mercoledì 18 luglio 2018

In palude con Noir & Dirty Crayons

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE Electro-Rock
DOVE ASCOLTARLO su spotify
LABEL NoirMusic
PARTICOLARITA’ Attitudine molto punk
CITTA’: Bergamo
DATA DI USCITA 28-05-2018
L’INTERVISTA
Come è nato Paratechnicolor?
Paratechnicolor è il frutto di quasi due anni di lavoro, nasce essenzialmente dall’esigenza di mettermi in gioco con un lavoro da solista dopo anni passati con le bands.
E’ stata una grande sfida scrivere, arrangiare e produrre un disco interamente da solo, è un lavoro pantagruelico!
D’altra parte, ho imparato molto da questa esperienza, sia umanamente che artisticamente, grazie anche alle persone che hanno “gravitato” intorno a questo disco durante tutto il suo concepimento e registrazione.
Perché questo titolo?  … cosa vuol dire?
Questa parola nasce da un discorso fatto con un amico una sera. Gli chiesi di che colore fossero le sue paranoie o meglio, gli chiesi se lui, le sue paranoie, se le facesse a colori oppure in bianco e nero. Partendo da quel concetto ne scaturì un lungo ragionamento che portò ad unire paranoia e colore. In sostanza, essere paranoici non è bello, ma se proprio dobbiamo, almeno facciamolo a colori! Per me, questo disco è un viaggio dentro le paure, le paranoie di una generazione alla quale hanno cercato di negare il futuro.
Come è stata la genesi di Paratechnicolor, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
E’ molto difficile spiegare come sia nato questo disco.
E’ frutto di un periodo della mia vita molto complesso, periodo in cui, quasi da un giorno all’altro, la mia vita è completamente cambiata.
C’è sicuramente, una grande parte emotiva che mi lega a questo album, ma è anche il frutto di molto studio e duro lavoro. Ho cambiato l’approccio compositivo cercando di esplorare territori a me poco conosciuti, ho cercato di farli miei, ma sopratutto ho sbagliato un sacco di volte, rivedendo alcune scelte, cancellandone altre, fino ad arrivare al risultato che volevo ottenere. A volte è stata dura, frustrante, ma alla fine il lavoro e la passione, pagano. Sempre. Naturalmente, durante il processo di scrittura e lavorazione non ci sono solo stati momenti difficili, ma spesso, momenti divertenti e leggeri, quei momenti che davvero ti fanno apprezzare ciò che stai facendo. Alla fine dell’imbuto è uscito Paratechnicolor.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del disco?
Ho campionato un gatto…
Uno dei suoni che compongono l’arrangiamento di Sono ancora vivo è una rimanipolazione del miagolio di un gatto che continuava a sostare, e miagolare, davanti alla porta di casa mia. Mi son detto, perché no? E ha funzionato.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
Si, puoi togliere il “fosse”...
Paratechnicolor non è nato come un concept ma, durante il suo concepimento mi sono reso conto che c’è un fil rouge che lega insieme ogni brano. Come dicevo prima, è una sorta di viaggio dentro la mia generazione. Faccio parte di quella generazione che ha visto ancora i telefoni a gettoni, che è cresciuta, almeno fino a un certo punto, senza internet. Ho, in sostanza, conosciuto il “vecchio mondo”.
Il progresso, i nuovi dettami economici e politici hanno cambiato in maniera profonda e irreversibile il mondo e le società umane. Noi siamo cresciuti con il mito del posto fisso, dell’importanza di un’istruzione ad alti livelli etc.. etc… salvo poi sentirci dire che tutto quello che ci avevano insegnato era sbagliato, il posto fisso non serviva più, TU non servivi più.
Da persone, ci hanno trasformato in carne da macello per l’economia, e di certo la crisi del 2008 non ci ha aiutati.
In tutto questo bel quadretto, la politica ha dato il suo enorme contributo, letteralmente, rubandoci il futuro. Non è naturalmente mia intenzione intavolare un’invettiva contro questo o quell’altro. La politica non mi interessa, l’economia mi interessa ancora meno.
Sono solo giochini per radical-chic.
In questo disco però non c’è solo il lato negativo di questo profondo cambiamento.
La mia generazione è stata sì, la più penalizzata, ma è anche quella che ha saputo tirarsi su le maniche, alzare il dito medio e rispondere con un “Ok, le cose funzionano così adesso? Benissimo, non ho di certo bisogno del posto fisso, della laurea o di tutte queste cose per andare avanti”.
La mia generazione ha saputo reinventarsi. Nonostante tutto.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri di Paratechnicolor? … che vi piace di più fare live?
Il mio brano preferito è Voci, per tutte le domande.
E’ stato il primo brano in cui ho realmente cambiato il mio approccio compositivo, ho lavorato molto sul sound design, sugli equilibri tra le varie componenti del pezzo. E’ un brano di cui vado molto orgoglioso.
Lato live, ogni singolo brano mi diverte sempre molto, essendo un disco sì, denso di contenuti, ma sempre con quella vena ironica, suonarlo dal vivo è molto divertente!
Il disco è autoprodotto, come mai questa scelta? … chi vi ha aiutato?
E’ stata una scelta precisa e ragionata. Oggi ogni musicista può prodursi la propria musica, a casa sua, senza particolari limitazioni.
La scelta di diventare produttore di me stesso è nata dopo essere stato sotto vari contratti discografici per anni. Per quale ragione dovrei riconoscere il 50% dei miei diritti editoriali e artistici ad un’azienda che per me non fa nulla?
Se devo investire su me stesso, il raccolto che ne ricevo lo tengo per me, non lo regalo ad altri. Oggi le etichette non investono sui nuovi artisti, e non mi riferisco solo alle major, ma anche alle “presunte” etichette indie. Quindi rinnovo la domanda: io ci metto il lavoro, i soldi, la fatica, tu, etichetta, cosa ci metti?
La pubblicazione e distribuzione di un cd fisico in cambio della metà dei miei diritti?
Beh, no grazie. Oggi è possibile prodursi e pubblicarsi in totale autonomia, mantenendo il 100% delle royalties del proprio lavoro.
Mi è sembrata la scelta più ovvia e intelligente.
L’artista moderno è prima di tutto imprenditore di se stesso, del proprio brand.
Sul fronte artistico ho lavorato con Valter Sacripanti, batterista, produttore artistico e mio grande amico, al quale ho affidato la revisione artistica del progetto.
Copertina con un punto interrogativo colorato su sfondo nero. Cosa mi rappresenta? Come l’avete pensata così?
Quell’immagine ce l’ho stampata in mente ogni mattina, appena sveglio.
Rappresenta un po’ il mio stato d’animo, la mia ricerca.
Il mondo moderno è molto complesso, la politica, l’economia, i vegani, i fruttariani, i social...chi più ne ha, più ne metta.
Districarsi in mezzo a tutto ciò non è semplice né comodo.
Molto spesso non riesco davvero a capire cosa stia succedendo intorno a me, mi balza alla mente solo un grande punto interrogativo.
La realtà si muove secondo canoni a me totalmente sconosciuti.
Per la copertina del disco volevo qualcosa di minimale ed efficace, ed ecco la copertina di Paratechnicolor.
Come presentate dal vivo il disco?
Le performance dal vivo sono molto potenti, grazie anche alla band che mi segue, The Dirty Crayons (Daniele Milesi alla batteria, Massimo Ciocca alla chitarra, Rachele Rebuscini al basso). Sono una band pazzesca!
Vedere per credere!
Altro da dichiarare?
Ho un paio di progetti in cantiere, tra cui un nuovo video estratto da Paratechnicolor.
Sto inoltre compilando il calendario per il tour autunno/inverno 2018/2019.
In mezzo a tutto ciò ho cominciato a scrivere il materiale di quello che sarà il prossimo disco targato Noir. Non so dove mi porterà questo nuovo viaggio, ma sicuramente attraccherò in un porto sicuro, da qualche parte, in qualche tempo.

Etichette: , , , , , , , , ,

10 Commenti:

Alle 18 luglio 2018 alle ore 00:08 , Blogger Alligatore ha detto...

Giovani in palude questa sera, con Noir, che ci parla del suo disco d'esordio sotto questo nome.

 
Alle 18 luglio 2018 alle ore 00:09 , Blogger Alligatore ha detto...

Un disco pop-rock elettronico, musicalmente molto dimanico, fresco, quasi spensierato potremmo dire, ma ...

 
Alle 18 luglio 2018 alle ore 00:11 , Blogger Alligatore ha detto...

... ma, ma, come sentire anche dalle parole dello stesso Noir nell'intervista, porta una inquietudine, una rabbia giovane di questa generazione senza risposte in una società senza più certezze.

 
Alle 18 luglio 2018 alle ore 00:15 , Blogger Alligatore ha detto...

Questo si sente maggiormente in pezzi quali Sono ancora vivo robotico e molto esplicito a criticare le certezze borghesi dei genitori, e in Dammi tempo, pop-rock elettronico psicologicamente complesso, potremmo dire sulla stanchezza dell'uomo moderno.

 
Alle 18 luglio 2018 alle ore 00:18 , Blogger Alligatore ha detto...

Interessante anche Voci, citato dallo stesso Noir come il suo prefeito: labirintico, profondo, con una buona melodia dolce sempre più forte.

 
Alle 18 luglio 2018 alle ore 00:19 , Blogger Alligatore ha detto...

Forti come Divano revolution e Fuck.

 
Alle 18 luglio 2018 alle ore 00:20 , Blogger Alligatore ha detto...

Rock diretto dai testi espliciti, come il titolo lascia intuire.

 
Alle 18 luglio 2018 alle ore 00:25 , Blogger Alligatore ha detto...

Insomma, un disco tutto da ascoltare, andando oltre il piacevole ritmo saltellante che si può sentire ad un primo ascolto poco attento...

 
Alle 18 luglio 2018 alle ore 11:52 , Anonymous Noir ha detto...

Ringrazio l'Alligatore ed il suo blog per avermi concesso quest'intervista e per i commenti/recensione a piè di pagina!GRAZIE, sono fiero che questo mio lavoro sia stato gradito!:D

 
Alle 18 luglio 2018 alle ore 21:12 , Blogger Alligatore ha detto...

Grazie a te Noir di avere accettato l'intervista in palude per presentare Paratechnicolor, che abbiamo gradito.

 

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page