Lo ammetto candidamente, durante la piacevole visione di questo cartone animato, dove senti la Storia degli ultimi anni respirare, mi è venuta voglia di tagliarmi la barba (e non solo quella …).
Persepolis è un film comunista, libertario, femminista (è la visione ideale per oggi), un distillato di Storia fortemente ironico, dolorosamente autobiografico come il fumetto dal quale è nato (l’autrice è la stessa, Mariane Satrapi, coltissima e simpatica iraniana, che l’ha diretto assieme al cartoonist francese Vincent Paronnaud).
Favola politico-poetica per adulti/bambini, ha per assoluta protagonista una ragazzina punk che vede zii e nonni deportati e uccisi perché comunisti (prima dallo scià poi dai “rivoluzionari” ayatollah), assiste allo stupido imbarbarimento della società, alla guerra con l’Iraq (quando l’occidente finanziava Saddam Hussein e di nascosto faceva affari pure con l’Iran), vede crescere la chiusura religiosa e con essa il maschilismo.
Anche in Europa, dove viene mandata due volte a studiare (la seconda per sempre), troverà un altro tipo di integralismo, più moderno e meno visibile, ma non per questo meno pericoloso.
Intervistata da Maria Grosso su Alias, che le ha dedicato la copertina del numero del 1 marzo 2008, la Satrapi ha detto, tra l’altro: “Ci sono società che coprono le donne interamente e altre che le denudano. In entrambi i casi le si aliena dalla loro soggettività e non le si rispetta come esseri umani. Per quanto mi riguarda sono contraria a qualunque legge imponga o proibisca di portare il velo.” Come darle torto?
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