Motel Rooms è andato
sviluppandosi nell’arco di un paio d’anni: il primissimo accenno del disco è
nato da un giro di chitarra che ho scritto mentre mi trovavo in studio per le
registrazioni di Wet Moon, durante una notte in cui rimasi da solo all’Outside
Inside per poter riprendere la mattina dopo; la chiusura degli ultimi dettagli
invece è avvenuta appena prima di iniziare il nostro tour lungo la West Coast,
Anita ha aggiustato i testi mentre eravamo a Los Angeles.
Come mai questo titolo?
Il titolo vuole essere un
tributo proprio ai giorni trascorsi lungo la 5 o la 101 degli Stati Uniti: è
stata l’occasione per testare il disco prima di entrare in studio il mese successivo
per registrarlo. Per noi è stato importante poterlo fare sul quel suolo,
davanti a quel pubblico.
Come è stata la genesi dell’album,
dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
C’era chiaramente un’idea
iniziale, una sorta di goal che ci eravamo messi in testa di raggiungere a
livello di sonorità; volevamo concentrarci di più su alcuni dettagli, sugli
arrangiamenti, con una forte impronta tipica di certo surf degli anni ’60. Da
lì alla realizzazione vera e propria del disco sono successe molte cose ed è
trascorso un bel po’ di tempo, sicuramente più del previsto, Motel Rooms è il risultato di tutto
questo. È stato un processo lungo, abbiamo investito molte energie per mettere
insieme questo disco e per una parte piuttosto considerevole abbiamo dovuto dividerci
tra la stesura del disco e la promozione di quello precedente, è una cosa che
può sembrare scontata ma un lavoro del genere richiede davvero molto.
Qualche episodio che è rimasto
nella memoria durante la lavorazione del disco?
Non mi viene in mente un
episodio in particolare, posso però dirti che la lavorazione del disco è stata
costellata da una serie di ‘prime volte’ che l’ha resa in qualche modo
speciale. Matt aveva da poco trasferito l’Outside Inside Studio in un casolare
immerso nel verde, sulle colline del Montello. Abbiamo finalmente potuto
lavorare all’interno di un contesto che per anni avevamo solo immaginato.
Se fosse un concept-album su cosa sarebbe? …
tolgo il fosse?
Non direi che dietro a Motel Rooms vi sia un concept anche se
nei testi di Anita c'è qualche ritorno tematico: in più episodi è possibile
rintracciare una sorta di dualismo concettuale, un gioco al richiamo di temi crepuscolari
(Eyes Of Shadow, Demons, Lustful Lovers) e
di luminosità (And We're Shining, Summer Glow, Till The Morning Comes). Detto ciò, il disco non nasce come concept
album, probabilmente l’aver scritto i testi in un determinato periodo l’ha
portata spontaneamente ad avvalersi di un certo simbolismo legato a quel suo
personale periodo.
C’è qualche pezzo che
preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri di Motel
Rooms? … che vi piace di più fare
live?
Alcuni dei pezzi a cui siamo
molto legati e che ci diverte suonare dal vivo sono Eyes of Shadow e And We’re Shining.
Entrambi fanno parte dei tre singoli in uscita digitale prima del 22 maggio,
assieme a Till The Morning Comes. La
scelta è ricaduta su questi brani perché secondo noi riassumono al meglio ciò
che volevamo si respirasse ascoltando Motel
Rooms.
La mitica
Go Down Records a produrre? Come mai con loro?
Quella di
Go Down Records è una realtà che conosciamo da molto tempo, che è sempre stata
molto presente nel nostro territorio. Lavoriamo assieme a loro fin dalla nostra
prima uscita, han sempre creduto nel progetto e sappiamo di poter sempre
trovare in Max una voce disponibile, rispettosa (sia a livello umano che
artistico) che ha costruito la sua esperienza in anni di lavoro nelle polverose
retrovie dell’underground italiano (e non solo).
Copertina molto semplice e
diretta, geometrica direi …. Come è nata? Chi l’autore?
L’autore della copertina è
Julian Montague, artista newyorkese che ci ha colpito per il forte impatto
delle sue opere e per il suo amore verso il design anni ’60-’70. Il processo di
realizzazione è stato molto fluido, non c’è mai stato un intoppo nelle
comunicazioni tra di noi. È un lavoro molto diverso dai nostri standard,
avevamo bisogno di questo, sentivamo la necessità di portare un po’ di
freschezza anche all’interno del nostro immaginario.
Come presentate dal vivo il
disco?
Dovevamo presentare il disco a
fine maggio al CSC, uno storico locale della zona con cui amiamo collaborare.
Stavamo “costruendo” la serata e non vedevamo l’ora di pubblicizzare l’evento,
non sveliamo nulla al momento, sappiamo che passerà del tempo prima che la
situazione torni alla normalità ma appena sarà possibile vogliamo comunque
avere l’occasione di ‘tagliare il nastro’, anche se il disco sarà già uscito da
mesi.
Altro da dichiarare?
Nothing to declare - grazie
Diego per aver voluto parlare di Motel
Rooms!
Un disco del quale mi sono innamorato fin dal primo ascolto Motel Rooms dei vicentini Mother Island, tanto da volerli ospitare assolutamente in palude.
Musica senza tempo la loro, pura psichedelia surfeggiante anni '60, per un altro pregiato prodotto di casa Go Down Records. I Mother Island sono una band nata e cresciuta con questa mitica etichetta, che continua a puntare su di loro, giustamente ...
Difficile dire un pezzo rispetto ad un altro... difficile, molto difficile perché questo vinile (5 pezzi per lato), ha 10 potenziali singoli. Inutile girarci intorno 🌎.
We All Seem To Fall To Pieces Alone? Altra perla filmica, struggente e crepuscolare, morriconiana decisamente da spaghetti-western ... fiati suggestivi, organo pure.
Ma stesse belle cose vi potrei dire per Deade Rat, o il finale dilatato/dilatante del disco, Lustful Lovers, sei minuti e rotti che colpiscono al cuore.
Grandi Mother Island, una qualsiasi loro canzone poteva finire nell'ultimo film di Tarantino, ma non è detto che il buon Quentin decida di prenderla per uno dei suoi prossimi cult.
Mi fa piacere che lo noti Berica, spesso tendo a ospitare gruppi non della nostra regione, perché mi piace rappresentare più possibile tutta l'Italia, da Bolzano a Palermo, da Torino a Cagliari, Firenze, Bologna, Udine e Lecce ... centro, sud, nord, est e ovest e ovviamente le isole, alle quali sono molto attaccato, musicalmente e sentimentalmente... Credo di esserci riuscito tra le migliaia di gruppi qui ospitati. Però, se trovo band della mia città o regione valide, ovviamente mi piace ospitarle. Come in questo caso 🎸.
Critico rock del web. Pacifista integrale.
Collaboratore del sito della nota agenda
Smemoranda dalla lontana estate del 2003 e del Frigidaire cartaceo dall'autunno 2009. Dall'aprile 2017 collabora anche con Il Nuovo Male, e dall'estate del 2017 con il portale I Think Magazine, dall'autunno 2018 con MeLoLeggo.it. A gennaio 2018 fonda con Elle il sito L'ORTO DI ELLE E ALLI . Metà veneto, metà altoatesino (la mamma è dello stesso paese di Lilli Gruber), è nato nei primi anni Settanta, il giorno del compleanno di Jack Kerouac.
11 Commenti:
Un disco del quale mi sono innamorato fin dal primo ascolto Motel Rooms dei vicentini Mother Island, tanto da volerli ospitare assolutamente in palude.
Musica senza tempo la loro, pura psichedelia surfeggiante anni '60, per un altro pregiato prodotto di casa Go Down Records. I Mother Island sono una band nata e cresciuta con questa mitica etichetta, che continua a puntare su di loro, giustamente ...
Difficile dire un pezzo rispetto ad un altro... difficile, molto difficile perché questo vinile (5 pezzi per lato), ha 10 potenziali singoli. Inutile girarci intorno 🌎.
Till The Morning Comes? Pezzo languido da ballare in modo originale, come fosse un film di Tarantino.
We All Seem To Fall To Pieces Alone? Altra perla filmica, struggente e crepuscolare, morriconiana decisamente da spaghetti-western ... fiati suggestivi, organo pure.
Demons? Inizio del lato B decisamente pompante, molto Jefferson Airplane (chitarre in primo piano, gran ritmo, cantato potente).
Ma stesse belle cose vi potrei dire per Deade Rat, o il finale dilatato/dilatante del disco, Lustful Lovers, sei minuti e rotti che colpiscono al cuore.
... e ovviamente fanno venire voglia di riprendere in mano questo vinile e farlo partire ancora.
Grandi Mother Island, una qualsiasi loro canzone poteva finire nell'ultimo film di Tarantino, ma non è detto che il buon Quentin decida di prenderla per uno dei suoi prossimi cult.
Grazie per questa scoperta vicentina. Un territorio che riserva piacevoli sorprese quando sembra non ci siano speranze.
Mi fa piacere che lo noti Berica, spesso tendo a ospitare gruppi non della nostra regione, perché mi piace rappresentare più possibile tutta l'Italia, da Bolzano a Palermo, da Torino a Cagliari, Firenze, Bologna, Udine e Lecce ... centro, sud, nord, est e ovest e ovviamente le isole, alle quali sono molto attaccato, musicalmente e sentimentalmente... Credo di esserci riuscito tra le migliaia di gruppi qui ospitati. Però, se trovo band della mia città o regione valide, ovviamente mi piace ospitarle. Come in questo caso 🎸.
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