NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE: post-punk, spoken word, rock
LABEL: WoodWorm Label
SITO O FB DEL
GRUPPO:
CITTA’: Bologna
DATA DI USCITA:
12-02-2016
Com’è nato Schegge di Shrapnel?
(WM2) Come sai, la
band è legata a doppio filo con il collettivo di scrittori Wu Ming. Nell'aprile
dello scorso anno, in occasione di un concerto a Berlino, la Freie Universität
ci ha chiesto di tenere una conferenza sul nostro lavoro di romanzieri. In quel
periodo stavamo scrivendo un libro, L’invisibile
Ovunque, uscito poi sette mesi più tardi e ambientato durante la Prima
guerra mondiale.
Visto che avevamo con noi
strumenti e musicisti, abbiamo pensato di dedicare una parte della
"lezione" a una lettura-concerto dei documenti d’archivio che ci
hanno ispirato. Lettere di disertori,
poesie, cartelle cliniche di soldati impazziti, carte di processi per
insubordinazione, testimonianze di abusi da parte di ufficiali, pagine di
diario.
Rientrati a Bologna, ci siamo
accorti che quel materiale non ci lasciava più: in sala prove, per quanto
tentassimo di concentrarci su altri pezzi, le schegge di shrapnel tornavano a
mitragliarci, ci trovavamo a riprenderle, a rimaneggiarle e a trascurare il
resto.
Così abbiamo deciso di mettere da
parte l'altro disco che avevamo in mente e di dedicarci alla stesura di questo.
Perché questo titolo? … un titolo decisamente forte.
(Cesare Ferioli) Il perché è di tipo simbolico e sta nel fatto che in primis i testi sono schegge, frammenti di esperienze. Shrapnel invece perché l’immagine di
questo ordigno esplosivo a frammentazione riporta alla mente la prima guerra
mondiale e concettualmente rappresenta la deflagrazione dell’Europa di quegli
anni nonché delle generazioni che la vissero e combatterono.
Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua
realizzazione finale?
(Cesare Ferioli) Dopo la fase iniziale di creazione delle linee musicali per sonorizzare i
testi presentati alla conferenza di Berlino di cui ti accennavamo prima, dove
abbiamo in buona parte improvvisato direttamente sul palco dandoci degli
obbligati ma lasciando al flusso emotivo lo scorrere di musica e parole, siamo
passati a limare e sviluppare più approfonditamente i temi e i fraseggi, ad
arrangiare meglio e più finemente i brani. Comunque non siamo arrivati in
studio con i brani chiusi e finiti, anzi.
La fase di definizione assoluta
del materiale è avvenuta proprio in studio, tanto che il primo paio di giorni
di sessioni notammo un’espressione smarrita negli occhi del nostro produttore
Andrea Marmorini che non stava capendo fino in fondo che cosa stava succedendo,
come stavamo procedendo artisticamente sulle tracce.
Mentre con Bioscop siamo
arrivati in studio con i brani già chiusi ed arrangiati con Schegge di
Shrapnel ci siamo abbandonati ad un flusso creativo legato anche
all’istante in cui nascevano spontaneamente le cose, in cui sorgevano idee, ci
sono molte parti pianificate ma molti altri spazi sonori sono frutto di
improvvisazioni momentanee e condivisioni creative decise collettivamente
all’ultimo minuto prima di registrare la take.
Al terzo giorno Andrea era più
rilassato entrando anche lui in questa modalità, il risultato lo potete sentire
nell’album, le metriche delle song non sono così schematiche come nel disco
precedente, il motivo sta proprio nel procedimento di produzione che ci ha completamente
coinvolto e che abbiamo sentito come più naturale. Abbiamo vissuto lo studio di
registrazione come laboratorio e non più solo come “fabbrica del disco”.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del
disco?
(Cesare Ferioli) Uno su tutti, fratello Rick (ex WM5) che si sintonizza con il flusso di
onde cosmiche attraverso la meditazione, pochi attimi prima della lavorazione
delle chitarre ambient di Maquillage.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tiro via il “fosse”,
inevitabile.
(WM2) Il tema
dell'album è la fuga dalla guerra, il rifiuto di un destino segnato. I testi
raccontano di disertori e renitenti, poeti che denunciarono le menzogne
patriottiche, folli che si fecero beffe di proiettili e granate.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri
di Schegge di Shrapnel? … che vi
piace di più fare live?
(Yu Guerra) Vorrei risponderti facendo una
valutazione sulla mia "preferenza" da una angolazione diversa che
sono certo, nella sostanza, risponde alla tua domanda.
Non sono personalmente affezionato ad un brano o ad un testo in
particolare, ma all’alchimia che la musica e le parole hanno prodotto come
risultato complessivo del lavoro. La narrazione che tecnicamente viene definita
reading, assume connotazioni di illustrazione visiva drammatica, poetica , vivida,
quindi diventando "cosa altra" dal recitare un racconto su una base
musicale.
I momenti poetici e quelli raccontati dal personale punto di vista di chi
con la tragedia della Grande Guerra ha purtroppo dovuto fare i conti, si
intrecciano tra di loro, mai regolari e paradossalmente giusti nello spazio e
nel tempo in un tutt'uno con la musica. Tutto ciò di fatto indica e
probabilmente costringe l'ascoltatore a usufruire di Schegge
di Shrapnel come si potrebbe fare con la lettura di un libro,
cioè iniziando dal principio è arrivando alla fine, senza saltare pagine e/o
capitoli, perché la narrazione e il suo compimento si completano solo in questo
modo. In sintesi, vorrei che questa intervista aiuti gli interessati al disco
ad avere un motivo in più per ascoltarlo.
Il cd è uscito con Woodworm, in varie versioni, anche lp trasparente …
altre cose da sapere sulla produzione e commercializzazione del prodotto?
(Cesare Ferioli) Teniamo a far notare, per chi non avesse i credits del disco sotto mano,
che Andrea Marmorini è il produttore artistico e tecnico del disco per conto
della Woodworm. Ci ha lasciato totalmente mano libera durante le registrazioni
aiutando e collaborando a trovare le soluzioni giuste che alle volte
descrivevamo quasi a gesti, un grande aiuto materiale in momenti in cui le idee
sono fuggevoli e c’è bisogno di lavorare in fretta. Vogliamo citare anche
Iacopo Gradassi il grafico con cui abbiamo interagito per il lato visual del
disco più o meno nella stessa maniera. Insomma, un lavoro collettivo di grande
empatia anche grazie a loro, Woodworm compresa.
Copertina di forte impatto. Come e stata scelta e chi è l’autore?
(WM2) L'immagine è la stessa che compare in
copertina al libro di Wu Ming, L'invisibile ovunque. È una foto scattata nel 1917, da un
autore ignoto. Ritrae due artiglieri tedeschi che indossano un antenato del
radar, cioè uno strumento per localizzare e colpire aerei nemici.
Solo che questo è basato sull'amplificazione del rumore, con due trombe
acustiche piantate nelle orecchie e una maschera-binocolo già pronta sugli
occhi per prendere la mira. Solo di recente abbiamo scoperto che anche Michael
Nyman ha usato un localizzatore acustico - di grandi dimensioni - per la
copertina di War Work, l'album sulla Prima Guerra Mondiale che ha pubblicato
nel 2015.
Noi cercavamo un'immagine che rappresentasse il nostro tentativo di captare
le voci sommerse della Grande Guerra, le testimonianze dimenticate, sepolte sotto
le celebrazioni del centenario.
Allo stesso tempo, volevamo discostarci dalle classiche fotografie che
denunciano l'orrore delle trincee, non perché quell'orrore non ci interessi, ma
perché rischiamo di trasformarlo in un cliché e quindi di togliergli il suo
significato profondo. Così, nella nostra copertina, uno dei due soldati sembra
addirittura sorridere.
Come e dove avete presentato/presenterete l’album? …
(Cesare Ferioli) Ad ora è stato presentato alla Freie Universität di Berlino, dove in sostanza è nato ed ha preso corpo il progetto dell’intero
album. Poi il live è stato portato per la seconda volta all’interno del Forte
Pozzacchio (http://www.fortepozzacchio.it/),
ex fortezza asburgica nei pressi del comune di Rovereto, luogo altamente
suggestivo per questo tipo di contenuti. In seguito anche al Vag 61 di Bologna
ed al circolo Ribalta di Vignola.
Ora stiamo calendarizzando date che vanno da Solothurn in Svizzera (6 e 7
maggio prossimo) a Roma, Pavia, Milano, Ferrara ed altre città d’Italia.
Insomma, stiamo lavorando al calendario assieme alla nostra agenzia di
riferimento, la Locusta di Pisa.
Altro da dichiarare?
Non ho altro da dire (cit. / brano n° 9 tracklist Schegge di Shrapnel).
Etichette: Berlino, Bioscop, Bologna, Emilia Romagna, Forte Pozzacchio, I^ guerra mondiale, In palude con ..., Intervista, L’invisibile ovunque, post-punk, Rock, Schegge di Shrapnel, Spoken word, Woodworm, Wu Ming Contigent
10 Commenti:
Sembrano molto interessanti e persone colte ed intelligenti. Sempre attento a cogliere realtà musicali di spessore. Bravo.
Sicuro Daniele, lo sono, lo sono, come i libri Wu Ming, anche le canzoni sono così. ascoltali e vedrai... e grazie!
Ottima e interessante intervista.
Saluti a presto.
Grazie, sto ascoltando ora il disco ... e consiglio di farlo tutti.
Stranissimo ascoltarli in casa dopo averli sentiti a Forte Pozzacchio! Però qui l'acustica è migliore ;)
Bella intervista con tante spiegazioni sul progetto, dettagliato come sempre è il lavoro dei Wu Ming. Ma soprattutto: bellissima musica!
Gran musica, già ... una progressione di canzoni belle, sempre più forti e dirette.
Un disco che mi piace tutto ... le mie preferite, da pacifista integrale è La tregua di natale, alla quale dedicai pure un un post (chitarre libere), da antiautoritario Macché licenza (gran ritmo e gran vibra a raccontare le miserie della guerra), Maquillage pezzo da meditazione, Dolce et decorum est forte rock.
... ma come dicevo, è tutto da ascoltare.
... rispondemmo con un lancio di cioccolata e... Venire in palude è sempre un arricchimento :)
Ah, ah, ah, grazie Santa S.
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