È stato uno dei concerti più emozionanti della mia vita, quello di ieri al Teatro Romano di Verona. Conosco, ma ho sempre seguito poco Vasco Brondi, in arte Le Luci della Centrale Elettrica, però ho sempre sentito nei suoi confronti una condivisione del mondo (potrei dire empatia) e di come raccontarlo. Lui ha una capacità straordinaria di trasformare in canzoni le idee, senza risultare pesante o banale. Mi sono comprato i suoi due cd all’entrata, due cuscini per stare comodo, e mi sono messo a leggere i testi, sorridendo, dicendo tra me “è così …che forza … come scrive bene, con due parole racconta …vorrei essere lui”. Lui è sicuramente una parte di me. Poi lui è arrivato sul palco, e quelle parole si sono trasformate in energia rock.
Fuochi artificiali, ultimo suo concerto di presentazione di Per ora la chiameremo felicità, ha riunito sul palco amici con i quali ha collaborato negli ultimi anni, dando vita a dei veri e propri fuochi artificiali. Se sul palco ci sono stati stabilmente Lorenzo Corti alla chitarra elettrica (impeccabile), Sebastiano De Gennaro alla batteria e alle percussioni (generosissimo e in disparte), Giovanni Ferrario al basso e tanto altro (l’autorevolezza dell’esperienza del vecio, finalmente l’ho visto live, dopo tanti “suoi” cd discussi nelle blog-interviste), le guest-star succedutesi sono state infinite. Il meglio della scena alternative italica: Rachele Bastreghi, Giorgio Canali, Manuel Agnelli, Davide Toffolo, Rodrigo D’Erasmo … insomma, sogno o son desto?
Con la splendida voce di Rachele dei Baustelle, Vasco ha eseguito per la prima volta live Un campo lungo cinematografico, la canzone scritta per il film Ruggine di Daniele Gaglianone, presentato la sera prima al Festival di Venezia (esperienza strana, lunare andare a Venezia per lui, ha raccontato). Bella, riesce ad entrare nel suo mondo fatto di licenziamenti ai call center, che ci fregano sempre, che ci fregano sempre …
Alle spalle della band, ad un certo punto cominciano ad affiorare dei disegni. Anzi, prima una mano tutta sporca di colori. È quella di Davide Toffolo (sto leggendo il suo libro in questi giorni, Cinque Allegri Ragazzi Morti, l’omnibus, ve lo consiglio), che in un angolino, con la solita maschera, disegna in diretta: un corvo in una città, poi la città è sempre più sporca di nero e l’uccello vi rimane sotto, fino a scomparire … poi una ragazza nuda, poi un uomo nudo con la faccia da cavallo accanto a lei (o un cavallo con il corpo da uomo?), poi alla ragazza spuntano le ali, è un angelo …poi Toffolo si concede anche una canzone con Vasco. I due artisticamente mi sembrano i più lontani tra quelli presenti, anche se c’è affetto sincero e Toffolo è il responsabile della label dei suoi primi cd, La Tempesta, mitica, se non ci fosse bisognerebbe inventarla.
Manuel Agnelli si siede al piano elettrico con il codino e l’aria intimidita ma autorevole come sempre, ed esegue qualche pezzo. Tra i due c’è simpatia, si conoscono ed apprezzano, però anche qui, la distanza artistica si sente. Giorgio Canali è quello più a suo agio, quello con il quale Vasco mostra maggiore vicinanza. Esegue le sue canzoni migliori, tra la quali La gigantesca scritta coop (… e i ccp non ci sono più/e i ccp non ci sono più/ i ccp non ci sono più da un bel po’); cortocircuito emotivo, ironia della sorte cantarla davanti alla faccia del grande Giorgio Canali, che di quella storia è stato in parte protagonista.
Gran finale ricco di emozioni, con tutti sul palco, Toffolo ancora a disegnare e il pubblico tutto incollato al palco, in una specie di amplesso scatenato. Vasco salta, corre, ruba la maschera ad un allegro ragazzo morto, sembra improvvisare canzoni come una storica dei CCCP (quale?... la canto mentalmente con lui, ma non chiedetemi il titolo), e una versione stratosferica de La domenica delle salme. Rachele e Manuel insieme al piano, Giorgio Canali una roccia, una scultura (è lui?), inossidabile.
Le Luci Della Centrale Elettrica illuminano la notte. Mi prendo pure il suo libro e la spilletta. La maglietta no, ho finito i soldi. Sulla via di casa, finestrino aperto e il suo cd a manetta. Abbandono la mia città per tornare verso la palude e nella mezzora di viaggio riesco ad ascoltarlo quasi tutto. Due ore di storia del rock, in uno scenario splendido quale l’antico Teatro Romano (http://www.eventiverona.it/teatro_romano.asp). Qualcuno dice non sia adatto al rock, ma solo a Shakespeare e al jazz. Io lo trovo stupendo, ho sempre goduto ottimi concerti. È stato bello vederlo sconsacrato da Le Luci Della Centrale Elettrica. Sconsacralo ancora Vasco.
http://www.leluci.net/
Etichette: Concerti, Daniele Gaglianone, Fuochi artificiali, Giorgio Canali, Giovanni Ferrario, Le Luci della Centrale Elettrica, Live, Manuel Agnelli, Rachele Bastreghi, Ruggine, Teatro Romano, Vasco Brondi