Ricordo quel 7 di marzo di 10 anni fa come fosse ieri, anche se di acqua sotto i ponti ne è passata e molte cose, forse troppe, sono cambiate.
Mio nipotino mi chiede chi è
Stanley Kubrick e io, come se fosse la cosa più ovvia del mondo:
“
Kubrick, è il più grande cineasta vivente.”
“Be’, è morto”, dice lui
Insomma, io penso ancora che
Kubrick sia il più grande cineasta vivente. I suoi film sono attualmente vibranti, dal primo all’ultimo. L’ultimo poi, quasi come un presagio di morte, gli contiene tutti, chiudendo una vita artistica esemplare donata alla perfezione dell’immagine in movimento. L’ultimo è l’estremo omaggio al cinema fatto dal Cinema in persona.
Eyes Wide Shut, occhi aperti spalancati, come quelli dell’Alex di
Arancia Meccanica, uscito negli States nell’estate dello stesso anno e da noi in autunno, è una sofisticata riflessione sul potere e sul potere dell’immagine, sul sogno e sulla realtà.
Doppio sogno, appunto, come il romanzo di
Arthur Schnitzler che l’ha ispirato, come il cinema, sognato nella mente del regista e poi in quella dello spettatore. Sognato due volte quindi. Per non farmi mancare nulla, io andai pure a vederlo due volte al cinema (poi non l’ho più rivisto: non in dvd, non in videocassetta, non nel pruriginoso passaggio tv, con tanto di scandalo preconfezionato).
Il film segue pedissequamente il libro, a parte il cambio d’epoca e città. Traumnovelle è ambientato nella Vienna anni ’20, EWS nella New York di fine secolo perfettamente ricostruita in studio: la bella mogliettina di uno stimato medico confessa al marito un tradimento pensato ma mai messo in atto. Lui si sente umiliato, le racconta a sua volta un desiderio simile per “pareggiare il conto”, però rimane inquieto. Di notte va alla ricerca di una “vendetta” che non riesce a soddisfare. Tra l’incontro con una prostituta non consumato e un’orgia dalla quale viene cacciato perché non invitato, l’uomo ritorna a casa ancora più umiliato. Temendo che lei scopra qualcosa (cosa?), confessa tutto, venendo dalla moglie perdonato.
EWS è quindi un banale film sul rapporto di coppia e sul ritirarsi nel nido di famiglia, nonostante tradimenti, violenze, falsità e ripicche? Morale da Family Day? Direi di no. Kubrick faceva cinema, non sociologia spiccia. EWS è un raffinato gioco sulla psicanalisi, parente stretta del cinema. Schnitzler, amico di Freud, sosteneva la presenza di qualcosa di più palese dell’inconscio. Una via di mezzo tra il conscio e l’inconscio, un sognare ad occhi aperti. Questo suo romanzo, è lo svolgimento pratico delle sue teorie. “Nessun sogno è interamente sogno” dicono alla fine i due protagonisti.
È il cinema, come non capirlo? Il Cinema! Chi, meglio di Kubrick, lo sapeva?
FOTO TRATTE DAL SITO http://www.archiviokubrick.it/ MOLTO RICCO DI IMMAGINI, FILMATI E APPROFONDIMENTI. WOW!
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