Il premio Symbelmine e le donne
Oggi ho visto il nuovo film di Faenza, Il caso dell'infedele Klara, con al centro la gelosia di un uomo, poi, tornato a casa, sono stato colpito dalla notizia della morte di una donna, uccisa per gelosia, pare, mentre era davanti al pc per una mail. Non entro nel merito, però, preso da questa scena, dove la massima espressione di modernità (qualsiasi cosa voglia dire di negativo e positivo questa parola) giace accanto alla massima espressione di arcaicità (e in questa non c'è nulla di positivo), voglio fare un gesto in direzione opposta: consegno il Premio Symbelmine, preso dalle mani dall'amica Marte, a 7 amiche blogger per la loro attività informativa fatta con radicalismo, cultura, sensualità, intelligenza, ironia e un sano spirito dissacrante (di queste ultime 3 cose siamo un po' deficienti noi maschietti, lo ammetto). Come tutti i premi, esso ha un regolamento, che io, rigidamente ligio al dovere, ho seguito, ma che invito le amiche premiate a sconvolgere liberamente con la fantasia e l'anarchia che le contraddistingue.
REGOLAMENTO Il regolamento prevede: linkare il blog che ha consegnato il premio e premiare, comunicandolo agli interessati, altri 7 blog meritevoli.Linko il blog dell'amica Marte, In Circolo e indico le magnifiche sette in rigoroso ordine alfabetico:
ATTACCABOTTONE
Cristiana
cronopios e famas
LA FORZA DELLE DONNE
La Mente Persa
manu
Uhuru na usalama
Etichette: Cinema, Donne, Faenza, Femminismo, Gelosia, Il caso dell'infedele Klara, Laura Chiatti, Premio, Premio Symbelmine, Santamaria


No, non dimostra proprio il suo mezzo secolo di vita questo film pregno di cultura rock: il proibizionismo, musicisti sempre in bolletta costretti a travestirsi da donna per sfuggire ad un gangster perchè testimoni del famoso “massacro di S.Valentino”, vecchi miliardari rimbambiti a caccia di giovani donzelle. Sembra l’Italia del 2009, non trovate? Purtroppo manca un Billy Wilder che con caustico umorismo ritragga la nostra società dei consumi sempre più consumata. Per questo invito a rivedere A qualcuno piace caldo oggi e a postare qualche suo spezzone (io non ci riesco… nessuno è perfetto).







Eyes Wide Shut, occhi aperti spalancati, come quelli dell’Alex di Arancia Meccanica, uscito negli States nell’estate dello stesso anno e da noi in autunno, è una sofisticata riflessione sul potere e sul potere dell’immagine, sul sogno e sulla realtà. Doppio sogno, appunto, come il romanzo di Arthur Schnitzler che l’ha ispirato, come il cinema, sognato nella mente del regista e poi in quella dello spettatore. Sognato due volte quindi. Per non farmi mancare nulla, io andai pure a vederlo due volte al cinema (poi non l’ho più rivisto: non in dvd, non in videocassetta, non nel pruriginoso passaggio tv, con tanto di scandalo preconfezionato).
Il film segue pedissequamente il libro, a parte il cambio d’epoca e città. Traumnovelle è ambientato nella Vienna anni ’20, EWS nella New York di fine secolo perfettamente ricostruita in studio: la bella mogliettina di uno stimato medico confessa al marito un tradimento pensato ma mai messo in atto. Lui si sente umiliato, le racconta a sua volta un desiderio simile per “pareggiare il conto”, però rimane inquieto. Di notte va alla ricerca di una “vendetta” che non riesce a soddisfare. Tra l’incontro con una prostituta non consumato e un’orgia dalla quale viene cacciato perché non invitato, l’uomo ritorna a casa ancora più umiliato. Temendo che lei scopra qualcosa (cosa?), confessa tutto, venendo dalla moglie perdonato.
EWS è quindi un banale film sul rapporto di coppia e sul ritirarsi nel nido di famiglia, nonostante tradimenti, violenze, falsità e ripicche? Morale da Family Day? Direi di no. Kubrick faceva cinema, non sociologia spiccia. EWS è un raffinato gioco sulla psicanalisi, parente stretta del cinema. Schnitzler, amico di Freud, sosteneva la presenza di qualcosa di più palese dell’inconscio. Una via di mezzo tra il conscio e l’inconscio, un sognare ad occhi aperti. Questo suo romanzo, è lo svolgimento pratico delle sue teorie. “Nessun sogno è interamente sogno” dicono alla fine i due protagonisti.
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