domenica 31 gennaio 2010

LIBRI: Deserto americano di Percival Everett

L’uomo con l’uccello sulla spalla è Percival Everett, l’autore di Deserto americano, il romanzo che sto leggendo. Ne avevo sentito parlare su Alias di qualche settimana fa e l’avevo voluto prendere subito (non mi ricordo il motivo, dovrei rileggere la recensione).
Ho fatto bene perchè è veramente appassionante, non riesco a staccarmi dalle sue pagine: c’è un professore universitario in crisi, insoddisfatto della sua vita, della moglie, dei figli, dell’amante, della casa, di tutto…così insoddisfatto da decidere di togliersi la vita. Non ci riesce, perché viene prima decapitato in seguito ad un incidente d’auto con un camion.
Bene, direte voi, ha ottenuto ciò che voleva con il minimo sforzo. In realtà i suoi guai sono appena iniziati: durante il suo funerale si risveglia, esce dalla bara e se ne ritorna a casa con la famiglia, tra svenimenti, proteste, casini vari. Inevitabilmente diventa il centro d’interesse dei media, pronti ad assediare la sua casa, di militari, di strani personaggi del governo, di fondamentalisti religiosi… Sono arrivato proprio nel momento del rapimento da parte di questi patetici figuri, che lo credono un demonio…mi sono fermato per scriverne, non ce la faccio a tenermelo per me.
Sembra una satira acida alla Billy Wilder scritta da Paul Auster. Mi vedo già il film dei fratelli Coen, con Turturro come protagonista (almeno questo m’immagino leggendolo). La traduzione è di Marco Rossari, uno dei nostri più brillanti giovani autori, ed è uscito presso l’editore Nutrimenti (ha già un paio di libri di Everett in catalogo).
Modo migliore di ricordare Salinger non avrei potuto trovare. Come Il giovane Holden, leggendolo hai la voglia di vedere come va a finire, non vuoi mai fermarti se non per esigenze fisiologiche o urgenze comunicative tipo questa: leggetelo, cazzo!
QUESTO IL SITO DELLA CASA EDITRICE http://www.nutrimenti.net/

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giovedì 28 gennaio 2010

Intervista a Trivo

Questa sera ritorno con piacere in Puglia, dove trovo sempre suoni originali e voglia di cultura forte. Non è per buttarla in politica, ma negli ultimi anni si è respirata un’aria nuova anche nell’arte, oltre che nella società pugliese. Ecco perché ritorno volentieri a parlare con musicanti di questa zona, come il giovane Trivo, artista totale, per nulla banale, fautore da sempre della musica gratuita (non a caso si può scaricare il suo Emoterapia dal myspace trivano, oppure richiedere il cd fisico con libretto e disegni dell’autore al solo prezzo di costo).
L’ascolto in questo momento Emoterapia, concentrato acido di umori neri e surreali emozioni. Volo alto perché non è facilmente classificabile la musica di Trivo, come le sue foto, il cinema, i dipinti (buttate un occhio al suo myspace, usato in modo molto creativo come in Tim lo spaventapasseri). Lo dicevo prima, artista totale, fa tutto da solo, senza spocchia, con molta ironia. Mi ricorda Felix Lalù, per la creatività ampia, i cambi di marcia musicali, la capacità di fare arte senza paura. Ma mi rendo conto di girare troppo al largo. Com’è la musica di Trivo? Bella domanda. Girano nel mio lettore 17 canzoni dai titoli inequivocabili: Ho un gatto nel cervello, Ho bisogno di qualcosa di cui non ho bisogno, Perché la cattiveria è enorme, Questa non è una canzone …e allora cos’è? Proverò a chiederlo a chi l’ha scritta. Sei pronto Trivo? VAI AL SUO MYSPACE http://www.myspace.com/elephantsuicide

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martedì 26 gennaio 2010

Fascismo rosa su Frigidaire

E se Craxi avesse vinto? Con una politica del leader, di chi decide per tutti, una politica che è carrierismo puro, una sinistra cancellata da chi dice di volerla rappresentare in contenitori più ampi, la Costituzione stravolta, la questione morale nascosta, Berlinguer solo nelle canzoni degli Offlaga Disco Pax ...
Questo mi fa venire in mente l’annuncio del nuovo numero di FRIGIDAIRE. Come sempre in allegato al quotidiano http://www.liberazione.it/, solamente quel giorno in edicola: sabato 30 gennaio. Non poteva mancare una mia rece: al Teatro degli Orrori e al loro A sangue freddo, uno dei miei dischi preferiti del lontano 2009…
QUI IL SITO DI FRIGIDAIRE http://www.frigolandia.eu/

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sabato 23 gennaio 2010

Gratis la musica del nuovo decennio

90’s lover, rock che si espande nella mente, The system, la perfetta canzone romantica, Vessel, the song, per chi ama le atmosfere sospese, i Velvet Underground and Nico, Frigid Moon, per riscaldarsi come con una tazza di cioccolato d’inverno… e come questa, intensa, profumata, già un classico. Sono le mie preferite (ma il dischetto è veramente bello tutto).
Parlo di Tales Of Memento Island esordio al calor bianco dei Vessel, cioè Corrado Nuccini, Emanuele Reverberi (Giardini Di Mirò) e Alessandra Gismondi (Pitch e Schonwald), nuovo progetto musicale assai interessante, che prevede per quest’anno 3 ep. Tales Of Memento Island è il primo, ed è disponibile in free download dal sito di Rockit per una settimana (dal 20 al 27 gennaio). Un gioiellino: chitarre, basso, violino, tromba, fisarmonica, batteria e voci, voci che s’incontrano, si parlano, si amano, cantano come fossero uno strumento musicale tra i tanti … scaricate, presto!
PER SCARICARE LEGALMENTE E CON VERO PIACERE
PER ALTRE INFO SUL PROGETTO
www.myspace.com/thevesselorchestra

AbuzzSupreme 2009 Vol.1 e 2 sono invece due compilation, create dall'agenzia di promozione musicale AbuzzSupreme. Più della metà dei musicanti presenti sono passati sul mio piccolo blog e ne sono fiero. Qui c'è il meglio del rock italico, di qualche anno fa, di adesso, del futuro. L'ascolto da un po' di tempo, e più l'ascolto più mi rendo conto di chi ho avuto l'onore di ospitare sul blog. Non ci posso credere! Ma bando alle ciance da provinciale, andate sul sito del Mucchio Selvaggio e scaricate. Tra l'altro, troverete un'impeccabile presentazione di Enrico Veronese, brano per brano. Una guida ragionata all'ascolto e allo scaricamento selvaggio. Tutto molto professionale. E allora, scaricate!
PER LO SCARICAMENTO SELVAGGIO
http://www.ilmucchio.it/mp3player/
POTETE SCARICARE ANCHE DA QUI, CON UN INTRO MOLTO CORPOSO E L’INTERVISTA AD UNO DEI FONDATORI DI ABS, ANDREA SBARAGLI
A Buzz Supreme, la compilation 2009

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giovedì 21 gennaio 2010

Intervista ai 2Pigeons

Questo 2010 per me si è aperto con delle novità musicali interessanti, eclettiche, diverse. I 2Pigeons, un duo che suona come una band intera, è sicuramente la più spiazzante. Difficile dire la musica che fanno, più facile andarla a sentire (sono spesso in tour). Io mi sono perso una loro performance al Bruno di Trento lo scorso dicembre, causa malattia, ma avrò altre occasioni per vedere Kole (fondatore anche degli East Rodeo) e Kia (già voce dei Museo Kabikoff). Dico vedere, perché oltre alla musica, a spiazzare è l’abbigliamento, tute sovietiche decisamente affascinanti.
Land s’intitola il loro recente cd, uscito per La Fabbrica, etichetta indipendente, con il sostegno di AbuzzSupreme, garanzia di musica nuova. Nove pezzi, uno diverso dall’altro, nove pezzi intensi però, capaci di dare vita ad un lavoro compatto nella sua eterogeneità. Una voce forte, sperimentale e rock, accompagnata da un uso sapiente dell’elettronica. Sembra di fare un viaggio ascoltando le loro canzoni, un viaggio su di una navicella spaziale, o anche libero come quello di due piccioni. Eccoli, li sento svolazzare sopra la mia palude. Fermatevi su quel ramo e parliamo un po’… se siete pronti.
VAI AL LORO MYSPACE http://www.myspace.com/2twopigeons

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martedì 19 gennaio 2010

Beniamino ci vedeva dentro

DALLA QUARTA DI COPERTINA DELL'EDIZONE DI QUESTO LIBRO
"Rispetto alla tradizione letteraria americana si sente che Bukowski realizza uno scarto, ed è uno scarto significativo", ha scritto Beniamino Placido su La Repubblica, aggiungendo: "in questa scrittura molto 'letteraria', ripetitiva, sostanzialmente prevedibile, Bukowski fa irruzione con una cosa nuova. La cosa nuova è lui stesso, Charles Bukowski. Lui che ha cinquant'anni (al tempo in cui scrive questi racconti, attorno al '70), le tasche vuote, lo stomaco devastato, il sesso perennemente in furore; lui che soffre di emorragie e di insonnia; lui che ama il vecchio Hemingway; lui che passa le giornate cercando di racimolare qualche vincita alle corse dei cavalli; lui che ci sta per salutare adesso perché ha visto una gonna sollevarsi sulle gambe di una donna, lì su quella panchina del parco... Lui, Charles Bukowski, 'forse un genio, forse un barbone'. Anzi, 'io Charles Bukowski, detto gambe d'elefante, il fallito', perché questi racconti sono sempre, rigorosamente in prima persona. E in presa diretta."

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sabato 16 gennaio 2010

L'Italia non fa più sunsplash

Fuga di cervelli, fabbriche chiuse e/o trasferite, nuove schiavitù ... l'Italia è in declino (più e peggio del resto del mondo) e solo un bravo illusionista potrebbe nasconderlo. Un declino peggiore perchè è prima di tutto culturale.
Prendete il Rototom Sunslpash, il più grande Festival di cultura Reggae. Nato dal nulla, dall'impegno di giovani appassionati, è diventato in pochi anni un avvenimento che, oltre ai lati positivi sul piano culturale, tira economicamente. Perseguitato da chi dovrebbe volere il bene del nostro Paese (dicono così nei dibattiti) è costretto all'esilio in Spagna, terra con una politica un pelo più decente della nostra (sì, ci vuole poco).
Leggete l'illuminante/illuminata intervista su il manifesto di venerdì 8.1.10 al presidente Filippo Giunta cliccando qui Rototom EXODUS
Andate sul loro sito per vedere cosa hanno fatto di bello (e faranno in Spagna quest'anno), anche se non vi piace il reggae

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giovedì 14 gennaio 2010

Intervista ai Vinegar Socks

Questa sera sono di scena i Vinegar Socks, duo innovativo ed emozionante composto dal violinista italiano Paolo Petrocelli e dal cantautore americano (da qualche anno a Roma) Jordan De Maio. Un magico incontro il loro, capace di produrre suoni originali per la musica di casa nostra. E poi metteteci degli archi, metteteci dei mandolini, metteteci la voce umana usata come un vero e proprio strumento, ed avrete più o meno l’idea di come sono le canzoni del duo (dal vivo in tre, con l’arrivo del polistrumentista Matteo Locasciulli).
Musica nuova per gli anni uno? Forse qualcuno gli avrà già visti o sentiti in giro, magari al cinema (cinque pezzi del loro album d’esordio sono finiti nella colonna sonora del film Dieci inverni, uscito di recente).
Pure i Vinegar Socks, come i campani The Orange Beach, hanno una label straniera: la statunitense Grinding Tapes Records, etichetta che stampa i dischi con materiale riciclato e devolve ogni dollaro dei cd venduti ad un’associazione scelta dal gruppo (loro hanno scelto la Sacco&Vanzetti Foundation). Ma non voglio anticiparvi troppo: come, dove e perché della musica e di tutto quello che le gira attorno, lo diranno direttamente Paolo e Jordan. Ci siete?
VAI AL LORO MYSPACE http://www.myspace.com/vinegarsocks

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domenica 10 gennaio 2010

Parlare chiaro

Riporto l'intro di un articolo di Sparagna apparso su Frigidaire ieri e invito a leggerlo tutto per riflettere. Finalmente, parole chiare, a sinistra, sul razzismo in Italia. La vingetta sopra, di Ugo Delucchi, è presa dallo stesso sito.
No al razzismo! Dimissioni di Maroni subito!
di Vincenzo Sparagna
La rivolta dei nostri fratelli africani di Rosarno contro lo sfruttamento e il razzismo italiota e mafioso è un segnale d’allarme e insieme di speranza importantissimo che non deve essere sottovalutato. La violenza che si è scatenata in Calabria in risposta all’ennesimo atto di brutalità contro i lavoratori neri è il frutto avvelenato di un razzismo intollerabile, che è stato troppo a lungo tollerato o addirittura ignorato.
Leggi tutto sul sito di FRIGIDAIRE

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giovedì 7 gennaio 2010

Intervista ai The Orange Beach

È da poco iniziato l’anno e abbiamo già fatto il botto. Il primo gennaio infatti è uscito ufficialmente l’esordio dei The Orange Beach (trio campano di forza prorompente), intitolato programmaticamente Fuzz You! Non a caso a produrlo è una label straniera, la leggendaria Second Shimmy di Mark Kramer. In realtà Kramer non si limita a produrli, ma partecipa attivamente al cd come arrangiatore insieme alla band e suona il vibrafono in Barbon, pezzo tra il jazz e la psichedelia, pezzo da telefilm anni ’70 tipo Starsky and Hutch.
Un fortunato incontro il loro, nato, pare (ma me lo dovranno confermare questa sera), sulle pagine di myspace. Una storia moderna di abbattimento dei confini grazie alla Rete? Di certo c’è che il gruppo, classico post-punk chitarra, basso, batteria (e qualche volta la voce) è nato a Caserta nel 2005. Ha poi seguito la trafila da manuale delle giovani band: sbattimenti, passione, sudore, demo, partecipazioni a compilation, concerti per intimi o per platee più vaste (il MEI 2007 ad esempio), fino all’incontro con Kramer, che, tanto per dire, descrive il sound di The Orange Beach come “Ween meets Stray Cats on LSD !”
Insomma, non potevo farmi sfuggire l’occasione di averli sul blog prima della fuga di anche questi cervelli all’estero…ma forse sono già scappati? Ci siete?...
VAI AL LORO MYSPACE http://www.myspace.com/theorangebeach

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domenica 3 gennaio 2010

CINEMA della crisi: Nemico pubblico/Capitalism

A dicembre vado poco al cinema, troppe cazzate sui pochi schermi rimasti. Infatti saranno un paio di settimane che diserto la sala. A gennaio riprendo. Questo 2009 ho visto parecchi buoni film però, da poter sopportare un po’ di astinenza. Due di questi sono stati poco lodati per l’aspetto filmico, invece molto alto. In alcuni casi ho letto pure delle pessime critiche, delle stroncature ingiuste. Penso a Nemico pubblico, una delle migliori pellicole di Mann in assoluto, con un Johnny Depp perfetto, come del resto tutto il cast. Impossibile non fare il tifo per lui, rapinatore/gentiluomo, grande esperto di fughe dal carcere, innamorato alla follia di una guardarobiera con sangue indiano incontrata una sola volta (…da cinema).
Questo film è la storia di John Dillinger, ma è anche la storia del nascente FBI di Hoover, che si sviluppa/ingrassa proprio grazie alla “guerra” al crimine, è la storia di nuovi metodi di investigazione (ad esempio, il controllo delle conversazioni telefoniche), è la “solita” storia del dualismo bene/male (dove sta?) del cinema di Mann.
È un film molto cinematografico, ricco di scene madri: una sparatoria in un bar nel bosco che sembra un dipinto, Dillinger a spasso per la centrale di polizia mentre fuori tutti lo cercano, il gangster al cinema a vedere un film con Clark Gable, il pestaggio della sua ragazza punita solo per il rapporto con lui, la gente che lo applaude come un eroe pop…già un eroe, perché rapinava le banche negli anni ’30, gli anni della Depressione. Non amavano molto le banche in quel periodo, come oggi del resto. Lo vediamo anche nell’altro film sottovalutato, uscito in questi ultimi mesi dell’anno, l’anno della crisi non più nascosta: Capitalism – A Love Story di Michael Moore.
Sì, una storia d’amore quella del capitalismo, amore a senso unico, dove a prendere sono sempre quelli (i ricchi, sempre più ricchi) e a dare tutti gli altri (i poveri, sempre più poveri). Analisi semplicistica? Meglio che non sia complicata come quelle teorie economiche alla base degli investimenti bancari (investimenti?) responsabili dell’attuale crisi. Gli stessi economisti interpellati da Moore non riescono a spiegarle (anche se l’avevano inventate/sostenute loro). Sembra di vedere un film demenziale, invece è la realtà: grosse compagnie che stipulano polizze sulla vita dei propri dipendenti per guadagnarci, fabbriche produttive chiuse (ma gli operai si organizzano e ridanno vita al loro lavoro), la “paura” usata da Bush Jr a fine mandato per far votare dal parlamento dei finanziamenti alle banche, piloti d’aerei sottopagati costretti a fare altri lavori…la fine del sogno americano.
Obama sarà il nuovo Franklin Delano Roosevelt? E Roosevelt è stato veramente un grande? Di sicuro aveva ben in mente cosa serve ad una nazione per prosperare e non ricadere nella crisi: lavoro per tutti, dignità, diritti sindacali, sanità garantita, servizi pubblici…è un immagine bella quella proposta a fine film di un filmato del 1944 con il presidente di allora serio e convincente a dettare questa “carta dei diritti”, bruciata dopo la sua morte.
Una bella immagine da contrapporre ad un’altra pessima all’inizio, quella con Ronald Reagan a Wall Strett nei primi anni ’80. Accanto a lui uno sconosciuto (un potente uomo d’affari, ci dice Moore), che comanda al Presidente Usa di sbrigarsi: avanti, taglia, taglia (il discorso). Si nota sul volto del presidente-cowboy un attimo di turbamento; solo un attimo però. Poi riprende il suo sorriso di sempre da bravo attore. Una maschera al servizio del capitale. Questo sono stati i politici (dopo Roosevelt), dice il film. Altro messaggio semplicistico. Ma forse non è il messaggio il meglio del cinema di Moore. È il modo di muoversi del suo corpaccione da americano medio (pre-crisi) sulle miserie della società che impressiona. Non è un rivoluzionario, ma lo sembra. Questo è il problema.

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