NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
LABEL
Shyrec/DischiSovietStudio
PARTICOLARITA’
CITTA’:
Mestre
DATA DI USCITA
25 marzo 2016
L'INTERVISTA
Come è nato Fukushima?
Il disco è nato nella confusione: mi spiego meglio, una volta esaurita
l'esperienza del disco precedente ci son stati notevoli cambiamenti, la band si
è ingrandita e l'ingresso di nuovi musicisti ha stuzzicato la nostra curiosità.
Perché questo titolo? … è anche il titolo del pezzo messo in chiusura.
In verità non c'è un vero perché, è successo e basta ...è una canzone molto potetente.
Come è stata la genesi del cd, dall’idea iniziale alla sua realizzazione
finale?
Ci siamo lasciati andare, suonando
liberi, senza porci particolari limiti o traguardi e spontaneamente è scoccata
la scintilla che ci ha fatto virare verso un sound, per noi kleinkief, mai
così psichedelico. È seguita un’accurata preproduzione che ci ha spinto verso
una registrazione "live, puntando sulla "magia" più che a un
sound robusto o radiofonico, lasciando ampio spazio all'improvvisazione. Quindi
niente click o tracce guida, tutti gli amplificatori accesi e via, facciamo
baldoria.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del
disco?
Ho un momento che è ancora limpido nei
miei ricordi e non credo andrà via presto. Tutto era
stato registrato,
l'ultima notte, come previsto, era
stata dedicata a improvvisare. Ci accingevamo quindi a un ascolto di quanto
fatto, quando
partì quella che poi divenne la traccia che chiude il nostro disco, appunto
Fukushima, ebbi un piccolo-grande shock, tutti noi credo. Evidentemente mentre
venne suonata non
ci rendemmo conto di quanto accadeva, men che meno io che vagavo per il teatro ululando e suonando i sonagli.
Fatto sta che il primo ascolto fu folgorante, per me fu bellissimo ascoltarla
la prima volta, una carezza, demoniaca, che non sospettavo così potente.
Se questo cd fosse un concept-album su cosa sarebbe? … meglio togliere
il fosse?
Se proprio volessimo concettualizzarlo
direi che il disco tratti il sogno, come via di fuga ma anche come autoanalisi,
come aiuto per convivere meglio con la realtà. Il disco non è nato come concept
e forse è meglio così, ma è certamente omogeneo nella sua oscurità,
nella sua strafottenza anche. Ma infondo è il nostro disco numero 5, mica
potevamo andar troppo leggeri.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più
fieri di Fukushima?… che vi piace di
più fare live?
Siam sicuramente molto legati a Grattacieli, la traccia che apre il disco, lo siamo perché è la
prima canzone che è nata da quando la band ha le attuali sembianze, perché è
stata una costruzione corale e perché ha molti capovolgimenti di fronte se così
si può dire. Quando la suoniamo, non solo live, anche in sala prove, tra noi,
riesce sempre a farmi perdere, in senso assolutamente positivo, la testa,
quando arriviamo alla fine, quasi non mi ricordo quando siam partiti. E poi al
suo interno possono succedere un sacco di cose ed io adoro le canzoni con gli
imprevisti.
Copertina meravigliosa, da aprire e gustare al meglio, come tutto il
progetto grafico. Come è nato e chi sono gli
autori?
L'autore è Matteo Scorsini, che griffò
anche Gli
infranti. Le illustrazioni son realizzate con una penna biro mentre
ascoltava le registrazioni. Il vestito del nostro disco è davvero stupendo, lo
vedo anche negli occhi di chi lo prende in mano la prima volta.
Altro da dichiarare?
Ci tengo a ringraziare calorosamente
le numerose persone che ci hanno aiutato a realizzare Fukushima, lo faccio con
un ringraziamento collettivo per non tediarvi con citazioni a voi
sconosciute, detto questo noi siamo in giro ancora per un po', non credo
riusciremo a permetterci il lusso di un tour ma qualche live di certo lo faremo
ed io spero di continuare a ricevere ottime vibrazioni , perché per noi,
son importanti, molto importanti.
Etichette: Cantautorato, Dischi Soviet Studio, Fukushima, Gli infranti, In palude con ..., Intervista, Kleinkief, Matteo Scorsini, Mestre, Pop, Rock, Shyrec, Veneto, Venezia
6 Commenti:
Disco di nuova autentica psichedelia, una cosa fuori dal tempo, poco velletitaria, molto concreta ...
Un disco difficilmente scindibile, come il progressive anni '70 dove affonda le radici ... ma fatto ora. Questo èol bello.
Che dire allora? Be' la title-track che chiude magnificamente l'album su tutte.
Ma anche la potentissima, acidissma, ecologia per corpo e mente, con pieni e vuoti (come si diceva qualche anno fa) Grattacieli ...
E poi aggiungo, un pelo sulle altre (ma che non sono altre, perché il disco è uno), I dannati, ironico/onirico corale/surreale e con il giusto ritmo.
Ma è un disco che viene voglia di ascoltare e riascoltare spesso ... qui in palude è in sottofondo fin dalla sveglia.
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