Oggi, 25 dicembre 2009, è il trentaduesimo anniversario della morte di
Charles Chaplin. Spesso la tv lo ricord
a a natale con documentari, comiche, film. Oggi danno uno dei suoi capolavori (tra i più grandi del secolo scorso), tra le sue pellicole parlate la migliore:
Il grande dittatore (Rai3, ore 15). L’ho rivisto ieri e mi è sembrato di una modernità e attualità sconcertanti: le guerre, i dittatori, il sesso e la politica, il piccolo uomo dentro gli ingranaggi della storia (come l’operaio di
Tempi Moderni dentro quelli delle macchine di lavoro), la propaganda, il razzismo…
È un film pacifista, pacifista integrale. Girato poco prima di Pearl Harbour, è una satira coraggiosa delle guerre e di Hitler, quando ancora non si sapeva bene che fine avrebbe fatto (anche se
Chaplin lo immaginava, a ben vedere la famosa scena del mappamondo che gli scoppia in mano). Ma tutte le scene sono dei piccoli tesori, poi scopiazzati da altri comici.
Altra cosa impressionante è il mostrare come venivano trattati gli ebrei. Nessuno mai prima lo aveva fatto così (anche se lontano dagli orrori dei lager, si vede benissimo come nasce e si sviluppa, tramite ordini politici, il fenomeno antisemita; non è una cosa nata naturalmente, come le patate nei campi, ma è diretta e incoraggiata dall’alto). E il film, nonostante questo mischiare tragedia e commedia, funziona, ha successo in tutto il mondo libero (come si può vedere dalle tante locandine in diverse lingue).
In Germania fu ovviamente proibito, anche se Hitler probabilmente lo vide. Anche in Italia ci furono problemi; da noi il film uscì solo nel 1949 (è del 1940), purgato delle scene dove è presente la moglie di Napaloni. Napaloni è Mussolini (interpretato da
Jack Oackie, perfetto nelle eleganti pose del dittatore italiano). Anche Hitler nel film ha un nome leggermente diverso, è Hinkel, interpretato dallo stesso
Chaplin. Memorabile l’incontro tra i due dittatori: giocano a chi la spara più grossa, si esaltano davanti ad una parata, dal barbiere è una gara a chi si alza di più con la sedia, il loro incontro finisce a cibo in faccia …
Chaplin è Hinkel e allo stesso tempo il barbiere ebreo. Trovata geniale, alla base degli sviluppi del film. È il tipico personaggio romantico, impacciato, povero, ma che alla fine trova il modo di ribellarsi. Qui, scambiato per il dittatore, finirà per pronunciare quel bel discorso umanitario. Un pistolotto aggiunto in corsa, in base agli eventi storici? Io lo trovo perfetto, vero credo dello stesso grande artista, umanitario proprio come
Chaplin.
Si è molto fantasticato sulle incredibili coincidenze nella vita di Chaplin e Hitler, nati quasi lo stesso giorno (Chaplin il 16 aprile del 1889, Hitler quattro giorni dopo). Uno nato per portare felicità e divertimento a milioni di persone, l’altro terrore e violenze, uno pacifista e di sinistra, l’altro militarista e di destra, uno artista totale, l’altro mediocre pittore, uno angelo, l’altro diavolo …
Cosa aggiungere? Invito a vedere il film oggi e buone feste a tutti ... Una risata vi seppellirà.
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