NOTE
SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE canzone d'autore
DOVE
ASCOLTARLO in
tutti i canali digitali a partire da qui oppure copie fisiche in CD o VINILE
LABEL IRMA Records
PARTICOLARITA’
molto del disco è
registrato dal vivo
CITTA'
Chieti
DATA DI
USCITA 17 Novembre 2017
L'INTERVISTA
Come
è nato Ho bisogno
d’aria?
Un
disco per me nasce dopo aver letteralmente inciampato sulle le
canzoni. Ovvero per necessità e soprattutto per gioco scrivo
canzoni, da qualche anno anche libri. Scrivo per il bisogno di
scrivere. Scrivo di getto e poi il giorno dopo rileggo o riascolto.
Capisco se gira bene o se devo lasciar perdere quella strada. Così
mi sono di nuovo ritrovato ad avere tra le mani canzoni che mi
facevano star bene, che potevano star bene anche tra loro, assieme,
sotto un unico filo logico. Così nasce per me un disco e così è
nato anche questo.
Perché
questo titolo? … è anche il pezzo che apre il disco.
Ho
bisogno di aria
è un disco che unisce a se tutte canzoni nate di getto in un periodo
(questo) che ho tanto bisogno di rivoluzione.
Come quando si dice che una stanza ha l'aria viziata, bisogna aprire
la finestra per far cambiare
aria,
e tante altre analoghe espressioni. Insomma trovo che stiamo vivendo
un periodo davvero cattivo sotto il punto di vista della verità,
della genuinità. L'arte e la cultura sono totalmente mercificate da
una televisione che ormai produce solo immondizia concettuale e
menzogne di vario genere. E la cosa peggiore è che noi ci crediamo,
nessuno fa niente. Subiamo passivamente. La televisione istituisce
mode e tendenze e solo a guardare certi fenomeni direi si capire
chiaramente quanto abbiamo toccato il fondo. La canzone in
particolare, Ho
bisogno di aria,
non la manda a dire: ...quante
inutili maschere, quante ipocrite maschere... quanti professori ed
imbecilli in coro che ti tocca benedire...
ma insomma sono solo l'ultimo che sostiente una cosa del genere.
Pasolini ne scriveva già 50 anni fa, tanto per dirne uno!!!
Come
è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua
realizzazione finale?
Io
e Amedeo Micantoni, chitarrista e co-produttore del disco, ci siamo
ritrovati dopo anni di vita lontana per motivi di lavoro. Ritrovarsi
è stata una benedizione. Ha significato tanta musica suonata
assieme, una tana dove nasconderci, le chitarre, un pianoforte e del
buon vino. Insomma un parcogiochi per bambini cresciuti. Così gli ho
portato queste nuove scritture e assieme abbiamo iniziato a dargli
forma e sostanza. Ci piacevano ogni giorno di più. Da lì si è
unito Danilo Florio, il violinista, ed il trio si è consolidato fino
ad investire tempo seriamente sulla faccia di ogni canzone. Dopo due
dischi a questo punto volevo per forza farne un altro. Non mancava
niente ed infantti niente è mancato.
Qualche
episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del
disco?
Ti
cito Bella
Italia.
Un brano nato di getto, la mia prima scrittura nata direttamente su
pianoforte dopo pochi mesi di pratica su questo strumento che per me
è risultato innovativo. In Abruzzo circa un anno fa è andato di
scena un vero e proprio film Hollywoodiano, impossibile non restarne
coinvolti tutti in qualche modo. Da Rigopiano ai Terremoti. Scrissi
al piano, nella solitudine di casa mia questo brano quando il disco
era già pronto per andare in stampa. Lo portai ad ascoltare ad
Amedeo che imbracciò subito la chitarra e di getto suonò gli
arrangiamenti che poi sentite sul disco. Si unì a noi Luca Belisario
alla batteria. Allestimmo su due piedi un home-recording grazie alla
regia di Marco Di Vitantonio e via: registrammo dal vivo Bella
Italia senza
troppo pensarci, di getto così come l'avevamo pensata. Dal vivo e di
getto, sono parole chiave per questo disco. Il risultato penso parli
da se in quanto ad onestà, semplicità e pulizia spirituale. Riaprii
il master e rimandai la stampa. Nel disco, oggi, ci sono così 11
brani e non 10.
Se
questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Toglilo
pure. In realtà la parola concept
non è calzante quindi fai bene a dubitare però a parte le raccolte
non posso pensare che un disco tenga assieme canzoni assolutamente
slegate tra loro. Almeno per me non è possibile. Poi certamente
ragioniamo sul significato di concept.
Andando oltre, questo disco parla del bisogno di verità, di voler
denunciare tutte le forme in cui stiamo offendendo la verità. Punto
il dito contro la televisione e i mezzi di informaizone che sono il
veicolo primo che sta procurando ignoranza e desensibilizzazione in
ognuno di noi. Dalla singolo La
città della camomilla
in cui ironizzo sui personaggi e sui poteri di una piccola città di
provincia fino a regalare un occhio, il mio, sugli sbarchi
clandestini. Non mi sento di insegnare niente a nessuno dunque
preferisco parlare di me, del mio punto di vista che certamente penso
accomuni tanti, ma questo non posso dirlo io. Il mio è l'occhio di
un uomo fortunato nella vita che queste tragedie le vede solo in
televisione e poi nel resto del tempo deve “correre a far festa
altrove, magari con le sue scarpe nuove”, tanto per fare una
metafora calzante ai brani. De Andrè diceva: per
quanto voi vi crediate assolti siete comunque coinvolti.
Così io dico: sotto
le macerie non ci stanno solo i Santi... sotto le maceria ci stiamo
tutti quanti.
C’è
qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero
di Ho bisogno
d’aria?
… che ti piace di più fare live?
Sicuramente tutta
la parte “acustica” che sul disco abbiamo davvero realizzato live
grazie alla regia di Giacomo Pasquali nel suo TouchCLay Studio di
Popoli, è il momento che più mi rappresenta, che più rappresenta
il suono e il messaggio. Quindi brani come Arrivando
alla riva, Pizzburg, Traditional Love Song, Bella Italia sono
la punta di maggiore espressione dal vivo come su disco. E in
generale poi tutti i brani che faccio dal vivo li voglio presentare
in questa chiave di lettura: brani come Mary
non li sentirai mai simili a come li trovi sul disco.
A
produrre il cd Irma Records, label sofisticata. Come vi siete
incontrati e come avete lavorato insieme?
Con
IRMA è stato un incontro veicolato dal caro amico e promoter
discografico Andrea Schipani di Sfera Cubica. Lavoriamo assieme da
anni ed era per me un punto fisso tra tutti i potenziali attori della
scena per questo nuovo disco in uscita. Con lui ci siamo rivolti a
Umberto Damiani, a IRMA che ha accolto l'opera ed io ho brindato di
felicità. La produzione di un disco oggi è sempre e comunque assai
indipendente, non ci troviamo nelle trame economiche di una major e
dunque fino ad ora mi sono trovato assai libero di essere e di
decidere. Ed in fondo spero resti sempre così. Poi Andrea ed io
assieme siamo due katerpillar, c'è profonda stima sincera prima di
essere colleghi di lavoro. Una canzone non suonerà mai bene se la
fai per dovere. E fine della storia.
In
copertina un bimbo che guarda da una fessura, sul retro un adulto.
Come è nata e chi l’ha fatta e/o pensata così?
L'idea
della foto è mia. Forse una delle prime idee arrivate alla mente
quando ho pensato a queste canzoni come un unico disco. La foto è
curata da Stefano Rossoni, fotografo di professione ma soprattutto
grande amico di vita che tra l'altro ha curato anche tutti gli scatti
che trovi in giro per la promozione di questo nuovo lavoro. Una
bellissima foto di me che lancio il cappello è stata fatta a casa
sua, così per provare l'idea ... guarda che risultato!!!
Il
bambino è Lorenzo Rossoni, suo figlio. Che occhi, che bellezza, che
sguardo abbiamo catturato. Dice tutto di questo disco. Non potevo
chiedere di meglio.
Come
presenti dal vivo Ho
bisogno d’aria?
Dal
vivo questo disco suona bene anche con due chitarre e voce. Spesso
porteremo in scena il magico trio, io Amedeo e Danilo. Ma il top di
gamma sarebbe avere a disposizione tutta la band, con tromba,
percussioni, voce femminile, pianoforte... l'importante è la
sincerità dei suoni e delle parole. Il come portarle in scena è
solo scena, appunto. Io sono di quella scuola di pensiero che vede il
messaggio, il cuore, la spiritualità come prima cosa importante in
un'opera da consegnare al pubblico. Poi pensiamo alla scena e agli
orpelli. Anni fa, in un convegno di magia (lo sai che sono stato un
prestigiatore professionista per 12 anni?), tutti noi ragazzini delle
prime armi eravamo impegnati ad imitare le mosse assurde con le
carte, sparizioni cinematografiche, lanci, prese e fioriture di
grandissimo impatto scenico. Ci vede indaffarati e si avvicina al
nostro tavolo Davide Costi (un maestro dell'arte magica italiana). Mi
chiede una moneta e la chiude nel suo pugno, con un'eleganza e una
gentilezza raffinate. Sparisce così, nella mano, una monetina da 500
Lire, la mia monetina (eh si sono passati degli anni...). A maniche
corte, volatilizzata, in pochi secondi sotto il naso di noi perfetti
imbecilli che pensavamo che stupire fosse lanciare le carte in aria
con tripla rotazione mortale. Non dice una parola, il maestro, si
gira e prosegue dritto. Da quel giorno smisi di fare cose assurde con
le carte. Una lezione d'arte e di vita che ho pagato 500 lire ma che
resterà indelebile per tutta la vita. Ma questo è solo il mio
piccolo punto di vista...
Altro
da dichiarare?
Il
libro. Ho
bisogno di aria è
un ROMANZO... anche. Già l'anno scorso per celebrare il mio secondo
disco Il
mio modo di ballare
avevo scritto racconti, ovvero un esploso delle singole canzoni. Un
altro modo per raccontarle. Questa volta, su invito di Jacopo Lupi,
Lupieditore di Sulmona, ho solleticato la voglia di scrivere un
romanzo. Ho preso ispirazione dalla rabbia e dal bisogno di
rivoluzione più che dalle canzoni in senso stretto. Inevitabilmente
le due opere sono legate a se però sono due mondi indipendenti e
diversi. Il romanzo ha la stessa copertina e lo stesso titolo del
disco. Nel romanzo ritroviamo i punti chiave del disco e dei vari
personaggi. Ma se nelle canzoni c'è del romanticismo fermo e
pungente, nel libro c'è la volgarità cruda di un llinguaggio
beatnik.
Non a caso il protagonista della storia l'ho chiamato Henry, tributo
a Cinasky da cui prendo spunto. Ma anche tanto di Burroughs, Kerouac,
Ginsberg, tanto di quella volgarità essenziale per descrivere gli
eccessi e per tornare senza troppi giri di parole alle verità delle
cose. Un altro modo per dirvi quanto Ho
bisogno di aria.
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10 Commenti:
Mi piace ospitare in palude Paolo Tocco oggi, quando il consumismo è alla massimo della sua esposizione in questi giorni di feste ... mi piace perché Paolo Tocco ci invita a riflettere su tutto questo, oggi, anno 2017 ... quasi 18.
Lo fa con questo disco semplice e diretto, voce, chitarra, piano e parole, molte parole sulla società, come i cantautori di un tempo (anche nella voce li ricorda).
La title track apre il disco, voce/piano con la quale vuole dire tutto, pure troppo ... ma non è mai troppo (vi consiglio di leggere il testo di "Ho bisogno di aria" canzone, ma anche disco ...
Per dire anche della seguenteBella Italia altro voce/piano, poi le chitarre, il ritmo che sale come l'indignazione civile ...
In parte ricorda il miglior De Gregori (sentite Arrivando alla riva voce/chitarra/archi sulla/contro la guerra ...
Gran blues corale e ironico, sull'appiattimento politico (in particolare a sinistra o pseudo tale) è La città della camomilla con in coda hammond e fiati incantevoli.
Ma tutto il disco è da mandare a memoria, come il trittico di contestazione totale ecologia per mente/corpo Non vi riconosco, Bolle di sapone e Madre terra ...
Ascoltatelo e ditemi quali pezzi preferiti, se ne avete ...
ciao, tanti auguri di tutto!!
Grazie, anche a te.
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