NOTE
SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE musica pe(n)sante, canzone im-popolare
LABEL diNotte Records
PARTICOLARITA’ doppia uscita disco + ep in
contemporanea, tutto in free download, o in formato fisico speciale
CITTA’: Verona, Roma
DATA DI USCITA 14/4/2017
Come è nato Una
valle che brucia?
Con fatica e sudore, chiuso nella mia cameretta, la
sera dopo il lavoro, prima suonando la chitarra, poi tentando cose al
pianoforte e al synth, infine limando pagine di spunti e appunti fino a dare
forma a testi da far combaciare alle musiche. Il tutto sempre chiedendomi chi
me lo fa fare visti i tempi che corrono e la situazione della musica italiana,
e in particolare della sedicente scena indipendente.
Perché questo titolo? … forte, come lo richiede il
periodo. No?
Sì, soprattutto per i nostri corregionali che ne
colgono il significato perché è l’italianizzazione di un detto veronese, “l’è
‘na val che se brusa”. Per chiunque altro credo sia un’immagine surreale e
criptica, difficile da decifrare, ed è quello che mi è piaciuto, anche se fino all’ultimo
sono stato indeciso se tenerlo come definitivo. C’è anche l’ep Analisi Logica, il cui titolo invece mi è
saltato in testa all’improvviso una sera e ho trovato subito molto sensato.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla
sua realizzazione finale?
Dopo La vita agra
e pezzali sapevo che non avrei più pubblicato niente per un bel
po’, e ho detto più volte che comunque avrei aspettato fino a che non avessi
avuto qualcosa di nuovo e interessante da dire e non avessi avuto chiaro come
dirlo. Intanto la vita mi ha portato ad allontanarmi e cambiare abitudini una
volta ancora, quindi ho dovuto dedicare molto tempo a rimettermi in sesto,
diciamo. Ma nel frattempo ho accumulato parole e note e a un certo momento mi è
parso di avere una mole di materiale sufficiente a ricavarne una buona
scrematura. Poi mesi di lima, provini, riscritture e assemblaggi, finché non ho
trovato la quadra, nonché la voglia di mettermi davvero a concretizzare il
tutto.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante
la lavorazione di Una valle che brucia?
I giorni di prova e registrazione in cui i miei
musicisti Michele De Finis, Jonathan Maurano e Mauro Rosati sono stati ospiti a
casa mia, e come sempre quando ci ritroviamo (il che, per molte ragioni, purtroppo
capita abbastanza di rado) si è creato un clima che è difficile descrivere a
parole e che si avvicina abbastanza alla mia idea di famiglia, per quanto possa
suonare retorico. In quei giorni c’era ancora in casa il mio amato gatto Satana
che poco tempo dopo se ne sarebbe andato a causa di una lunga malattia, già lo
sapevo e il tutto ha reso le cose ancora più emotivamente intense. E poi il
lavoro di creazione dell’artwork con i ragazzi di diNotte Records, al tempo
stesso divertente e stressante, sia per me che per loro credo :)
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? …
tolgo il fosse? È …
No, non credo che lo sia, per quanto chiaramente ci
siano delle tematiche abbastanza ricorrenti – la violenza, in particolare, che
sia di uomo su uomo, di uomo su animale, di Natura su tutto. La violenza e la
sua apparente ineluttabilità, lo scegliere di non opporvisi, la banalità del
male di cui parla la Arendt,
siamo tutti un po’ gerarchi nazisti che si autoassolvono perché in fondo non
fanno niente di attivamente criminale e eseguono solo gli ordini.
C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del
quale vai più fiero di Una valle che
brucia?… che ti piace di più fare live?
Varsavia, per molte ragioni. Ce ne sono altri che mi piacciono
molto o che trovo molto riusciti, o pregnanti, o importanti – Il Demone
Meridiano, Mattatoio, 18 Aprile, Canzone di Alekos
– ma Varsavia
è davvero qualcosa di speciale, uno di quei pezzi che ti escono raramente, e
che quando sono conclusi ti fanno pensare ecco, questa canzone è qualcosa di
bello e compiuto, e non cambierei una nota o una sillaba.
Come è stato a
livello produttivo fare il cd? Da chi gli apporti più importanti?
È stato più frammentario delle altre volte, per mere
questioni geografiche: io ora abito a Roma, due miei musicisti a Napoli e un
altro nelle Marche, e Fabio De Min che lo ha registrato vive a Belluno. Un
bello spaccato d’Italia direi, alla faccia dei leghisti :) Quindi abbiamo
registrato le basi allo studio Artigiani di Maurizio Loffredo e Daniele
Sinigallia, qui a Roma, poi ho sovrainciso i synth a casa mia, Michele ha
aggiunto alcune chitarre a casa sua e poi sono salito da Fabio a completare le
voci e iniziare il mix.
Copertina diretta, con questo animale solo in mezzo ad
una natura secca, brulla, già bruciata … direi che va a braccetto con il titolo. Come è nata?
È una storia interessante che racconto volentieri. Non
so per quale motivo ho deciso abbastanza presto, quando il disco era ancora del
tutto embrionale, che in copertina avrei voluto una foto di uno yak solitario.
Mi piaceva l’idea di un animale, perché il disco parla anche di animali e
perché la mia coscienza antispecista ormai richiede molto spazio, e in
particolare mi attirava l’idea di un bovino, un essere mansueto nonostante la
sua mole, in un contesto di natura dura, faticosa. Non sapevo dove cercare
un’immagine del genere ma internet è ancora una volta sopraggiunta in mio
soccorso e mi ha fatto capitare sul blog di un ricercatore di wildlife
australiano, David Game, che ha scattato la foto che cercavo: uno yak tibetano
completamente isolato che fissa l’obbiettivo in mezzo a un panorama, dici bene,
brullo e bruciato, ma allo stesso tempo con dei colori irreali, quasi
fantastici. Ho scritto a David da collega ricercatore e lui mi ha gentilmente
concesso di usare l’immagine, ed eccola lì.
Tutto il packaging comunque è a mio parere molto
riuscito e ne sono contento, e ringrazio i ragazzi di diNotte Records che l’hanno
realizzato insieme a me. Ci sono diverse foto di vari soggetti e tipologie, e
l’idea è che ciascuna potrebbe essere una copertina, dedicata a un tema
differente. Ci sono altre immagini di animali, c’è un’immagine cosmica, una di
scontri di piazza, una di Varsavia, una del canale di Sicilia, una di un finto
panorama alieno che omaggia un certo famoso disco cui i suoni di questo sono
debitori ... Selezionare e elaborare le immagini è stato molto toccante.
Analisi Logica invece non ti è piaciuto? :) Anche
quello ha una bella copertina, più asciutta - una riproduzione delle Tavole di Verità
di Wittgenstein.
Come presenti dal vivo questo album?
Non lo presento. Non farò concerti, a meno che non si
presenti qualche proposta/occasione davvero imperdibile. Non ci sono le
condizioni che vorrei per portare dal vivo i suoni di questo disco, che hanno
bisogno di spazi grandi, di volumi importanti, di un’atmosfera adatta; ho
troppo rispetto per la musica e anche per me stesso – mi si perdonerà la
mancanza di modestia – per immaginare di suonare queste canzoni in qualche
locale con la gente che chiacchiera al banco delle birre. I tempi sono
cambiati, e io faccio musica che non è di intrattenimento; è necessario
accettarlo, per fortuna non ho necessità di suonare dal vivo per pagarmi le
bollette quindi va meglio così.
Altro da dichiarare?
Fammi ringraziare ancora una volta tutti coloro che a
vario titolo hanno messo del loro su questo progetto, in particolare i miei
musicisti e amici Michele, Mauro e Jonathan; Davide Terrile, che lo ha
co-prodotto; tutti quelli che hanno deciso o decideranno di spendere dei soldi
per acquistare il lavoro in copia fisica, sebbene sia possibile scaricarlo
gratuitamente; e coloro che mi hanno scritto parole davvero commoventi dopo
averlo ascoltato – credo che ricevere alcuni messaggi nella casella di posta
sia, fondamentalmente, l’unico motivo per cui valga ancora la pena di
realizzare e pubblicare un lavoro come questo.
Etichette: Analisi logica, Cantautorato, diNotteRecords, Hannah Arendt, In palude con ..., Intervista, La vita agra, Lecrevisse, Roma, Una valle che brucia, unòrsominòre, unòrsominòre., Veneto, Verona
15 Commenti:
Torna in palude unòrsominòre. torna con due dischi usciti a sorpresa ad aprile: Una valle che brucia e Analisi logica ep, due lavori duri, onesti nella loro radicalità.
Radicalità di suoni, scarni, chitarra, elettronica mininale, radicalità di contenuti, e che contenuti ... non un disco piacevole, ma un disco forte e deciso (ma si rischia di cadere nel banale, e, come un Nanni Moretti degli inizi, si rischia di incorrere nell'incazzatura del buon unòrsominòre. che, tra l'altro, ora vive a Roma).
Una valle che brucia dato alle stampe come l'ep con diNotte Records, è contraddistinto da 11 canzoni da ascoltare bene, da mandare bene a memoria a partire da Il demone meridiano pezzo cantautorale, voce/piano/chitarra, con sarcasmo feroce sulle banalità del bene (dal papa ai bambini), per passare a Hubris o Preghiera del senza dio inno ateo di elettronica psichdelica, a Canzone del partigiano Giovanni (uomini contro pt.I sul tradimento della lotta partigiana, sul nonsenseo della lotta partigiana, finita la quale ci siamo ritrovati con gli stessi uomini al potere ... e allora unòrsominòre. dice al partigiano Giovanni, "non farlo, non servirà a molto il tuo sacrificio".
... e siamo solo ai primi tre pezzi, capirete che non è un disco piacevole, carino, fighetto, unòrsominòre. non strizza l'occhio a nessuno, è più facile che strizzi le palle (metaforicamente, s'intende).
Ai qualunquisti e ai fascisti, ai razzisti, ai carnivori (Mattatoio mi fa ritornare in tempo il cinema udergroundo di Grifi, che girò un film animalista sui mattaoi, appunto), ai falsi credenti e ai guerrafondai ...
... e poi l'esaltazione di uomini contro (questo un altro titolo del disco), che si ribellarono agli ordini stupidi dei generali nella I^ sanguinosa guerra mondiale (citazione colta tra Rosi che trasse da Lussu quel film), o il ricordo crudo d uomini torturati come Alexandros Panagulis, in Canzone di Alekos (andate a cercarvi nel web la sua storia e poi in biblioteca ...)
Insomma, un vero disco pesante/pensante, di un cantautorato nuovo (possono venire in mente riferimenti "importanti", ma potrebbe essere fuoriviante).
L'ep Analisi logica è più sciolto, se così possiamo dire, musicalmente, ma comunque le tematiche sono le stesse, pregne: O tempora, blues elettrico voce e emozioni vere, critica sociali che si fa inevitabilmente politiche sulla società attuale. durissimo, anzi implacabile, mi piace troppo. Épater le bourgeois rock sperimentale tra ritmo e rabbia, urlo esaltato/esaltane per gli artisti veri, che si sono uccisi (o hanno sofferto) per l'arte, contro la banalità: da Tenco a Cacciuopoli, da Frida a Mario Monicelli.
Pezzali finora edita solo su una compilation della Fosbury Records e su YouTube, è un grido rock voce/chitarra sulle banalità di oggi, con Pezzali preso ad esempio massimo. Un pezzo dove riconosco musicalmente molto unòrsominòre.
Da ascoltare più volte, per la sua radicalià vera, senza limiti, poco diffusa oggi ... e, credetemi, conoscendolo da anni unòrsominòre, non è di facciata.
Bravi, socialmente impegnati ed una bella voce solista.
I miei complimenti!
Saluti a presto.
un album davvero intenso e radicale. anche doloroso e difficile da ascoltare.
@Daniele
Sì, sì, unòrsominòre. è lui o quasi la sua band ... un cantautore atipico e impegnato.
@Cavaliere Oscuro del Web
Grazie per l'attenzione ... alla prossima.
@And
Sì, non è un disco per nulla facile ... ma ne vorrei tanti, difficili così! Posso capire che ti sia piaciuto.
Ne avevo letto su un sito e ci sono arrivato e l'ho scaricato, confesso gratis, poi l'ho lasciato li' perché non avevo tempo per ascoltarlo bene. Poi l'ho messo nelle cuffie e l'ho ascoltato un giorno che tornavo dal lavoro e BUM. Ecco.
E mi piace la copertina.
È un periodo che mi sento rodere dentro dal non avere un contatto con la natura.
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