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lunedì 18 aprile 2022

In palude con Beatrice Campisi

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO

GENERE canzone d'autore, folk, pop

DOVE ASCOLTARLO tutti gli store online, tipo qui e in copia fisica.

LABEL Beatrice Campisi / Mezzanotte

PARTICOLARITA’ unione di acustica ed elettronica, italiano e dialetto siciliano.

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CITTA’ Pavia (ma originaria di Avola -SR-)

DATA DI USCITA 08/04/2022

L’INTERVISTA

Come è nato Ombre?

Il disco è nato da una fase di cambiamento personale, ma anche da un'esigenza artistica di sperimentare nuove sonorità. La composizione musicale e lirica è stata guidata dalla riscoperta della chitarra acustica e dall'incrocio con le linee di basso di mia sorella, Elisabetta, che ha registrato poi sul disco. La pandemia e l'incontro con il produttore, Alosi, mi hanno dato l'occasione di intrecciare questa esperienza intima e semi-acustica a un'idea più ampia, che ha incluso anche l'elettronica, ma senza dimenticare le radici e il dialetto.

Come mai questo titolo? … molto forte, dalle tante suggestioni intellettuali.

Il filo conduttore del disco è proprio il tema delle ombre, inteso ora come elemento evanescente, inafferrabile, quasi nostalgico di un tempo irripetibile dell'infanzia, come nel singolo Cummaredda (che trae ispirazione da un'antica filastrocca e tradizione siciliana), ora come doppio, come in L'altra lei (brano che parla di fragilità e dualismo interiore), ora come ombra oscura del passato da lasciar andare, far scorrere via, come in Gondole di carta e Cambiamento. Nella canzone Ombre, che dà il titolo all'album, le ombre di due innamorati proiettate sull'asfalto, si allungano, come le loro anime, in cerca l'una dell'altro; in modo simile in Ventu, l'ombra sottile delle foglie scosse dal vento diventa l'ispirazione per un omaggio alla potenza vivificatrice della natura nelle diverse stagioni. O ancora ombra intesa come metafora dell'invisibilità dei detenuti nelle carceri (canzone Zoo), o come senso di affanno e ansia dovuto alla frenesia del presente, al ritmo ossessivo e incessante della città produttiva, in movimento, fra metropolitane e traffico (come nella canzone onirica e surreale, Angelo verde). Credo che il concetto di ombra rappresenti molto bene la natura degli esseri umani, fatti di luci e ombre.

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Ombre?

Certamente le registrazioni piuttosto rocambolesche avvenute nella primavera scorsa, fra limitazioni, lockdown e quarantena. Entrare in studio rappresentava per noi un momento sospeso di evasione e condivisione.

Se Ombre fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?

Come dicevo prima, sarebbe su luci e ombre della vita.

C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiera dell’intero disco? … quello più da live?

Il brano al quale sono affezionata particolarmente è Gondole di carta, perché ho conservato una grossa fetta di me stessa in questa canzone e perché l'arrangiamento con il crescendo finale mi sembra ben riuscito. La canzone più da live mi sembra invece Angelo verde.

Come è stato produrre questo tuo lavoro? Chi hai avuto più vicina a te?

Produrre il disco è stato emozionante e mi ha fatto crescere artisticamente, credo, per via del confronto molto proficuo, ma anche duro, a tratti, con il produttore, Alosi. Le persone più vicine sono state: il produttore stesso, lo staff dei Downtown Studios di Pavia (dove abbiamo registrato e mixato), il mio braccio destro, collaboratore e amico di sempre, Riccardo Maccabruni (che ha registrato tastiere e fisarmonica) e mia sorella, Elisabetta Campisi, al basso e ai cori, che ha saputo supportarmi durante l'intero iter produttivo, con la sua grande sensibilità artistica.

Copertina che colpisce per la sua semplicità, quasi zen … Come è nato questo scatto? Chi l’ha pensata così la copertina?

Abbiamo fatto tanti tentativi di copertina, avevamo diversi scatti suggestivi, ma non totalmente convincenti. Alla fine, una mattina di gennaio, io e la fotografa, Lù Magarò, abbiamo deciso di tentare uno scatto minimale, che facesse risaltare il contrasto fra luci e ombre. In definitiva ci ha colpito lo scatto di copertina per la posa e la leggera sfocatura, ripresa poi nel titolo.

Come presenti dal vivo il disco? 

Attualmente siamo in tour in full band in questa formazione:

Beatrice Campisi: voce, chitarra, pianoforte e tamburo;

Riccardo Maccabruni: tastiere, fisarmonica, chitarra e cori;

Elisabetta Campisi: basso e cori;

Andrea Pisati: batteria ed effetti sonori.

Altro da dichiarare…

10 commenti:

  1. Gran piacere ospitare in palude Beatrice Campisi, con questo nuovo disco, caldo come il sud delle sue origini, che con la temperatura di questi giorni si sposa perfettamente.

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  2. Un disco che mi è piaciuto subito, tanto da volerne parlare con lei in palude subito... senza esitazione.

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  3. Sette nuovi pezzi, pi la versione acustica di Cambiamento della quale avevo già parlato in palude con lei, uno più bello dell'altro.

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  4. Le ombre come tema conduttore, portate avanti con il suo stile umanista, e dei suoni naturali, direi, dove l'elettronica quasi non si sente...si sente il piano, la chitarra, il mandolino, si sente il basso e la batteria, l'organo... si sente la sua voce.

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  5. Apre con un pezzo quale Cummaredda, che sembra una storia da film di Özpetek: gran ritmo, suoni naturali e un gusto di caldo sud, anche grazie a una parte cantata in siciliano.

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  6. Si capisce poi perché ami particolarmente Gondole di carta (sì, Beatrice, il crescendo finale è stupendo, riuscito perfettamente)... un classico di grande canzone italiana al primo ascolto. Ascoltatelo, e capirete cosa intendo.

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  7. Anche L'altra lei sembra un classico della grande canzone italica al primo ascolto. Qui poi c'è un organo, mi pare, molto suggestivo.

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  8. E già che ci sono dico anche Zoo, che sembra un Jannacci fatto oggi, non solo per lo zoo... ma anche per una certa malinconia di fondo, la fisarmonica gran protagonista.

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  9. Angelo verde è un pezzo che suona quasi rock, anzi, senza quasi, direi rock psichedelico, e capisco bene perché lo indichi come il pezzo migliore dal vivo.

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  10. Ombre è un gran disco... tra le cose più belle da me ascoltate quest'anno.

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