domenica 1 marzo 2020

Alta meditazione


Per me, uno dei momenti di meditazione
più alti, è preparare il cavolo cappuccio,
di mattina, appena svegli.

Poco dopo colazione mi metto il mio
grembiule con effige di Che Guevara,
e in silenzio lo preparo.

Non piace molto a Elle, ma da quando
l'ha mangiato da mia zia, lo apprezza
molto di più.

E allora io lo preparo alla tirolese,
come da ricetta di zia: semi di
cumino e finocchietto.

Bisogna metterli in un'insalatiera
bella ampia, bagnarli con aceto
di mele e olio.

Inizio a meditare con il cucchiaio in
mano, sbattendo, come un uovo, i
semi in aceto e olio.

Poi passo ad affettare, con un buon
coltello, il cavolo cappuccio, che
deve essere tagliato fine.

L'ultimo cavolo cappuccio preso al
GAS, sembrava un pallone da calcio,
ci ho messo un sacco a tagliarlo.

Una bel modo di riflettere, meditare
sulle cose, tra un taglio e l'altro,
molto zen!

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sabato 20 ottobre 2018

Cos'è un versaccio

Cosa è un versaccio?
... è PRRRRRRRRRRR
RRRRRRRRRRRRRR!
... una cosa oscena?
Una cosa che non si
può dire, o fare?
Un genere di poesia
che mi sono inventato
io, qui, per riempire
il mio blog?
Un grido disperato, o
anche pieno di gioia,
perché no, e speranza.
Bello, gioia e speranza
nel 2018: sono proprio
un inguaribile utopista.
Sono versi d'amore, e
sulla natura che c'è qui,
intorno a me.
Amore per Elle, per me, lei
e il nostro orto, con tutte
le nostre verdure belle.
Il versaccio come uno
spinaccio? O un albero.
Goody il gatto, le zucchine e
i pomodori rossi, Fritz la
cavalletta, l'indie-rock e
l'underground italico, el CHE,
il cinema più anarchico, un
peperoncino piccante.
La fine della politica, la fine
del blog, l'incendio dei social
e l'inizio della vita.
PRRRRRRRRRRRRRRR! ....

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domenica 15 ottobre 2017

Trent'anni senza Sankara

Thomas Sankara in un’opera di Dada Wa
Trent'anni fa, come oggi, veniva assassinato Thomas Sankara, da molti definito il Che Guevara nero. Come il Che, credeva in una rivoluzione permanente, in un'unità del suo continente, l'Africa, da secoli sfruttato e depredato dal nord del mondo. In quel periodo il suo Burkina Faso (significa Terra degli uomini integri, ed era stato ribattezzato così da Sankara stesso, cambiando il nome colonialista di Repubblica dell'Alto Volta) era visto come un paese guida nella rivoluzione mondiale. Per questo venne ucciso, e il processo di cambiamento dell'Africa piano piano interrotto. Sankara era un politico modernissimo, consapevole dell'importanza della questione ecologica. In questo articolo apparso su il manifesto di ieri, alcune sue idee in proposito.

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lunedì 9 ottobre 2017

Cinquant'anni senza Che Guevara

Mi piace vederti che cammini tra la folla festante,
dopo aver fatto la Rivoluzione.
Mi piaci quando accendi un sigaro, e solo perché
lo fai tu vorrei accenderlo anch'io.
Mi piace quando vai all'estero a parlare della tua
esperienza nei paesi del sud del mondo.
Mi piaci quando decidi di esportare la Rivoluzione,
perché in un solo paese non può esistere.
Mi piaci nell'interpretazione di Benicio del Toro,
in quei due film di Soderbergh.
Mi piaci anche ne I diari della motocicletta, si,
dai, anche se eri ancora giovane.
Mi piaci quando parla di te Gianni Minà, quel piccolo
grande giornalista italiano.
Mi piace ricordare che eri il poster dietro al mio letto
e tanti libri tuoi nella mia libreria, e la maglietta.
Mi piace pensare che cinquant'anni fa hanno cercato
di uccidere le idee, ma non ci sono riusciti.
Hasta la victoria siempre.

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venerdì 24 febbraio 2017

Costantini: ritratti tra poesia e lotta ...

Solo alcuni ritratti del bellissimo libro di Gianluca Costantini, Le cicatrici tra i miei denti - Antologia e ritratti di poesia in lotta edito da NdA Press. Ne ho parlato con l'autore stesso in un'intervista che potete leggere direttamente dal sito di SMEMORANDA (cliccaci sopra, avanti ...).

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domenica 25 agosto 2013

No, un film da vedere assolutamente

Un gran bel film del quale si è scritto poco. Uscito nelle nostre sale a maggio 2013, dopo un anno circa dall'uscita ufficiale e il passaggio trionfale a Cannes 2012, forse per nasconderlo ai più, disabituati alle sale aperte d'estate. Io me lo sono perso alla prima uscita, causa un infortunio al ginocchio, e l'ho recuperato solo ad agosto, in un cinema sotto le stelle bello pieno. Il regista è Pablo Larrain, giovane cileno di talento, autore anche di Tony Manero, che con questo suo quarto film racconta, con un stile documentaristico, i giorni che precedettero il referendum per dire sì o no alla permanenza al potere di Augusto Pinochet, il dittatore sanguinario che aveva eliminato Salvador Allende, uccidendo la democrazia cilena nel 1973. Per rendere perfetto l'incastro tra le immagini di repertorio e quelle filmiche, Larrain usa intelligentemente una fotografia sgranata, la camera un po' traballante, e il risultato è straordinariamente convincente.
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domenica 14 ottobre 2012

...ecco la copertina de Il Nuovo Male

Allora non bisognerebbe parlare solo di soldi. E’ urgente mettere al centro di ogni programma la cultura, la coscienza, l’informazione, il libero pensiero, i valori della vita. Senza un profondo cambiamento qui, nelle vaste praterie della mente umana, sarà infatti impossibile liberarsi dell’inquinamento fatto di numeri e quantità che corrode il cervello di tutti.
Estratto da Money transfert, articolo di Vincenzo Sparagna in homepage sul sito di Frigolandia in questi giorni. Lo sottoscrivo e vi invito a leggerlo tutto qui

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martedì 9 ottobre 2012

Un uomo Che sognava forte ...

Ho cercato in Rete questa immagine, un Che Guevara romantico tra i fiori, disegnato da Milo Manara anni fa per una campagna di Democrazia Proletaria, ma non l'ho trovata. Ho provato scrivendo "Che Manara", "Che Guevara disegnato da Manara", "Manara per DP" e tante altre combinazioni, ma niente. Pure nel sito del disegnatore non l'ho trovato (mi sono perso tra le sue donniene/donnone). Allora ho preso la mia splendida spilletta, l'ho scanerizzata e lavorata con un minimale programma di grafica: sembra un sole (dell'avvenire?). Potevo fare meglio, ma ora, chi cercherà Che Guevara disegnato da Manara, lo troverà nel mio blog. Tutto questo per ricordarlo a 45 anni dalla sua morte. Già, era il 9 ottobre del 1967, el Che cercava di esportare la Revolucion. Sognava forte ...

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lunedì 25 maggio 2009

CINEMA: il Che di Soderbergh… un film storico (anzi due) senza perdere la cinefilia

È un film importante, attesissimo e non delude le attese (anzi, due film che non deludono le attese). A dirigerli Steven Soderbergh, cineasta con un’idea di cinema indipendente in testa, perfezionista, a tratti freddo, perfetto per questa pellicola su uno dei miti più importanti del Novecento. Chi meglio di lui sarebbe riuscito a realizzare il film sul Che senza farne un santino o denigrarlo, ma facendo semplicemente cinema? E pure Benicio Del Toro appare l’interprete ideale: non gigioneggia (a differenza dell’interprete di Fidel, ma forse era inevitabile), ha una certa somiglianza con il Che, inseguiva il progetto da alcuni anni.
Che-L'argentino, cioè la prima pellicola, quella sulla vittoria della Revoluciòn, è un film molto europeo, con salti cronologici da far paura; Soderbergh se ne fotte altamente dello svolgimento lineare, grazie alle sue capacità tecniche da sempre apprezzate. All’avanzare della guerriglia nella Sierra Maestra fino alla vittoriosa conclusione (il nucleo centrale del film, a colori, con il verde a dominare la scena), vengono inseriti momenti del discorso del Che alle Nazioni Unite nel 1964 (in un bianco e nero da doc storico), e momenti ancora precedenti, come l'incontro tra Che Guevara e Fidel Castro in Messico nel 1955. Questi salti di tempo danno alla pellicola un buon ritmo e nell’economia del film il tutto risulta perfetto.
Che-Il guerrigliero, sul fallimentare tentativo di esportare la Revolucòn in Bolivia, ha invece un andamento più lineare, più da film “tradizionale” con un inizio, uno svolgimento, una fine. Una fine che già conosciamo (come del resto il film n.1), ma non per questo meno interessante. Sembra una parabola inversa alla precedente. Mentre nel primo film tutto (o quasi), procedeva per il verso giusto, qui tutto va storto: non c’è simpatia da parte della popolazione per i rivoluzionari, l’esercito non si unisce a loro, ci sono delle incomprensioni tra i militanti, il territorio è ostile, vengono presi facilmente i simpatizzanti…c’è solo il Che.
Soderbergh però, anche qui costruisce con precisione chirurgica un’epoca e un personaggio che ha fatto epoca. Sembra proprio di sentire, di respirare, quel periodo storico ahimé lontano, con quei personaggi storici, quel modo di parlare, quel modo di credere, quando tutto aveva un significato preciso a partire proprio dalle parole: intellettuali, rivoluzionari, comunisti, anticomunisti, reazionari, rivoluzione, colpo di stato, dittatura … quando le parole erano importanti.
Per me sono state due visioni coinvolgenti: mi sono smarrito nel film per ritrovarmi in un'altra realtà. È questo che il cinema dovrebbe darci. Sì, due film coinvolgenti e alla loro maniera commoventi. Uscito dalla sala cinematografica mi pareva di provenire da un altro mondo. Poi, piano piano, mi sono riadattato, sono tornato alla piattezza dei nostri giorni. Giusta la divisione in due parti. Sbagliata l’uscita un anno dopo (era a Cannes 2008, dove Del Toro ha ricevuto lo strameritato premio come miglior attore …). Ripescatelo in questa stagione calda. Sarà ancora più coinvolgente.
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