Condivido totalmente quello che ha detto
Tarantino premiando sabato scorso il film di
Sofia Coppola a Venezia: "
Somewhere ritorna spesso nella mente, anche giorni dopo la sua visione".
Somewhere non ti colpisce a livello viscerale,
Somewhere ti colpisce a livello psichico. È un flusso di vita, non una pellicola tradizionale con inizio, svolgimento, fine. La trama è pressoché inesistente, un'incursione quasi godardiana nella vita di un divo hollywoodiano.
Parcheggiato allo Chateau Marmont, lussuoso/lussurioso motel (vi è stato trovato morto
John Belushi in una sua stanza, ricordate?) il divo Johnny Marco cerca di non annoiarsi mai, tra gemelline bionde che fanno la lap-dance solo per lui, amiche che vanno e vengono, nuotate in piscina, giri a vuoto sulla Ferrari nera, massaggi particolari (c’è pure il massaggiatore che si spoglia nudo per non mettere a disagio il cliente, pure lui nudo, ma Johnny Marco è eterosessuale e lo caccia). Insomma, sembra il circolo del tennis di qualche politico di casa nostra, ma è solo l’America.
Tutto questo mostrare, tutto questo accumulo di cose e sregolatezza, è neutro, non c’è moralismo in
Sofia Coppola (non è il padre alle prese con
Il Padrino). Sta solo facendo del cinema, mostrando la normale vita di un divo. Poi irrompe la figlia undicenne e le cose un po’ cambiano. Solo un po’, perché si continua ad avere tutto e subito: tutti i gusti di gelato nelle stanze con piscina, tutti i giochi del momento, tutti gli sport, tutti gli insegnanti più esclusivi. Tutto e subito. E fa uno strano effetto vedere questo accumulo di cose, questa ricchezza sfrenata, questo “tutto” nell’anno di grazia (si fa per dire) 2010, con la crisi, la miseria nera, la gente senza speranza e senza lavoro, senza scuole e cultura. C’è da riflettere.
Geniale e non casuale (come ha detto la regista per scansare polemiche) l’incursione in Italia, dove il divo viene a ritirare il Telegatto (sì, proprio quello). C’è tutta la volgarità del nostro paese oggi, questo esibizionismo senza freni, tra politici papponi, trafficanti e puttane, artisti senza arte. Quello che i divi Usa fanno in privato, nell’italietta di oggi lo fanno in televisione, cioè in pubblico. Da antologia la fuga dall’Italia del divo, stufo di tutte queste baracconate e per niente contento di dover andare a cena con il sindaco (ha ragione a scappare).
In tutto
Somewhere si possono trovare scene da antologia: dalle gemelline della lap-dance che poi si portano via il loro palo al girare a vuoto della Ferrari nera nel deserto, nel vuoto pneumatico della nostra società, al viaggio in Italia … tutto questo mi fa pensare. Questo grande nulla di cose ha la sua capitale nella nostra povera patria, e dovrebbe farci vergognare nel profondo. In questo
Somewhere è il film più italiano presente al Lido; ancora una volta ha ragione
Tarantino (mi trovo spesso in accordo con lui ultimamente),
Sofia Coppola è un po’ italiana. Anzi, lo è fino al midollo.
Somewhere è un film che resterà come un classico degli anni zero. Non ti fa gridare al capolavoro subito come
Marie Antoinette, ma crescerà nelle nostre menti cinefile ogni giorno.
VAI AL SITO UFFICIALE DEL FILM http://focusfeatures.com/film/somewhere/
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