giovedì 26 febbraio 2009

Intervista ai The Vickers


Dopo Bologna, scendiamo a Firenze per sentire cosa ci dicono The Vickers. Compagni di etichetta dei Camera237, passati di qui un paio di settimane fa nella persona del mitico Yandro, questi quattro giovani sono usciti negli stessi giorni con il loro esordio ufficiale, Keep Clear, diretto e piacevole come il titolo lascia intendere. Un cd con molti richiami ai nomi più grandi della nostra musica, dai Doors (non solo per l’Hammond) a Bob Dylan (non solo per l’armonica) ai Beatles (non solo perché hanno suonato al mitico The Cavern di Liverpool, come vedete dalla foto). Paragoni altisonanti che sono frutto di passione autentica, capacità nei propri mezzi e non banali scopiazzature.
La loro musica mi accompagna in auto, quando leggo il giornale o mentre cucino il passato di verdure. Sono dodici canzoni di un cd compatto, senza una caduta di ritmo, con melodie semplici e perfette come i classici del rock’n’roll. Suonano insieme solo da fine 2006 (non si direbbe) e avevano minacciato il suicidio se non fossero riusciti a pubblicare il loro primo cd entro breve tempo. Per fortuna delle mie orecchie (e delle loro povere ossa), è arrivata la Foolica records di Mantova. Ha salvato loro la vita e regalato al mondo Keep Clear. Sentiamo cosa hanno da dirci. Ci siete? In diretta da Liverpool?

Etichette: , , , , , , , , ,

mercoledì 25 febbraio 2009

Sabato 28 febbraio con il Cox

Viviamo in uno dei periodi più illiberali della nostra Storia. Per questo mi sembra il minimo propagandare questa manifestazione con l’augurio che sia ricca di partecipazione.

http://cox18.noblogs.org/

Etichette: , , , , , ,

lunedì 23 febbraio 2009

Intervista ai 4 fiori per Zöe

I 4 fiori per Zöe sono solo in tre, ma averli tutti insieme online è un miracolo. Questa sera, dopo mesi di estenuanti trattative sotterranee, ci saranno tutti (speriamo). Stanno provando e si fermeranno per me per le ormai classiche due chiacchiere sul blog. Di questo li ringrazio molto. Il loro cd, uscito sul finire dello scorso anno, mi ha emozionato ascolto dopo ascolto. Buono esteticamente (Tredici cose che dovrei dirti è un cartonato ricco di colori e disegni che sembra una copertina di un libro o quella dei vecchi vinili, bella da toccare, bella da sfogliare), buono musicalmente (arrangiamenti mai banali, che in un disco pop cantautorale non ti aspetti).
Secondo album sulla lunga distanza, è pieno zeppo di ospiti, suoni, e suggestioni. Su tutti metto Emidio Clementi, che reinterpreta una poesia d’amore di Pedro Pietri tratta da un libro di culto con un sacco di estimatori (Scarafaggi metropolitani ed altre poesie, Baldini e Castaldi; leggetelo se non lo avete ancora fatto, io l’ho ripassato più di una volta nel corso degli anni). Non da meno il norvegese Terje Nordgarden, alle prese con la lingua italiana per una ballata notturna da brividi (Senza mai ricordare) e Barbara Cavaleri in duetto con il cantante della band Matteo Romagnoli in Dieci volte no (l’autopsia di una coppia). A completare il trio, Nicola Manzan (Bologna Violenta e tanti altri progetti e/o collaborazioni), Francesco Brini (Swayzak, Pinktronix). Questo è tutto. O almeno quello che mi è venuto in mente di dire su di loro. Il resto lo racconteranno i 4 fiori per Zöe. Siete pronti?

Etichette: , , , , , , , , ,

sabato 21 febbraio 2009

Il Premio Dardos e gli Afterhours a Sanremo


Ho vinto un’altra volta il Premio Dardos. Quest’anno è la già la seconda amica blogger che me lo assegna. Il premio è per i blog “che hanno dimostrato impegno nel trasmettere valori culturali, etici, letterari o personali". Ringrazio l’amica Jane (Pancrazia) Cole e visto che mi ha messo di peso alla guida del suo jAne-TEAM (LEGGI Secondo premio, secondo post) ne approfitto per lanciarmi in una avventura impossibile. Ritornare indietro nel tempo di qualche giorno e rapire Manuel Agnelli, prima di vederlo salire sul palco del cosiddetto festival, della cosiddetta musica della cosiddetta Italia.
L’amico Manfredi sul suo blog ha analizzato con la giusta freddezza la loro esibizione (LEGGI Il paese è reality), ma io non ci riesco, vivo troppo le cose di pancia e mi chiedo continuamente perché Manuel Agnelli sia andato su quel palco, ma non trovo una risposta; dopo averlo rapito, in nome dei valori del Premio Dardos, lo chiederei a lui.
Perché dopo anni di militanza nell’alternative italico hai deciso di metter piede nel tempio della canzone nazionalpopolare? Per conquistare la casalinga di Voghera? Per dimostrare che siamo diversi, ma in fondo uguali? Perché in tempi di crisi è meglio allargare il proprio pubblico? Non ci credo.
Certo, su quella scena, dalla metà degli anni Novanta in poi, qualche scheggia di rock impazzita è arrivata, qualche nome della scena indipendente è giunto, ma l’inventore del Tora! Tora! no, non doveva, non poteva, non si doveva sognare! Cosa ne direbbe Demetrio Stratos, da te interpretato in Lavorare con lentezza, di Giudo Chiesa?
Andare lì per fare una provocazione tipo dare fuoco al palco, colpire con un uppercut Povia e scatenare una megarissa, bestemmiare in diretta o prendere a sberle Pupo fino a farlo piangere, sarebbe controproducente, stupido, poco educato. Faresti solo il gioco degli sponsor e di tutto il baraccone lottizzato (non si usa più questa espressione, manco Pannella la usa più, chiapperi). Bonolis non aspetta altro. Per questo ti ha voluto. L’unica sarebbe prenderli in contropiede e davanti a politicanti incravattatati e signore impellicciate, cantare Ballata per la mia piccola iena. Pensa alle parole
Nel tuo piccolo mondo/
Fra piccole iene/
Anche il sole sorge/
Solo se conviene.
Sembrano versi scritti per quel luogo, dove regna il Re del cinismo. E poi a Carnevale, ogni scherzo vale. O no?

Etichette: , , , , , , , , , , ,

mercoledì 18 febbraio 2009

Intervista ai De Grinpipol


Resto in Sardegna, nonostante tutto. Resto in Sardegna (a Sassari, per la precisione), per parlare con un giovane gruppo rock, nei giorni del cosiddetto festival della cosiddetta musica della cosiddetta Italia. Tra i big pure gli Afterhours (chi avrebbe mai detto sarebbero finiti in quel luogo?), segnale chiaro che l’alternative italico ha bisogno di una rifondazione, di un nuovo inizio. Gruppi come i De Grinpipol potranno essere della partita.
Cinque ragazzi attivi dal 2004, cinque ragazzi con il blues sporco nelle vene, una pecora verde come simbolo e un sacco di energie da buttare in circolo. Non a caso nel loro primo cd autoprodotto c’è la pecora verde al centro dell’attenzione, attorniata da pecorella piccole e grandi in attesa di un cenno. Disegno ironico, ma anche rivelatore del loro spirito punk-rock, con schegge acide di psichedelia barretiana. Chitarre, basso, batteria e molta ironia (come vedete anche dalla foto simpatico-godereccia). Chilometri macinati tra un concerto e l’altro per rodare il gruppo, che dal vivo deve essere molto forte.
Per il momento sentiamoli live sotto forma scritta. Siete pronti De Grinpipol?

Etichette: , , , , , , , , ,

sabato 14 febbraio 2009

Fuorisessione ‘08 - La Sardegna per EMERGENCY

È bello ricevere la posta il sabato. Il sabato ricevo sempre dei pacchi che aspetto tutta la settimana. Chissà perché proprio il sabato? Forse perché sanno che al sabato sono spesso a casa e posso prendere direttamente la posta? Come faranno a calcolare i giorni e a sapere che sono a casa? Misteri delle poste italiche e del Grande Fratello (quello vero), lasciamo stare…
Oggi, per esempio, è finalmente arrivato Fuorisessione ’08, ghiotto cd con ben 20 canzoni di Pace. Per/con/su/da …la Pace. Accanto ad alcuni nomi noti al grande pubblico come Bandabardò, Yo Yo Mundi, Paolo Benvegnù, Giorgio Canali & Rossofuoco, ci sono 16 formazioni sarde (Askra, Chichimeca, Kenze Neke, Nasodoble, Sikitikis, (P)neumatica, Almamediterranea, Train To Roots, Tilickennor, Soul of a man, Barrio Sud, Lame a Foglia d’Oltremare, Ølsen BjØrne, Sin Time, Figli di Iubal, Primochef del Cosmo, già intervistati su questo blog) e 6 band formate da giovani studenti universitari.
Sì, perché il progetto è prodotto dall’Associazione Scienze Politiche di Sassari, insieme al Gruppo Emergency della città sarda e alla Tajrà edizioni di Cagliari. Un cartonato elegante, con la copertina disegnata da Vauro, l’intro di John Vignola e 20 pezzi ben amalgamati (non è mai facile fare una compilation) con suoni e parole contro la guerra. I primi ascolti mi soddisfano. Poi vi dirò...
Il guadagno dell’operazione andrà a favore di Emergency e contribuirà a sostenere il programma Sudan e l’attività del Centro "Salam" di cardiochirurgia a Khartoum.
Un ottimo sistema per fare beneficenza … al proprio cervello.
PER INFO, ASCOLTI, CONTATTI, ACQUISTI, BACI E CAREZZE …
www.myspace.com/fuorisessione

Etichette: , , , , , , ,

giovedì 12 febbraio 2009

Intervista ai Camera 237

Questa sera ritorniamo verso il caldo, questa sera andiamo a Cosenza (anche se, in effetti, in questi giorni pure al sud le temperature non sono proprio calde). Con un freddo così viene voglia di rinchiudersi in casa ad ascoltare musica come quella dei Camera 237, con un cd in uscita proprio domani, venerdì 13 febbraio, una sfida dichiarata alla sfiga e alle mille superstizioni. S’intitola Inspiration is not here, ma è un titolo bugiardo; l’ispirazione c’è, chiapperi se c’è. A produrlo una nuova etichetta di Mantova, la Foolica Records, che fa il suo esordio con loro e con un altro giovane gruppo (The Vickers, tra due settimane sul Blog).
Inspiration is not here è un’esperienza musicale interessante, con un cantato centellinato ma molto particolare, una sezione ritmica protagonista senza essere invadente, delle chitarre sempre impegnate a creare dei muri di suono indistruttibili. Registrato in presa diretta al mitico Alpha Dept. di Bologna sotto la supervisione di Francesco Donadello, ricorda in parte la migliore uscita della scorsa stagione, quella degli altoatesini Sense of Akasha, passati a novembre qui. C’è una psichedelia penetrante, delle canzoni diverse ad ogni ascolto con titoli tipo 23 secondi per decidere di non morire, Are you ready for Cambogia, New song, dal sapore decisamente programmatico. Ma ora comincio a sbrodolare, e i Camera237 mi sembrano pronti sotto un cielo poco raccomandabile. Dovrebbe esserci Yandro, batteria ed emozioni dei Camera 237. Ha le mani in tasca e muore dalla voglia di entrare. Sei pronto Yandro?

Etichette: , , , , , , , , ,

domenica 8 febbraio 2009

Corpo di stato

Apertura de il manifesto del 7 febbraio 2009
"Il dramma di Eluana diventa un caso di stato. Berlusconi asseconda la volontà del Vaticano e vara un decreto che Napolitano non firma. Il premier apre un conflitto eversivo e minaccia di cambiare la Costituzione usando il corpo di una donna senza più vita. In un delirio di potere assoluto che stravolge ogni equilibrio istituzionale, cancella l'autonomia della magistratura e riduce i cittadini a sudditi."
Questa la nuda cronaca di una giornata vergognosamente storica per la nostra Democrazia. Se vogliamo che rimanga tale e non si trasformi in una Teleteocrazia, è necessario mobilitarsi. Per questo linko Calendario delle iniziative di protesta direttamente dal sito dell'UAAR, l'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. Ogni sincero democratico, ateo o credente che sia, dovrebbe farlo. Tutto il resto è nulla eterno ...

Etichette: , , , , , , , , ,

mercoledì 4 febbraio 2009

LIBRI: Revolutionary Road di Richard Yates

Ho un ricordo molto sfumato della lettura di questo romanzo. L’ho letto più di cinque anni fa, mi ricordo di averlo cominciato in treno e di non aver staccato gli occhi dalle sue pagine un attimo.
Cosa rara per me la lettura lontana dalla camera da letto, in mezzo ad altre persone, seduto e non disteso (come il sesso, del resto). Al limite mi leggo un giornale, quasi mai un libro.
Adesso Sam Mendes ne ha fatto un film e prima di vederlo volevo rileggere qualche nota, ma non lo trovo più. Aveva una bella copertina gialla, con una bottiglia di whisky mezza vuota (o mezza piena). Era la prima riedizione di Minimum Fax per la collana Minimum Classics, dopo una quarantina di anni dalla sua pubblicazione (nel 1961 negli States, nel 1964 da noi, leggo nelle precise note sul mio diario vergate a mano; almeno quello l’ho ritrovato).
Successo postumo per questo grande romanzo e per il suo sfortunato autore, Richard Yates, all’esordio. Romanzo amato da molti scrittori, in parte anticipatore del ’68 e del salutare sconvolgimento socio-politico-culturale di quell’epoca: c’è una coppia in crisi; lui e lei vorrebbero di più dalla vita, andare a Parigi, fare qualcosa di creativo, ma si dibattano nel fango, tra scappatelle, aspirazioni tradite, stress e piccole ripicche … abitano in Revolutionary Road (mai nome così falso, per una via dove a dominare è il conformismo più esasperato), ma non riescono a trovare una via di fuga.
Il regista Sam Mendes mi piace poco, però voglio lo stesso vedere presto il film con DiCaprio e la Winslet (già, proprio loro, dopo aver interpretato la coppia più morta/viva del secolo, sono una coppia viva/morta). Impossibile sia meglio del libro, ovvio, ma poco importa.

Per Time Magazine il romanzo di Yates è tra i «100 Best Novels in English». Io lo metto accanto a Il giovane Holden, a Bukowski, Fante e a tutta la letteratura agli ormoni proveniente dagli States. Ora Minimum Fax ha buttato fuori una nuova edizione con in copertina una foto del film (o almeno credo lo sia). Più bella la mia con la bottiglia di whisky mezza piena (o vuota). Molto più significativa.
Per saperne di più, vi consiglio caldamente lo Speciale Richard Yates del 2003 (anno di stampa del Revolutionary Road con la bottiglia) sul sito di http://www.minimumfax.com/ . Come sempre molto elegante e completo.
Interessante e completa anche la rece al film di Michele Rumor Da vedere: Revolutionary Road

Etichette: , , , , , , , ,

domenica 1 febbraio 2009

Yes Man? Sì, grazie!


In questo fiacco inizio di anno (cinematograficamente parlando, ma non solo….), ho visto un unico film decente, Yes Man. Anzi, sono andato a vedere solo questo, poco invogliato dalle pellicole circolanti, preso da altre priorità. È stata una buona scelta. Yes Man è una commedia alla Jim Carrey, un po’ classica e un po’ demenziale. Comicità di costume, con quelle esagerazioni tutte sue che ti fanno scoppiare dalle risate. Una comicità molto vicina a quella di Jerry Lewis, con tempi comici perfetti. Entrambi partono dalla normalità borghese con casa, un lavoro, degli amici, una moglie (o una ex moglie e degli amici che evita perché si sente depresso, come in questo caso) e la sconvolgono. E poi ci ficcano dentro dei pezzi di società non da poco, dei veri pezzi da novanta, per dipingere (a colori pastello) un’epoca: la nuova fiamma del protagonista che fa un sacco di lavori creativi per tirare a campare (tra questi la rocker femminil-femminista e l’accompagnatrice mattutina di fotografi jogger), l’accusa di terrorismo che si becca il povero Carl/Jim Carrey (già, Carl, come quel tipo con la barba, nota un’agente della Cia) perché preso dall’entusiasmo di dire sempre sì alla vita (indottrinato dal santone carismatico/Terence Stamp) si è iscritto ad un corso per piloti d’aereo e ad uno per imparare il coreano, la crisi dei mutui alla quale l’impiegato di banca, sempre sull’onda del dire sì a tutto, risponde con micro-prestiti di gran successo (per cose vere, non per bolle speculative: favoloso quello alla pasticciera di torte con la faccia di personaggi famosi, da Bono vox in giù).
In analisi finale, un film da mettere in rassegna tra The Truman Show e The man on the Moon. Farà la sua porca figura, credetemi.
P.S. Ho sentito dire che Jim Carrey sarà ospite al cosiddetto festival della cosiddetta musica italiana. Poi hanno smentito. Forse era nel periodo del sì a tutto. Ritrovato il senno, ha detto no. Perché non ci ripensa anche Manuel?

Etichette: , , , , ,