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mercoledì 27 dicembre 2017

In palude con Paolo Tocco

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE canzone d'autore
DOVE ASCOLTARLO in tutti i canali digitali a partire da qui oppure copie fisiche in CD o VINILE
LABEL IRMA Records
PARTICOLARITA’ molto del disco è registrato dal vivo
CITTA' Chieti
DATA DI USCITA 17 Novembre 2017
L'INTERVISTA

Come è nato Ho bisogno d’aria?

Un disco per me nasce dopo aver letteralmente inciampato sulle le canzoni. Ovvero per necessità e soprattutto per gioco scrivo canzoni, da qualche anno anche libri. Scrivo per il bisogno di scrivere. Scrivo di getto e poi il giorno dopo rileggo o riascolto. Capisco se gira bene o se devo lasciar perdere quella strada. Così mi sono di nuovo ritrovato ad avere tra le mani canzoni che mi facevano star bene, che potevano star bene anche tra loro, assieme, sotto un unico filo logico. Così nasce per me un disco e così è nato anche questo.


Perché questo titolo? … è anche il pezzo che apre il disco.

Ho bisogno di aria è un disco che unisce a se tutte canzoni nate di getto in un periodo (questo) che ho tanto bisogno di rivoluzione. Come quando si dice che una stanza ha l'aria viziata, bisogna aprire la finestra per far cambiare aria, e tante altre analoghe espressioni. Insomma trovo che stiamo vivendo un periodo davvero cattivo sotto il punto di vista della verità, della genuinità. L'arte e la cultura sono totalmente mercificate da una televisione che ormai produce solo immondizia concettuale e menzogne di vario genere. E la cosa peggiore è che noi ci crediamo, nessuno fa niente. Subiamo passivamente. La televisione istituisce mode e tendenze e solo a guardare certi fenomeni direi si capire chiaramente quanto abbiamo toccato il fondo. La canzone in particolare, Ho bisogno di aria, non la manda a dire: ...quante inutili maschere, quante ipocrite maschere... quanti professori ed imbecilli in coro che ti tocca benedire... ma insomma sono solo l'ultimo che sostiente una cosa del genere. Pasolini ne scriveva già 50 anni fa, tanto per dirne uno!!!
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

Io e Amedeo Micantoni, chitarrista e co-produttore del disco, ci siamo ritrovati dopo anni di vita lontana per motivi di lavoro. Ritrovarsi è stata una benedizione. Ha significato tanta musica suonata assieme, una tana dove nasconderci, le chitarre, un pianoforte e del buon vino. Insomma un parcogiochi per bambini cresciuti. Così gli ho portato queste nuove scritture e assieme abbiamo iniziato a dargli forma e sostanza. Ci piacevano ogni giorno di più. Da lì si è unito Danilo Florio, il violinista, ed il trio si è consolidato fino ad investire tempo seriamente sulla faccia di ogni canzone. Dopo due dischi a questo punto volevo per forza farne un altro. Non mancava niente ed infantti niente è mancato.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?

Ti cito Bella Italia. Un brano nato di getto, la mia prima scrittura nata direttamente su pianoforte dopo pochi mesi di pratica su questo strumento che per me è risultato innovativo. In Abruzzo circa un anno fa è andato di scena un vero e proprio film Hollywoodiano, impossibile non restarne coinvolti tutti in qualche modo. Da Rigopiano ai Terremoti. Scrissi al piano, nella solitudine di casa mia questo brano quando il disco era già pronto per andare in stampa. Lo portai ad ascoltare ad Amedeo che imbracciò subito la chitarra e di getto suonò gli arrangiamenti che poi sentite sul disco. Si unì a noi Luca Belisario alla batteria. Allestimmo su due piedi un home-recording grazie alla regia di Marco Di Vitantonio e via: registrammo dal vivo Bella Italia senza troppo pensarci, di getto così come l'avevamo pensata. Dal vivo e di getto, sono parole chiave per questo disco. Il risultato penso parli da se in quanto ad onestà, semplicità e pulizia spirituale. Riaprii il master e rimandai la stampa. Nel disco, oggi, ci sono così 11 brani e non 10.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?

Toglilo pure. In realtà la parola concept non è calzante quindi fai bene a dubitare però a parte le raccolte non posso pensare che un disco tenga assieme canzoni assolutamente slegate tra loro. Almeno per me non è possibile. Poi certamente ragioniamo sul significato di concept. Andando oltre, questo disco parla del bisogno di verità, di voler denunciare tutte le forme in cui stiamo offendendo la verità. Punto il dito contro la televisione e i mezzi di informaizone che sono il veicolo primo che sta procurando ignoranza e desensibilizzazione in ognuno di noi. Dalla singolo La città della camomilla in cui ironizzo sui personaggi e sui poteri di una piccola città di provincia fino a regalare un occhio, il mio, sugli sbarchi clandestini. Non mi sento di insegnare niente a nessuno dunque preferisco parlare di me, del mio punto di vista che certamente penso accomuni tanti, ma questo non posso dirlo io. Il mio è l'occhio di un uomo fortunato nella vita che queste tragedie le vede solo in televisione e poi nel resto del tempo deve “correre a far festa altrove, magari con le sue scarpe nuove”, tanto per fare una metafora calzante ai brani. De Andrè diceva: per quanto voi vi crediate assolti siete comunque coinvolti. Così io dico: sotto le macerie non ci stanno solo i Santi... sotto le maceria ci stiamo tutti quanti.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero di Ho bisogno d’aria? … che ti piace di più fare live?

Sicuramente tutta la parte “acustica” che sul disco abbiamo davvero realizzato live grazie alla regia di Giacomo Pasquali nel suo TouchCLay Studio di Popoli, è il momento che più mi rappresenta, che più rappresenta il suono e il messaggio. Quindi brani come Arrivando alla riva, Pizzburg, Traditional Love Song, Bella Italia sono la punta di maggiore espressione dal vivo come su disco. E in generale poi tutti i brani che faccio dal vivo li voglio presentare in questa chiave di lettura: brani come Mary non li sentirai mai simili a come li trovi sul disco.
A produrre il cd Irma Records, label sofisticata. Come vi siete incontrati e come avete lavorato insieme?

Con IRMA è stato un incontro veicolato dal caro amico e promoter discografico Andrea Schipani di Sfera Cubica. Lavoriamo assieme da anni ed era per me un punto fisso tra tutti i potenziali attori della scena per questo nuovo disco in uscita. Con lui ci siamo rivolti a Umberto Damiani, a IRMA che ha accolto l'opera ed io ho brindato di felicità. La produzione di un disco oggi è sempre e comunque assai indipendente, non ci troviamo nelle trame economiche di una major e dunque fino ad ora mi sono trovato assai libero di essere e di decidere. Ed in fondo spero resti sempre così. Poi Andrea ed io assieme siamo due katerpillar, c'è profonda stima sincera prima di essere colleghi di lavoro. Una canzone non suonerà mai bene se la fai per dovere. E fine della storia. 
In copertina un bimbo che guarda da una fessura, sul retro un adulto. Come è nata e chi l’ha fatta e/o pensata così?

L'idea della foto è mia. Forse una delle prime idee arrivate alla mente quando ho pensato a queste canzoni come un unico disco. La foto è curata da Stefano Rossoni, fotografo di professione ma soprattutto grande amico di vita che tra l'altro ha curato anche tutti gli scatti che trovi in giro per la promozione di questo nuovo lavoro. Una bellissima foto di me che lancio il cappello è stata fatta a casa sua, così per provare l'idea ... guarda che risultato!!!

Il bambino è Lorenzo Rossoni, suo figlio. Che occhi, che bellezza, che sguardo abbiamo catturato. Dice tutto di questo disco. Non potevo chiedere di meglio. 
Come presenti dal vivo Ho bisogno d’aria?

Dal vivo questo disco suona bene anche con due chitarre e voce. Spesso porteremo in scena il magico trio, io Amedeo e Danilo. Ma il top di gamma sarebbe avere a disposizione tutta la band, con tromba, percussioni, voce femminile, pianoforte... l'importante è la sincerità dei suoni e delle parole. Il come portarle in scena è solo scena, appunto. Io sono di quella scuola di pensiero che vede il messaggio, il cuore, la spiritualità come prima cosa importante in un'opera da consegnare al pubblico. Poi pensiamo alla scena e agli orpelli. Anni fa, in un convegno di magia (lo sai che sono stato un prestigiatore professionista per 12 anni?), tutti noi ragazzini delle prime armi eravamo impegnati ad imitare le mosse assurde con le carte, sparizioni cinematografiche, lanci, prese e fioriture di grandissimo impatto scenico. Ci vede indaffarati e si avvicina al nostro tavolo Davide Costi (un maestro dell'arte magica italiana). Mi chiede una moneta e la chiude nel suo pugno, con un'eleganza e una gentilezza raffinate. Sparisce così, nella mano, una monetina da 500 Lire, la mia monetina (eh si sono passati degli anni...). A maniche corte, volatilizzata, in pochi secondi sotto il naso di noi perfetti imbecilli che pensavamo che stupire fosse lanciare le carte in aria con tripla rotazione mortale. Non dice una parola, il maestro, si gira e prosegue dritto. Da quel giorno smisi di fare cose assurde con le carte. Una lezione d'arte e di vita che ho pagato 500 lire ma che resterà indelebile per tutta la vita. Ma questo è solo il mio piccolo punto di vista...
Altro da dichiarare?
Il libro.
Ho bisogno di aria è un ROMANZO... anche. Già l'anno scorso per celebrare il mio secondo disco Il mio modo di ballare avevo scritto racconti, ovvero un esploso delle singole canzoni. Un altro modo per raccontarle. Questa volta, su invito di Jacopo Lupi, Lupieditore di Sulmona, ho solleticato la voglia di scrivere un romanzo. Ho preso ispirazione dalla rabbia e dal bisogno di rivoluzione più che dalle canzoni in senso stretto. Inevitabilmente le due opere sono legate a se però sono due mondi indipendenti e diversi. Il romanzo ha la stessa copertina e lo stesso titolo del disco. Nel romanzo ritroviamo i punti chiave del disco e dei vari personaggi. Ma se nelle canzoni c'è del romanticismo fermo e pungente, nel libro c'è la volgarità cruda di un llinguaggio beatnik. Non a caso il protagonista della storia l'ho chiamato Henry, tributo a Cinasky da cui prendo spunto. Ma anche tanto di Burroughs, Kerouac, Ginsberg, tanto di quella volgarità essenziale per descrivere gli eccessi e per tornare senza troppi giri di parole alle verità delle cose. Un altro modo per dirvi quanto Ho bisogno di aria.
 

10 commenti:

  1. Mi piace ospitare in palude Paolo Tocco oggi, quando il consumismo è alla massimo della sua esposizione in questi giorni di feste ... mi piace perché Paolo Tocco ci invita a riflettere su tutto questo, oggi, anno 2017 ... quasi 18.

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  2. Lo fa con questo disco semplice e diretto, voce, chitarra, piano e parole, molte parole sulla società, come i cantautori di un tempo (anche nella voce li ricorda).

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  3. La title track apre il disco, voce/piano con la quale vuole dire tutto, pure troppo ... ma non è mai troppo (vi consiglio di leggere il testo di "Ho bisogno di aria" canzone, ma anche disco ...

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  4. Per dire anche della seguenteBella Italia altro voce/piano, poi le chitarre, il ritmo che sale come l'indignazione civile ...

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  5. In parte ricorda il miglior De Gregori (sentite Arrivando alla riva voce/chitarra/archi sulla/contro la guerra ...

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  6. Gran blues corale e ironico, sull'appiattimento politico (in particolare a sinistra o pseudo tale) è La città della camomilla con in coda hammond e fiati incantevoli.

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  7. Ma tutto il disco è da mandare a memoria, come il trittico di contestazione totale ecologia per mente/corpo Non vi riconosco, Bolle di sapone e Madre terra ...

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  8. Ascoltatelo e ditemi quali pezzi preferiti, se ne avete ...

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