domenica 5 luglio 2020

In palude con Oteme


NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO

GENERE boh!? Qualcosa a metà fra De André, Battisti/Panella, Frank Zappa, Robert Wyatt, Cage e Feldman, Steve Reich, Ornette Coleman, Jo-Jo Meyer e le cantate di Bach
DOVE ASCOLTARLO su CD, piattaforme varie, ad esempio bandcamp
LABEL Ma. Ra.Cash Records
PARTICOLARITA’ Molte voci (fino ad un'ottetto vocale stile doppio coro rinascimentale), molti fiati (2 flauti, anche ottavino/flauto dolce, due clarinetti anche clarinetto basso / clarinetto piccolo, armonica cromatica), componium (carillon a scheda perforata), corde varie (chitarra classica, banjo, chitarra elettrica, contrabbasso, basso), tastiere varie (un pianoforte dell'800, clavicembalo, synth), una montagna di percussioni, vibrafono (Antonio Caggiano), violino (Blaine Reininger)
CITTA’  Lucca
DATA DI USCITA 19/06/2020
L’INTERVISTA
Come è nato questo nuovo disco, Un saluto alle nuvole?
Un SALUTO ALLE NUVOLE nasce come video-documentario nel 2012. Si trattava di un cortometraggio sul lavoro del personale sanitario dell'Hospice di San Cataldo, a Maggiano (Lucca). Poche persone sanno che l'Hospice è un luogo dove si offrono le cure palliative ai malati terminali. Il video partiva dal diario su cui i famigliari dei pazienti scrivono ringraziamenti all'Hospice, ma anche poesie, pensieri di dolore e memorie. Il video originale si può vedere a questo link (cliccateci sopra).
Nel 2018 L'Associazione Culturale Dello Scompiglio di Vorno (Lucca) ha lanciato un bando artistico a 360 gradi intitolato Della Morte e Del Morire; la successiva stagione di teatro/danza/musica/performance/arti visive è stata improntata interamente su questo tema coniugato nel maggior numero possibile di soluzioni. OTEME ha partecipato al bando con un nuovo lavoro intitolato UN SALUTO ALLE NUVOLE, improntato sulla rielaborazione di alcune interviste originali del documentario, testi che sono diventati canzoni da alternarsi a brani di musica da camera. Il 1 giugno del 2019 abbiamo debuttato con lo spettacolo nuovo; nel pomeriggio la proiezione del video originale in loop, la sera il concerto. Della colonna sonora originale sono rimaste poche frasi musicali, il resto è tutto nuovo.
Perché questo titolo?
“Andrea, ti ho visto nascere ed ho atteso il momento per vederti piangere. Un saluto alle nuvole da uno che non ti dimentica”; questa è una delle tante annotazioni dei famigliari sul Libro di Bordo di allora. Lo stesso passo appare nel brano QUANDO LA SERA dal nuovo lavoro. L'intera opera è costruita su  frasi del  libro alternate alle parole di infermieri, OSS, dottori, famigliari che diventano testi cantati poi dai musicisti di OTEME. 
Ma nel CD, come nella produzione teatrale, sono presenti qua e là anche le voci originali.                                                                                       
Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

L'album era già preventivato da tempo, anche se non sapevamo ancora su cosa si sarebbe basato. L'occasione dello Scompiglio ci ha dato modo di pensare non solo alla produzione teatrale, ma anche al futuro CD. In un primo momento avevo progettato di fare un CD diviso in due parti, una sulla morte, una sull'eros, poi era talmente forte e complesso il lavoro per il teatro che è stato naturale affrontare in toto il tema della morte. Sul palco eravamo in 6 musicisti con moltissimi strumenti, fra cui un set meraviglioso di percussioni classiche (grancassa, diversi tamtam, campane varie, bicchieri di cristallo, pianoforte-giocattolo, componium – carillon a scheda perforata, ecc. In parte fornite dalla Fondazione Tronci, in parte nostre).
Terminata la produzione, mi sono concentrato contemporaneamente sulla produzione del video-live dello spettacolo - interamente visibile su youtube (alcune parti devono essere ancora pubblicate) – e del nuovo CD, in pratica due lavori simili, ma sostanzialmente diversi, poiché nel CD volevo una dimensione più orchestrale. Ecco che i musicisti sono diventati 11, più due ospiti eccellenti, Antonio Caggiano al vibrafono, già collaboratore ne IL CORPO NEL SOGNO e Blaine L.Reininger al violino, storico fondatore dei Tuxedomoon. L'operazione non è stata facilissima, poiché una parte di OTEME, la vecchia leva, non abita più a Lucca. Valeria e Lorenzo, compagni nella vita, abitano a Cremona, Valentina, l'arpista studia in conservatorio a Linz; in effetti per il concerto avevamo creato una line-up con tre membri storici e tre giovanissimi, ma per il CD come di consueto volevo anche i musicisti originali, dunque abbiamo atteso, per combinare un po' tutti con le date di studio.
Abbiamo registrato a Jambona Lab di Antonio Castiello, al mio studio privato, alla Scuola di Musica Sinfonia dove insegno, a Roma allo studio di Caggiano, mentre Blaine ha registrato da sè ad Atene, dove vive e alla fine ho combinato tutto il materiale nel mix finale.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Un saluto alle nuvole?
I momenti più belli sono quando proviamo tutti assieme, a casa di Emanuela Lari, diventata la nostra sala prove. Generalmente avviene in alcuni weekend, sabato e domenica dalla mattina alla sera, con pranzo in comune, dunque ci confrontiamo su molti temi, abbiamo tempo anche di chiacchierare e di condividere esperienze, pensieri... Vi sono state anche moltissime prove in quartetto vocale a casa mia, in pratica settimanalmente per sei mesi.
I ricordi belli sono tanti, ma la sensazione più bella è stata per tutti noi nei tre giorni prima del concerto in teatro, dove eravamo in residenza, con assistenti, fonici, tecnici a nostra disposizione. Insomma una situazione rilassata, dopo mesi di lavoro duro. Il teatro dello Scompiglio (SPE-Spazio Performativo-Espositivo) è in un parco meraviglioso sulle colline di Lucca, una vera e propria tenuta con un ristorante che cucina tutta roba dell'orto. Insomma, sembrava di essere in vacanza. E dovrebbe essere sempre così, lavorare in condizioni di divertimento, insomma, star bene con la musica e gli altri. Allora sul palco si rende davvero bene. Il teatro era esaurito, tutto sold-out da diversi giorni...
Se Un saluto alle nuvole  fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
E' un concept sulla morte, sul tempo che ci rimane, sulla memoria... ma non amo il termine concept perché rimanda al prog e il nostro lavoro non è prog, almeno inteso come negli anni '70 (premetto che il prog anni '70 mi piace molto, soprattutto Genesis, Van Der Graaf, il Canterbury in genere, King Crimson); se si pensa questo lavoro come un'opera di musica contemporanea alla Berio, Stockhausen, Nono, cade l'idea del concept e diventa un lavoro a tema. Non c'è una grande differenza sostanzialmente, solo una diversità culturale. Naturalmente è un lavoro fatto di canzoni, dunque si colloca in una terra di nessuno difficile da inquadrare.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero disco? … che ti piace di più fare live?

Difficile da dirsi, sono tutti figli, e i figli si dovrebbero amare tutti in maniera uguale. Devo dire che il brano TURNI però... mi piace particolarmente, forse per il ritmo e gli accordi, ma anche per il cantato diviso in tre persone, in pratica tre testi autonomi incastrati a puzzle di cui uno declamato al megafono che sfociano in un solo collettivo all'unisono, con la voce in scatting e una base di musica pigmea in loop per tutto il pezzo... È anche il brano in cui salta fuori una disperata ironia attraverso la ciclicità del lavoro quotidiano di una OSS (Assistente Socio Sanitaria).
A livello produttivo Ma.Ra.Cash Records … chi altri?
L'Associazione Culturale Dello Scompiglio ha prodotto l'opera per il teatro e questo ha fatto la differenza poiché, come dicevo è stato il motore per tutto. Per il resto il produttore del master sono stato interamente io e naturalmente Ma.Ra.Cash ha prodotto la stampa finale. Abbiamo inoltre avuto aiuti sui mezzi dalla Fondazione Tronci di Pistoia, dalla Scuola di Musica Sinfonia e da tutti i musicisti di OTEME che con pazienza hanno partecipato a tutto il processo.
Come è nata questa copertina? … chi dietro alla grafica di Un saluto alle nuvole?
La copertina nasce come in tutti i miei progetti dalle mie ossessioni per il paesaggio, la gente, i cicli, la matematica. La costruzione del progetto visivo, artistico è interamente mia; la parte grafica (impaginazione, dettagli, ritocco della luce sui quadri) è di Tommaso Tregnaghi, con cui lavoro costantemente dal 2010, grafico e artista di grande sensibilità, oltreché musicista. In questa copertina vi sono in definitiva tre paesaggi: il digipak esterno, le nuvole con i bagnanti rappresenterebbe una sorta di Paradiso; l'interno del digipack, verde, paludoso, le barche alla deriva, il Purgatorio; il libretto, la terra bruciata del suolo estivo in Albania con i nostri volti che emergono spettrali, l'Inferno; avevo problemi sul combinare questi tre paesaggi, ma l'idea di Paradiso Purgatorio Inferno è venuta a mia moglie e mi è sembrata molto pertinente. Tra l'altro Paradiso e Purgatorio sono piccoli, solo tre ante, mentre l'Inferno, con tutti noi prende 14 riquadri del libretto, è grande, a significare la quotidianità in cui viviamo... IL GIARDINO DISINCANTATO?
La musica indipendente ai tempi della pandemia, come se la passa?

Eh eh...male come prima della pandemia, anzi, quasi meglio, almeno c'è la pandemia e la gente ne ascolta di più, tanto è aggratis comunque. Le vere pandemie sono youtube, soundcloud, spotify (malaria, colera, spagnola) ecc., soprattutto perché non se ne può fare più a meno. Se tutti (ma davvero tutti) rinunciassimo a queste “concessioni misericordiose” dei sovrani (che te le fanno davvero passare come favori) si ricomincerebbe a guadagnare, a dare insomma dignità al nostro lavoro. Ma siamo tutti drogati, anch'io non ce la faccio a non caricare roba sul mio canale youtube.
Come presenti dal vivo il disco?

Non lo presento. Semplicemente. Non ci sono concerti in vista. Uno sì, questa estate, a Viareggio. Gratis come al solito. Si venderà qualche disco. Era già difficile trovare concerti  prima, ti immagini ora. Ma ci si prova comunque. Vediamo dopo l'estate. Una situazione come quella dello Scompiglio, sei musicisti in residenza in un teatro retto su fondi privati, con contributi pagati (e ti assicuro i soldi erano veramente pochi per il lavoro che abbiamo fatto) è un miracolo, è ciò che ti fa pensare che esisti anche tu, che hai dignità. Comunque... OTEME ha una struttura modulare, si può variare da tre a 10 persone, anche se un compromesso buono per poter ascoltare le parti musicali bene è in sestetto, 2 fiati, 3/4 voci, basso, percussioni, chitarra e tastiere.
La Line-Up del CD:

Irene Benedetti: flauto, ottavino, voce
Valeria Marzocchi: flauto, flauto dolce, voce
Elia Bianucci: clarinetto, clarinetto basso
Lorenzo Del Pecchia: clarinetto, clarinetto piccolo
Stefano Giannotti: voce, chitarre, banjo, componium, oggetti
Emanuela Lari: voce, piano, clavicembalo, synth
Valentina Cinquini: arpa, voce
Vittorio Fioramonti: contrabbasso, basso, armonica cromatica, voce
Riccardo Ienna: batteria e percussioni
Gabriele Stefani, Edgar Gomez: voci su QUANDO LA SERA

Special guests: Antonio Caggiano: vibrafono, Blaine L.Reininger: violino

Brani:
Chiudere quella porta (Close That Door)
E c’è qualcuno (And There’s Someone)
Un ricordo bello (A Wonderful Memory)
Dieci giorni (Ten Days)
Gli Angeli di San Cataldo – Bolero quarto (The Angels of San Cataldo-Fourth Bolero)
Quando la sera (When in the Evening)
Turni (Shifts)
Una mamma disperata (A Desperate Mum)
Per i giorni a venire (For the Next Days)
Un saluto alle nuvole (Say hello to the Clouds)

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11 Commenti:

Alle 5 luglio 2020 alle ore 23:52 , Blogger Alligatore ha detto...

Mi piace sempre ospitare in palude l'amico Stefano Giannotti, musicista di confine, musicista di musica totale: cantautorato, sperimentale, musica classica ma moderna, jazz, prog, e tante altre che forse aiuterebbero a capire ma anche no... i suoi dischi non sono dischi pop, ecco, si può dire questo.

 
Alle 5 luglio 2020 alle ore 23:54 , Blogger Alligatore ha detto...

Questo Un saluto alle nuvole è un progetto immenso, che come capirete se avete letto l'intervista, ha avuto vari passaggi, tra interviste, filmati, musica, concerti e questa sintesi con il disco.

 
Alle 5 luglio 2020 alle ore 23:56 , Blogger Alligatore ha detto...

Anche se Stefano ha chiarito il suo pensiero, io credo si possa definire un concept sulla morte (quindi anche sulla vita), come lo stesso Giannotti dice. Non per questo è musica prog, ma musica contemporanea alla Berio, sotto forma di canzoni.

 
Alle 5 luglio 2020 alle ore 23:59 , Blogger Alligatore ha detto...

Che esca oggi, dopo quella giusta considerazione data ai medici e infermieri, durante la pandemia, sembra sia voluto, ma probabilmente è casuale ... anche se niente succede a caso.

 
Alle 6 luglio 2020 alle ore 00:02 , Blogger Alligatore ha detto...

Non sono solo loro i protagonisti del disco, ma sicuramente in primo piano, giustamente ... le loro voci all'inizio di quasi tutti i pezzi, a raccontare cosa fanno in questo Hospice ... cioè un luogo dove si offrono cure palliative a malati gravi, dove quindi la morte bussa spesso.

 
Alle 6 luglio 2020 alle ore 00:06 , Blogger Alligatore ha detto...

Dopo questa premmessa che vi dico sulle canzoni? Vi posso dire qualcosa sulle canzoni? Sì, direi tante cose...

 
Alle 6 luglio 2020 alle ore 00:10 , Blogger Alligatore ha detto...

Un ricordo bello mi pare il pezzo che più colpisce all'inizio (sembra uscito da Pet Sounds dei Beach Boys, musicalmente)... ma anche il testo non è da meno, con questa infermiera e i suoi ricordi.

 
Alle 6 luglio 2020 alle ore 00:12 , Blogger Alligatore ha detto...

Forse per lo stesso motivo anche Turni, citato dallo stesso Giannotti tra i suoi preferiti. Cosa fanno gli infermieri nei loro turni, lo racconta un'infermiera all'inizio, e poi il ritmo, un piano, una coralità ...

 
Alle 6 luglio 2020 alle ore 00:14 , Blogger Alligatore ha detto...

Ma anche Per i giorni a venire, dove i fiati sono preponderanti (clarinetti magici), ritmo, una certa atmsofera magica, direi filmica.

 
Alle 6 luglio 2020 alle ore 00:17 , Blogger Alligatore ha detto...

Un pezzo che resta molto,nella sua semplicità è anche E c'è qualcuno: triste, anche se sereno, serenità data da i fiati, in particolare il clarinetto, e anche dal cantato di un testo semplice e ragionato.

 
Alle 6 luglio 2020 alle ore 00:19 , Blogger Alligatore ha detto...

Ovviamente è tutto un disco da ascoltare, immergendosi nei suoni, in tutti questi strumenti, parole, sentimenti, emozioni ...prendetevi il tempo per ascoltarlo. Ne vale la pena.

 

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