NOTE SINTETICHE
ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE:
folk-pop
LABEL:
IRMA Records
PARTICOLARITA’:
Il brano “Metti che un giorno ti svegli” ha vinto il premio “Voci per la
Libertà” di Amnesty International nel 2014. Hanno collaborato alla
realizzazione: Marco Malavasi nella produzione; alle chitarre Enrico Zapparoli
(chitarre in “Il tempo che verrà” e in “D'amore e di fango”) ed Elia Garutti
(chitarre in “Quando sarà sera” e interventi slide guitar in “Hanno trovato un
uomo”); Franco Manco è co-autore del brano “D'amore e di fango”
CITTA’:
Lungo il grande fiume
DATA
DI USCITA: 2015
Come è nata questa tua collaborazione con Mi sento Indie?
Nella
primavera del 2015, dopo aver vinto il premio di Amnesty International Voci per la libertà ed aver ultimato il
master dell'album, ho cercato una struttura che mi supportasse nell'uscita
dell'album. IRMA Records, in quel momento stava costruendo l'embrione di quello
che poi sarebbe diventato il progetto Mi sento indie. Il mio album è piaciuto a chi
stava facendo la selezione dei progetti da inserire e mi è sembrata una buona
opportunità da cogliere. Soprattutto nell'idea di cercare modi nuovi per
veicolare la musica indipendente (in questo caso in collaborazione con la rete
di Radio Coop e con il MEI) in un momento in cui le strade tradizionali sembrano
più complicate di un tempo.
Le
5 canzoni del disco sono state “selezionate” dall’album D’amore e di fango. Come e da chi, questa selezione?
La selezione è stata fatta in collaborazione fra me e
chi si è occupato della parte discografica. Ho dialogato con Luca Parizzi di
Radio coop cercando di trovare una linea che riuscisse a sintetizzare nei 5
pezzi lo spirito dell'album intero: un progetto fondamentalmente acustico per
un album leggero nelle sonorità ma profondo nei contenuti. Sono canzoni che
raccontano di quanto anche nella quotidianità si possano trovare gli elementi
per vivere i grandi ideali e i grandi sogni che ognuno di noi ha dentro di sé.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea
iniziale alla sua realizzazione finale?
I brani sono nati chitarra e voce. La mia intenzione
era quella di entrare in un mondo nuovo e totalmente altro rispetto
all'esperienza legata alla band rock; in cui poter sperimentare un'intimità
diversa, poter ritrovare una nuova essenzialità, sia nei temi che nella musica.
Dopodiché ho lavorato molto sulla ricerca di arrangiamenti essenziali che
mantenessero al centro la voce e la chitarra acustica. Gli arrangiamenti di
chitarra dovevano consentire ai brani di ”stare in piedi”, come si suol dire, anche senza altri strumenti.
Con un proprio groove, melodie e accordi semplici ma non banali, che potessero
mantenere viva l'attenzione durante tutto il brano. Da lì, insieme a Marco
Malavasi di Sonic Design, che ha curato la produzione in studio, abbiamo
cercato i suoni giusti e aggiunto piccoli interventi di percussioni o altri
strumenti ma solo dove ne sentissimo la
necessità.
Qualche episodio che è rimasto nella
memoria durante la lavorazione del disco?
Sicuramente la nascita del brano D'amore
e di fango. Avevo in mente che quello dovesse essere il titolo
dell'album in cui volevo ci fosse un riferimento al nome del progetto (Mud in inglese significa fango); che facesse capire subito che
l'album parlava di come per vivere in pieno le proprie passioni sia necessario
“sporcarsi le mani” di vita vissuta e non stare a guardare alla finestra. Ma
non c'era un brano né che avesse quel titolo né che avesse quelle parole nel
testo! Allora, nello spirito dell'album, cioè di tornare alle cose essenziali e
importanti della vita, ho pensato di coinvolgere alcuni amici nella scrittura e
nella registrazione del brano. Franco Manco con cui ho suonato per anni e che
da qualche tempo ha iniziato a scrivere come autore per nomi di livello
nazionale ha accettato subito di scrivere con me testo e musica. Dopodiché ho
chiesto ad Enrico Zapparoli (che oltre ad essere un caro amico è, a mio avviso,
uno dei migliori chitarristi rock in Italia) una mano nella registrazione delle
acustiche ed anche lui con molto entusiasmo mi ha regalato delle chitarre
bellissime! Il brano che dà il titolo all'album ho voluto che fosse un po' il
riassunto delle cose belle che avevo vissuto fino a quel momento in musica;
fatto insieme ad alcune delle persone con cui avevo condiviso quel cammino.
Come hai
presentato la tua musica dal vivo? Come è stata diffusa all’interno del
progetto?
Dal vivo, fino ad oggi, ho costruito i miei live
mantenendo l'idea della essenzialità. Una voce, una chitarra e poco più. La
maggior parte delle volte utilizzando una loopstation, altre volte usando delle
drum machine per rinforzare un po' l'impatto sonoro (soprattutto su palchi più
grandi). Negli ultimi mesi ho iniziato a provare situazioni in duo. Sto
ragionando su collaborazioni che possano dare un tocco particolare al progetto
anche dal vivo. Magari “sporcandosi” (anche qui) con altri generi o sonorità,
senza paura di portare, dal vivo, un'esperienza diversa da quella più intima
che l'ascoltatore può vivere ascoltando l'album.
Ad oggi all'interno del progetto Mi sento indie le nostre canzoni hanno avuto
soprattutto una diffusione legata al circuito di Radio
coop. La parte live abbiamo continuato a seguirla singolarmente ognuno
di noi. Il progetto sta prendendo corpo in tutti suoi aspetti un poco alla
volta, come tutti i progetti che provano a costruire strade nuove e confido che
nei prossimi mesi anche sul versante del live ci possano essere nuove
prospettive!
Ritieni un’esperienza positiva quella di
Mi sento Indie? Ti ha dato più
visibilità?
L'esperienza di Mi sento
indie è sicuramente un'esperienza positiva nel mio caso! IRMA Records
e Radiocoop hanno deciso di promuovere un
progetto appena nato, dando fiducia semplicemente alla musica che sentivano,
senza aver bisogno di essere “amici” di qualcuno o “vicini” a chicchesia. In
Italia questo non è per nulla scontato! Già per questo io penso che il progetto
Mi sento indie abbia
fatto un'operazione importante. Sicuramente non semplice e nemmeno a breve
termine. Sarà un progetto che potrà vedere risultati importanti solamente se
riuscirà a darsi dei tempi medi e facendo continuamente i passettini giusti per
svilupparsi. I presupposti ci sono e penso che anche noi come musicisti, con il
nostro continuo lavoro, portando la nostra musica in giro, partecipando a
Festival e concorsi in giro per l'Italia, stiamo aiutando il progetto ad avere
gambe sempre più forti.
Aspetti
positivi e aspetti negativi del progetto … cosa miglioreresti?
Fino ad oggi tutte le energie sono state spese per
promuovere il progetto Mi sento indie nel
suo complesso, per dare visibilità all'insieme degli artisti e al progetto che
li ha riuniti. E' stato un momento necessario e probabilmente non ancora
finito. Penso che un passo ulteriore su cui ci sarà da lavorare nei prossimi
mesi potrà essere quello di costruire dei percorsi su ogni singolo artista.
Avendo fatto la scelta (anche qui molto ambiziosa e di grande coraggio!) di
scegliere progetti provenienti da generi diversi, penso che sarà importante
costruire attorno ad ogni artista (o gruppi di artisti omogenei) dei percorsi
di comunicazione e promozione ad hoc per rinforzare ancora di più la solidità
del progetto!
Progetti futuri?
Fin dal nome MUD ho
voluto che fosse presente l'idea che questo progetto non fosse relegato alla
sola lingua italiana. E, nell'idea del mescolamento del fango, nemmeno legato a
sonorità immutabili. Sto scrivendo i brani di un prossimo lavoro in italiano su
cui spero di poter iniziare a lavorare già nel prossimo inverno, magari
trovando altre collaborazioni che aprano nuove contaminazioni. Nel frattempo,
però, fra un live e l'altro ho lavorato, sempre con Marco Malavasi, per la
realizzazione di un Ep che conterrà alcune canzoni che avevo nel cassetto
scritte inglese in cui abbiamo già provato a sperimentare nuove sonorità. Ogni
lingua ha i suoi suoni, apre a melodie diverse e mi piace provare a seguire i
mondi musicali che ne nascono.
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SUL PALCO DI VOCI PER LA LIBERTA' |
Etichette: Amnesty International, D'amore e di fango, In palude con ..., Intervista, Irma records, Lombardia, Mantova, Mei, Mi sento indie, Mud, Radio Coop, Terzobinario, Voci per la Libertà
5 Commenti:
Un progetto a me molto caro questo di MI SENTO INDIE, perché decisamente in linea con quanto fatto su questo blog, cioè un fiancheggiamento della musica delle indie italiche.
Detto questo un bravo a Mud, già passato in palude con i Terzobinario, e vincitore del Premio Amnesty International emergenti 2014 (un premio al quale sono legato, avendo fatto parte della giuria nelle prime edizioni).
Quindi Mud è a pieno titolo qui, in palude, a presentare il suo disco per MI SENTO INDIE, cinque pezzi per presentare la sua musica. Tutte canzoni da ascoltare, un pop-rock cantautorale con l'impegno della scuola classica.
Difficile dire un titolo, rispetto ad un altro. Potrei dire Metti che un giorno ti svegli, (è il pezzo vincitore del Premio Amnesty), soave voce/chitarra con un testo da mandare a memoria, che mette i piedi nel piatto nel "discorso" immigrati, e lo fa in modo apprezzabile (da la sveglia). Poi sicuramente Un punto dentro all'universo, che sembra un brano spensierato da cantautori folk-rock anni '70 (De Gregori o Dalla, fate voi). Poi dico Centro o periferia rap divertente, che resta subito impresso nella mente.
Non sono solo canzonette, provate ad ascoltarlo, come tutti i progetti targati MI SENTO INDIE.
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