GENERE boh!? Qualcosa a metà fra De
André, Battisti/Panella, Frank Zappa, Robert Wyatt, Cage e Feldman, Steve
Reich, Ornette Coleman, Jo-Jo Meyer e le cantate di Bach
DOVE ASCOLTARLO su CD, piattaforme
varie, ad esempio bandcamp
LABEL Ma. Ra.Cash Records
PARTICOLARITA’ Molte voci (fino ad
un'ottetto vocale stile doppio coro rinascimentale), molti fiati (2 flauti,
anche ottavino/flauto dolce, due clarinetti anche clarinetto basso / clarinetto
piccolo, armonica cromatica), componium (carillon a scheda perforata), corde
varie (chitarra classica, banjo, chitarra elettrica, contrabbasso, basso),
tastiere varie (un pianoforte dell'800, clavicembalo, synth), una montagna di
percussioni, vibrafono (Antonio Caggiano), violino (Blaine Reininger)
Come
è nato questo nuovo disco, Un saluto alle nuvole?
Un
SALUTO ALLE NUVOLE nasce come video-documentario nel 2012. Si trattava di un
cortometraggio sul lavoro del personale sanitario dell'Hospice di San Cataldo,
a Maggiano (Lucca). Poche persone sanno che l'Hospice è un luogo dove si
offrono le cure palliative ai malati terminali. Il video partiva dal diario su
cui i famigliari dei pazienti scrivono ringraziamenti all'Hospice, ma anche
poesie, pensieri di dolore e memorie. Il video originale si può vedere a questo
link (cliccateci sopra).
Nel
2018 L'Associazione Culturale Dello Scompiglio di Vorno (Lucca) ha lanciato un
bando artistico a 360 gradi intitolato Della Morte e Del Morire; la successiva
stagione di teatro/danza/musica/performance/arti visive è stata improntata
interamente su questo tema coniugato nel maggior numero possibile di soluzioni.
OTEME ha partecipato al bando con un nuovo lavoro intitolato UN SALUTO ALLE
NUVOLE, improntato sulla rielaborazione di alcune interviste originali del
documentario, testi che sono diventati canzoni da alternarsi a brani di musica
da camera. Il 1 giugno del 2019 abbiamo debuttato con lo spettacolo nuovo; nel
pomeriggio la proiezione del video originale in loop, la sera il concerto.
Della colonna sonora originale sono rimaste poche frasi musicali, il resto è
tutto nuovo.
Perché
questo titolo?
“Andrea,
ti ho visto nascere ed ho atteso il momento per vederti piangere. Un saluto alle
nuvole da uno che non ti dimentica”; questa è una delle tante annotazioni dei
famigliari sul Libro di Bordo di allora. Lo stesso passo appare nel brano
QUANDO LA SERA dal nuovo lavoro. L'intera opera è costruita sufrasi dellibro alternate alle parole di infermieri, OSS, dottori, famigliari che
diventano testi cantati poi dai musicisti di OTEME.
Ma nel CD, come nella
produzione teatrale, sono presenti qua e là anche le voci originali.
Come
è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
L'album
era già preventivato da tempo, anche se non sapevamo ancora su cosa si sarebbe
basato. L'occasione dello Scompiglio ci ha dato modo di pensare non solo alla
produzione teatrale, ma anche al futuro CD. In un primo momento avevo
progettato di fare un CD diviso in due parti, una sulla morte, una sull'eros,
poi era talmente forte e complesso il lavoro per il teatro che è stato naturale
affrontare in toto il tema della morte. Sul palco eravamo in 6 musicisti con
moltissimi strumenti, fra cui un set meraviglioso di percussioni classiche
(grancassa, diversi tamtam, campane varie, bicchieri di cristallo,
pianoforte-giocattolo, componium – carillon a scheda perforata, ecc. In parte
fornite dalla Fondazione Tronci, in parte nostre).
Terminata
la produzione, mi sono concentrato contemporaneamente sulla produzione del
video-live dello spettacolo - interamente visibile su youtube (alcune parti
devono essere ancora pubblicate) – e del nuovo CD, in pratica due lavori
simili, ma sostanzialmente diversi, poiché nel CD volevo una dimensione più
orchestrale. Ecco che i musicisti sono diventati 11, più due ospiti eccellenti,
Antonio Caggiano al vibrafono, già collaboratore ne IL CORPO NEL SOGNO e Blaine
L.Reininger al violino, storico fondatore dei Tuxedomoon. L'operazione non è
stata facilissima, poiché una parte di OTEME, la vecchia leva, non abita più a
Lucca. Valeria e Lorenzo, compagni nella vita, abitano a Cremona, Valentina,
l'arpista studia in conservatorio a Linz; in effetti per il concerto avevamo
creato una line-up con tre membri storici e tre giovanissimi, ma per il CD come
di consueto volevo anche i musicisti originali, dunque abbiamo atteso, per
combinare un po' tutti con le date di studio.
Abbiamo
registrato a Jambona Lab di Antonio Castiello, al mio studio privato, alla
Scuola di Musica Sinfonia dove insegno, a Roma allo studio di Caggiano, mentre
Blaine ha registrato da sè ad Atene, dove vive e alla fine ho combinato tutto
il materiale nel mix finale.
Qualche
episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Un saluto alle
nuvole?
I
momenti più belli sono quando proviamo tutti assieme, a casa di Emanuela Lari,
diventata la nostra sala prove. Generalmente avviene in alcuni weekend, sabato
e domenica dalla mattina alla sera, con pranzo in comune, dunque ci
confrontiamo su molti temi, abbiamo tempo anche di chiacchierare e di
condividere esperienze, pensieri... Vi sono state anche moltissime prove in
quartetto vocale a casa mia, in pratica settimanalmente per sei mesi.
I
ricordi belli sono tanti, ma la sensazione più bella è stata per tutti noi nei
tre giorni prima del concerto in teatro, dove eravamo in residenza, con
assistenti, fonici, tecnici a nostra disposizione. Insomma una situazione
rilassata, dopo mesi di lavoro duro. Il teatro dello Scompiglio (SPE-Spazio
Performativo-Espositivo) è in un parco meraviglioso sulle colline di Lucca, una
vera e propria tenuta con un ristorante che cucina tutta roba dell'orto.
Insomma, sembrava di essere in vacanza. E dovrebbe essere sempre così, lavorare
in condizioni di divertimento, insomma, star bene con la musica e gli altri.
Allora sul palco si rende davvero bene. Il teatro era esaurito, tutto sold-out da
diversi giorni...
Se
Un saluto alle nuvolefosse un
concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
E'
un concept sulla morte, sul tempo che ci rimane, sulla memoria... ma non amo il
termine concept perché rimanda al prog e il nostro lavoro non è prog, almeno
inteso come negli anni '70 (premetto che il prog anni '70 mi piace molto,
soprattutto Genesis, Van Der Graaf, il Canterbury in genere, King Crimson); se
si pensa questo lavoro come un'opera di musica contemporanea alla Berio,
Stockhausen, Nono, cade l'idea del concept e diventa un lavoro a tema. Non c'è
una grande differenza sostanzialmente, solo una diversità culturale.
Naturalmente è un lavoro fatto di canzoni, dunque si colloca in una terra di
nessuno difficile da inquadrare.
C’è
qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero
disco? … che ti piace di più fare live?
Difficile
da dirsi, sono tutti figli, e i figli si dovrebbero amare tutti in maniera
uguale. Devo dire che il brano TURNI però... mi piace particolarmente, forse
per il ritmo e gli accordi, ma anche per il cantato diviso in tre persone, in
pratica tre testi autonomi incastrati a puzzle di cui uno declamato al megafono
che sfociano in un solo collettivo all'unisono, con la voce in scatting e una
base di musica pigmea in loop per tutto il pezzo... È anche il brano in cui
salta fuori una disperata ironia attraverso la ciclicità del lavoro quotidiano
di una OSS (Assistente Socio Sanitaria).
A
livello produttivo Ma.Ra.Cash Records … chi altri?
L'Associazione
Culturale Dello Scompiglio ha prodotto l'opera per il teatro e questo ha fatto
la differenza poiché, come dicevo è stato il motore per tutto. Per il resto il
produttore del master sono stato interamente io e naturalmente Ma.Ra.Cash ha
prodotto la stampa finale. Abbiamo inoltre avuto aiuti sui mezzi dalla
Fondazione Tronci di Pistoia, dalla Scuola di Musica Sinfonia e da tutti i
musicisti di OTEME che con pazienza hanno partecipato a tutto il processo.
Come
è nata questa copertina? … chi dietro alla grafica di Un saluto alle nuvole?
La
copertina nasce come in tutti i miei progetti dalle mie ossessioni per il
paesaggio, la gente, i cicli, la matematica. La costruzione del progetto
visivo, artistico è interamente mia; la parte grafica (impaginazione, dettagli,
ritocco della luce sui quadri) è di Tommaso Tregnaghi, con cui lavoro
costantemente dal 2010, grafico e artista di grande sensibilità, oltreché
musicista. In questa copertina vi sono in definitiva tre paesaggi: il digipak
esterno, le nuvole con i bagnanti rappresenterebbe una sorta di Paradiso;
l'interno del digipack, verde, paludoso, le barche alla deriva, il Purgatorio;
il libretto, la terra bruciata del suolo estivo in Albania con i nostri volti
che emergono spettrali, l'Inferno; avevo problemi sul combinare questi tre
paesaggi, ma l'idea di Paradiso Purgatorio Inferno è venuta a mia moglie e mi è
sembrata molto pertinente. Tra l'altro Paradiso e Purgatorio sono piccoli, solo
tre ante, mentre l'Inferno, con tutti noi prende 14 riquadri del libretto, è
grande, a significare la quotidianità in cui viviamo... IL GIARDINO
DISINCANTATO?
La
musica indipendente ai tempi della pandemia, come se la passa?
Eh
eh...male come prima della pandemia, anzi, quasi meglio, almeno c'è la pandemia
e la gente ne ascolta di più, tanto è aggratis comunque. Le vere pandemie sono
youtube, soundcloud, spotify (malaria, colera, spagnola) ecc., soprattutto
perché non se ne può fare più a meno. Se tutti (ma davvero tutti) rinunciassimo
a queste “concessioni misericordiose” dei sovrani (che te le fanno davvero
passare come favori) si ricomincerebbe a guadagnare, a dare insomma dignità al
nostro lavoro. Ma siamo tutti drogati, anch'io non ce la faccio a non caricare
roba sul mio canale youtube.
Come
presenti dal vivo il disco?
Non
lo presento. Semplicemente. Non ci sono concerti in vista. Uno sì, questa
estate, a Viareggio. Gratis come al solito. Si venderà qualche disco. Era già
difficile trovare concertiprima, ti
immagini ora. Ma ci si prova comunque. Vediamo dopo l'estate. Una situazione
come quella dello Scompiglio, sei musicisti in residenza in un teatro retto su
fondi privati, con contributi pagati (e ti assicuro i soldi erano veramente
pochi per il lavoro che abbiamo fatto) è un miracolo, è ciò che ti fa pensare
che esisti anche tu, che hai dignità. Comunque... OTEME ha una struttura
modulare, si può variare da tre a 10 persone, anche se un compromesso buono per
poter ascoltare le parti musicali bene è in sestetto, 2 fiati, 3/4 voci, basso,
percussioni, chitarra e tastiere.
La
Line-Up del CD:
Irene
Benedetti: flauto, ottavino, voce
Valeria
Marzocchi: flauto, flauto dolce, voce
Elia
Bianucci: clarinetto, clarinetto basso
Lorenzo
Del Pecchia: clarinetto, clarinetto piccolo
Mi piace sempre ospitare in palude l'amico Stefano Giannotti, musicista di confine, musicista di musica totale: cantautorato, sperimentale, musica classica ma moderna, jazz, prog, e tante altre che forse aiuterebbero a capire ma anche no... i suoi dischi non sono dischi pop, ecco, si può dire questo.
Questo Un saluto alle nuvole è un progetto immenso, che come capirete se avete letto l'intervista, ha avuto vari passaggi, tra interviste, filmati, musica, concerti e questa sintesi con il disco.
Anche se Stefano ha chiarito il suo pensiero, io credo si possa definire un concept sulla morte (quindi anche sulla vita), come lo stesso Giannotti dice. Non per questo è musica prog, ma musica contemporanea alla Berio, sotto forma di canzoni.
Che esca oggi, dopo quella giusta considerazione data ai medici e infermieri, durante la pandemia, sembra sia voluto, ma probabilmente è casuale ... anche se niente succede a caso.
Non sono solo loro i protagonisti del disco, ma sicuramente in primo piano, giustamente ... le loro voci all'inizio di quasi tutti i pezzi, a raccontare cosa fanno in questo Hospice ... cioè un luogo dove si offrono cure palliative a malati gravi, dove quindi la morte bussa spesso.
Un ricordo bello mi pare il pezzo che più colpisce all'inizio (sembra uscito da Pet Sounds dei Beach Boys, musicalmente)... ma anche il testo non è da meno, con questa infermiera e i suoi ricordi.
Forse per lo stesso motivo anche Turni, citato dallo stesso Giannotti tra i suoi preferiti. Cosa fanno gli infermieri nei loro turni, lo racconta un'infermiera all'inizio, e poi il ritmo, un piano, una coralità ...
Un pezzo che resta molto,nella sua semplicità è anche E c'è qualcuno: triste, anche se sereno, serenità data da i fiati, in particolare il clarinetto, e anche dal cantato di un testo semplice e ragionato.
Ovviamente è tutto un disco da ascoltare, immergendosi nei suoni, in tutti questi strumenti, parole, sentimenti, emozioni ...prendetevi il tempo per ascoltarlo. Ne vale la pena.
Critico rock del web. Pacifista integrale.
Collaboratore del sito della nota agenda
Smemoranda dalla lontana estate del 2003 e del Frigidaire cartaceo dall'autunno 2009. Dall'aprile 2017 collabora anche con Il Nuovo Male, e dall'estate del 2017 con il portale I Think Magazine, dall'autunno 2018 con MeLoLeggo.it. A gennaio 2018 fonda con Elle il sito L'ORTO DI ELLE E ALLI . Metà veneto, metà altoatesino (la mamma è dello stesso paese di Lilli Gruber), è nato nei primi anni Settanta, il giorno del compleanno di Jack Kerouac.
11 Commenti:
Mi piace sempre ospitare in palude l'amico Stefano Giannotti, musicista di confine, musicista di musica totale: cantautorato, sperimentale, musica classica ma moderna, jazz, prog, e tante altre che forse aiuterebbero a capire ma anche no... i suoi dischi non sono dischi pop, ecco, si può dire questo.
Questo Un saluto alle nuvole è un progetto immenso, che come capirete se avete letto l'intervista, ha avuto vari passaggi, tra interviste, filmati, musica, concerti e questa sintesi con il disco.
Anche se Stefano ha chiarito il suo pensiero, io credo si possa definire un concept sulla morte (quindi anche sulla vita), come lo stesso Giannotti dice. Non per questo è musica prog, ma musica contemporanea alla Berio, sotto forma di canzoni.
Che esca oggi, dopo quella giusta considerazione data ai medici e infermieri, durante la pandemia, sembra sia voluto, ma probabilmente è casuale ... anche se niente succede a caso.
Non sono solo loro i protagonisti del disco, ma sicuramente in primo piano, giustamente ... le loro voci all'inizio di quasi tutti i pezzi, a raccontare cosa fanno in questo Hospice ... cioè un luogo dove si offrono cure palliative a malati gravi, dove quindi la morte bussa spesso.
Dopo questa premmessa che vi dico sulle canzoni? Vi posso dire qualcosa sulle canzoni? Sì, direi tante cose...
Un ricordo bello mi pare il pezzo che più colpisce all'inizio (sembra uscito da Pet Sounds dei Beach Boys, musicalmente)... ma anche il testo non è da meno, con questa infermiera e i suoi ricordi.
Forse per lo stesso motivo anche Turni, citato dallo stesso Giannotti tra i suoi preferiti. Cosa fanno gli infermieri nei loro turni, lo racconta un'infermiera all'inizio, e poi il ritmo, un piano, una coralità ...
Ma anche Per i giorni a venire, dove i fiati sono preponderanti (clarinetti magici), ritmo, una certa atmsofera magica, direi filmica.
Un pezzo che resta molto,nella sua semplicità è anche E c'è qualcuno: triste, anche se sereno, serenità data da i fiati, in particolare il clarinetto, e anche dal cantato di un testo semplice e ragionato.
Ovviamente è tutto un disco da ascoltare, immergendosi nei suoni, in tutti questi strumenti, parole, sentimenti, emozioni ...prendetevi il tempo per ascoltarlo. Ne vale la pena.
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page