In palude con Beatrice Campisi
NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE canzone d'autore, folk, pop
DOVE ASCOLTARLO tutti gli store online, tipo qui e in copia fisica.
LABEL Beatrice Campisi / Mezzanotte
PARTICOLARITA’ unione di acustica ed elettronica, italiano e dialetto siciliano.
CITTA’ Pavia (ma originaria di Avola -SR-)
DATA DI USCITA 08/04/2022
L’INTERVISTA
Come è nato Ombre?
Il disco è nato da una fase di cambiamento personale, ma anche da un'esigenza artistica di sperimentare nuove sonorità. La composizione musicale e lirica è stata guidata dalla riscoperta della chitarra acustica e dall'incrocio con le linee di basso di mia sorella, Elisabetta, che ha registrato poi sul disco. La pandemia e l'incontro con il produttore, Alosi, mi hanno dato l'occasione di intrecciare questa esperienza intima e semi-acustica a un'idea più ampia, che ha incluso anche l'elettronica, ma senza dimenticare le radici e il dialetto.
Come mai questo titolo? … molto forte, dalle tante suggestioni intellettuali.
Il filo conduttore del disco è proprio il tema delle ombre, inteso ora come elemento evanescente, inafferrabile, quasi nostalgico di un tempo irripetibile dell'infanzia, come nel singolo Cummaredda (che trae ispirazione da un'antica filastrocca e tradizione siciliana), ora come doppio, come in L'altra lei (brano che parla di fragilità e dualismo interiore), ora come ombra oscura del passato da lasciar andare, far scorrere via, come in Gondole di carta e Cambiamento. Nella canzone Ombre, che dà il titolo all'album, le ombre di due innamorati proiettate sull'asfalto, si allungano, come le loro anime, in cerca l'una dell'altro; in modo simile in Ventu, l'ombra sottile delle foglie scosse dal vento diventa l'ispirazione per un omaggio alla potenza vivificatrice della natura nelle diverse stagioni. O ancora ombra intesa come metafora dell'invisibilità dei detenuti nelle carceri (canzone Zoo), o come senso di affanno e ansia dovuto alla frenesia del presente, al ritmo ossessivo e incessante della città produttiva, in movimento, fra metropolitane e traffico (come nella canzone onirica e surreale, Angelo verde). Credo che il concetto di ombra rappresenti molto bene la natura degli esseri umani, fatti di luci e ombre.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Ombre?
Certamente le registrazioni piuttosto rocambolesche avvenute nella primavera scorsa, fra limitazioni, lockdown e quarantena. Entrare in studio rappresentava per noi un momento sospeso di evasione e condivisione.
Se Ombre fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Come dicevo prima, sarebbe su luci e ombre della vita.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera dell’intero disco? … quello più da live?
Il brano al quale sono affezionata particolarmente è Gondole di carta, perché ho conservato una grossa fetta di me stessa in questa canzone e perché l'arrangiamento con il crescendo finale mi sembra ben riuscito. La canzone più da live mi sembra invece Angelo verde.
Come è stato produrre questo tuo lavoro? Chi hai avuto più vicina a te?
Produrre il disco è stato emozionante e mi ha fatto crescere artisticamente, credo, per via del confronto molto proficuo, ma anche duro, a tratti, con il produttore, Alosi. Le persone più vicine sono state: il produttore stesso, lo staff dei Downtown Studios di Pavia (dove abbiamo registrato e mixato), il mio braccio destro, collaboratore e amico di sempre, Riccardo Maccabruni (che ha registrato tastiere e fisarmonica) e mia sorella, Elisabetta Campisi, al basso e ai cori, che ha saputo supportarmi durante l'intero iter produttivo, con la sua grande sensibilità artistica.
Copertina che colpisce per la sua semplicità, quasi zen … Come è nato questo scatto? Chi l’ha pensata così la copertina?
Abbiamo fatto tanti tentativi di copertina, avevamo diversi scatti suggestivi, ma non totalmente convincenti. Alla fine, una mattina di gennaio, io e la fotografa, Lù Magarò, abbiamo deciso di tentare uno scatto minimale, che facesse risaltare il contrasto fra luci e ombre. In definitiva ci ha colpito lo scatto di copertina per la posa e la leggera sfocatura, ripresa poi nel titolo.
Come presenti dal vivo il disco?
Attualmente siamo in tour in full band in questa formazione:
Beatrice Campisi: voce, chitarra, pianoforte e tamburo;
Riccardo Maccabruni: tastiere, fisarmonica, chitarra e cori;
Elisabetta Campisi: basso e cori;
Andrea Pisati: batteria ed effetti sonori.
Altro da dichiarare…
Etichette: Avola, Beatrice Campisi, Cantautorato, Canzone d'autore, Folk, In palude con ..., Intervista, Lombardia, Mezzanotte, Pavia, Pop, Sicilia, Siracusa
10 Commenti:
Gran piacere ospitare in palude Beatrice Campisi, con questo nuovo disco, caldo come il sud delle sue origini, che con la temperatura di questi giorni si sposa perfettamente.
Un disco che mi è piaciuto subito, tanto da volerne parlare con lei in palude subito... senza esitazione.
Sette nuovi pezzi, pi la versione acustica di Cambiamento della quale avevo già parlato in palude con lei, uno più bello dell'altro.
Le ombre come tema conduttore, portate avanti con il suo stile umanista, e dei suoni naturali, direi, dove l'elettronica quasi non si sente...si sente il piano, la chitarra, il mandolino, si sente il basso e la batteria, l'organo... si sente la sua voce.
Apre con un pezzo quale Cummaredda, che sembra una storia da film di Özpetek: gran ritmo, suoni naturali e un gusto di caldo sud, anche grazie a una parte cantata in siciliano.
Si capisce poi perché ami particolarmente Gondole di carta (sì, Beatrice, il crescendo finale è stupendo, riuscito perfettamente)... un classico di grande canzone italiana al primo ascolto. Ascoltatelo, e capirete cosa intendo.
Anche L'altra lei sembra un classico della grande canzone italica al primo ascolto. Qui poi c'è un organo, mi pare, molto suggestivo.
E già che ci sono dico anche Zoo, che sembra un Jannacci fatto oggi, non solo per lo zoo... ma anche per una certa malinconia di fondo, la fisarmonica gran protagonista.
Angelo verde è un pezzo che suona quasi rock, anzi, senza quasi, direi rock psichedelico, e capisco bene perché lo indichi come il pezzo migliore dal vivo.
Ombre è un gran disco... tra le cose più belle da me ascoltate quest'anno.
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