Questo EP è
una selezione di canzoni che mi suono in casa da ormai due anni, posso dire di
avere materiale per un disco intero, ma non è il caso di esagerare... Da molto
tempo desideravo uscire con qualcosa di personale, ma avevo sempre molti dubbi
poi alla fine mi sono deciso.
Perché questo titolo? … cosa vuol dire?
A running
start significa rincorsa... me lo ha suggerito chi mi ha spinto a registrare
queste tracce. In origine era “canzoni della rincorsa”, non mi è stato detto a
cosa si riferisse e io non ho chiesto, mi è piaciuto subito.
Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale
alla sua realizzazione finale?
Registro
in casa da moltissimo tempo, colleziono strumenti giocattolo e mi piace giocare
con la musica. I brani sono nati spontaneamente, senza troppe costruzioni e
stratificazioni, come delle foto... suonavo le basi con l'acustica, in fretta
per non dimenticarmi le melodie e poi inserivo suoni e piccoli loop, carillon e
flauti di pessima qualità. Ho lavorato mesi agli arrangiamenti ne ho fatti
circa tre per ogni brano... alla fine insieme a David Campanini (co-produttore),
abbiamo scelto la forma ibrida (elettronica/acustica lo-fi) che si sente nel
disco.
Qualche
episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione dell’album?
Durante
la registrazione un flauto irlandese (pimperino) ci ha fatto impazzire, era
totalmente scordato... io mi sono incaponito per averlo nella traccia, poi per
fortuna sono rinsavito.
La prima
take di prova l'ho fatta senza accordare la chitarra e ne ho pagato le
conseguenze. Ho avuto qualche crisi nel suonare un brano perché mi ero fissato
con la formula “buona la prima” e in gran parte del disco è stato così.
Ho
registrato un “tammuriello” artigianale della cultura musicale napoletana, una
“pianola” giocattolo, delle campanelle (forse troppo natalizie), la diamonica e
un metallofono enorme preso in prestito da un nido d'infanzia.
Ho rotto
un lavandino e un bicchiere dello studio di registrazione.
Se A Running Start fosse un concept-album su cosa
sarebbe? … tolgo il fosse?
Sì, forse
non “fosse”, si può dire che è. Lo è perché sono tutti brani che raccontano
qualcosa di un periodo ben preciso, sono brani vicini tra loro. Parlano di
cambiamento, di crescita...
C’è
qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero
disco? … che ti piace di più fare live?
A dire il
vero no... sono soddisfatto della resa e mi piace suonarli tutti uno dietro
l'altro come fossero una storia.
Come è stato produrre A Running Start? Chi più vicino dal punto di vista produttivo?
È stato divertente perché la professionalità del
co-produttore David mi ha permesso comunque di giocare e di improvvisare anche
a livello di arrangiamenti e nello stesso tempo di cercare un suono che
convincesse entrambi. Essendo solo avevo bisogno di un orecchio diverso per
capire quando le cose funzionavano solo nella mia testa e correggerle, quando
partivo per il “trip” hip-hop old school o mi immaginavo inserti di musica
balcanica. Mi serviva un esperto che potesse essere anche un argine in senso
positivo perché questo per me è produrre: scegliere, selezionare, dare forma e
soprattutto saper rinunciare.
Copertina
molto dinamica, divertente, hippie … Come è nata?
Un po'
hippie un po' zingara un po' scanzonata... ho chiamato il mio amico fotografo
Alessandro Messina chiedendogli qualche scatto. Mi sono vestito in svariati
modi, persino con una gonna. Abbiamo improvvisato come ci piace fare, poi
abbiamo scelto quella che più potesse rappresentare l'EP: il salto è il momento
successivo alla rincorsa.
Come
presenti dal vivo il disco?
Principalmente
(e per ora) in acustico, ma sto organizzando anche un set con una
percussionista e uno con le basi più un musicista d'appoggio per riprodurre i
suoni elettronici dell'EP.
Altro da
dichiarare?
Null'altro
signor Alligatore, posso uscire dalla palude?
Torna oggi con questo oggettino di culto fatto di cinque pezzi facili, tra l'elettrico e l'acustico, con un sottofondo folk che resta dentro le orecchie.
Critico rock del web. Pacifista integrale.
Collaboratore del sito della nota agenda
Smemoranda dalla lontana estate del 2003 e del Frigidaire cartaceo dall'autunno 2009. Dall'aprile 2017 collabora anche con Il Nuovo Male, e dall'estate del 2017 con il portale I Think Magazine, dall'autunno 2018 con MeLoLeggo.it. A gennaio 2018 fonda con Elle il sito L'ORTO DI ELLE E ALLI . Metà veneto, metà altoatesino (la mamma è dello stesso paese di Lilli Gruber), è nato nei primi anni Settanta, il giorno del compleanno di Jack Kerouac.
8 Commenti:
Gran piacere ospitare in palude Giuseppe Vitale, già voce e autore degli U Bit, qui graditi ospiti un paio di anni fa.
Torna oggi con questo oggettino di culto fatto di cinque pezzi facili, tra l'elettrico e l'acustico, con un sottofondo folk che resta dentro le orecchie.
Infatti, fin dall'iniziale Breaking The Law (che bel titolo), si respira poesia e gran patos ...
Ricorda il grande Damien Rice in Growing Up, voce/chitarra intimo/intimista.
Ancora più malinconico nei pezzi centrali Shadows Of The Night, giocoso e ben ritmato e Waiting Eyes, dove sembra comparire anche un organo (sarà?)
Finale ancora damienriceiano con Last Piece Of You, caldo, suggestivo, ben ritmato.
Bello, bello, è quello che ci voleva per riscaldarsi davanti alla stufa in queste fredde notte invernali.
Noi qui in palude lo facciamo ripartire ... e voi?
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