martedì 31 marzo 2015

Due parole con Pasquale Demis Posadinu



Ritorna in palude Pasquale Demis Posadinu, ritorna con il suo nome e la sua faccia. Era passato di qui nel lontano 2008, in una delle primissime interviste sul blog, con il suo gruppo dal nome poetico, i Primochef del Cosmo (da un racconto di Benni, se non ricordo male), e ora lo ritrovo qui con la stessa label di Cagliari, la Desvelos Records, tornata con questo disco omonimo a produrre. Un doppio piacere, moltiplicato dal fatto che a produrre artisticamente l’album è un’altra mia vecchia conoscenza, mai direttamente passata di qui, ma sempre presente nel miglior underground italico ascoltato in palude. Si tratta di Giovanni Ferrario, ottimo chitarrista apprezzato anni fa in un live con la Le Luci della Centrale Elettrica, giusto per dire …
Viste tutte queste premesse, il disco di Pasquale Demis Posadinu poteva deludermi? Certo che no! Sono dieci tracce di pop-rock cantautorale molto intimo, delicate quanto sentite. Cantante in italiano dalla voce calda dell’autore sardo, fotografano l’attimo dalla sua posizione: da un omaggio vero alla sua terra, contro chi se la vuole pappare, all’esperienza di una madre, dall’amore che non vuole prendere il largo al cercare l’autenticità nel rock sotterraneo. Un album che prende piano, ma poi non ti lascia più. Forse perché ha tante cose dentro, come l’originale copertina. Ma ne parleremo tra poco con Pasquale Demis Posadinu.  Pronti?

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lunedì 30 marzo 2015

Cavoli, cent'anni! Tanti auguri a Pietro Ingrao


Siamo usciti dalle catastrofi della seconda guerra mondiale, con la speranza, e il proposito, che non sarebbero ritornate. Invece, senza grande scandalo, la guerra è tornata.
Dopo l'11 settembre 2001, George Bush jr ha parlato di guerra permanente. Ricompaiono la guerra giusta e, persino, la guerra santa. Nel Kosovo ha trionfato l'ossimoro guerra umanitaria.
da Indignarsi non basta, Aliberti Editore 2011
 
Questo il mio modo di ricordare Pietro Ingrao, che oggi compie 100 anni. Lo storico dirigente comunista l'ho conosciuto e apprezzato politicamente nel 1991, quando in parlamento si scagliava contro la prima guerra del Golfo, allora definita chirurgica. Mi piace quindi citarlo per il suo pacifismo, imprescindibile per chi vuole dirsi di sinistra, fondamentale per questo blog. Tanti auguri compagno Pietro.

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sabato 28 marzo 2015

La banda degli amanti, grande Alligatore

L'Alligatore è tornato, quello vero, quello che ha vent'anni, vent'anni di romanzi formidabili. Papà Carlotto ha pubblicato, come sempre con la edizioni e/o, il nuovo titolo, La banda degli amanti. L'ho voluto leggere immediatamente, e vi dico, da gran lettore dei suoi romanzi, è uno dei migliori alligatori di sempre.
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giovedì 26 marzo 2015

Due parole con i Bébé Donge

Un vero e proprio intrecciarsi delle arti questa sera in palude: letteratura, fumetto, musica, e chi più ne ha più ne metta. Tutto nasce da un romanzo di George Simenon, La verità su Bébé Donge, con protagonista una donna che tenta di uccidere il suo uomo. Un classico intreccio di vita borghese con giallo, ora trasformatosi anche in fumetto e disco, grazie all’entusiasmo di un collettivo di artisti romani. Il delizioso libro è di Valentina Griner, con la supervisione di David Vecchiato. È lei l’autrice di testo e disegni a colori, una settantina di pagine incalzanti, una progressione con flashback illuminanti e diverse ambientazioni. In sottofondo le dieci canzoni dell’album, per illustrare sonoramente i momenti forti.
Le dieci brani del disco Le verità di Bébé Donge, sono frutto del lavoro appassionato di Fiammetta Jahier (RevHertz), autrice di testi e liriche assieme ad altri quattro musicisti dell’area romana (alcuni d questi hanno toccato ancora la palude):  Federico “JolkiPalki” Camici (Honeybird & The Birdies, Kento & the Voodoo Brothers, Adriano Bono), produttore dell’album, Emiliano Bonafede (Leo Pari, Roy Paci), Tommaso Calamita (Rare Tracce) e Giuseppe Coglitore (Lemmings, Piotta). Un bel gruppo, che sembra destinato a durare oltre questa prima particolare prova. Tutto il pacchetto, disco più libro, dati alle stampe per Goodfellas, sarà presentato per la prima volta domani, venerdì 27 marzo, nella capitale, presso il Monk Club. Per questo mi fa piacere parlane questa sera. Pronti?

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mercoledì 25 marzo 2015

Zardi e sul ricredersi sui premi letterari

Ci dovremo ricredere sui premi letterari? Io e Zio Scriba ci siamo scritti questo parlando della candidatura al Premio Strega di Paolo Zardi per il suo nuovo romanzo XXI Secolo. Mi piace sapere che un caro amico della palude, passato qui per una delle poche interviste a non musicanti (leggete qui), e visto dal vivo più di una volta nelle presentazioni dei suoi libri, sia candidato ad un premio così prestigioso. Che fosse un gran scrittore, non avevo dubbi, se vincesse tale premio, lo potrebbero scoprire molti altri, e farebbe un gran bene alla nostra letteratura. XXI Secolo non l'ho ancora letto, ma l'ho già ordinato presso la susa casa editrice, la sempre meritevole Neo., in anteprima (ufficialmente esce il 27 marzo). Se volete farlo anche voi, andate qui.

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lunedì 23 marzo 2015

Due parole con Maria Devigili

Gradito ritorno in palude quello di Maria Devigili, cantautrice trentina al secondo disco, disco importante e intenso. Il titolo è forte, La trasformazione: con questa vuole parlare di crisi, tra le parole più usate in questo periodo, fino a svalutarla. Maria Devigili la vuole rivedere, ribaltare, rivoluzionare, spiegandoci che il passaggio inevitabile da un sistema a un altro, è da sempre un momento doloroso, ma da affrontare, magari ben attrezzati. Qui si sentono i suoi studi filosofici, Eraclito e Platone in particolare, nei testi delle canzoni meno ermetici del precedente Motori e Introspezioni, l’esordio di tre anni fa.
La trasformazione è uscito proprio oggi, 23 marzo 2015, tramite Riff Records, label spesso ospite su questi schermi. In questi ultimi mesi ha sfornato album interessanti dell’underground più vero e sofisticato, con coraggio e voglia di trasformare. Il disco di Maria Devigili è il perfetto esempio: parole e suoni non addomesticati, un bel gruppo di ospiti da me molto apprezzati (da Stefano Orzes, fin dagli inizi accanto a Maria, al mitico Claudio Lolli, e poi Francesca Bono, passata di qui in sacco di volte con i suoi Ofeliafdorme, ma anche prima, Lorenzo “Loz” Ori, spesso citato e una volta intervistato con il suo progetto Tack At). 1, 2 3 Trasformazione. Pronti?

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domenica 22 marzo 2015

Acqua, la lotta continua ...

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venerdì 20 marzo 2015

Due parole con Vito Ranucci



Questa volta in palude ascoltiamo musica classica, anzi, cerchiamo di ucciderla, per farla rivivere come ha provato a fare Vito Ranucci, con questo suo recente disco: KTC Killing The Classics, uscito lo scorso dicembre presso CNI Music. Provocazione audace nelle parole, tanta quanta nei suoni. L’autore partenopeo ha infatti preso alcuni brani classici, dal Medioevo al Novecento, rileggendoli in chiave moderna. Gli amati Bach e Vivaldi, monumenti quali Mozart o Chopin, Puccini e Ravel, contaminati in modo audace, impastati di elettronica, fatti saltare in trip-hop, fritti dalla techno. Esperimento affascinante, molto più del mio banale modo di descriverlo.
Può piacere o meno, ma la musica è arrangiamento e riscrittura, o almeno per buona parte è così. Ne è consapevole Vito Ranucci, viste le molte esperienze, tra le quali cito volentieri la sua collaborazione all’ultimo film di Mario Monicelli, Le rose del deserto, in veste di compositore del tema principale della pellicola. Ascoltando KTC Killing The Classics, si ha quasi la sensazione di assistere a un film, a un flusso ininterrotto di emozioni, immagini, salti nel tempo. Ad accompagnare Vito Ranucci, un bel gruppo di musicanti, tra i quali la voce e le parole di Federica Mazzocchi, e il piano/synth di Ernesto Vitolo. Pronti?

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mercoledì 18 marzo 2015

Divorato Il Nuovo Male, dentro Frigidaire

Sembra che IL NUOVO MALE con FRIGIDAIRE come inserto abbiano ripreso il ritmo, tanto che ho voglia di ricominciare a scriverci sopra.  In edicola in questi giorni c'è il numero di marzo 2015, che si presenta con questa magnfica copertina. Io l'ho già ricevuto per posta da un paio di giorni, e pure divorato ... dovrò andare in edicola a prendere un altro numero per leggermelo... scherzi a parte, lo farei, per sostenere la baracca, per una satira giovane e forte, come ci meritiamo anche in Italia. Per questo vi invito a leggerlo e abbonarvi, magnifici e di valore i regali.
QUI I CONTENUTI

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lunedì 16 marzo 2015

Due parole con Femina Ridens

Ritorna in palude Femina Ridens, ritorna a due anni dal primo incontro con un disco ancora più forte del precedente. L’ho amato fin dal primo ascolto questo album, anzi, appena ho visto la copertina (particolare e personale, come quella precedente), ho pensato di aver fatto bene a contribuirne alla sua realizzazione, aderendo alla campagna di crowdfunding lanciata alcuni mesi fa. Il disco si intitola Schiaffi, ed è vero e carnale come uno schiaffo. Come quelli di certi film che sembravano autentici, con la mano a colpire la faccia. Dico questo perché ho sentito in Schiaffi qualcosa che ti tocca nel corpo e non ti lascia indifferente, lancia dei segnali corporei a partire dalla mente.
Schiaffi, uscito per le edizioni ABuzzSupreme, che seguo con  piacere estremo da anni, è nato durante i molti live che Francesca Messina/Femina Ridens, ha fatto in giro per l’Italia e anche fuori (tra le varie cose, ha partecipato a Resistenze in quel di Berlino, insieme a Wu Ming e Luciana Castellina). È nato vivo dunque, con accanto, ancora una volta, Massimiliano Lo Sardo, con il quale c’è una sintonia non solo artistica. Otto pezzi per niente facili, autentici, di cantautorato femminile da un’altra Era (gli anni ’70? … il futuro?). Titoli come L’educazione sentimentale, La banalità, Masturbati (pezzo preso in prestito da Andrea Tich), Rivendica l’erogeno. Ecco, questo disco rivendica l’erogeno, direi pasolinianamente. Parliamone. Pronti?

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sabato 14 marzo 2015

Chiudi gli occhi e guarda ... anzi, leggilo

Finalmente ho letto il nuovo romanzo di Zio Scriba. Ieri mi sono regalato un pomeriggio per me, proprio il giorno dopo il mio compleanno, per gustarmi le nuove avventure di Corradino. Questo, come molti di voi sanno, è il terzo romanzo di Nicola Pezzoli (il secondo ad uscire con la Neo., e il secondo ad avere Corradino, alter ego di Nicola, come protagonista). Si tratta di un romanzo dolce e  lieve come la copertina. Solo 129 pagine, 129 pagine nelle quali succedono un sacco di cose (sì, è un romanzo con molta azione, ma azione emotiva). Narrato in prima persona, Chiudi gli occhi e guarda, è il ricordo tenero di un'estate, anzi, tre settimane del luglio 1979 con Corradino al mare, in Liguria, lui e solo la madre (il padre è morto, chi ha letto il suo romanzo precedente lo sa). A differenza di Quattro soli a motore, romanzo di quasi trecento pagine, non c'è l'intrecciarsi della Storia con le piccole storie. Qui c'è la vita di un ragazzino di dodici anni, alle prese con i giochi, le emozioni, i primi baci, le cotte, le classiche cose da spiaggia. Chi conosce la scrittura e le idee dell'amico Zio Scriba, non solo dai romanzi, ma in particolare dal suo seguitissimo blog, potrà immaginare, saranno ben poco classiche.  Anzi, c'è la rottura del classico da spiaggia in questo romanzo, ma non voglio certo rovinarvi la sorpresa.  
Chiudi gli occhi e guarda è un libro diviso in due parti: nella prima c'è l'arrivo al mare, nella casa degli zii ospitanti (di culto l'inizio con il gatto in auto, che non vi dico cosa combina, poveretto...), i primi giorni di passeggiate con lo zio cieco, ma niente spiaggia. Poi arriva la cugina Ilaria, della quale Corradino si innamora, di un amore platonico e impossibile, vista anche la differenza di età (bello quando vanno al cinema a vedere Io e Annie), e si porta via gli zii. Ora Corradino è solo con la madre, può iniziare la vita in spiaggia, può iniziare la seconda parte del libro, cavalcata sulle onde di un mare per nulla calmo, fino allo struggente finale con citazione beatlesoniana ... no, non è un giovane musicante finito in palude, ma poco ci manca. Gran bel libro. Il gran bel libro che mi aspettavo. 

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