DOVE
ASCOLTARLO: sulle principali piattaforme(tipo spotify) in download e streaming o
rivolgendosi a noi per acquistare una delle copie in cd in edizione
limitata (lazzaruololucio@gmail.com)
È
un disco che, in realtà, non è nato strumentale. Ci siamo messi al
lavoro, con molta calma, dopo l’album precedente (risalente al 2012…) e
ci siamo resi conto che avevamo materiale per un disco che poteva fare
tranquillamente a meno del cantato. Nei nostri album precedenti spesso
abbiamo registrato pezzi strumentali, quindi questa è una naturale
evoluzione di quanto già facevamo.
Perché questo titolo? Cosa vuol dire?
Semplicemente
è un invito, prima a me stesso, a non farsi influenzare dagli altri, ad
ascoltare tutti, ma poi fare di testa propria. E non solo in senso
strettamente musicale.
Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Come
dicevo abbiamo registrato diversi brani senza avere ancora un’idea
precisa di cosa ne sarebbe sortito, un atteggiamento piuttosto abituale
ormai nella nostra produzione. Abbiamo registrato diversi brani con la
chitarra classica; su questi pezzi è stata creata una sorta di base,
composta da loop, campioni e parti suonate da musicisti in carne ed
ossa. Quindi originariamente i brani, spesso, erano stati concepiti in
chiave acustica (e infatti ci capita di suonarli qualche volta dal vivo
solo con le chitarre classiche), ma hanno subito un’evoluzione che li ha
calati in un contesto musicale ricco di riferimenti etnici,
elettronici, ecc.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Let Them Say?
In
diversi brani suonano con noi musicisti, per lo più parti solistiche,
che abbiamo conosciuto via internet e che hanno dato una mano importante
nella realizzazione di questo disco. È un modo per noi abbastanza nuovo
di interagire e che credo continueremo a usare anche in futuro.
Se Let Them Sayfosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Non
mi pare sia un concept. Se vuoi il filo che idealmente potrebbe unire i
pezzi è la ricerca di un equilibrio strumentale tra le varie componenti
di un brano. e amalgamare mondi musicali piuttosto distanti tra di
loro, con un occhio in particolare a influenze di musica orientale,
prog, rock e folk.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri dell’intero disco? … che vi piace di più fare live?
Personalmente preferisco Delicate sabbath e il pezzo che dà il titolo al disco. Si tratta di un brano che, come qualche altro (So far out, per esempio), si presta a essere suonato anche in formazione acustica.
A livello produttivo Luminol Records … chi altri?
Abbiamo
chiesto un po’ in giro, ma la situazione del mondo discografico è
quella che è. Abbiamo preferito Luminol perché ha un approccio più
aperto rispetto a certe tematiche musicali.
Come è nata questa copertina? … chi dietro alla grafica di Let Them Say, tanto semplice e perturbante?
C’è
un artista che vive ad Avellino, Fabio Mingarelli, mio vecchio compagno
di scuole medie. Una persona molto umile e disponibile che aveva già
firmato la copertina del precedente disco. Ha uno stile molto personale
che in qualche modo rimanda alla nostra musica, con questa grande
attenzione per i particolari.
Come presentate il disco dal vivo?
Ci
sono due tipi di problemi, in realtà. Il primo è ovviamente costituito
dalla stasi di tutte le attività musicali, stasi che solo ora sembra sul
punto di finire e poi c’è da dire che molti brani di Let them say
presuppongono l’impiego di un numero di musicisti piuttosto nutrito,
vista la loro struttura. Insomma credo che qualcosa faremo, ma immagino
con una sorta di rivisitazione dei pezzi da suonare.
Altro da dichiarare?
Stiamo
già lavorando ad un altro disco, che penso sarà di nuovo strumentale,
basato su un ensemble piuttosto singolare: due chitarre classiche e
batteria. Naturalmente ci sarà pure un basso e interventi di vari
solisti. Suoneremo con questa formazione a Roma ad ottobre.
Tipo la title-track che apre il disco: belle chitarre, chitarre a briglia sciolta, per un ritmico e coinvolgente prog-rock moderno con delle ascendenze arabe.
Menzione speciale a Le magnifiche sorti (e progressive), uno stratificarsi di suoni, un accumulazione di suoni, che trova tranquillità nelle tastiere, per poi riprendere a salire, in modo tranquillo, fondamentale anche le corde del bouzouki . Un bel modo di interpretare un'idea.
Critico rock del web. Pacifista integrale.
Collaboratore del sito della nota agenda
Smemoranda dalla lontana estate del 2003 e del Frigidaire cartaceo dall'autunno 2009. Dall'aprile 2017 collabora anche con Il Nuovo Male, e dall'estate del 2017 con il portale I Think Magazine, dall'autunno 2018 con MeLoLeggo.it. A gennaio 2018 fonda con Elle il sito L'ORTO DI ELLE E ALLI . Metà veneto, metà altoatesino (la mamma è dello stesso paese di Lilli Gruber), è nato nei primi anni Settanta, il giorno del compleanno di Jack Kerouac.
10 Commenti:
Bello ospitare i Notturno Concertante in questa mattinata di sole (del resto, nonostante il loro nome, fanno una musica solare).
Solo musica, ma, come dice giustamente Lucio nell'intervista, musica che basta a se stessa. Undici pezzi strumentali per lasciarsi andare.
Molto importanti le chitarre, il ritmo e una certa circolarità del suono, che avvolge e prende bene pezzo dopo pezzo ...
Tipo la title-track che apre il disco: belle chitarre, chitarre a briglia sciolta, per un ritmico e coinvolgente prog-rock moderno con delle ascendenze arabe.
Oppure Delicate Sabbath, quasi jazz, con un bell'inserimento delle trombe e dei ritmi caraibici ...
Oppure Dei miei sospiri, pezzo magico, intriso di suggestioni, date in particolare dalle tastiere e da un sapiente mescolamento elettronica/acustica.
E siamo solamente alle prime tre ...
Un disco tutto da ascoltare, perché rasserena, diverte e fa riflettere.
Menzione speciale a Le magnifiche sorti (e progressive), uno stratificarsi di suoni, un accumulazione di suoni, che trova tranquillità nelle tastiere, per poi riprendere a salire, in modo tranquillo, fondamentale anche le corde del bouzouki . Un bel modo di interpretare un'idea.
Ma tutto il disco è un bel modo di intepretare un'idea. E allora provate ad ascoltarlo.
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