Intervista agli Speedy Peones
La foto non tragga in inganno, gli Speedy Peones non si stanno buttando sotto alla locomotiva pur di non arrivare nella palude. È il loro modo di salire sul treno: lo aspettano su binari e poi ci saltano sopra al volo. Saranno qua in un attimo, Padova non è lontana e gli Speedy Peones sono velocissimi, come suggerisce il loro nome: una giostra scatenata/scatenante tra Joe Strummer e i Gogol Bordello, tra i Fuzztones e via adrenalizzando …veloci, velocissimi nell’esecuzione dei pezzi come i celebrati One Dimensional Man o forse ancora di più (non a caso apriranno i concerti autunnali della rediviva formazione di Pier Paolo Capovilla e Giulio Ragno Favero).Ho in sottofondo il loro recente Karel Thole, omaggio fin dal titolo e dalla colorata cover stracult al grande illustratore olandese, noto, tra l’altro, per le copertine degli Urania. Dodici pezzi spaccacoda usciti con ben tre label del circuito indi: Shyrec, Tornado Ride, Rambla. Difficile immaginare cosa riescano a dare di più dal vivo senza immaginare un infarto. Ma non mancano di ironia e autoironia, cosa non facile in un pezzo di due minuti con la ritmica a mille, le chitarre tirate e la voce a gridare… ma questa sera solo parole scritte. Il treno è arrivato a destinazione. Benvenuti nella palude Speedy Peones …
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Questo è il mio piede dopo i 2000 km. Sembra un tatuaggio, ma è l’abbronzatura dei miei sandali. Sullo sfondo l’isoletta di Trimelone. Da buon pacifista il mio è un calcio a quello storico avamposto militare, pieno di bombe di tutte le guerre, anche dell’ultimo conflitto mondiale: i nazisti in fuga vi abbandonarono molti ordigni, e si favoleggiava sul tesoro del puzzone (Salò è dall’altra parte del lago, spostata un po’ più a sinistra), nascosto lì poco prima della sua fine a Piazzale Loreto. Se lo saranno spartito gabbiani e cormorani, unici abitanti dell’isoletta, visto che è vietato andarci. Tarantino ne farebbe un gran film.
Dopo una salita in funivia a 1770 e rotti metri di altitudine (freddo e nebbia) sul Monte Baldo, monte diviso tra Trento e Verona, un lauto pasto con tagliatelle al tartufo, mezzo litro di rosso e una Sacher con panna per festeggiare, si riparte. Altri quaranta km verso casa, quasi tutti discesa e curve (le ho raddrizzate). Alla fine arrivo a 7581 …mi fermerò presto.











C’è tutto questo in
John Keats avrebbe cantato in una band rock se fosse vissuto oggi: volto scavato, occhiaie, barbetta sfatta, creatività rabbiosa …e pure lei, con quell’ovale del volto perfetto, originali vestiti fatti personalmente, ochietti vispi pieni di desiderio. Per questo dico che è un grande film, ma sarebbe stato un capolavoro se al posto della musica classica la Campion avesse osato mettere il rock, come la geniale Sofia Coppola per l’immenso


