L’album è nato come idea agli
inizi del 2017. In quel periodo mi domandavo se la nostra inclinazione al
concept o più in generale a trovare sempre un filo conduttore nella stesura di
una compilazione di brani non dovesse avere un mastice ancora più forte, una
struttura ancora più coesa. Ricordo che in quel periodo stavo lavorando a “I
Quattro Movimenti del Samurai” con il pittore Bartolomeo Casertano, una
perfomance sonoro-pittorica basata su quattro momenti idealizzati in un giorno
della vita di un Samurai. Credo che quella strutturazione (di cui in seguito ho
registrato i quattro brani con gli Incredulous Eyes al completo) mi abbia
portato a pensare a una costruzione ancora più definita per il nostro nuovo
lavoro. A questo punto mi è venuto in mente che scrivere un racconto e portarlo
in musica alla maniera delle opere rock degli anni Settanta sarebbe stato un
modo perfetto per ottenere quella “strutturazione forte” che stavo cercando. (Danilo
Loop Di Nicola)
Come mai questo titolo? Cosa vuole dire? …
La traduzione letterale è “Viaggio Folle”. In un certo senso rappresenta il
percorso interiore del protagonista della storia che si chiama Ken. Un salto
quantico verso nuove consapevolezze della sua esistenza. All’inizio avevo dato
all’album il titolo “Kaef”, che è l’altro protagonista del racconto che ho
scritto. Poi ho pensato che, in realtà, la storia era incentrata sui ricordi e
le emozioni di questo “viaggio folle” da parte di Ken. Quindi sono giunto alla
conclusione che Mad Journey sarebbe stato un ottimo titolo, essendo sia il
titolo di uno dei brani contenuti nel disco, sia il momento cruciale della storia,
la fase in cui inizia il percorso di cambiamento di Ken, (Danilo Loop Di
Nicola)
Come è stata la genesi dell’album,
dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
La genesi del racconto è stata un po’ travagliata, nel senso che nel mentre
scrivevo la storia non ero sicuro né del risultato finale sulla qualità del
racconto né se mi avrebbe permesso di scrivere dei testi validi per i brani. Mi
sono accorto dopo un po’ che i testi mi avrebbero dato parecchio filo da
torcere. Ben presto è diventata una sfida che mi ha letteralmente appassionato
e spinto tantissimo a migliorare sia la costruzione musicale che testuale. Solo
dopo aver finito di scrivere i brani insieme al gruppo, mi sono accorto che dando
alla musica un filo logico ben definito per il tramite di un racconto, può
portarti verso territori nuovi e sconosciuti. Un’esperienza personale che
ognuno potrebbe interpretare in modo diverso a seconda della propria
sensibilità. Quando siamo andati in studio credo sia stato anche più semplice
registrare i brani. Eravamo più coesi e preparati, avevamo curato maggiormente
i dettagli di ogni parte musicale. (Danilo Loop Di Nicola)
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante
la lavorazione del disco?
Mbè, sicuramente durante le fasi di registrazione non è mai uguale
l’andamento delle session. Molte volte arrivi preparatissimo e per il 90% dei
brani fila tutto liscio, poi c’è quel brano che per uno strano motivo non
scorre e non ha il groove giusto… È successo per Insane Holograms, dove mi sono imbattuto con un demone che non
voleva che il brano scorresse come l’avevo concepito … poi qualche birra ha
sciolto la tensione che avevo creato e ha risolto l’inghippo.
Poi apprezzo molto come riusciamo a sentirci a nostro agio nella situazione
Studio di registrazione, sembra quasi che ci spalmiamo su una fetta biscottata
con burro e marmellata. Il merito sicuramente va condiviso con Davide Grotta
che ci ha sempre messo a disposizione attrezzatura e attenzioni da Star …
(Claudio Di Nicola)
Se fosse un
concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Sì…è decisamente un concept…probabilmente il più compiuto nella sua struttura
tra i dischi che abbiamo fatto. Credo che sin dall’inizio della nostra storia
musicale il concept abbia fatto parte delle nostre prerogative. Quando ho
avviato la mia collaborazione musicale con Giustino Di Gregorio, che poi si è
defilato per darsi completamente all’arte visiva, abbiamo sempre preso spunto
da una serie di tematiche per la scrittura dei testi e per la concezione della
grafica. Un modo di lavorare che poi mi sono portato dietro anche nei lavori
successivi. (Danilo Di Nicola)
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del
quale andate più fieri di Mad Journey? … che vi piace di più fare live?
Personalmente amo ogni nota e ogni battuta di questo disco, ma se devo
scegliere come se fossi un semplice ascoltatore sicuramente Cells, Guilty, Vision of Halet eNobody must die…. Ma ripeto faccio
fatica a non amare anche gli altri … (Claudio Di Nicola)
Abbiamo avuto il tempo di suonare dal vivo qualche brano…speriamo di farlo
in un prossimo futuro vista la situazione attuale. La title track Mad Journey,Vision of Halet, Nobody must die, Deeper
Inside… (Danilo Di Nicola)
I Dischi del Minollo e Furtcore Records a produrre? Come mai
con loro?
La cosa è
simpatica perché con Marco Sigismondi della Furtcore Records (che viene dalla
scena Hardcore italiana… vedasi alla “Voce” Digos Goat), ci conosciamo da anni e
c’è sempre stata un’amicizia e un’affinità comune verso la musica e il suo
sottosuolo, solo che ultimamente ci eravamo un po’ persi di vista.
Mentre
con Francesco Strino dei “I Dischi del Minollo” che apprezzavamo già per le sue
produzioni discografiche, avevamo intrapreso un discorso per una possibile
produzione dopo un concerto…
Praticamente
nel momento in cui Francesco dei I dischi del Minollo ci ha confermato che
voleva produrre il disco, anche Marco della Furtcore ci ha chiesto di ascoltare
e produrre il disco… come potevamo dirgli di no?
A quel
punto abbiamo deciso di unire le forze e non lasciare fuori niente e nessuno…
(Claudio Di Nicola)
Copertina e artwork molto affascinante. Come è nato
tutte questo? Chi l’autore?
Diciamo che un lavoro a 4 mani, nel senso che all’inizio io mi sono
occupato di lavorare su immagini disegnate a mano libera che rappresentassero
in qualche modo il concept del disco, lavorando su soluzioni grafiche il più
possibilmente minimali con un uso di tecniche semplici, quali linee e puntinato.
E devo dire che ci ho perso un bel po' di giorni perché non ne ero mai
soddisfatto.
Poi assieme ad Andrea Stazi (bassista) che conosce bene l’uso dei programmi
di grafica, abbiamo trasportato e lavorato queste immagini per realizzare il
risultato copertina che vedi… Ci spiace solo non aver stampato anche il vinile…
(Claudio Di Nicola)
Come presentate dal vivo il disco?
L’idea, quando potrà essere realizzata, è quella di suonarlo per intero e
secondo la sequenza dell’album, senza dire una parola tra un pezzo e l’altro,
anche perché credo che perderebbe in atmosfera. Io di solito non sono molto loquace:
probabile che direi qualcosa alla fine del concerto sul racconto che ho
scritto. (Danilo Di Nicola)
Altro da
dichiarare?
Nulla di particolare…se non che ci auguriamo di tornare
presto a poterci esprimere suonando dal vivo e far conoscere questo lavoro di
cui andiamo particolarmente orgogliosi.
Un vero e proprio concept-album Mad Journey, come piace a me ... mi piace siano tornati in voga i concept... questo è nato da un racconto del chitarrista Danilo Di Nicola. Una storia molto intensa, tra malattia e follia, speranza e mondi nuovi.
Difficile, ma non impossibile, allora dico, assieme ai musicanti intervistati, la title-track, saltellante e psicotica, viaggio folle, molto anni Settanta, sia nel cantato, quasi recitato da concept.
Vision of Halet, pezzo dilatato/dilatante con un inizio strumentale, è il pezzo che chiude il lato A. Una progressione impressionante nella costruzione di muri del suono alti, che dalle cuffie mi entrano nel cervello...
Ma anche Goodbye my friend, tesa e drammatica canzone dalla recitazione (e anche i suoni) a togliere ... come fa capire il titolo, ci stiamo avvicinando alla fine.
Ma anche Brother John è un gran pezzo, degna conclusione di un gran disco, con l'aggiunta di violoncello elettrico, piano e il thereim ... struggente finale di Mad Journey, disco tutto da ascoltare.
Critico rock del web. Pacifista integrale.
Collaboratore del sito della nota agenda
Smemoranda dalla lontana estate del 2003 e del Frigidaire cartaceo dall'autunno 2009. Dall'aprile 2017 collabora anche con Il Nuovo Male, e dall'estate del 2017 con il portale I Think Magazine, dall'autunno 2018 con MeLoLeggo.it. A gennaio 2018 fonda con Elle il sito L'ORTO DI ELLE E ALLI . Metà veneto, metà altoatesino (la mamma è dello stesso paese di Lilli Gruber), è nato nei primi anni Settanta, il giorno del compleanno di Jack Kerouac.
8 Commenti:
Gran piacere ospitare ancora una volta The Incredulous Eyes, che erano stati già in palude alcuni anni fa per un'intervista in diretta.
Era il 2013 e presentarono qui Here’s The Tempo. Oggi invece ci parlano nell'intervista in differita di Mad Journey.
Un vero e proprio concept-album Mad Journey, come piace a me ... mi piace siano tornati in voga i concept... questo è nato da un racconto del chitarrista Danilo Di Nicola. Una storia molto intensa, tra malattia e follia, speranza e mondi nuovi.
Tutto questo ha ispirato le splendide dodici canzoni dell'album, che, come capirete è difficile scindere per dire le preferite.
Difficile, ma non impossibile, allora dico, assieme ai musicanti intervistati, la title-track, saltellante e psicotica, viaggio folle, molto anni Settanta, sia nel cantato, quasi recitato da concept.
Vision of Halet, pezzo dilatato/dilatante con un inizio strumentale, è il pezzo che chiude il lato A. Una progressione impressionante nella costruzione di muri del suono alti, che dalle cuffie mi entrano nel cervello...
Ma anche Goodbye my friend, tesa e drammatica canzone dalla recitazione (e anche i suoni) a togliere ... come fa capire il titolo, ci stiamo avvicinando alla fine.
Ma anche Brother John è un gran pezzo, degna conclusione di un gran disco, con l'aggiunta di violoncello elettrico, piano e il thereim ... struggente finale di Mad Journey, disco tutto da ascoltare.
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