NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL
DISCO
GENERE Electro-Rock
LABEL NoirMusic
PARTICOLARITA’ Attitudine molto punk
CITTA’: Bergamo
DATA DI USCITA 28-05-2018
L’INTERVISTA
Come è nato Paratechnicolor?
Paratechnicolor è il frutto di quasi due anni di lavoro, nasce
essenzialmente dall’esigenza di mettermi in gioco con un lavoro da solista dopo
anni passati con le bands.
E’ stata una grande sfida scrivere, arrangiare e produrre un disco
interamente da solo, è un lavoro pantagruelico!
D’altra parte, ho imparato molto da questa esperienza, sia umanamente che
artisticamente, grazie anche alle persone che hanno “gravitato” intorno a
questo disco durante tutto il suo concepimento e registrazione.
Perché questo titolo?
… cosa vuol dire?
Questa parola nasce da un discorso fatto con un amico una sera. Gli chiesi
di che colore fossero le sue paranoie o meglio, gli chiesi se lui, le sue
paranoie, se le facesse a colori oppure in bianco e nero. Partendo da quel
concetto ne scaturì un lungo ragionamento che portò ad unire paranoia e colore.
In sostanza, essere paranoici non è bello, ma se proprio dobbiamo, almeno
facciamolo a colori! Per me, questo disco è un viaggio dentro le paure, le
paranoie di una generazione alla quale hanno cercato di negare il futuro.
Come è stata la genesi di Paratechnicolor, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?
E’ molto difficile spiegare come sia nato questo disco.
E’ frutto di un periodo della mia vita molto complesso, periodo in cui,
quasi da un giorno all’altro, la mia vita è completamente cambiata.
C’è sicuramente, una grande parte emotiva che mi lega a questo album, ma è
anche il frutto di molto studio e duro
lavoro. Ho cambiato l’approccio compositivo cercando di esplorare territori a
me poco conosciuti, ho cercato di farli miei, ma sopratutto ho sbagliato un
sacco di volte, rivedendo alcune scelte, cancellandone altre, fino ad arrivare
al risultato che volevo ottenere. A volte è stata dura, frustrante, ma alla
fine il lavoro e la passione, pagano. Sempre. Naturalmente, durante il processo
di scrittura e lavorazione non ci sono solo stati momenti difficili, ma spesso,
momenti divertenti e leggeri, quei momenti che davvero ti fanno apprezzare ciò
che stai facendo. Alla fine dell’imbuto è uscito Paratechnicolor.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la
lavorazione del disco?
Ho campionato un gatto…
Uno dei suoni che compongono l’arrangiamento di Sono ancora vivo è una
rimanipolazione del miagolio di un gatto che continuava a sostare, e miagolare,
davanti alla porta di casa mia. Mi son detto, perché no? E ha funzionato.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? …
tolgo il fosse?
Si, puoi togliere il “fosse”...
Paratechnicolor non è nato come un concept ma, durante il suo
concepimento mi sono reso conto che c’è un fil
rouge che lega insieme ogni brano. Come dicevo prima, è una sorta di
viaggio dentro la mia generazione. Faccio parte di quella generazione che ha
visto ancora i telefoni a gettoni, che è cresciuta, almeno fino a un certo
punto, senza internet. Ho, in sostanza, conosciuto il “vecchio mondo”.
Il progresso, i nuovi dettami economici e politici hanno cambiato in
maniera profonda e irreversibile il mondo e le società umane. Noi siamo
cresciuti con il mito del posto fisso, dell’importanza di un’istruzione ad alti
livelli etc.. etc… salvo poi sentirci dire che tutto quello che ci avevano
insegnato era sbagliato, il posto fisso non serviva più, TU non servivi più.
Da persone, ci hanno trasformato in carne da macello per l’economia, e di
certo la crisi del 2008 non ci ha aiutati.
In tutto questo bel quadretto, la politica ha dato il suo enorme
contributo, letteralmente, rubandoci il futuro. Non è naturalmente mia
intenzione intavolare un’invettiva contro questo o quell’altro. La politica non
mi interessa, l’economia mi interessa ancora meno.
Sono solo giochini per radical-chic.
In questo disco però non c’è solo il lato negativo di questo profondo
cambiamento.
La mia generazione è stata sì, la più penalizzata, ma è anche quella che ha
saputo tirarsi su le maniche, alzare il dito medio e rispondere con un “Ok, le
cose funzionano così adesso? Benissimo, non ho di certo bisogno del posto
fisso, della laurea o di tutte queste cose per andare avanti”.
La mia generazione ha saputo reinventarsi. Nonostante tutto.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri
di Paratechnicolor? …
che vi piace di più fare live?
Il mio brano preferito è Voci, per tutte le
domande.
E’ stato il primo brano in cui ho realmente cambiato il mio approccio
compositivo, ho lavorato molto sul sound design, sugli equilibri tra le varie
componenti del pezzo. E’ un brano di cui vado molto orgoglioso.
Lato live, ogni singolo brano mi diverte sempre molto, essendo un disco sì,
denso di contenuti, ma sempre con quella vena ironica, suonarlo dal vivo è
molto divertente!
Il disco è autoprodotto, come mai questa scelta? … chi vi
ha aiutato?
E’ stata una scelta precisa e ragionata. Oggi ogni musicista può prodursi
la propria musica, a casa sua, senza particolari limitazioni.
La scelta di diventare produttore di me stesso è nata dopo essere stato
sotto vari contratti discografici per anni. Per quale ragione dovrei
riconoscere il 50% dei miei diritti editoriali e artistici ad un’azienda che
per me non fa nulla?
Se devo investire su me stesso, il raccolto che ne ricevo lo tengo per me,
non lo regalo ad altri. Oggi le etichette non investono sui nuovi artisti, e
non mi riferisco solo alle major, ma anche alle “presunte” etichette indie. Quindi
rinnovo la domanda: io ci metto il lavoro, i soldi, la fatica, tu, etichetta,
cosa ci metti?
La pubblicazione e distribuzione di un cd fisico in cambio della metà dei
miei diritti?
Beh, no grazie. Oggi è possibile prodursi e pubblicarsi in totale
autonomia, mantenendo il 100% delle royalties del proprio lavoro.
Mi è sembrata la scelta più ovvia e intelligente.
L’artista moderno è prima di tutto imprenditore di se stesso, del proprio
brand.
Sul fronte artistico ho lavorato con Valter Sacripanti, batterista,
produttore artistico e mio grande amico, al quale ho affidato la revisione
artistica del progetto.
Copertina con un punto
interrogativo colorato su sfondo nero. Cosa mi rappresenta? Come l’avete
pensata così?
Quell’immagine ce l’ho stampata in mente ogni mattina, appena sveglio.
Rappresenta un po’ il mio stato d’animo, la mia ricerca.
Il mondo moderno è molto complesso, la politica, l’economia, i vegani, i
fruttariani, i social...chi più ne ha, più ne metta.
Districarsi in mezzo a tutto ciò non è semplice né comodo.
Molto spesso non riesco davvero a capire cosa stia succedendo intorno a me,
mi balza alla mente solo un grande punto interrogativo.
La realtà si muove secondo canoni a me totalmente sconosciuti.
Per la copertina del disco volevo qualcosa di minimale ed efficace, ed ecco
la copertina di Paratechnicolor.
Come presentate dal vivo il disco?
Le performance dal vivo sono molto potenti, grazie anche alla band che mi
segue, The Dirty Crayons (Daniele Milesi alla batteria, Massimo Ciocca alla
chitarra, Rachele Rebuscini al basso). Sono una band pazzesca!
Vedere per credere!
Altro da dichiarare?
Ho un paio di progetti in cantiere, tra cui un nuovo video estratto da Paratechnicolor.
Sto inoltre compilando il calendario per il tour autunno/inverno 2018/2019.
In mezzo a tutto ciò ho cominciato a scrivere il materiale di quello che
sarà il prossimo disco targato Noir. Non so dove mi porterà questo nuovo
viaggio, ma sicuramente attraccherò in un porto sicuro, da qualche parte, in
qualche tempo.
Etichette: Autoproduzione, Bergamo, Elettronica, In palude con ..., Intervista, Lombardia, Noir, Noir e Dirty Crayons, Paratechnicolor, Rock
10 Commenti:
Giovani in palude questa sera, con Noir, che ci parla del suo disco d'esordio sotto questo nome.
Un disco pop-rock elettronico, musicalmente molto dimanico, fresco, quasi spensierato potremmo dire, ma ...
... ma, ma, come sentire anche dalle parole dello stesso Noir nell'intervista, porta una inquietudine, una rabbia giovane di questa generazione senza risposte in una società senza più certezze.
Questo si sente maggiormente in pezzi quali Sono ancora vivo robotico e molto esplicito a criticare le certezze borghesi dei genitori, e in Dammi tempo, pop-rock elettronico psicologicamente complesso, potremmo dire sulla stanchezza dell'uomo moderno.
Interessante anche Voci, citato dallo stesso Noir come il suo prefeito: labirintico, profondo, con una buona melodia dolce sempre più forte.
Forti come Divano revolution e Fuck.
Rock diretto dai testi espliciti, come il titolo lascia intuire.
Insomma, un disco tutto da ascoltare, andando oltre il piacevole ritmo saltellante che si può sentire ad un primo ascolto poco attento...
Ringrazio l'Alligatore ed il suo blog per avermi concesso quest'intervista e per i commenti/recensione a piè di pagina!GRAZIE, sono fiero che questo mio lavoro sia stato gradito!:D
Grazie a te Noir di avere accettato l'intervista in palude per presentare Paratechnicolor, che abbiamo gradito.
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