alla trasmissione televisiva, ma a quei spioni che ci tengono tanto alla mia corrispondenza. Saranno contenti come matti, visto che gli offro tanto materiale di lavoro. O forse saranno incazzati se è un lavoro stupido/noioso come il mio. Lasciamo stare, continuiamo con le note dolci. Sì, caro Lorenzo, ieri sera è stata una bella serata. Il sabato Teresa è sempre impegnatissima, non vuole uscire, mentre la domenica la trovo libera, felice, disponibile. Vorrà dire che la ribattezzeremo La ragazza della domenica, parafrasando un vecchio film di Comencini. Mi raccomando, mantieni il segreto.
Ieri pomeriggio verso le sei sono andato da lei. Poi siamo usciti a mangiare una pizza nella nostra pizzeria (ormai la pizzeria vicino alla casa di Stefania è diventata la nostra pizzeria).
"Io prendo una pizza con le patate, con tanto rosmarino", ha ordinato lei al cameriere.
"Io la prendo margherita", ho detto per evitare di fare sempre le stesse cose.
Ho preso questa anche perché non avevo molta fame. Forse per l’agitazione di uscire nuovamente con lei.
"La fanno buona qua, è una delle pizzerie dove la fanno meglio", ha cominciato a discorrere lei sgranocchiando un grissino.
"Già…Grazie per il libro di Bukowski".
"Di niente. L’hai pagato, no?".
"Sì, ma l’ho pagato meno di quello che avrei dovuto. È un libro raro, quasi introvabile. Di Buk buttano fuori tanti libri ogni anno, ma quelli vecchi non li ristampano. È un peccato".
"Bukowski è uno scrittore che ha molto seguito. Non immaginavo. Da quando me ne hai parlato tu mi sono accorta che è molto letto".
"Si, perché è lo scrittore più attuale che c’è. La nostra società è completamente americanizzata. Lavoretti precari, follie, megasupermercati…".
"… l’Italia è un paese ancora chiuso su molte cose. Si è americanizzata prendendo il peggio dell’America e ha mantenuto il suo di peggio".
"Per esempio?".
"La cultura. Chi tenta di fare qualcosa di culturale è guardato come un pazzo. Se dici che stai scrivendo un libro ti chiedono: ma quanti soldi prendi?".
"E dalle altre parti del mondo è diverso?".
"Si, certo", mi ha detto quasi incazzata. "In Inghilterra se tu dici che stai scrivendo un libro ti chiedono di vederlo. Vogliono leggerlo! Ti fanno i complimenti".
"Anche se il libro non gli piace?", l’ho presa in giro per evitare di cominciare a parlare dei miei racconti; sai che è un argomento tabù.
Per fortuna sono arrivate le pizze. Lei l’ha mangiata più velocemente di me. Aveva una fame.
"Mi daresti il tuo numero di cellulare", mi ha chiesto lei. "Magari ne ho bisogno. Tu come hai fatto ad avere il mio?".
"Ascoltando la tua segreteria telefonica. Il mio è 3…".
"Ho voglia di andare al cinema. Tu che sai tutto, cosa fanno di bello?".
"Io andrei a vedere L’uomo che non c’era dei fratelli Coen".
"Wow! Sì, andiamo a vederlo? Sono veramente grandi i Coen. Non esistono altri così".
Siamo andati a vedere il film subito dopo la pizza. Seconda serata in pizzeria, seconda serata al cinema io e lei. Il film dei Coen è piaciuto ad entrambi. In sintesi: con la solita maestria i Coen ci fanno entrare nella squallida vita di un barbiere impassibile, taciturno, con la voglia repressa di uscire dal suo stato (un grande Billy Bob Thornton). L’ometto ricatta un amico che se la fa con la propria moglie (pensa te che ridicolo). Un bel giorno litiga con il ricattato e per caso lo uccide. La colpa cade sulla moglie del barbiere stesso mentre lui sembra farla franca, ma…ma il barbiere viene alla fine accusato per un delitto commesso da un altro. Sarcastico apologo sulla cecità della giustizia? Decisamente. Ottimo, anche se a volte eccessivamente perfetto. Bianco e nero d’autore.
Teresa ha voluto stare dentro nel cinema fino alla fine dei titoli di coda. Voleva sapere in che zone degli Stati Uniti è stato girato L’uomo che non c’era. Degli scenari inediti di un’America decisamente originale. Altro punto a favore dei Coen. Mi è piaciuto molto starle seduto accanto mentre tutti gli altri lasciavano la sala. È stato l’inizio di qualcosa di importante.
Nella prossima e-mail il seguito della serata.
A presto.
CineJac
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