Sono da sempre un appassionato sostenitore dei film di Nanni
Moretti, un uomo di cinema totale, con un'idea di
cinema forte. Capace di stare dietro come davanti alla macchina da
presa, uno che fa cinema sempre, anche quando gira un documentario,
come in questo caso, Santiago, Italia. Un documentario uscito a fine
anno, portato in giro per l'Italia dal cineasta stesso in molti
incontri. Finalmente la pellicola è arrivata anche nella mia città
(purtroppo senza Moretti), mi sono preso un giorno di ferie e sono
andato a vederlo con Elle. Sia lei, che non aveva mai visto un suo
film, sia io, che li ho visti tutti, l'abbiamo apprezzato tantissimo, e
usciti dal cinema ci siamo sorpresi non se ne parli più di tanto.
La sala era piena già al primo spettacolo, segno dell'interesse per
vedere un suo film, cogliendo al volo una delle poche occasioni.
L'argomento poi era molto interessante, per chi ama rileggere la
Storia recente (quella del secolo breve), un film imperdibile. Si
parla di Cile, del colpo di stato che stroncò la nascente
democrazia di Salvador Allende. Attraverso interviste ai cileni
vittime di quel golpe, Moretti ricostruisce quel momento storico
drammatico. I protagonisti sono essenzialmente alcuni esuli politici
riusciti a scappare buttandosi (letteralmente) dentro l'ambasciata
italiana a Santiago e riuscendo poi a raggiungere il nostro paese
per ricostruirsi una nuova vita.
Nel 1973 c'era molta solidarietà
internazionale in Italia. La nostra ambasciata risultò essere una
delle poche ad accogliere giovani militanti che rischiavano di
venire torturati e uccisi. Alcuni di loro ci raccontano le torture,
cosa patirono in quei giorni, e perché scavalcarono quel muro, un muro
alto circa due metri (oggi, ci dicono, è quasi tre metri), un muro tra
la vita e la morte. Protagonisti di quel periodo anche i diplomatici
dentro l'ambasciata, che permisero agli esuli di scavalcare, e dopo un
po' di permanenza nell'ambasciata, lasciare il paese. Raccontano
sbalorditi cosa videro negli stadi dove si torturava la gente, e di come
riuscirono a prendere la decisione di aiutare quelle persone.
Molti di loro, una volta giunti in
Italia, riuscirono a integrarsi, a trovare un lavoro dignitoso, a
costruirsi o ricostruirsi una famiglia. Sono volti belli, simpatici
questi. Operai, insegnanti, musicisti, cineasti, imprenditori,
pittori. Insieme raccontato quei giorni terribili, incalzati dalle
domande interessate di Moretti, che è molto presente.
Una lezione di Storia vera, diretta, da mostrare nelle scuole,
perché con la dittatura che sostituì il presidente eletto Allende,
non si può essere imparziali. Si vedono delle immagini di repertorio
con la Moneda (il parlamento cileno) attaccato dagli aerei. Una cosa
incredibile, eppure è successa.
L'esperimento del socialismo democratico, della presa del potere
attraverso libere elezioni, e con un programma di socialismo forte
condiviso dalla coalizione di Allende, si chiuse così: con il legittimo
presidente ucciso (o suicidato) e la giunta militare guidata da Pinochet
al potere. Chi conosce la
storia d'Italia, ricorda, che questo contribuì a emarginare il PCI a
livello governativo, perché altrimenti poteva accadere come in Cile
si diceva. Una storia controversa, piena di ombre quella italiana. Di sicuro,
la presenza del PCI, di un grande partito comunista in occidente, un
Paese nel Paese, come lo definiva Pasolini, contribuì ad accogliere
bene gli esuli politici cileni. Quello che emerge amaramente è
proprio questo. Nelle stesse parole di quei cileni accolti in
Italia, si sente la mancanza di un PCI oggi. La società italiana è
regredita di molto, man mano che quel partito si allontanava dalle
sue radici, dalla sua base sociale, dalla difesa della classe
lavoratrice, dagli interessi dei lavoratori, per diventare un banale
partito senza classe, fino alla deriva renziana.
Gli esuli cileni ricordano bene
dell'accoglienza dell'allora Emilia rossa, che col sorriso sulle
labbra ricordano veniva chiamata proprio così. Anche se non forza di
governo, ma perché forza di popolo, il PCI riusciva a guidare le
scelte di politica internazionale, come il non riconoscimento della
dittatura di Pinochet. Il film trasmette questo. Ancora una volta la
Storia del Cile, ma anche l'attualità della sua gente, riesce a
parlare alla nostra storia, alla nostra attualità. Perché l'Italia
di oggi è un paese così chiuso? Un paese molto poco solidale, che
non accoglie esuli di paesi distanti, ma chiude i suoi porti? Una
domanda finale, posta in modo diretto da uno degli intervistati. Una
domanda che ci dobbiamo porre, se vogliamo ricostruire un qualcosa di
sinistra.
Etichette: Augusto Pinochet, Cile, Cinema, Dittatura, Film, Nanni Moretti, Novecento, PCI, politica, Salvador Allende, Santiago Italia
13 Commenti:
"Molti di loro, una volta giunti in Italia, riuscirono a integrarsi"
Una famiglia (Rodriguez) dopo essere fuggita fu accolta proprio nel mio paese; i genitori ebbero un lavoro e uno dei figli entrò nel gruppo delle mie amicizie. Belle storie da non dimenticare.
Gran bel film, e mi congratulo con te per il post e le informazioni che hai scritto.
Un salutone e alla prossima
Le vicende della dittatura di Pinochet coi suoi vergognosi crimini non devono essere messe nel dimenticatoio. Nanni Moretti è un grande e a lui va tutta la mia stima. Un salutone
@Lucien
Bravo, è proprio questo che si vede nel film. Molti di loro citano l'Emilia rossa, e mi ha fatto piacere (con tutti i limiti che sappiamo, e abbiamo criticato e criticheremo), ma proprio le tue zone hanno dato speranza e una vita nuova a questa gente (la citano molti nel film, oltre a Milano, che allora era ricca di lavoro, e anche di solidarietà operaia in certe zone, oppure la Roma di Nicolini, per l'aspetto di arte e impegno ... c'è una bella sequenza che mostra il grande Volontè a un incontro romano).
@Accadebis
Grazie, mi fa piacere quello che dici ... spero di aver trasmesso l'entusiasmo e il piacere vero nella visione di Santiago, Italia, film da vedere ... altro che Freddy Mercury che occupa in modo eccessivo le sale per mesi (interessante sì, ma sarebbe ora si levasse dalle palle). Saludos!
@Sergente Elias
Vero, vero, credo sia giusto ripassare spesso e volentieri, questa pagina indegna della Storia, raccontando a giovani ignari e vecchi smemorati, chi era e cosa ha fatto Pinochet nei confronti della democrazia del Cile di Allende (e anche lui, va fatto conoscere, come il film di Moretti). Saludos.
Interessantissimo! Purtroppo sono riuscito a perderlo, spero assolutamente di avere un'altra occasione. Mi piacciono i film di Moretti e ho letto molti libri sull'operazione Condor che ha decimato la gioventù cilena, argentina e non solo.
Spero tu abbia l'occasione di vederlo Marcaval, perché è sicuramente un film che non ti deluderà anzi ... come noi e il numeroso pubblico presente, a fine proiezione applaudirai.
È nella lista di film da vedere... spero di averne presto l'occasione. Grazie per questa appassionata rece.
Altro film che devo guardare.
Saluti a presto.
@Berica
Grazie a te per la fiducia, sono sicuro che se passerà da voi andrai a vederlo e ti piacera tanto quanto è piaciuto a noi.
@Cavaliere Oscuro del Web
Assolutamente da non perdere.
Che bello e interessante il tuo post, Diego, toh, ti chiamo Diego, confidenzialmente, 😊, sai che non sapevo neppure che Nanni Moretti avesse fatto un nuovo film? Sicuro deve essere interessantissimo, sicuro fu un’evento incredibile e di una violenza enorme, che il mondo guardò quasi in diretta, inorridendo... però quanto tempo resistette quel farabutto! Andrò certamente a vederlo, grazie ❤️
Mi fa piacere Bibliomatilda averti dato un titolo di Moretti che non sapevi. In effetti ne hanno parlato meno del dovuto, forse perché è un documentario ... ma è una stupidaggine, tutti i film di Moretti sono un po' dei documentari, no? E comunque di un autore così, si dovrebbe evidenziare qualsiasi cosa faccia, e questa cosa, questo Santiago, Italia non è una cosa qualsiasi, proprio per il legame con quel periodo, quel paese, quella gente. Pinochet è durato troppo, sì ...anche se, a pensarci bene, anche 1 solo giorno per personaggi così è troppo.
Ti dico solo che io mi sono commossa.
Ci credo, ci sono dei momenti davvero forti... sì, commoventi.
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