NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE: instrumental soundtrack
DOVE ASCOLTARLO su loop di immagini di
vecchi film di fantascienza, da quiiiii
LABEL Brutture Moderne
PARTICOLARITA’ senza tempo
CITTA’: Milano/Ravenna
DATA DI USCITA Maggio 2018
L’INTERVISTA
FG: Francesco Giampaoli
BD: Bruno Dorella
SG: Stefano Ghittoni
Come è nato Spazio 1918?
E’ nato in tanti modi e tempi diversi.
Volendo tornare indietro, nel 1989 BD bussava alle porte di Vox Pop, storica
etichetta di Milano, per un articolo di prova che doveva scrivere per un
quotidiano milanese. Il boss dell’etichetta si dimostrò molto gentile e gli
regalò molti dischi (LP, allora non c’era praticamente altro), tra cui un
oggetto misterioso chiamato Outoffbody Experience, un’esperienza che rimase
mistica per il giovane BD, fino a quando alcuni anni dopo conobbe SG nel
negozio di dischi in cui lavorava, e capì che dietro quel disco c’era lui.
Possiamo poi proiettarci nel 2010, quando BD va a vivere a Ravenna e conosce
FG, con cui inizia subito a collaborare su vari fronti. Nel frattempo SG si
dichiara fan di Ronin e Sacri Cuori, e chiede a BD ed FG di collaborare al suo
disco “Do Hipsters Love Sun (Ra)?”. Segue la proposta di fare un disco insieme,
ed eccoci qui a parlarne.
Perché questo titolo? … è anche il
titolo di un brano del disco.
In tutto il disco c’è un cortocircuito
tra passato e futuro. SG usa l’elettronica in modo molto vintage, mentre FG e
BD usano strumenti ormai obsoleti come chitarra e basso elettrici,
contrabbasso, vibrafono, percussioni acustiche.. Roba del secolo scorso,
insomma. Anche esteticamente eravamo ispirati dalla fantascienza, ma da quella
vecchia, tipo Star Trek o Spazio 1999 per intenderci. Se poi ci metti la
suggestione per l’arte russa del periodo rivoluzionario di cui parliamo più avanti,
eccoci arrivati a Spazio 1918. Abbiamo scelto il 1918 come finto centenario,
sapevamo che non saremmo usciti in tempo per l’anniversario della Rivoluzione
di Ottobre. Anche il brano seguente, Retrophuturo,
è un manifesto di questa idea di passato fantascientifico, o di futuro vintage.
Come è stata la genesi di Spazio
1918, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
SG è una vera fucina di basi killer.
Ne mandava a raffica, tutte interessanti, con tanti elementi di difficoltà a
livello armonico su cui BD e FG hanno potuto sbizzarrirsi e divertirsi. Quindi
funziona più o meno così: SG produce le basi a casa, le manda a Ravenna dove BD
e FG si trovano a svilupparle. Il processo non è brevissimo, la gestazione di Spazio 1918
è durata un paio d’anni.
Qualche episodio che è rimasto nella
memoria durante la lavorazione del disco?
Siccome lavoravamo a distanza, sulle
tracce che SG mandava da Milano, BD e FG si trovavano nello studio di quest’ultimo,
al mare (anzi, Al Mare, visto che è anche il nome dello studio, oltre che una
realtà geografica) per decidere che direzione dare alle idee di SG. Si
conoscono piuttosto bene, hanno suonato e registrato insieme diverse volte, e
sono anche agguerriti giocatori di beach tennis (in Romagna detto Racchettone).
Eppure riuscivano sempre a stupirsi a vicenda. C’era sorpresa davanti ad ogni
proposta che uno dei due faceva. Non era mai quello che l’altro si aspettava, e
crediamo che questa sorta di freschezza di idee traspaia poi nel disco.
Se questo cd fosse un concept-album su
cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Tutti e tre lavoriamo molto col cinema
e con le immagini. Ci viene abbastanza naturale un approccio narrativo alla
musica, che porta ad un potenziale concept anche quando non lo cerchiamo. Qui è
andata più o meno così, i brani non nascevano con un’intenzione evocativa, ma
quest’ultima diventava sempre più evidente col passare del tempo. A un certo
punto noi stessi abbiamo iniziato a dire “questo mi ricorda Star Trek” o cose
simili. Abbiamo poi solo dovuto esplicitare questa narrazione insita. Ma non
direi che si tratti di un concept. E’ un concept involontario, forse. Esiste già
come genere?
C’è qualche pezzo che preferite?
Qualche pezzo del quale andate più fieri di Spazio 1918? … che vi piace
di più fare live?
Direi che per ora è tutto abbastanza
fresco e ci piace. Magari tra un anno avremo pezzi preferiti e pezzi che ci
daranno la nausea. Ma per ora è tutto un friccicorìo. Nelle prime date abbiamo
già notato che potenzialmente i pezzi possono risultare più muscolari dal vivo,
se vogliamo, così come in situazioni più intime possono risultare più soffusi.
Credo che questa capacità di gestire il mood possa risultare una grande arma
per non annoiarci mai.
Il disco è uscito con Brutture
Moderne. Poteva mai uscire con altre label?
Effettivamente era abbastanza
naturale.
Copertina geometrica, intellettuale,
novecentesca … chi l’ha fatta e pensata così?
L’autore è Matteo Pozzi, un genietto
che, tra le altre cose, suona in un paio di gruppi eccellenti come Cacao ed
Action Men. Il trio si è trovato a pranzo da Stagnì, a Porto Fuori, un luogo di
culto assoluto per gli amanti della mangiata romagnola, dove le tagliatelle ed
il Sangiovese ci hanno fatto capire che un disco così doveva avere un taglio
grafico forte. BD era appena stato ad una mostra sulla pittura russa del
periodo della Rivoluzione del 1917, ed ha pensato che quell’estetica si sposava
bene alla nostra idea musicale retrofuturistica.
Come presentate dal vivo Spazio 1918?
SG al PC e campionatore. BD alla
chitarra e percussioni, FG al basso e synth. Alcuni pezzi vengono suonati
fedelmente, altri sono già cambiati nella versione live, e ne suoniamo anche un
paio nuovi.
Altro da dichiarare?
Siamo gente di poche parole, ma di
gran cuore. Quindi non ve ne abbiate a male se non diciamo la spiritosaggine di
rito, o lo slogan che in questi giorni cupi ci starebbe pure. Siamo gente da
palco, ci vediamo là.
Etichette: Brutture Moderne, Emilia Romagna, GDG MODERN TRIO, In palude con ..., Indie-rock, Intervista, Lombardia, Matteo Pozzi, Milano, Ravenna, Rivoluzione d'Ottobre, Sacri Cuori, Spazio 1918
10 Commenti:
GDG Modern Trio questa sera in palude, ed è un vero piacere.
Giampaolo, Dorella, Ghittoni, nomi che sono girati spesso in palude, essendo parte integrante della vera scena underground italica da almeno una quindicina d'anni a questa parte ...
Dai Ronin ai Sacri Cuori a The Dining Rooms, solo per citare la punta del loro iceberg e comprendere tutto.
E anche questo progetto musicale, che nasce con questo album, profuma di alternative italico fino al midollo.
Spazio 1918, fatto di 8 pezzi più tre Interferenze (dallo spazio profondo).
Un disco fatto quasi esclusivamente di strumentali, a parte Spirit, che arriva strategicamente a metà disco, cantato da Ghittoni: quasi prog, come ritmica, suoni, atmosfera ...
Atmosfera acidula, che mi piace molto anche nella title-track dal sapore rivoluzionario in ritardo (il disco è nato e si è sviluppato piano, visti i molti impegni del trio), così si è passati subito al 1918 e non al rivoluzionario 2017.
E questo dimostra che i rivoluzionari sono loro, con Retrophuturo pezzo dal ritmo politicopoetico, o See the Stars, per chi crede ancora nell'utopia, grazie a chitarre acide su di un tappeto di elettronica.
Ma tutto il disco è Rivoluzionario... ascoltate e ditemi.
p.s. bella anche al copertina, con queste scritte d'estetica cirillicorivoluzionaria. Bravo Matteo Pozzi e a tutta l'estetica retrofuturistica.
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