È stato un processo piuttosto rapido, ci siamo formati nell’autunno
del 2018, è uscito fuori un pezzo dopo l'altro e ci siamo ritrovati a metà
Aprile dell’anno successivo (2019) che avevamo già la registrazione in mano,
grazie all’Audiovolt studio di Lorenzo Bellia a Firenze.
Perché nessun titolo, se non il
nome della band? … Per dire noi siamo le nostre canzoni?
Perché è il primo album e
sicuramente non sarà l’ultimo, quello con cui ci presentiamo all’esterno. Le
band delle quali siamo grandi fan, lo hanno fatto prima di noi e ci piaceva
l’idea: Ramones, Iron Maiden, Black Sabbath, tanto per citarne alcune. Più che
senza un titolo, preferiamo pensare che si intitoli semplicemente “The
Roozalepres” 😏.
Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua
realizzazione finale?
Come già detto prima, è stato
tutto molto veloce. L’urgenza la si può avvertire ascoltandolo, non volevamo
essere eccessivamente meticolosi, lo abbiamo registrato quasi completamente in
presa diretta. Riteniamo che il non aver avuto un piano alle spalle o una
qualsiasi auto-imposizione per rientrare in un determinato genere o cliché
abbia giovato molto alla genuinità del disco.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del
disco?
Avevamo fissato lo studio per un
tempo più lungo di quello risultato effettivamente necessario per la
registrazione. Alla fine abbiamo fatto tutto in modo molto diretto e senza
eccedere nell’utilizzo di mezzi tecnologici troppo moderni o sovra-incisioni
eccessive, che forse avrebbero reso l’album impeccabile, ma avrebbero finito
per togliere un po’ di quella “pasta”, che ha reso unici certi album e che ogni
fan del genere ama percepire tra i solchi.
Sefosse un concept-album su cosa
sarebbe? … anche a posteriori? O forse no? …
Non lo definiremmo un
concept-album, gli argomenti sono vari, c’è sicuramente una logica finale che
lega tutte le liriche, ma non è altro che lo specchio dei tempi in cui viviamo
o perlomeno, come li vediamo noi.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri
dell’intero disco? … che vi piace di più fare live?
Direi che è una domanda che va
posta a ogni singolo membro individualmente, ogni pezzo ha la sua identità,
difficile a dirsi. L’unica cosa che possiamo affermare è che siamo enormemente
soddisfatti del nostro primo album. Ogni volta che dobbiamo comporre la
scaletta per un live è sempre molto difficile decidere quali brani includere e
quali togliere. Non abbiamo messo “filler”, ma ogni brano ci rappresenta al
100% e ha motivo di stare nel disco. Tra l’altro la stampa specializzata lo sta
accogliendo molto bene, oltre ogni più ottimistica aspettativa.
Come è stato produrre artisticamente il disco con la Go Down Records?
Fantastico! Abbiamo avuto libertà totale, inoltre
stanno facendo davvero un ottimo lavoro di promozione. È bello aver a che fare con un’etichetta
così professionale.
Copertina molto punk-rock’roll. Come è nata? Chi l’autore?
La grafica della copertina è
stata curata da Decomposed Sam (voce/chitarra), le ispirazioni sono state
principalmente copertine di dischi di band di fine anni 70. È iniziato
tutto dal set fotografico fatto dall’amica Silvia Pannella, un pomeriggio dell’
estate del 2019, abbiamo scelto di mettere la tracklist sia in fronte che sul
retro, come si faceva un tempo, l’accostamento di colori è venuto piuttosto
naturale, insieme funzionano alla grande!
Come presentate dal vivo il disco?
Suonandolo! Cerchiamo di eseguire
i brani tutti d’un fiato e parliamo veramente poco tra un brano e l’altro.
Forse anche troppo poco ah ah ah.
Altro da dichiarare?
Abbiamo tantissime date fissate, sia in Italia che
all’estero. Purtroppo in questi giorni gli eventi qui da noi stanno saltando
uno dopo l’altro, ma siamo in piena emergenza per questo fottuto virus e non
poteva andare diversamente. Speriamo che non saltino le date del tour europeo,
dovremmo partire per fine Aprile, ma di questo passo, non sappiamo proprio cosa
aspettarci.
Un disco come se ne facevano una volta, non ha caso la meritoria Go Down Records ha fatto il vinile, prima del cd ... non a caso nel cd che ho io, la scaletta dei brani è divisa tra lato a e lato b
Si sentono, a partire dagli amatissimi Ramones (che tornano spesso nei gruppo qui intervistati, anche nel precedente Giuseppe Di Filippo, anche se faceva Jazz).
Critico rock del web. Pacifista integrale.
Collaboratore del sito della nota agenda
Smemoranda dalla lontana estate del 2003 e del Frigidaire cartaceo dall'autunno 2009. Dall'aprile 2017 collabora anche con Il Nuovo Male, e dall'estate del 2017 con il portale I Think Magazine, dall'autunno 2018 con MeLoLeggo.it. A gennaio 2018 fonda con Elle il sito L'ORTO DI ELLE E ALLI . Metà veneto, metà altoatesino (la mamma è dello stesso paese di Lilli Gruber), è nato nei primi anni Settanta, il giorno del compleanno di Jack Kerouac.
12 Commenti:
Punk rock'n'roll questa sera in palude con The Roozalepres, quartetto toscano da tenere d'occhio.
Un disco come se ne facevano una volta, non ha caso la meritoria Go Down Records ha fatto il vinile, prima del cd ... non a caso nel cd che ho io, la scaletta dei brani è divisa tra lato a e lato b
Sei brani per lato, tra i quali è difficile scegliere, hanno ragione loro.
Questo loro esordio non ha battute d'arresto, è una lunga suite senza tempo, dove i grandi classici del genere si sentono ...
Si sentono, a partire dagli amatissimi Ramones (che tornano spesso nei gruppo qui intervistati, anche nel precedente Giuseppe Di Filippo, anche se faceva Jazz).
Pezzi preferiti?
Anti-You, ouro rock'n'roll bruciato/bruciante, saltellante, martellante, tutto che finisce con ante ...
... ouro? Volevo scrivere puro 😈
Alien Television Show stupendo, classico, intrinsecamente politico.
Black Magic Killer, ironico e disincantato, con delle chitarre al massimo.
Ma è tutto un disco con chitarre gajarde e un ritmo inarrestabile.
The Roozalepres, da prendere vivi, appena la fine dell'emergenza coronavirus!
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page