In palude con Barberini
NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE CANTAUTORATO / DREAM-POP
DOVE ASCOLTARLO SPOTIFY, YOUTUBE, APPLE MUSIC.
LABEL AUTOPRODOTTO
PARTICOLARITA’ SOGNANTE / ONIRICO
CITTA’ ROMA
DATA DI USCITA 28.10.22
L’INTERVISTA
Come è nato Giorni d’oro?
Quando ho scritto le canzoni del mio primo disco (Barberini, 2018) ero del tutto inconsapevole di quello che stavo facendo, non immaginavo nemmeno che un giorno le avrei pubblicate e che qualcun altro le avrebbe ascoltate; quando è uscito, avevo la sensazione di aver fatto tutto in maniera estremamente incosciente, nel bene e nel male. E mi è venuta voglia di rifarlo con più consapevolezza. Di scrivere un secondo disco avendo un’idea un po’ più chiara di quello che stavo facendo; provando a scrivere dei pezzi più completi, a fare scelte più ponderate, ma anche a godermi i vari step del processo senza la sensazione di smarrimento della prima volta.
Come mai questo titolo? … molto ottimista (o ironico).
Quando ho finito il disco e l’ho riascoltato per intero, mi sono accorta che un tema che tornava spesso nei pezzi era la notte. Ci sono molte ambientazioni notturne in queste canzoni, dalle cinque di mattina di Lunapark, alle notti del ritornello di Pirati o quelle di Notti Magiche. Per antitesi, ho voluto chiamare il disco come l’unico pezzo che invece è pieno di luce: Giorni D’Oro (e anche perché la title-track è una versione italiana della mia canzone preferita: Gold Day, degli Sparklehorse.)
Come è stata la genesi di questo disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
È stato un processo abbastanza travagliato! Un po’ perché ero molto insicura sulla direzione di sound/produzione da prendere e ho ricominciato da zero tre volte prima di affidare definitivamente il progetto a Marco Catani (che ha curato arrangiamento, produzione e mix). Un po’ perché c’è la stata pandemia di mezzo e, quando i pezzi erano quasi pronti, era il momento peggiore della storia per far uscire un album.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Giorni d’oro?
Quando abbiamo girato il video di Tempura Nostalgia nel mio ristorante preferito di Tor Pignattara, a Roma. È un ristorante cinese molto “autentico” e i proprietari non parlano italiano, né inglese; è difficile anche solo telefonare per prenotare, quindi sapevamo che sarebbe stato molto difficile provare a spiegargli che volessimo girare un videoclip lì e chiedergli il permesso. Alla fine siamo andati semplicemente a pranzo lì con una camera a mano e Beatrice (la regista) ci ha ripreso mentre mangiavamo. Quando il video era pronto avevo pensato di farglielo vedere, ma non sapevo come l’avrebbero presa (e sinceramente non credo nemmeno gli interessasse granché) e così ne sono tuttora all’oscuro.
Se Giorni d’oro fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Non è un concept album, ma se lo fosse sarebbe un disco su quella linea di confine tra la notte e il giorno, tra il buio e la luce. L’ultimo pezzo dell’album, 06:15, parla proprio di questo: di quel momento in cui chi rientra all’alba dopo una notte fuori casa incontra chi è appena uscito per andare a lavoro.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera dell’intero disco? … quello più da live?
Credo che il pezzo migliore del disco sia Pirati; ma sono molto legata anche a Tempura Nostalgia. Prima di scegliere il titolo definitivo dell’album, doveva chiamarsi così.
Chi hai avuto maggiormente accanto a livello produttivo …
Marco Catani, che ha arrangiato e prodotto il disco. La cura e l’attenzione che ha avuto nei confronti di queste canzoni sono state preziose ed essenziali.
Copertina molto divertente: come è nata? Chi l’ha pensata così?
Qualche mese fa dei miei amici mi hanno regalato una piccola play-mobile a forma di me, che suona la tastiera. Proprio in quei giorni stavo cercando un’idea per la cover del disco e quando l’ho vista ho pensato fosse perfetta. Le ho fatto una foto quella sera stessa, sul tavolo dove stavamo bevendo e cenando, e l’ho usata per la copertina.
Come presenti dal vivo il disco?
L’abbiamo presentato full band venerdì 4 novembre a Roma, al Wishlist. Abbiamo riarrangiato i pezzi per il live e l’abbiamo presentato in una versione un po’ più suonata e meno elettronica rispetto a quella del disco.
Altro da dichiarare…
Una volta ho fatto una scritta su un muro, ma non sapevo fosse l’Opera Bastille e mi hanno arrestato.
Etichette: Autoproduzione, Barberini, Cantantuorato, Dream Pop, Giorni d'oro, Gold Day, In palude con ..., Intervista, Marco Catani, Roma, Sparklehorse, Tor Pignattara, Wishlist
9 Commenti:
Mi è piaciuto subito questo disco di Barberini, Giorni d'oro. Mi è piaciuto per il modo di cantare e di proporsi, così libero, disincantato, per il modo di cantare.
Nove canzoni così, con questa voce che resta nelle orecchie, come la musica, tra ritmo, tastierine, certi ritornelli ... tra i migliori che ho sentito quest'anno.
Sì è vero Pirati è un bel pezzo, un gran bel pezzo. Elettronica magica, voce elettronica, quasi sexy, quasi robotica, bell'atmosfera. E poi il testo, e quel ritornello, indimenticabile (come tanti di altri pezzi): "nasciamo tutto marinai e moriamo tutti da pirati".
Poi molto bello Notti magiche (non parla di calcio, non è ispirata al film di Vrizì): grande inizio con tastiera e poi lei che canta, sexy (ancora? o sono io alluppato?)... una canzone pop con tutte le verità dentro una canzone pop (come diceva Truffaut, non mi ricordo più la citazione corretta, ma ci siamo capiti).
Ma il perché mi ha incantato Barberini, è l'incredibile capacità, facilità direi, con la quale riesce a raccontare storie. Tipo Su un altro pianeta, bel racconto della vita sulla terra, con tastiere, ritmo, parole ben pensate per raccontare a un alieno la vita sulla terra.
Stesso discorso per il pezzo finale, 06:15, racconto tra l'onirico e l'ironico (ma reale), su cosa vede in una palazzina alle 6,15 di mattina, tra chi ha fatto le ore piccole e chi a lavorare, o chi vuole dormire...
Poi sì, anche Tempura Nostalgia è un bel pezzo. Cullante, di gran atmosfera.
Ma anche quello prima, Grattacieli è un pezzone: ironico, secco, sognante, con vocalizzi a tratti morriconiani. Testo surreale ma anche no: "cerchiamo sempre di ammazzare il tempo, e alla fine è sempre lui ad ammazzare noi".
Geniale!
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