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martedì 3 dicembre 2019

In palude con Deut

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE folk / lo-fi / cantautore
DOVE ASCOLTARLO Spotify, Deezer, Amazon Music, Google Music, iTunes
LABEL ad oggi non ho etichette
PARTICOLARITA’ voglia sul fianco destro
FB
CITTA’ Reggio Emilia
DATA DI USCITA 12 novembre 2019
L’INTERVISTA
Come è nato A Running Start?
Questo EP è una selezione di canzoni che mi suono in casa da ormai due anni, posso dire di avere materiale per un disco intero, ma non è il caso di esagerare... Da molto tempo desideravo uscire con qualcosa di personale, ma avevo sempre molti dubbi poi alla fine mi sono deciso.
Perché questo titolo? … cosa vuol dire?
A running start significa rincorsa... me lo ha suggerito chi mi ha spinto a registrare queste tracce. In origine era “canzoni della rincorsa”, non mi è stato detto a cosa si riferisse e io non ho chiesto, mi è piaciuto subito. 
Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
Registro in casa da moltissimo tempo, colleziono strumenti giocattolo e mi piace giocare con la musica. I brani sono nati spontaneamente, senza troppe costruzioni e stratificazioni, come delle foto... suonavo le basi con l'acustica, in fretta per non dimenticarmi le melodie e poi inserivo suoni e piccoli loop, carillon e flauti di pessima qualità. Ho lavorato mesi agli arrangiamenti ne ho fatti circa tre per ogni brano... alla fine insieme a David Campanini (co-produttore), abbiamo scelto la forma ibrida (elettronica/acustica lo-fi) che si sente nel disco.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione dell’album?
Durante la registrazione un flauto irlandese (pimperino) ci ha fatto impazzire, era totalmente scordato... io mi sono incaponito per averlo nella traccia, poi per fortuna sono rinsavito.
La prima take di prova l'ho fatta senza accordare la chitarra e ne ho pagato le conseguenze. Ho avuto qualche crisi nel suonare un brano perché mi ero fissato con la formula “buona la prima” e in gran parte del disco è stato così.
Ho registrato un “tammuriello” artigianale della cultura musicale napoletana, una “pianola” giocattolo, delle campanelle (forse troppo natalizie), la diamonica e un metallofono enorme preso in prestito da un nido d'infanzia.
Ho rotto un lavandino e un bicchiere dello studio di registrazione.
Se A Running Start  fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Sì, forse non “fosse”, si può dire che è. Lo è perché sono tutti brani che raccontano qualcosa di un periodo ben preciso, sono brani vicini tra loro. Parlano di cambiamento, di crescita...
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero disco? … che ti piace di più fare live?
A dire il vero no... sono soddisfatto della resa e mi piace suonarli tutti uno dietro l'altro come fossero una storia.
Come è stato produrre A Running Start? Chi più vicino dal punto di vista produttivo?
È stato divertente perché la professionalità del co-produttore David mi ha permesso comunque di giocare e di improvvisare anche a livello di arrangiamenti e nello stesso tempo di cercare un suono che convincesse entrambi. Essendo solo avevo bisogno di un orecchio diverso per capire quando le cose funzionavano solo nella mia testa e correggerle, quando partivo per il “trip” hip-hop old school o mi immaginavo inserti di musica balcanica. Mi serviva un esperto che potesse essere anche un argine in senso positivo perché questo per me è produrre: scegliere, selezionare, dare forma e soprattutto saper rinunciare.
Copertina molto dinamica, divertente, hippie … Come è nata?
Un po' hippie un po' zingara un po' scanzonata... ho chiamato il mio amico fotografo Alessandro Messina chiedendogli qualche scatto. Mi sono vestito in svariati modi, persino con una gonna. Abbiamo improvvisato come ci piace fare, poi abbiamo scelto quella che più potesse rappresentare l'EP: il salto è il momento successivo alla rincorsa.
Come presenti dal vivo il disco?
Principalmente (e per ora) in acustico, ma sto organizzando anche un set con una percussionista e uno con le basi più un musicista d'appoggio per riprodurre i suoni elettronici dell'EP.
Altro da dichiarare?
Null'altro signor Alligatore, posso uscire dalla palude?

8 commenti:

  1. Gran piacere ospitare in palude Giuseppe Vitale, già voce e autore degli U Bit, qui graditi ospiti un paio di anni fa.

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  2. Torna oggi con questo oggettino di culto fatto di cinque pezzi facili, tra l'elettrico e l'acustico, con un sottofondo folk che resta dentro le orecchie.

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  3. Infatti, fin dall'iniziale Breaking The Law (che bel titolo), si respira poesia e gran patos ...

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  4. Ricorda il grande Damien Rice in Growing Up, voce/chitarra intimo/intimista.

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  5. Ancora più malinconico nei pezzi centrali Shadows Of The Night, giocoso e ben ritmato e Waiting Eyes, dove sembra comparire anche un organo (sarà?)

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  6. Finale ancora damienriceiano con Last Piece Of You, caldo, suggestivo, ben ritmato.

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  7. Bello, bello, è quello che ci voleva per riscaldarsi davanti alla stufa in queste fredde notte invernali.

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  8. Noi qui in palude lo facciamo ripartire ... e voi?

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