Misère de la Philosophie tra poco graditi ospiti in palude. È per loro
la prima volta, sono all’esordio con Ka-Meh, migliore posto per parlarne non
potevano trovare. Un post-rock cantato in italiano, psichedelico e beat (quanto
basta per non infastidire), con delle liriche ispirate a Marx, Bertold Brecht e
Walter Benjamin. Del resto il nome, ispirato dal barbone come me di Treviri
(Miseria della filosofia è uno dei suoi testi più tosti e radicali), non lascia
dubbi, e pure il logo industrialista, se è per questo. Ma voglio che gli
ascoltate a palla, in streaming gratuito qui, prima di emettere giudizi
affrettati. A me sono piaciuti al primo colpo, senza sapere di che parlavano
(sorbendoli senza aver letto nulla di loro).
Ka-Meh, uscito da qualche
giorno per Garage Records, è un album tiratissimo, con dieci pezzi dove senti
le chitarre (tre) costruire muri di suono, una bella voce da classico
cantautore rock, l’organetto, un ritmo incalzante. I testi, molto belli, si
possono leggere nel libretto interno, essenziale e rigoroso (sarebbe piaciuto a
Brecht), perché ci si perde nel bel connubio con la musica coinvolgente. Sì, un
disco che prende bene (questa sera sarà dura ascoltare/intervistare/prendere
appunti), quello dei livornesi di Piombino Misère de la Philosophie. L’ho
già fatto partire un paio di volte. Parliamone. Pronti?
PERCONOSCERLI MEGLIOEtichette: Bertold Brecht, Cantautorato, Due parole, Garage Records, Intervista, Ka-Meh, Karl Marx, Livorno, Misère de la Philosophie, Miseria della filosofia, Piombino, Post-Rock, Psichedelia, Toscana, Walter Benjamin