lunedì 27 maggio 2019

Anche Nanni ci ha lasciati

Ci ha lasciati anche Nanni, dico a
Elle, mentre fuori piove e io l'ho
letto solo sei giorni dopo, in un
uggioso pomeriggio elettorale.
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sabato 2 novembre 2013

Una scorpacciata di film 3

La prima neve di Andrea Segre
Racconto morale tra le montagne trentine. Film incantevole, del documentarista vero Segre, passato da qualche anno anche al film di finzione (ma sempre con i piedi nella realtà). Umanista convinto, conoscitore della Storia e delle storie, dopo l'esordio Io sono Li (purtroppo non l'ho visto), con una giovane orientale a Chioggia, passa con La prima neve a raccontare la storia di un profugo del Togo, fuggito dalla Libia in fiamme. L'uomo viene mandato in Trentino, nella fiabesca Valle dei Mocheni, e la sua vita precaria si incrocia con altre vite precarie di montanari: un ragazzino problematico senza padre, la madre di questo, con sensi di colpa e molte rinunce, suo nonno, saggio del villaggio (la legna ti scalda tre volte, insegna, quando la tagli, quando l'accatasti, e quando la bruci). La prima neve è quella che cadrà alla fine del film, con le storie che sembrano appianarsi, rilassarsi sotto di essa, ma, immaginiamo, non scomparire. La pellicola è in parte sottotitolata (quando parlano nello stretto dialetto della Valle dei Mocheni, comprensibile in molto nord Italia), presenta attori professionisti (Jean-Christophe Folly, Anita Caprioli, Giuseppe Battiston), accanto a non professionisti, però non si nota la differenza per la bravura di Segre. Anche in questo mi ha ricordato il cinema del primo Olmi, e del purtroppo poco noto Franco Piavoli. Da vedere (qui il sito del film per vedere dove lo danno).

VOTO 

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mercoledì 2 ottobre 2013

Rush, samurai su macchine volanti

Andatelo a vedere anche se non vi piace la F1 (io la detesto, comincio a sbadigliare al solo pensiero, mi scuso con i tifosi di questo sport). Rush è un film appassionante, senza un minuto di cedimento, mai noioso: in pratica il contrario dell'automobilismo (e mi scuso ancora con gli appassionati). Forse perché erano ancora anni eroici quelli raccontati dalla pellicola, i colorati anni Settanta (grazie Ron Howard, quelli sì erano giorni felici, di vere passioni e lotte, altro che grigi, come vogliono certi luoghi comuni). Il regista americano riprende la rivalità tra Niki Lauda (il tedesco Daniel Brühl, lo ricordate in Good Bye, Lenin!?) e James Hunt (l'australiano Chris Hemsworth), nata ancora, quando, giovanissimi, correvano in Formula 3, ribellandosi ai rispettivi ricchi genitori, che per loro si aspettavano una vita diversa, più borghese (e qui c'è un elemento tipico di rottura, comune a molte storie a cavallo tra i '60 e i '70). 
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