Difficile dirlo,
dopo ‘To the Sky’ il mio primo album di brani ‘originali’ ho sentito subito la
necessità di mettermi a comporre, poi è venuta una residenza a Palazzina
Indiano Artein mezzo alle Cascine, il
parco monumentale di Firenze. Nel frattempo ho lavorato molto con varie comunità
soprattutto con bambini di genitori stranieri da cui ho appreso molto. È stato
una somma di tanti stimoli della mia vita quotidiana.
Perché questo
titolo? Cosa significa?
È un gioco di
parole che da forza al concetto su cui è costruita la struttura dell’album, le Suite. Un blocco unico di brani legati
tra loro da uniformità armoniche, di genere, di argomento o nel caso della
prima Suite è riferita a un luogo
preciso, appunto il parco delle Cascine.
Come è stata la
genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Penso che l’idea
iniziale era già scritta nel mio percorso, piano piano si è evoluta poi con la
residenza ho avuto modo di approfondirla, ampliarla e farla gemmare. Fino allo
studio con Stefano Amerio con cui lavoravo la prima volta e avevo grande stima
per lui. Non facile trovare sintonia immediata con chi fa i suoni soprattutto
se hai pochi giorni, ma in questo caso sono molto contenta di com’è venuto.
Tieni conto poi che sarebbe dovuto uscire 10 mesi prima quindi poi l’attesa è stata
interminabile…
Qualche episodio
che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Suite Dreams ?
Il parco, gli
alberi. Andavo in bicicletta attraverso il Parco delle Cascine in primavera, l’esplosione
della natura, incurante dell’uomo. Pura bellezza, ora vedo gli alberi come
essere viventi, li considero, li guardo mutare, sento la loro presenza
Se fosse un
concept-album su cosa sarebbe? … anche a posteriori?
È un’ode alla migrazione,
al cambiare per trovare luoghi nuovi senza paura di lasciare la comodità del
proprio nido, del proprio divano o delle proprie radici. È metafora del
cambiamento come atto di coraggio
C’è qualche pezzo
che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera dell’intero disco? … che
ti piace di più fare live?
Amo suonare Gravity e Mermaid Dance live, sono fiera di aver rielaborato Bach, è sempre
difficile e rischioso confrontarsi con un mostro sacro, i puristi forse si
stanno contorcendo dal dolore ma se ne faranno una ragione.
Il disco è prodotto da Warner Music con Casa Musicale
Sonzogno. Come ti sei trovata con queste forti realtà musicali?
Perfettamente a mio agio, collaboro con persone,
professionisti, competenti e che mi hanno dato un grande supporto alla
produzione con un profondo rispetto del lavoro creativo. È un onore poter
essere prodotta e distribuita da queste grandi realtà. Devo molto a Piero
Ostali di Casa Musicale Sonzogno.
Molto bella la
copertina, sembra l’immagine di un film d’altri tempi: tu e il tuo violoncello
in una strada di campagna. Come è nato lo scatto? Chi è l’autore?
Edoardo De Lille è
un fotografo molto stimolante e sempre in movimento, abbiamo una bella intesa e
sono sempre sicura che dopo una giornata di lavoro ci sia sempre un risultato d’effetto.
Nell’immagine ho la sensazione di essere un po’ Mary Poppins pronta a prendere
il volo con una leggera spinta dell’archetto.
Come presenti dal
vivo il disco?
Con violoncello,
chitarra e concertina, raramente ho un pianoforte. Faccio tutto da sola anche
se spero di poterlo arrangiare per ensemble più ampi, ci sto lavorando.
Cerco sempre di
raccontarlo molto e renderlo ‘aperto’ rispetto a un pubblico che può essere di
esperti o di semplici appassionati, mi piace raccontare i retroscena e
contestualizzare ogni pezzo. Trattandosi di Suite le suono in blocco perché hanno
una loro forza come unità.
Gran piacere ospitare in palude per la terzo volta Naomi Berrill, artista internazionale: irlandese, che vive da alcuni anni in Italia, precisamente in Toscana.
Presenta oggi pomeriggio il suo magico terzo album, Suite Dreams, toccante e unico come sono i suo dischi, tra moderno e antico, tra classico e pop, jazz e folk irlandese.
Anche se non si può rimanere insensibili a Jig and Reel stupenda danza folk irlandese, per la prima volta scritta ed eseguita per violoncello. Geniale!
Stupenda anche Swing Me Around moderno jazz che non sarebbe male in un film di Jarmusch, magari Daubailò. Gran ritmo, gran voce, l'inserimento di fiati...
Tipo Gravity, pezzo più ritmico, e allo stesso tempo molto onirico. Un pezzo che cresce ascolto dopo ascolto e anche internamente, grazie anche ai vocalizzi beatlesoniani della Berrill ...
Tutto il disco è intriso da poesia e magia, un blocco unico di brani legati tra loro da uniformità armoniche, di genere ... come dice la stessa Berrill spiegando il titolo dell'album.
Critico rock del web. Pacifista integrale.
Collaboratore del sito della nota agenda
Smemoranda dalla lontana estate del 2003 e del Frigidaire cartaceo dall'autunno 2009. Dall'aprile 2017 collabora anche con Il Nuovo Male, e dall'estate del 2017 con il portale I Think Magazine, dall'autunno 2018 con MeLoLeggo.it. A gennaio 2018 fonda con Elle il sito L'ORTO DI ELLE E ALLI . Metà veneto, metà altoatesino (la mamma è dello stesso paese di Lilli Gruber), è nato nei primi anni Settanta, il giorno del compleanno di Jack Kerouac.
10 Commenti:
Gran piacere ospitare in palude per la terzo volta Naomi Berrill, artista internazionale: irlandese, che vive da alcuni anni in Italia, precisamente in Toscana.
Presenta oggi pomeriggio il suo magico terzo album, Suite Dreams, toccante e unico come sono i suo dischi, tra moderno e antico, tra classico e pop, jazz e folk irlandese.
Un disco tutto da ascoltare, dove è difficilissimo scegliere un pezzo rispetto a un altro.
Anche se non si può rimanere insensibili a Jig and Reel stupenda danza folk irlandese, per la prima volta scritta ed eseguita per violoncello. Geniale!
Come del resto Prelude, originale idea musicale, nata dalla Bourrée della 3° Suite di Bach, con lei: il suo violoncello e la voce, anzi i vocalizzi.
Stupenda anche Swing Me Around moderno jazz che non sarebbe male in un film di Jarmusch, magari Daubailò. Gran ritmo, gran voce, l'inserimento di fiati...
Ma ripeto, è tutto un disco da ascoltare ...
Tipo Gravity, pezzo più ritmico, e allo stesso tempo molto onirico. Un pezzo che cresce ascolto dopo ascolto e anche internamente, grazie anche ai vocalizzi beatlesoniani della Berrill ...
Malinconia beatlsoniana anche in Mermaid Dance<, pop-folk con la voce a massimo.
Tutto il disco è intriso da poesia e magia, un blocco unico di brani legati tra loro da uniformità armoniche, di genere ... come dice la stessa Berrill spiegando il titolo dell'album.
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