DOVE
ASCOLTARLO su spotify e tutti principali stores digitali
LABEL
radici music records
PARTICOLARITA’
live acustico inciso in una torre medievale INSTAGRAM
CITTA’
Bologna
DATA
DI USCITA 14 maggio 2020
L’INTERVISTA
Come è nato Doing Nothing?
Doing nothing è un album nato dopo la scorsa estate,
dopo anni di amicizia e intense frequentazioni dove non si è mai parlato di
suonare insieme, è nata questa idea con leggerezza, quasi per gioco dopo
splendidi pranzi estivi .
Cosa significa per voi questo titolo?
Il
singolo Doing nothing parla di questa
grande capacità che abbiamo tutti di indignarci senza reazioni coerenti e senza
alcuna consequenzialità, parla di ambientalismo e inerzia collettiva, parla di
estinzione verso la quale ci affrettiamo proprio non facendo nulla.
Come è stata la genesi dell’album,
dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Abbiamo
potuto suonare insieme solo perché ci piaceva trascorrere tempo insieme, mi
piaceva lo spirito che si era creato ed ero sicuro, da produttore, che aveva un
senso trasferirlo in musica. Le band non esistono più per tanti ovvi motivi,
poter ricreare quel tipo di energia è cosa rara e preziosa. Come in tutti i
lavori, i professionisti suonano insieme anche se si stanno antipatici, suonano
insieme per motivi professionali, Il caso di una band è ovviamente molto
diverso.
Qualche episodio che è rimasto nella
memoria durante la lavorazione di Doing Nothing?
Abbiamo suonato molto all’aperto in
questa torre antica ed abbiamo scelto insieme i brani. Dovevano piacere a tutti
e tutti dovevano divertirsi a suonarli live, queste sono state le regole
basilari di questa collaborazione. Abbiamo scelto tra tanti brani nuovi e
vecchi, tra brani già editi agli inizi degli anni 2000 con la band Pelican Milk
o rimasti nel cassetto a lungo ad aspettare il loro momento o ancora brani
scritti proprio durante il periodo di lavorazione del disco.
Sefosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Parlerebbe di un uomo che è costretto
alla vita, costretto al cambiamento e forse non avrà il tempo di vedersi
cambiato. Parlerebbe delle sue difficoltà e dei suoi infiniti dubbi e della
conclusione inevitabile di optare per la semplicità e la leggerezza come unica
filosofia di vita. Come unica opzione assimilabile al volo.
C’è qualche pezzo che preferite?
Qualche pezzo del quale andate più fieri dell’intero disco? … che vi piace di
più fare live?
In realtà ognuno ha i suoi brani
preferiti ma ognuno ascoltando il disco assieme tende a cambiare idea ogni
volta. Il disco piace a tutti noi. Il disco è tutto live e pensato per essere
suonato di fronte a un pubblico per il piacere di tutti, sia dei musicisti che
degli spettatori.
Radici Music Records a
produrre. Come vi siete incontrati? Come mai con loro?
È
il secondo disco in due anni (abbiamo rischiato anche di farne un terzo...)
prima Savelli Manzi Gettare le basi
ed ora Savelli and Nostress Doing nothing.
Apprezzo molto come lavorano, la loro passione e perizia, la grande cura dei
lavori che seguono e il rispetto che hanno per la musica e i musicisti. Faremo
sicuramente molte altre cose insieme.
Copertina molto suggestiva, mitica, in
linea con la vostra. Chi l’ha fatta?
Le illustrazioni della copertina sono
state curate dall’artista Simone Ragnoni, di cui apprezzavamo lo stile e il
quale ha subito colto il senso del nostro lavoro e lo ha rappresentato in
maniera perfetta. Radici ha seguito poi tutta la realizzazione grafica.
Come presentate dal vivo Doing
Nothing?
Quello che senti quando ascolti il
disco è quello che puoi aspettarti live, stessa formazione a quartetto: 2
chitarre e voci, basso e batteria. Visto che i testi sono per noi molto
importanti, anche il cd infatti contiene libretto con testi inglese/italiano a
fronte, pensavamo di presentare il testo in italiano prima di ogni brano.
Un gran piacere ospitare in palude Alex Savelli, che ci parla di questo disco realizzato con la band NoStress. Una collaborazione nata in amicizia, che visti i risultati spero duri: gran bel disco questo Doing Nothig - Live at the Tower.
Sì, registrato dal vivo in una torre medievale, e si sente ... la sua immediatezza in ognuna delle 12 canzoni (3 delle quali provenienti dall'esperienza Pelican Milk, band italo-inglese fondata dallo stesso Savelli a inizio millennio).
Certo, Little Girl, con la voce al massimo, ottime vibrazioni con i 4 a suonare come un solo uomo per questo blues maledetto che conquista per le parole, la chitarrina, il patos...
Ma anche la precedente Don't Listen non è niente male: armonia quasi araba, per un pezzo acido e duro che a tratti sembra uscire da No Quarter di Page e Plant (e non sto scherzando).
Critico rock del web. Pacifista integrale.
Collaboratore del sito della nota agenda
Smemoranda dalla lontana estate del 2003 e del Frigidaire cartaceo dall'autunno 2009. Dall'aprile 2017 collabora anche con Il Nuovo Male, e dall'estate del 2017 con il portale I Think Magazine, dall'autunno 2018 con MeLoLeggo.it. A gennaio 2018 fonda con Elle il sito L'ORTO DI ELLE E ALLI . Metà veneto, metà altoatesino (la mamma è dello stesso paese di Lilli Gruber), è nato nei primi anni Settanta, il giorno del compleanno di Jack Kerouac.
10 Commenti:
Un gran piacere ospitare in palude Alex Savelli, che ci parla di questo disco realizzato con la band NoStress. Una collaborazione nata in amicizia, che visti i risultati spero duri: gran bel disco questo Doing Nothig - Live at the Tower.
Sì, registrato dal vivo in una torre medievale, e si sente ... la sua immediatezza in ognuna delle 12 canzoni (3 delle quali provenienti dall'esperienza Pelican Milk, band italo-inglese fondata dallo stesso Savelli a inizio millennio).
Dodici pezzi inesorabili, tra ironica, disincanto, realismo ... un rock autentico, secco, diretto.
Difficile scegliere un pezzo rispetto a un altro, sono veramente dodici canzoni equilibrate.
Certo, la title-track, apparentemente pessimista: cosa stiamo facendo mentre il mondo brucia? Poetico e politico nel vero senso del termine
Certo, Little Girl, con la voce al massimo, ottime vibrazioni con i 4 a suonare come un solo uomo per questo blues maledetto che conquista per le parole, la chitarrina, il patos...
Molto bella anche Days uno dei tre pezzi provenienti dall'esperienza Pelican Milk. Perla psichedelica con chitarrina ancora in evidenza.
Ma a questo proposito come non citare Ariaz che chiude in modo dilatato/dilatante il disco: cantato forte, gran ritmo, chitarre sicure.
Ma anche la precedente Don't Listen non è niente male: armonia quasi araba, per un pezzo acido e duro che a tratti sembra uscire da No Quarter di Page e Plant (e non sto scherzando).
Insomma, un gioellino di disco che consiglio di ascoltare dall'inizio alla fine, più volte.
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