mercoledì 11 marzo 2015

Volate al cinema dietro a questo piccione

Trentanove quadretti surreali, tristi, buffi, sulla vita, sulla morte, sull'assurdità di tutto ciò. Un film che incanta, giustamente Leone d'Oro a Venezia 2014, perché film autenticamente d'arte, fuori da qualsiasi epoca. Durante la visione si è presi da attacchi di riso, ma anche di panico, all'inizio ci si sente spaesati, per l'umorismo nero, molto scandinavo, vicinissimo a quello dei migliori Monty Python per le situazioni, o ai fratelli Kaurismaki per i personaggi. Poi ci si abitua, ad un crescendo di storielle, accadimenti, personaggi buffi o meschini, in cerca di amore, o soldi, o ricordi, o pace interiore.
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mercoledì 26 marzo 2014

7° piano, la banalità del male

Ho letto 7°piano e non sto bene. Dico, è una lettura che non ti fa star bene, perché vedi degli essere umani stupidamente attaccati, piccioncini in amore perenne, sembrano al settimo cielo, ma ... lui comincia ad essere possessivo, ha attacchi di gelosia stupidi, manie, teme di essere tradito... insomma, è malato. Poi la violenza, lei in modo assurdo sopporta, fino alla botta finale, che la fa reagire. Scappa, lo denuncia, sì libera da questo rapporto soffocante. 
A quanto leggo, basato su fatti autobiografici, presenta la banalità del male all'interno di una giovane coppia. L'autrice è svedese,  Åsa Grennvall (non pensavo che anche  a quelle latitudini esistesse questa triste realtà), l'editore  Hop!, specializzato in fumetti particolari, nessuno mai uguale all'altro, ambientati in tante parti d'Europa (fa parte della stessa collana di Francis, - tasso buffone). Introduzione di Loredana Lipperini, postfazione di Riccardo Noury, di Amnesty Italia. Un libro tosto, per nulla politicamente corretto, anche nel segno e nei segni... da leggere.
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lunedì 23 settembre 2013

Due parole con Kalweit and the Spokes



Kalweit and the Spokes per la seconda volta in palude. Non potevo farmeli sfuggire, perché il nuovo disco, Mulch, in imminente uscita (come il precedente per Irma Records), è una delle più piacevoli sorprese dell’autunno in musica. Anzi, una conferma del loro gran talento. Con Mulch Georgeanne ci racconta storie del suo Minnesota e della sua Minneapolis, dopo vent’anni vissuti in Italia. Lo fa con il respiro dolce e i colori nostalgici della copertina, il sorriso di ragazzini in palude (palude?) a fine estate. Accanto a lei, nel disco, ancora Giovanni Calella (chitarra), mentre alla batteria c’è il nuovo Mauro Sansone, subentrato dal 2011 a Leziero Rescigno.
Mulch sembra un viaggio a ritroso nel proprio io, fatto in modo poetico, raccogliendo i detriti di una vita in modo decisamente lucido, sapendo cosa si vuole dire. Non mancano poi, prese di posizione decise. Stupendo il video di Hank’s Hour, che sarebbe piaciuto un sacco al nostro amato Bukowski: girato nella fredda Stoccolma da Marco Balletti, gioca sul vero e sul falso, sui luoghi comuni uomo/donna, sull’alcool rivelatore dei nostri lati più nascosti, ed ha un finale decisamente caldo (mi piace rivederlo spesso, per questo l’ho messo tra i preferiti sul mio canale YouTube ALLYDIEGO cliccate sopra e godetevelo). Ma tutto l’album gioca sui chiaroscuri della vita, per questo vi invito ad ascoltarlo (sarà possibile sentirlo in anteprima streaming fino a mercoledì 25 su Rockit, cliccate e godete). Ma prima, seguitemi nella blog-intervista. Pronti?  

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