È nato in una stanzetta con un piano, poi è cresciuto in un garage, e poi è diventato adulto in uno studio.
Come mai questo titolo? Cosa vuol dire?
Vuol dire che tutto può essere qualcos’altro. Basta semplicemente spostarsi.
Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
I
testi e le musiche sono di Francesco Parise e sono stati poi arrangiati
con Yandro Estrada, Giuseppe Mazzuca e Silvio Perri (basso su “Shut the
door”, “Inside the Volcano” e “Fell in”). Il lavoro di arrangiamento è
sempre stato collettivo ed ha preso una forma concreta grazie alle mani
di Vladimir Costabile.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
Abbiamo
passato quasi un mese in studio. La cosa che più spesso accadeva era
quello di addormentarsi sui divani dello studio e risvegliarsi con la
canzone totalmente cambiata in meglio (a volte anche in peggio!)
Se fosse un concept-album su cosa sarebbe? … anche a posteriori? O forse no? …
Tutti
i dischi sono concept-album, solo che in certi casi è più palese.
L’idea madre di questo disco era quella di raccontare qualcosa cercando
di affrontare tematiche trite e ritrite ma dando uno sguardo differente.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri dell’intero di Everything is in perspective? … che vi piace di più fare live?
Francesco dice: My possession per il live, I can feel it in the air come composizione
Yandro dice: My possession per il live, Inside the volcano come composizione
Giuseppe dice: By my side per il live, We come from the same water come composizione
Come è stato produrre artisticamente il disco con La Lumaca Dischi?
È
stato felicemente complesso. Abbiamo avuto la fortuna di avere una
quarta persona che potesse dare dei punti di vista sui brani che noi non
potevamo ipotizzare e questo ha dato profondità a tutto il lavoro: dopo
che si passa tanto tempo a comporre delle canzoni spesso si perde il
focus su quali sono i punti di forza e i punti di debolezza e in questo
Vlad è stato cruciale.
Copertina molto semplice e allo stesso tempo complessa. Come è nata? Chi l’autore?
L’idea
era proprio quella di mischiare semplicità e complessità, che è un po’
il nostro modus operandi: facciamo canzoni pop, leggere ma che
nascondono strati di complessità. Il graphic design è di Stefania
Cariati mentre la foto originale su cui è basata la copertina è di Nadia
Castiglione (all’interno del booklet del cd c’è anche una foto di
Monica Napoli). È nata per caso.
Come presentate dal vivo il disco?
Abbiamo
un assetto live molto particolare che mischia sequenze e strumenti
acustici come il basso e le percussioni. Ci piace molto differenziare il
live dal disco quindi abbiamo lavorato su un live che aggiunge dei
tocchi di colore nuovi.
Altro da dichiarare?
Questo è il nostro primo video girato da Mauro Nigro, andatevelo a spulciare perché succedono cose strane.
Yandro Estrada, batteria e piatti (fa anche il cuoco) è già stato qui tante volte (due con i Camera237 e una con i Kyle), mentre gli altri componenti, se non sbaglio sono nuovi per la palude: Francesco Parise, voce e sequenze, Giuseppe Mazzucca basso.
...e musicalmente ancora quel pop elettrico e carezzevole alla Phil Collins. Un viaggio dentro il vulcano, oscuro e pericoloso, ma che ci rende più forti se non ci ammazza (metafora sull'oggi?).
Critico rock del web. Pacifista integrale.
Collaboratore del sito della nota agenda
Smemoranda dalla lontana estate del 2003 e del Frigidaire cartaceo dall'autunno 2009. Dall'aprile 2017 collabora anche con Il Nuovo Male, e dall'estate del 2017 con il portale I Think Magazine, dall'autunno 2018 con MeLoLeggo.it. A gennaio 2018 fonda con Elle il sito L'ORTO DI ELLE E ALLI . Metà veneto, metà altoatesino (la mamma è dello stesso paese di Lilli Gruber), è nato nei primi anni Settanta, il giorno del compleanno di Jack Kerouac.
9 Commenti:
Piacere ospitare questa sera in palude i Myownmine al disco d'esordio. Esordio insieme, ma i 3 componenti sono in giro da alcuni anni.
Yandro Estrada, batteria e piatti (fa anche il cuoco) è già stato qui tante volte (due con i Camera237 e una con i Kyle), mentre gli altri componenti, se non sbaglio sono nuovi per la palude: Francesco Parise, voce e sequenze, Giuseppe Mazzucca basso.
Gruppo dalle atmosfere da "La febbre del sabato sera", quando la febbre era solo febbre nei luccicanti anni 80.
Otto pezzi per 26 minuti e rotti, che si rivelano molto intensi e sembrano di più (ma non per pesantezza, per densità di suono direi).
Come We Come from the Same Waterche apre il disco: pop-dance anni '80, malinconici tra Spandau Ballet e Cure. Organetti magici, ritmo sicuro.
O la seguente Shut the Door, ancora ritmo e ballabilità. E poi malinconia per un'elettronica dolce e carezzevole alla Phil Collins.
O la terza, Inside the Volcano, bel pezzo intenso e suggestivo...
...e musicalmente ancora quel pop elettrico e carezzevole alla Phil Collins. Un viaggio dentro il vulcano, oscuro e pericoloso, ma che ci rende più forti se non ci ammazza (metafora sull'oggi?).
Ma è tutto il disco così, breve ma intenso. Come dicono loro, "Dura pochissimo, come molte cose belle della vita". Ascoltatelo, ascoltatemi.
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