Beniamino ci vedeva dentro
DALLA QUARTA DI COPERTINA DELL'EDIZONE DI QUESTO LIBRO
"Rispetto alla tradizione letteraria americana si sente che Bukowski realizza uno scarto, ed è uno scarto significativo", ha scritto Beniamino Placido su La Repubblica, aggiungendo: "in questa scrittura molto 'letteraria', ripetitiva, sostanzialmente prevedibile, Bukowski fa irruzione con una cosa nuova. La cosa nuova è lui stesso, Charles Bukowski. Lui che ha cinquant'anni (al tempo in cui scrive questi racconti, attorno al '70), le tasche vuote, lo stomaco devastato, il sesso perennemente in furore; lui che soffre di emorragie e di insonnia; lui che ama il vecchio Hemingway; lui che passa le giornate cercando di racimolare qualche vincita alle corse dei cavalli; lui che ci sta per salutare adesso perché ha visto una gonna sollevarsi sulle gambe di una donna, lì su quella panchina del parco... Lui, Charles Bukowski, 'forse un genio, forse un barbone'. Anzi, 'io Charles Bukowski, detto gambe d'elefante, il fallito', perché questi racconti sono sempre, rigorosamente in prima persona. E in presa diretta."
"Rispetto alla tradizione letteraria americana si sente che Bukowski realizza uno scarto, ed è uno scarto significativo", ha scritto Beniamino Placido su La Repubblica, aggiungendo: "in questa scrittura molto 'letteraria', ripetitiva, sostanzialmente prevedibile, Bukowski fa irruzione con una cosa nuova. La cosa nuova è lui stesso, Charles Bukowski. Lui che ha cinquant'anni (al tempo in cui scrive questi racconti, attorno al '70), le tasche vuote, lo stomaco devastato, il sesso perennemente in furore; lui che soffre di emorragie e di insonnia; lui che ama il vecchio Hemingway; lui che passa le giornate cercando di racimolare qualche vincita alle corse dei cavalli; lui che ci sta per salutare adesso perché ha visto una gonna sollevarsi sulle gambe di una donna, lì su quella panchina del parco... Lui, Charles Bukowski, 'forse un genio, forse un barbone'. Anzi, 'io Charles Bukowski, detto gambe d'elefante, il fallito', perché questi racconti sono sempre, rigorosamente in prima persona. E in presa diretta."
Etichette: Beniamino Placido, Bukowski, Letteratura, Morte, Repubblica, Rock, Storie di ordinaria follia
13 Commenti:
un brindisi mattutino per il vecchio Buk.
Fantastico! :)
mmm...Io brindo con la mia spremuta di arance, va bene lo stesso?
Va bene tutto!
tra qualche anno, quando gli ultimi grandi ci avranno lasciato, tutto il vuoto di cui siamo capaci, intendo come generazioni, ci sommergerà. scusa la tristezza, ma di questi tempi: ogni nuova perdita assume i contorni del colpo di grazia. un bacetto.
Magistrale come riesce a farti entrare dentro.
@And
...e anche per Beniamino, che gradirebbe molto.
@Silvia
Insomma, con un po' di alcool sarebbe meglio, ma visto che devi ancora studiare ti facciamo una deroga.
@and
Va bene tutto?
@LaMentePersa
Già, io ho pochi ricordi, ma uno dei più sicuri è che è stato uno dei primi in Italia a scrivere di Bukowski. Un gran merito, non il solo...
@manu
Un bacetto per tirarsi su è quello che serve, hai ragione.
@Alberto
Sì, direi che in poche righe c'è tutto.
Beh Ally, direi che qualcosa di alcolico sarebbe l'ideale ma ho visto amici e conoscenti ricevere effetti simili all'alcool anche da un thè.
Un poeta che sapeva analizzare la realtà e l'animo umano come pochi.
@And
Bella, sembrano i protagnisti di un racconto di Bukowski.
@Daniele Verzetti il Rockpoeta®
Concordo. Ma parli di Buk o di Beniamino?...o di entrambi?
ottimo libro, peraltro (ma forse il mio preferito resta "Pulp")
"Pulp" è il triste, solitario, final di Buk...piace molto anche a me, come ogni suo scritto. Mi è difficile dire un titolo in particolare; "Storie di ordinaria follia" è il primo titolo che mi viene in mente se penso a lui e dove ho trovato questa rece di Beniamino Placido, uno dei primi (ma forse l'ho già detto) a "scoprire" Buk in Italia.
Bukowski lo associo a un periodo ben preciso, anagraficamente, della mia vita, poco più che ventenne, quando di lui lessi tutto, poi non l'ho più aperto. Chissà che effetto farebbe a distanza di così tanto tempo riprenderlo in mano. Poi, successivamente, lavorai qualche anno in un'agenzia ippica, e lì Bukowski non avevo bisogno di leggerlo, era vita quotidiana.
Pure io l'ho letto poco più che ventenne, ma non ho mai smesso. Credo che sia lo scrittore più attuale in circolazione...
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