da Smemo: Un ricordo di John Belushi
Nel novembre/dicembre del 2004 pubblicai sul sito di Smemoranda questo pezzo dedicato a John Belushi. Era per una minirubrica dove parlavo di cinema/tv/libri dedicati a fenomeni culturali a parte, o almeno, che allora mi sembravano così. Si chiamava L'ALTRA AMERICA. Scrissi di Hunter S. Thompson e della serie tv The L Word, del libro di Art Spiegelman L'ombra delle torri e di altro ancora. Copio e incollo qui il pezzo dedicato al grande Belushi, attore che ho sempre adorato.
L’ALTRA AMERICA
a cura de L’Alligatore
Quando il gioco si fa duro … … i duri cominciano a giocare
Un ricordo del comico più indisciplinato d’America
Bella la copertina rossa del libro dedicato al Saturday Night Live appena uscito per Kowalski. Ancora più bella l’idea di mettere in testa ad essa il faccione di John Belushi, il più grande tra i comici apparsi nel programma di culto del sabato sera statunitense.
Mi è venuta voglia di parlarvi di lui perché mi sono accorto che non tutti i giovanissimi lo conoscono. <<Chi era Belushi,>> mi ha chiesto l’altro giorno mio nipote guardando la locandina di “The Blues Brothers” appesa accanto al poster del Che in camera mia.
<<Chi era Belushi?>> gli ho risposto. <<Mai visto “Animal House”?… Mai visto “The Blues Brothers?” …>> Non li aveva mai visti. Peccato!
…e allora, chi era Belushi? Partiamo dalla fine.
John Adam Belushi (Chicago - Illinois 24/01/1949), viene trovato cadavere la maledetta mattina del 5 marzo 1982. In un primo tempo sembra che a stroncarlo sia stato un banale infarto, poi si parla esplicitamente di overdose da coca ed eroina.
La sera prima di morire Belushi era a cena con De Niro e Robin Williams. Pare che De Niro volesse convincerlo a perdere peso per poter partecipare a “C’era una volta in America” (i suoi centoventi chili erano troppi per la parte che doveva interpretare). Si, “C’era una volta in America”, l’ultimo epico sforzo creativo di Sergio Leone. Un bel salto per il comico lanciato dalle trasmissioni televisive National Lampoon e Saturday Night Live, presente sul grande schermo da soli quattro anni.
L’esordio cinematografico di Belushi risale al 1978, con “Animal House”, esplicita presa per il culo degli sdolcinati film d’ambiente scolastico. Belushi è Bluto Blutarsky (quello che dice: <<Quando il gioco si fa duro … … i duri cominciano a giocare.>>), studente ribelle che s’ingozza e sputa cibo in mensa, si spacca lattine di birra sulla capa, partecipa a Toga-party proibiti, cerca le domande dei compiti in classe nella spazzatura. Con questo film nasce il suo mito, nasce il nuovo cinema demenziale. A dirigere il tutto John Landis, allora giovane cineasta alla sua terza prova. La prima parte del titolo originale (National Lampoon’s Animal…) si richiama al “National Lampoon Magazine”, periodico satirico della contro-cultura dei campus universitari, che ha dato origine ad altre pellicole, dischi, spettacoli teatrali, radio e tv.
Nel 1978 Belushi prende parte anche al secondo film da regista di Jack Nicholson, “Verso il sud”, western comico con Nicholson stesso tra i protagonisti. Belushi interpreta una piccola parte, quella di un cowboy messicano.
Nel medesimo anno partecipa a “Il compagno di scuola” (in Italia uscito in tv come “Primo amore”), diretto dall’esordiente Joan Tewkesbury e interpretato da Talia Shire. Belushi è uno degli ex fidanzati ai quali fa visita una divorziata in crisi. Niente di torbido, come si potrebbe pensare, si tratta di una pellicola sentimentale insolita per il Belushi conosciuto. Il copione è dei fratelli Leonard e Paul Schrader.
Nel 1979 “solo” una partecipazione a “1941 Allarme a Hollywood”, uno dei rari flop di Spielberg. Il film è ambientato pochi giorni dopo l’attacco a Pearl Harbor, con gli americani timorosi di un’invasione giapponese sulle coste californiane. Belushi non è l’interprete principale, ma la sua presenza rimane indelebile: sigaro gigante in bocca, occhi da esaltato, tenuta da pilota per sfrecciare come un pazzo a bordo di un piccolo aereo; una vera e propria icona pop.
Il 1980 è l’anno di “The Blues Brothers”, perfetta commedia musicale divenuta subito un vero e proprio fenomeno di costume: Jake (Belushi) ed Elwood (Aykroyd), devono trovare 5.000 $ per evitare la chiusura dell’orfanotrofio dove sono cresciuti. Decidono di rimettere in piedi la loro vecchia band, convincendo i musicisti ad abbandonare sicure occupazioni. Inutile narrarvi le gesta dei due, bisogna assolutamente vederli in azione, vi ricordo solo il fotonico finale con l’inseguimento più folle della storia del cinema: polizia, esercito, nazisti dell’Illinois, ex fidanzate, band country e tanti altri nemici pronti a fermarli. Nonostante il gran spiegamento di forze i due fratelli riescono a raggiungere l’ufficio dei tributi e a saldare il debito dell’orfanotrofio (da notare l’impiegato delle tasse, un giovane Spielberg con baffi, che restituisce il favore a Landis, portaordini in motocicletta in “1941”). Recitano, ballano, cantano, suonano e fanno casino grandi nomi della musica nera: Cab Calloway, Ray Charles, Aretha Franklin, John Lee Hooker, James Brown e ovviamente la Blues Brothers Band. A scrivere il film, oltre al regista John Landis, anche Dan Aykroyd, perfetta spalla (pensante) del nostro eroe. Da notare che ben prima della pellicola, i due fratelli Blues si erano fatti conoscere grazie alle apparizioni al Saturday Night Live, ad una serie di concerti dal vivo e al disco di gran successo “Briefcase Full of Blues” (tre milioni di copie vendute).
Nel 1981 le due ultime apparizioni sul grande schermo: “Chiamami aquila”, di Michael Apted e “I vicini di casa” di John G. Avildsen. La prima è una romantica commedia di denuncia, con un Belushi nelle vesti di giornalista sedentario, spedito sulle Montagne Rocciose ad intervistare una giovane ornitologa. Si notano splendidi scenari di montagna con ottime riprese sul volo delle aquile. Il regista dimostra di trovarsi a suo agio negli ambienti naturali, come in seguito con altri film (“Gorky Park”, “Gorilla nella nebbia”…), mentre il nostro giornalista, dopo un’iniziale antipatia per la natura e l’ornitologa, si diverte un sacco a scorrazzare sulla montagna dietro alla donna. Ottimamente scritto da Lawrence Kasdan, prodotto da Steven Spielberg, “Chiamami aquila” è un gioiellino di film, un classico da vedere e rivedere.
“I vicini di casa” è invece una commedia grottesca, dominata da un’atmosfera angosciante che sfuma solo nel liberatorio finale; tratta da un romanzo di Thomas Berger (quello de “Il piccolo grande uomo”), è diretta da un regista dalle alterne fortune creative, l’Avildsen di “Salvate la tigre” , “Rocky”. La grigia vita di una tranquilla coppia borghese viene sconvolta da due vicini di casa maleducati, sboccati e un po’ stronzi. Belushi è il capofamiglia moderato e paranoico, Aykroyd quello esaltato e inquietante. Un cambio di ruoli inaspettato tra i due amici di sempre.
Questo è il cinema di Belushi, quello che ho avuto la fortuna di apprezzare. In Italia sono giunte solo piccole schegge delle sue molte apparizioni televisive: alcune videocassette, dvd, qualche spezzone passato in trasmissioni comiche (Belushi che imita Joe Cocker è il mio preferito) e nient’altro. Spero che qualche illuminato direttore di rete (…?!) colmi la lacuna, abbinando ad una rassegna completa dei suoi film alcuni inediti televisivi. Abbiamo ancora tanto bisogno del suo spirito irriverente.
FILMOGRAFIA
Animal House (National Lampoon’s Animal House, USA 1978) di John Landis; con J.B. Tim Matheson, John Vernon, Tom Hulce, Karen Allen, Donald Sutherland, Kevin Bacon.
Verso il Sud (Goin’South, USA 1978) di Jack Nicholson; con Jack Nicholson, Mary Steenburgen, J.B., Christopher Lloyd, Veronica Cartwright, Danny DeVito.
Il compagno di scuola (Old Boyfriends, USA 1978) di Joan Tewkesbury; con Talia Shire, Richard Jordan, J.B., John Houseman, Keith Carradine, Buck Henry.
1941 Allarme a Hollywood (1941, USA 1979) di Steven Spielberg; con Dan Aykroyd, J.B., Nead Beatty, Treat Williams, Nancy Allen, Robert Stack, Tim Matheson, Toshiro Mifune, Cristopher Lee.
The Blues Brothers (Id., USA 1980) di John Landis; con J.B., Dan Aykroyd, Kathleen Freeman, Henry Gibson, John Candy, Carrie Fisher, Charles Napier, Frank Oz, Twiggy.
Chiamami aquila (Continental Divide, USA 1981) di Michael Apted; con J.B., Blair Brown, Allen Goorwitz.
I vicini di casa (Neighbors, USA 1981) di John G.Avildsen; con J.B., Dan Aykroyd, Cathy Moriarty, Kathryn Walker, Lauren-Marie Taylor, Tim Kazurinsky.
Etichette: Art Spiegelman, Chiamami aquila, Cinema, Comici, Droga, Hunter S. Thompson, John Belushi, L'Altra America, Smemoranda, The L Word
6 Commenti:
Indimenticabile!
Assolutamente! Uno dei miei grandi miti, forse di più, una spiritual guidance.
Un bell'articolo per un personaggio indimenticabile ... che ho molto amato.
Grazie per il bell'articolo (ero giovane, molto giovane...) e per il resto, condivido.
... dopo aver letto il tuo articolo mi accorgo di non conoscere affatto Belushi, di non andare oltre "The Blues Brothers"... mi acculturerò...
@Semola
Bene, allora ho semimato giusto!
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