domenica 21 agosto 2016

Fiore del deserto, io l'ho visto ...

In attesa che riparta la stagione cinematografica, scrivo alcune note su di un film visto di recente, distribuito da noi con grande ritardo: Fiore del deserto diretto dalla regista tedesco-americana Sherry Hormann. Film intenso, duro, girato in modo originale con un montaggio geniale, bei costumi, bei colori, una storia appassionante intrecciata con la Storia (e non lascia fuori chi non la conosce, perché riesce a contestualizzare). Realizzato nel 2009 è uscito in Italia solo quest'anno, appunto. Incredibile!
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venerdì 28 gennaio 2011

CINEMA: We Want Sex di Nigel Cole

Siamo nell’anno di grazia 1968 (si sente), maggio. Le operaie inglesi della Ford sono pagate meno dei loro colleghi maschi, lavorano in un fabbricato fatiscente in condizioni impossibili, con un caldo pazzesco (rimangono spesso in reggipetto e mutandine, ma non è per fare bunga-bunga).

I boss sindacali, tutti maschi, non le difendono, cercando sempre compromessi al ribasso. Loro capiscono il gioco, non ci stanno e iniziano uno sciopero ad oltranza, che metterà in ginocchio la Ford interrompendo tutti i settori della produzione (senza le cuciture dei sedili è difficile fare auto). Scatta il ricatto occupazionale, con le pressioni psicologiche dei maschi e quelle, in alto, dei capi della fabbrica (arrivano a minacciare di trasferire la produzione). Ma le donne tengono duro, riuscendo ad ottenere la parità salariale, grazie anche ad un accordo con il Ministro del lavoro dell’allora governo laburista di Harold Wilson, Barbara Castle (la rossa, non solo di capelli).

Il film è molto appassionante. Mostra la vera essenza del Sessantotto, cioè felice spontaneismo, rottura di un sistema vecchio, liberazione della donna, (favorita pure da un interclassismo, ben mostrato dalla pellicola), liberazione sessuale (che non è, semplicemente, andare a letto con chi mi pare), libertà e (è) partecipazione.

Protagonista di We Want Sex è in particolare Sally Hawkins, mingherlina ma combattiva leader delle lavoratrici (era la protagonista anche di La felicità porta fortuna, uno dei migliori film del decennio scorso, di Mike Leigh), anche se si può definirlo un film corale, con dei bei caratteri a colorare un’epoca.

Cole dimostra un equilibrio ed una bravura rara a non cadere nel semplice vintage (colonna sonora non eccessivamente connotata), con rimandi al passato (il dramma della guerra) e luci sul futuro (occhio ai titoli di coda, con le vere protagoniste della lotta). Regista anche di L’erba di Grace e Calendar Girls, qui è al suo miglior film.

Impossibile non pensare alle analogie con lo sciopero della Fiom, alla quale dedico questa recensione. I protagonisti, sesso a parte, sono identici a quelli di oggi. Le contraddizioni capitale/lavoro si ripetono. Corsi e ricorsi storici, si dice. E chi s’inventa che la Storia è finita, dice cazzate in malafede…

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lunedì 15 dicembre 2008

CINEMA: 3 film per scansare il cinepanettone e vivere felici

L’ospite inatteso di Thomas McCarthy
Vi verrà voglia d’imparare a suonare il tamburo dopo aver visto il film e vi chiederete cosa è successo alla nostra società dal 2001 in poi.
Uno spento professore universitario da alcuni anni vedovo, si reca ad un convegno a New York. Trova il suo appartamento occupato da una bella coppia di immigrati senza permesso di soggiorno, affittato loro da un truffatore. Dopo un attimo di smarrimento decide di dare ai due ospitalità in attesa di una nuova sistemazione. Impara così a suonare il tamburo (lui, che stava imparando a suonare da cani il piano) e sviluppa una bella amicizia. Ma un brutto giorno, uno dei due immigrati cade vittima di un controllo, finendo poi in un centro di permanenza temporanea. Il professore lotta con tutte le forze per ottenere la liberazione dell’amico, conosce la sua bella madre, si scontra con una politica assurda, antiumana.
Il film ha fatto il giro dei festival, è stato lodato e amato. Finalmente è giunto a noi. Non è bello perché è buono, ma per il rigore nell’esecuzione, nei personaggi perfetti (su tutti Richard Jenkins, caratterista conosciuto per i film con i fratelli Coen, qui nella parte della sua vita e Hiam Abbass, attrice che abbiamo visto recentemente e vedremo in molti film d’autore) nell’atmosfera di cinefilia pura tipo le prime pellicole di Scorsese e Coppola, o nei personaggi del Jack Nicholson più indipendente. E poi il fascino beat del Greenwich Village, volete mettere…
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Il giardino di limoni di Eran Riklis
Grande metafora sullo stallo (a dire poco) del problema dei palestinesi cacciati dalle loro terre, abbandonati dalla comunità internazionale, non aiutati dai vicini arabi, con dei politici neanche lontanamente somiglianti al leader Arafat, che tra errori umani aveva portato loro un po’ di speranza. C’è tutto questo e altro ancora nella kafkiana vicenda della povera donna (ancora interpretata da Hiam Abbass), costretta ad estirpare la sua piccola piantagione di limoni perché il suo nuovo vicino di casa è il ministro della difesa israeliano. Poi c’è l’assurdità di un muro in costruzione (la scena finale, che non racconto, è da antologia della Storia del cinema, ed è lì la grande metafora), la solidarietà tra donne, la burocrazia di uno stato militare, i pregiudizi, la mancanza d’amore della nostra società, il sesso e la politica … Non è un film carino, educato (come potrebbe, visto l’argomento?), ma forte e deciso. Un film come lo girerebbe Buñuel se fosse vivo oggi in Palestina…
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La felicità porta fortuna di Mike Leigh
Non ci resta altra via che il disordine, cantavano i Soon alcuni anni fa. Sembra pensarla così la dolce ed estroversa maestra trentenne interpretata da Sally Hawkins (premiata a Berlino 2008), libera e gioconda come un personaggio del Free Cinema inglese. Affronta e supera le difficoltà della vita ridendo come una pazza: dal furto della sua bici, al rapporto difficile con l’insegnate di guida frustrato e paranoico, dai problemi con i bambini ai quali insegna al fisioterapista che l’aggiusta. Si diverte con le amiche e con la collega con la quale divide l’appartamento, frequenta un corso di flamenco, inizia una bella storia con l’assistente sociale della scuola, cerca di capire un barbone incontrato di notte, ride della sorella tutta perfettina, con il maritino e il figlio in arrivo …tutti episodi di una vita che scorrono senza sosta, senza farsi ingabbiare nel film. Questa è la forza della commedia scoppiettante diretta da un maestro come Mike Leigh, che guarda ai maestri Lindsay Anderson, Karel Reisz, Tony Richardson … Liberatorio.
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