
Quando ascolto la musica dei
Kalweit and the Spokes penso che potrebbero benissimo trovarsi dentro ad un romanzo dell’
Alligatore, quello vero, quello di
Carlotto. Il loro è un blues contaminato/contaminate, fatto per locali fumosi, duri dal cuore tenero, film in bianco e nero. Mi viene voglia di bere del calvados e fumare una cicca quando sento le canzoni del recente
Around the Edges, cd dai colori forti e dal tratto elegante come la sua etichetta
Irma Records, come la sua copertina da suggestioni del deserto.
Una voce di donna, che colpisce e affascina, quella di
Georgeanne Kalweit, una chitarra rock che ricorda i grandi del passato senza scimmiottarli ma con un suo stile preciso, quello di
Giovanni Calella (perfetto anche quando suona l’armonica), una batteria sicura a dettare il ritmo e le emozioni, quella di
Leziero Rescigno (emozioni acide, quando suona pure l’organo).
Musicanti provenienti da esperienze diverse (La Crus, Amour Fou, Delta V, Vinicio Capossela …), ma perfetti per suonare insieme come hanno fatto in un sacco di concerti e ora in questo disco. Questa sera ho la fortuna di averli sul blog. Forse una, forse due, forse tre …chi c’è, c’è… Ci siete?
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Etichette: Alternative, Blues, Carlotto, Georgeanne Kalweit., Intervista, Irma records, Kalweit and the Spokes, L’Alligatore, Minneapolis, post-punk, Rock, Salento, States, Storia