NOTE SINTETICHE
ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE indie rock? Indie folk rock? AAA? (che domanda difficile…)
LABEL autoproduzione
PARTICOLARITA’ oddio… non saprei...
CITTA’: Modena/Reggio Emilia
L’INTERVISTA
Come è nato Beginners?
Beginners è nato praticamente tutto come un album chitarra e voce. Dopo il
precedente lavoro di Angus Mc Og registrato nel 2013, Arnaut, dove c’era un po’ un miscuglio di diverse cose, sia nella
musica che nei testi, mi ero dato l’obiettivo di fare qualcosa di più compatto
e diretto. Mi sono proposto di iniziare a scrivere testi come se fossero brevi
racconti e di rimanere molto acustico con la strumentazione. Se con i testi
l’idea iniziale è arrivata fino alla fine… con la parte musicale devo dire che
invece ci siamo decisamente lasciati andare…
Perché questo titolo?
… cosa sta a significare?
Il titolo Beginners/principianti
mi è rimasto impresso qualche anno fa leggendo l’omonima raccolta di racconti
di Rayomnd Carver. Si tratta del volume più o meno noto uscito nel 1981 con il
titolo Di cosa parliamo quando parliamo
d’amore, ripubblicato solo nel 2009 con titolo e contenuti originali
(nell’81 l’editor di Carver aveva tagliato i racconti fino anche a metà della
loro lunghezza). C’è un senso di sospensione in questa immagine del
principiante, qualcosa che è difficile spiegare, ma che si percepisce molto
bene a pelle. Forse perché per quanto si impari a stare al mondo è molto facile
che anche un solo minimo tassello che va fuori posto faccia riaffiorare appunto
la carne viva e tenera del principiante.
Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla
sua realizzazione finale?
I pezzi sono nati nell’arco di diverso tempo, quasi tutti accomunati da
questa idea di voler provare a scrivere in modo piuttosto narrativo, come
appunto se si trattasse di racconti brevi più che di canzoni. C’è stato un
discreto lavoro di editing sotto tutti i punti di vista e via via che il lavoro
veniva messo a fuoco musica testi e arrangiamenti sono stati rimaneggiati più
volte fino ad arrivare al risultato finale.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la
lavorazione del disco?
Un episodio in particolare forse no. Però sicuramente una particolarità
per noi è stata quella di dover scrivere tante partiture su pentagramma per le
registrazioni! Sono state indispensabili per registrare gli archi, fiati e
qualche altro strumento… lavorando con alcuni musicisti classici giustamente
questo è il sistema tuttora più veloce e preciso per intendersi. Per chi c’è
abituato questa è un’ovvietà, ma per noi è stato un bell’esercizio di ripasso,
ci siamo sentiti molto seri e professionali… anche se in realtà abbiamo scritto
una valanga di errori, prontamente segnalati e corretti dai veri musicisti seri
e professionali che hanno registrato dette parti...
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? …
tolgo il fosse?
Mah… anche se c’è questo intento narrativo e questo trait d’union dato
dal titolo, non definirei in effetti questo come un concept album: non c’è un
argomento, uno sfondo ideale intorno a cui tutte le canzoni ruotano. Piuttosto
direi che è un lavoro in cui ci siamo dati delle linee guida, dentro alle quali
stare. Se dovessi scendere più in profondità su quest’idea dei principianti,
direi che in diversi pezzi, inevitabilmente le storie messe in scena, sono
storie che ruotano intorno all’amore, magari anche in senso lato talvolta. Di
nuovo, senza bisogno di troppi ragionamenti, una storia d’amore è come una
mirroball: prende quest’idea del riscoprirsi principianti e la moltiplica
migliaia di riflessi dove ognuno può ritrovare un pezzo che gli appartiene, una
finestra sul proprio film a cui aggrapparsi.
C’è qualche
pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero di Beginners? … che ti piace di più fare
live?
Domanda difficile… un po’ in tutti i pezzi ci sono cose a cui sono
particolarmente legato, vuoi per un verso che mi piace cantare, vuoi perché
viene particolarmente bene dal vivo ecc. Se devo individuare una manciata di
cose, direi che mi piace molto cantare A
rooftop love song, così come anche Between
the Lines e Beginners sono tra i
testi che preferisco. Invece Turkish
Delight e Ulysses sono
probabilmente i pezzi che in questo momento mi piace di più suonare con la
band.
Il disco è uscito con il sostegno promozionale di
ABuzzSupreme … chi altri attorno a te da citare?
Fondamentale per il percorso di Angus McOg nell’ultimo anno e mezzo è
stato l’apporto di Luca Di Mira, dei Giardini di Mirò, che è entrato nella band
come bassista, ma soprattutto è stato determinante nel mettere a punto
l’orizzonte creativo e sonoro di Beginners.
Poi un grandissimo contributo è venuto da Davide Cristiani, di Bombanella
Soundscapes, lo studio dove abbiamo registrato e con cui lavoro da anni. Per me
è diventato un po’ una seconda casa, un posto dove è molto facile poter
sperimentare mentre si riprende una batteria o mentre si mixano gli archi.
Davide è una persona che riesce sempre a creare un clima molto sereno mentre si
lavora e si è dedicato a questo lavoro veramente in modo speciale.
Copertina con il volto dell’innocenza. Come è nato lo
scatto e chi è l’autore? … e il protagonista?
Anche qui ovviamente le idee iniziali su come dovesse essere l’artwork
erano le più disparate… quando abbiamo però visto questo scatto ci siamo però convinti
subito che fosse l’immagine giusta. La foto è di Federica Troisi, fotografa di
Reggio Emilia, e il soggetto ritratto è suo figlio Santiago. E’ stato Luca a
dirle che stavamo cercando qualcosa per la copertina e a chiederle se aveva
qualche suo lavoro da farci vedere. Non c’è stata storia, questa foto dice
tutto quello che avremmo potuto dire per spiegare il titolo.
Come presti dal vivo il disco?
Per questo nuovo giro di valzer, Angus McOg ha una band bellissima con
cui sono davvero felice di suonare. Oltre al già citato Luca di Mira al basso,
abbiamo un nuovo batterista (Luca anche lui…) e alle tastiere, chitarre, tromba
e cori il grandissimo Enrico Pasini, già polistrumentista tra gli altri per
Beatrice Antolini e Junkfood.
Altro da
dichiarare?
Etichette: AbuzzSupreme, Angus Mc Og, Arnaut, Autoproduzione, Beatrice Antolini, Beginners, Emilia Romagna, Folk, Giardini di Mirò, In palude con ..., Indie, Intervista, Junkfood, Modena, Raymond Carver, Reggio Emilia, Rock
10 Commenti:
Gran ritorno in palude per Angus McOg, folk dilatato/dilatante made in Emilia.
Ritorno con questo disco gustoso, intensamente folk ma non solo...
Dieci perle, veramente una più bella dell'altra, che mi è difficile fare qualche titolo.
Forse Ulysses: gran pezzo, pop-rock internazionale, ottimo per pogare. Bel cantato, anni '80 nella ritmica, che poi a metà prende delle virate psichedeliche per poi finire in un crescendo di vocalizzi, organi, chitarre, ritmica, l'arpa e chi più ne ha ... Il titolo ben lo rappresenta, e la musica/parole pure...
Stessa magniloquenza per Cold Sand, dall'inizio davvero magico, con organi che creano una melodia incredibile, un incedere inesorabile ... poi la voce, che ne fa un pezzo ancora più ricco, sempre di più.
Ma, come dicevo, è un disco tutto bello, dall'iniziale Laika, corale, che sale, ascolto dopo ascolto. vero indie-folk-rock... grande intensità nei suoni a partire dalle chitarre e i violini, al pezzo che chiude, Chanting Mime Hands, altrettanta intensità a suggellare un disco decisamente intenso dove si sente, la voce, gli archi, il ritmo.
Come non citare poi la title-track? Beginners, dalle emozioni folk contenute, che crescono piano piano con tante cose, e una ritmica incalzante ...
Meritano di essere ricordate anche A rooftop love song, pop dal gusto internazionale, virato verso il folk con il gusto per la parola (non a caso dice che è tra le preferite da cantare) e Turkish Delight gran patos, dato in primis dall'organo, che avvolge fin dalle prime note. un pezzo molto intimo e allo stesso tempo universale.
Vorrei citarle tutte, la piadina e pronta, e noi facciamo ripartire il disco cenando ... ormai lo conosciamo a menadito.
Ve lo consiglio spassionatamente anche a voi, se non l'avete capito.
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