Una poltrona per due, cult di natale
Sì, perché Un poltrona per due (Trading Places Usa 1983) di John Landis è un gran film, di quelli impeccabili nella storia, quanto nei personaggi, fotografia, musica, montaggio, nelle battute e nelle situazioni, tutto oliatissimo come deve essere un classico della commedia (viene in mente A qualcuno piace caldo di Billy Wilder quanto a perfezione millimetrica), e anche se certe cose sembrano inverosimili, ci credi, come in Babbo Natale.
Mi ricordo qualche anno fa, che la scrittrice e giornalista Michela
Murgia aveva attaccato il film, definendolo una pellicola per nerds,
per bambinoni non cresciuti degli anni Ottanta e un po' razzista. Mi era dispiaciuta
questa critica, perché io non ho nessuna nostalgia degli anni
Ottanta, e nel film non c'è un'esaltazione del decennio di Reagan e
della Thatcher, anzi, John Landis e gli autori della sceneggiatura
fanno una critica del sistema americano, del capitalismo, del mito
della borsa, del classismo (ricordo, decenni fa, una splendida
lettura marxista da parte del grande Roberto Silvestri su il
manifesto riguardo al film di Landis). Quella della Murgia mi era sembrata una critica
pretestuosa, forse infastidita dalle troppe tette al vento presenti.
Sì, una critica, forse l'unica, che farei a Una poltrona per due,
le troppe tette gratuite, a partire da quelle della protagonista
femminile Jamie Lee Curtis, che le mostra troppo, anche quando non serve.
La Curtis (figlia di Tony Curtis, presente in A qualcuno piace caldo) è Ophelia, la prostituta che prima incastra il manager caduto in disgrazie, baciandolo davanti alla sua fidanzate mentre esce dal carcere, pagata da uno sconosciuto, e poi lo ospita a casa sua, perché capisce di avere sbagliato e che il tipo è una potenziale gallina dalle uova d'oro. Il manager, interpretato da un Dan Aykroyd mai così in forma, è Louis Winthorpe III, rampollo con tanto di maggiordomo. I vecchi miliardari per i quali lavora in borsa, Randolph e Mortimer Duke (Ralph Bellamy e Don Ameche), hanno giocato lui un brutto scherzo: accusato di furto e spaccio di droga alla viglia di natale, viene cacciato e ridotto in miseria da un giorno all'altro. Al suo posto i due vegliardi mettono un truffatore nero, sempre fuori dal palazzo a chiedere elemosina fingendosi uno storpio feritosi in Vietnam.
I due hanno scommesso un dollaro, che l'ex manager sprofonderà in una crisi senza ritorno, privato di ricchezze, agi e della futura mogliettina (loro nipote), mentre il nero (interpretato da Eddie Murphy, nel miglior ruolo della sua vita) messo al suo posto, saprà cavarsela come fosse nato lì, anzi, forse meglio.
Succede che Billy Ray Valentine (Eddie Murphy), dopo essersela cavata egregiamente con i giochi finanziari, senta per caso i due miliardari parlare della scommessa ormai vinta e decida di avvertire Louis Winthorpe III, dopo la sua scenata al ricevimento di natale, vestito da Babbo Natale, con tanto di pistola comprata in un banco dei pegni gestito da un certo Bo Diddley (cosa tipica dei film di Landis, ospitare in piccole parti miti della Musica o colleghi Cineasti). Il povero ex ricco, si trova a casa della prostituta, preda di una brutta influenza dopo essere stato sotto un'improvvisa pioggia scrosciante e un fallito tentato suicidio con la pistola di prima. Appena vede Valentine vorrebbe mettergli le mani al collo, ma viene bloccato da Ophelia, avvertita delle sue buone intenzioni. Inizia così la rivincita dei due, altra tipica cosa da film di John Landis (vedi ad esempio un altro suo cult gigantesco quale Animal House).
Non racconto cosa succede, tanto lo sapete tutti, ricordo solo la perfezione tecnica di quel viaggio in treno la notte di capodanno, le battute fulminanti, James Belushi vestito da scimmione (e poi in mutande, perché il vestito da scimmione verrà messo al cattivo di tutta la storia, poi ficcato in una gabbia con uno scimmione vero) e l'indomani mattina all'apertura della borsa di New York, un vero e proprio pandemonio: grazie ad uno scherzo, una falsa soffiata sui titoli del succo d'arancia surgelato ai fratelli Duke, saranno loro a finire in mutande.... e i nostri amici a godersela ai tropici, in un finale idilliaco da commedia brillante.
Un grande classico sì, ma anche una pellicola dove vedi il passaggio
di un'epoca, come in pochi altri: il passaggio dagli anni '70 della
contestazione, del Vietnam, dei capelli lunghi, di un contatto diretto con la realtà,
agli '80 della borsa, dei grandi scandali finanziari in doppiopetto, dei computer,
dei natali luccicanti in ogni parte del globo, con sfarzosi alberi,
cene, canzoncine... e dall'altra parte una povertà diffusa, lavori
sottopagati, elemosina, cibo spazzatura. Cose oggi all'ennesima potenza.
Tutti gli attori sono nel loro ruolo giusto, ma è magica l'alchimia creata dalla sfida tra Aykroyd e Murphy. Inizialmente il film pare dovesse essere interpretato dalla coppia Gene Wilder/Richard Pryor, ma un brutto incidente accaduto a questo ultimo, cambiò i piani di produzione. Mi pareva di aver letto da qualche parte, che la parte di Murphy inizialmente era prevista per John Belushi (così ci sarebbe stato un altro cult tra Aykroyd e Belushi), ma non ho trovato conferme. Belushi era morto l'anno prima, il suo ultimo film era stato il morboso I vicini di casa, proprio con l'amico di sempre Dan Aykroyd (per lui Una poltrona per due è il secondo film dopo la morte di Belushi, e la parte stralunata e malinconica da cane bastonato è anche per questo memorabile).
Infine un'annotazione sul titolo originale: Trading places
vuol dire "scambiarsi di posto" e non "una poltrona per due"
(nonostante abbia poco senso, alla fine poteva andare peggio, nella storia del Cinema sappiamo quanti titoli tradotti alla cazzo ci sono stati).Trading
è poi un riferimento ai giochi di borsa, Insider Trading
è una compravendita di titoli di borsa da parte di truffatori venuti
a sapere notizie riservate in maniera illegale, come volevano fare i
fratelli Duke ai quali i nostri eroi rifilano invece notizie
riservate sì, ma false... da qui il loro crack.
Etichette: A qualcuno piace caldo, Animal House, Cinema, Cult-movie, Dan Aykroyd, Eddie Murphy, James Belushi, Jamie Lee Curtis, John Belushi, John Landis, Michela Murgia, Natale, Roberto Silvestri, Una poltrona per due
6 Commenti:
Auguroni in ritardo... ma validi, no?
Un classico bellissimo, che vidi al cine. Bella scelta ed articolo.
Non considerando il natale una festa, se non del consumo e delle luci dell'albero, direi che valgono doppio, in quanto li considero per la fine d'anno, caro amico.
Sì, ricordo che hai avuto la fortuna di vederlo al cinema, e mi chiedo perché mai nessuno ha pensato di riproporlo al cinema a dicembre. Credo farebbe grandi incassi.
Grazie.
... non so se sono nostalgico degli anni '80, ma so che ho bisogno di film come questo ...
... ho bisogno di ridere spensieratamente ...
Caro Semola, si ride sì, si ride, anche se devo dire non spensieratmente (a volte ci si ferma a pensare). Se vuoi un film da morire dal ridere ti consiglio Hollywood Party o anche Il grande Lebowski. Comqunque sia, questo Una poltrona per due è divertentissimo, un classico da vedere e rivedere.
Sono riuscito a perderlo anche quest'anno ma è come se lo avessi rivisto : come tantissimi anch'io lo conosco praticamente a memoria.
Bene, anche io non l'ho visto su Italia 1, non riesco a vedere film con spot in mezzo. L'ho visto su Tim Vision. Una ripassata, ogni tanto, non fa male, segnatelo per il prossimo anno ;)
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