NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE: canzone d’autore, pop, rock,
funky, latin e sentimentale
DOVE ASCOLTARLO: Spotify, Deezer,
Apple Music e in CD
LABEL: Gutenberg Music/Caligola
Records
PARTICOLARITA’: scritto, arrangiato e
prodotto da Alberto Bettin
CITTA’: Venezia
DATA DI USCITA: 20/10/2017
Come è nato L’impossibile l’imprevedibile?
Il disco nasce dopo una lunga
gestazione in fase di produzione e dopo una lunghissima gestazione in fase di
scrittura. E’ l’esordio di un musicista che ha sempre scritto canzoni, fin da
bambino, ma che si è riconosciuto il diritto, quando l’urgenza è diventata non
più rinviabile, di buttarsi fuori. Più nello specifico, quando ho capito che la
mia scrittura era matura abbastanza per affrontare i diversi generi e forme di canzone
che amo. E in parte l’ho quindi vissuto come un “saggio” di scrittura su quei
generi e forme. Ci convivono pezzi scritti dieci anni fa, suonati per anni dal
vivo, con pezzi scritti in fase di registrazione.
Perché questo titolo?
E’ il titolo della decima traccia dell’album.
Non è il pezzo di lancio, il singolo, come magari ci si potrebbe aspettare. Ma
si tratta di un pezzo che mi sembra rappresentare bene, nella forma e nel
testo, una specie di manifesto del mio modo di raccontare le cose per come le
vivo e le canto. Una canzone (e quindi un disco) che fa i conti con il limite
delle nostre possibilità e il tentativo di superare quel limite. E poi l’imprevedibilità
di quello che ci capita, sia l’evento traumatico, sia la pienezza di un’esperienza
gioiosa. E questo spirito mi sembra attraversare tutto il disco. E’ una canzone
che racconta come il desiderio, che assumiamo come guida nelle nostre scelte,
sia, proprio per questo, un desiderio impossibile da soddisfare pienamente.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea
iniziale alla sua realizzazione finale?
Avevamo iniziato, ormai due anni fa,
un pomeriggio di luglio, con l’intento di chiudere tutto in tre o quattro
sedute di studio, dati i limiti di budget in autoproduzione. Un quartetto da
registrare in presa diretta, e poi rifinire le parti vocali. Il prodotto è piaciuto
a Claudio Donà, della storica Caligola Records, etichetta specializzata in
musica jazz, con una collana, Gutenberg Music, dedicata alla canzone d’autore
(Max Manfredi, Ustmamò). A quel punto mi viene proposto di collaborare con
Bruno Cimenti, produttore friulano della Primigenia Produzioni, per un nuovo
mixaggio dei materiali. E’ questa l’occasione, mi sono detto, per “farcire” un
po’ il suono, rendere la produzione più cicciottella. Ho così arrangiato
sezioni di fiati, un quartetto d’archi, nuove parti di chitarra e cori. Mi
sono, come si dice, fatto prendere la mano e ho chiesto quindi ad amici e ex
compagni di studi (nei miei percorsi di pianoforte e jazz nei conservatori di
Venezia e Vicenza) per la registrazione.
Qualche episodio che è rimasto nella
memoria durante la lavorazione del disco?
Beh, sì, molti. Sentire per la prima
volta un quartetto d’archi suonare un arrangiamento da me scritto, tremare di
emozione e maldestramente provare a “dirigerlo” (non che ne avessero bisogno),
come un bambino che imita un direttore d’orchestra ma con meno eleganza. Oppure
chiudersi in uno sgabuzzino creato appendendo coperte e aprendo le ante dei
guardaroba nel corridoio di casa del mio chitarrista, tutto per registrare la
voce di una delle canzoni, l’ultima incisa. E poi, prima ancora di entrare in
studio, cantare davanti a Ivano Fossati e ad alcuni docenti del Conservatorio
di Genova, nel corso di un seminario sulla canzone, due miei pezzi,
emozionatissimo e alle prese con una disidratazione causata dal terrore e da un’abbuffata
di baccalà accomodato, ordinato all’osteria vicina.
E poi il videoclip (L’italiano
fiero https://www.youtube.com/watch?v=RGvQqLCMn7g).
Due giorni arrancando con uno slittino da trascinare sui pendii erbosi e sui
ghiaioni delle Dolomiti, seguito con pazienza e grande intelligenza dai miei
cari amici Marco Zambon e Andrea Mazzucato di Wizard and Blond. La vera
fatica fisica, anche per un alpinista provetto come me!
Se questo cd fosse un concept-album su
cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
L’avrei voluto un concept sui
temporali, sempre sulla traccia dell’imprevedibilità. Ma alla terza canzone che
portava in scena la pioggia, ci ho rinunciato. Forse è un “multi-concept”, nel
senso che ci sono dei fili che si intersecano e passano attraverso alcune
canzoni e poi altri fili da quelle ad altre canzoni. C’è il tema del desiderio
(L’impossibile L’imprevedibile, Nonostante, Quando va bene); quello del
dolore (Una scusa per pregare, Quando va bene, Le luminarie); quello
della memoria (Da un citofono in America, Strade bianche); l’ironia
delle situazioni sentimentali (La donna che sarei, Canzone debole) e un
po’ di sfogo da vecchio brontolone che si guarda intorno e si lamenta (L’italiano
fiero, Famosi in famiglia).
C’è qualche pezzo che preferisci?
E’ come chiedere alla cuoca qual è,
tra i suoi piatti, il suo preferito. Risponderà, ma con una lista!
Qualche pezzo del quale vai più fiero
di L’impossibile l’imprevedibile?
Sono molto fiero di alcune soluzioni
musicali e testuali di Famosi in famiglia, una delle più articolate dell’album.
Ma anche del risultato di Le luminarie, in cui provo a raccontare la
tragedia di un attentato terroristico, facendone in realtà una specie di
ninnananna che porti consolazione.
… che ti piace di più fare live?
Ho spesso ancora i brividi quando
canto Quando va bene, perché ci ho messo pezzi della mia vita carichi di
dolore ma anche di passaggio attraverso il dolore. So, e sento, che il trio che
mi segue nei concerti e in sala di registrazione (Alvise Forcellini, Niccolò Romanin,
Salvatore Pinello), ama suonare Canzone debole, perché è tutta giocata
sull’ambiguità tra 4/4 di impianto e 3/4 come “metro illusorio” (troppo
tecnico?)
Come è stato a
livello produttivo fare il cd? Da chi gli apporti maggiori?
Il disco è stato tutto finanziato,
scritto e pensato da me. Direi faticoso! Bruno Cimenti è stato molto d’aiuto
nell’individuare dove si poteva aggiungere e cosa. Qui un po’ di hammond, qui
dei fiati, eccetera. E poi nel trasformare un’idea di suono nella mia testa in
un suono reale. Penso che il fatto che molte soluzioni gli piacessero come
ascoltatore abbia fatto il resto.
Copertina divertente, colorata,
emblematica, molto affascinante. Come è nata e chi l’ha fatta e/o pensata così?
La copertina, che adoro, è opera di
uno straordinario artista, illustratore e musicista inglese, Jim Stoten.
Avevamo iniziato con delle lezioni di italiano (è questo il mestiere che mi dà il
pane) ma siamo presto finiti a parlare di musica, di progetti. Mi ha fatto un
grande regalo. Gli ho dato il titolo, la traduzione del testo della title
track (a quel punto le lezioni di italiano erano già chiuse!) e il
videoclip (L’italiano fiero). Mi ha fatto 4 proposte, ne ho prese due,
una per la copertina e l’altra per l’interno del booklet. E’ chiaramente legato
a un’estetica molto britannica di pop rock, che penso sia presente anche nel
suono e negli arrangiamenti del disco (penso ovviamente ai Beatles, ma anche
XTC, Elvis Costello).
Come presenti dal vivo L’impossibile
l’imprevedibile?
Ci sto pensando. Qualche suggerimento?
Sarà comunque sia in quartetto, sia nell’intimità di voce e pianoforte, dove
tutto cambia per restare tutto com’è. Spero di riuscire di tanto in tanto a
coinvolgere alcuni dei dieci musicisti, nel CD indicati come Gli Ospiti, che mi
hanno affiancato nel corso dell’avventura
Altro da dichiarare?
Sono molto felice che esca, spero che piaccia,
non vedo l’ora di farne altri!
Etichette: Alberto Bettin, Caligola Records, Cantantuorato, Funky, Gutenberg Music, In palude con ..., Intervista, Jim Stoten, L’impossibile l’imprevedibile, Pop, Rock, Ustmamò, Veneto, Venezia
12 Commenti:
Copertina colorata come colorata è la musica del giovane veneziano ospite in palude questa sera.
Musica jazz che s'incontra con il pop, la classica, con il cantautorato (non solo italiano), suoni che trovano completezza nelle parole, ma anche viceversa.
Questo per dire che L'impossibile l'imprevedibile è un disco tutto da ascoltare.
A partire da Quando va bene pezzo che apre l'album in modo ironico e malinconico allo stesso tempo, un piano/voce e arpeggi magici ...
Per finire con un bozzetto di provincia (alla Conte?) quale Un citofono in America ...
In mezzo da citare assolutamente L'italiano fiero, grande pezzo quasi folk-rock come ritmo, suoni, parole ... sui luoghi comuni snocciolati con immutata ironia.
Title-track dal testo libero, disincantato, pop con organi (caldi).
Nonostante è un pop-rock psichdelico con gran vibra, organi (ancora caldi), e chitarre psichdeliche ...
Dovrei/potrei, citarle tutte, sproloquiando all'infinito, ma è meglio far ripartire L'impossibile l'imprevedibile per farsi sorprendere ancora ... bravo Alberto.
Molto bravo: il video che su youtube che hai linkato mi è piaciuto sia per il testo (sai che le tematiche sociali mi toccano sempre) sia musicalmente (ritmo che ricorda un filo i Modena City Rumblers forse) Poi ho ascoltato da un suo live "strade bianche" anche quello davvero un ottimo brano. Un'altra tua importante scoperta, altro che X - Factor. Che tristezza quest'Italia,
Grazie Daniele, se ti va c’è tutto il disco su Spotify e su Apple Music da ascoltare!
Alberto
@Daniele
Grazie Daniele per l'ascolto e la partecipazione ...
@Alberto
Benvenuto in palude, anche in diretta ... ben detto!
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