Rinnovo l'abbonamento con pezzi come questo
Ma qual è l'inammissibilità e la vergogna, se non quella della guerra? Che continua, estesa ormai a buona parte del Pakistan, con migliaia di vittime civili non solo per responsabilità dei combattenti talebani ma per le bombe salvifiche sganciate coraggiosamente dall'alto dei cieli dai bombardieri della Nato. Per quei massacri, come del resto per questa foto «deplorevole» aprono inchieste. Una litania di «aperture d'inchieste». Come hanno fatto per Abu Ghraib, anche lì c'erano le foto «ricordo di guerra», e come hanno fatto per Guantanamo. Scaricando le colpe sulle vite dei soldati travolti dallo strapotere affidatogli di uccidere giustamente perché la guerra è «giusta». Eppure l'atrocità giuridica e disumana del carcere di Guantanamo sta sempre lì, anzi è diventata eterna, mentre Abu Ghraib è solo un ricordo per fare, prima o poi, un film, com'è accaduto per molte stragi americane in Iraq, a partire da quella cancellata dalle inchieste di «Aditha». Con abile situazionismo alla rovescia, lo spettacolo deve continuare, la coscienza culturale-produttiva dell'America è accontentata. Salvo non impegnarsi politicamente a processare le responsabilità primarie di chi ha voluto a tutti i costi quella guerra. Che poteva essere evitata. E che scattò nell'ottobre 2001 come vendetta dell'11 settembre, contro i talebani che quell'evento non avevano certo determinato.
E oggi infatti, dopo essere stati dipinti come il male assoluto dell'umanità, i talebani diventano all'improvviso interlocutori di un necessario processo di pace. Intanto mandano a dire - e c'è da credergli - che l'immagine dell'urina sui cadaveri dei loro caduti non farà altro che «dare più forza alla jihad».
Così i peggiori criminali di guerra della nostra epoca, siccome sono stati inquilini della Casa bianca, moriranno tranquilli nei loro letti come eroi nazionali. Nessuno di loro negli Stati uniti pagherà mai né ha mai pagato. Non è giustizialismo questa denuncia, ma la convinzione che sia questa impunità ad aiutare e sostenere il disprezzo dei vinti sul campo di battaglia, come dimostra il filmato dei quattro «nostri» ragazzi, e insieme ad aiutare la preparazione di nuove guerre. Ne stanno preparando almeno altre due, più feroci dell'Iraq, dell'Afghanistan e della Libia messe assieme.
Ecco perché i quattro giovani marine eroicamente impegnati a dileggiare i corpi di talebani morti, non «pisciano fuori del vaso» - è la frase idiomatica che equivale a dire «sbagliano obiettivo» o «non colgono il centro». Quell'immagine atroce è una fotocopia sbiadita della ferocia e dell'attualità della guerra e dei suoi colpevoli. Resta da chiedersi, che democrazia sia quella statunitense - mentre l'Italia nemmeno ha preso posizione sull'accaduto pur sostenendo in armi quel conflitto - che per esistere ha bisogno di guerre e di vittime. E di criminali.
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23 Commenti:
è molto interessante il tuo blog... ciao ciao
Grazie Lara, e... benvenuta nella palude.
per certi figli di tro** il problema non starà mai nel napalm, ma starà sempre nello scrivere "cazzo", o qualsiasi altra cosa si voglia liberamente scrivere... per esempio, non mi risulta che gli integralisti religioidi che si "sentono offesi" da una pièce teatrale si siano mai sentiti egualmente offesi da una fabbrica di armi, o abbiano mai manifestato contro di essa...
Sconvolge nel profondo che anche al giorno d'oggi una guerra, già ingiusta per definizione, provochi atrocità a carico di inermi e altre infamie di ogni sorte.
che la democrazia U.S. sia quella del "io azienda di armi ti pago la campagna elettorale e tu fai la guerra???"
Ciò che a me fa "paura", è che chi fa la guerra, non sa nemmeno cosa sia realmente, tecnicamente, fisicamente e si allontana da tutto ciò che può essere pace.
A quei ragazzi che dire, sono frutto di un lavaggio di cervello che li allontana minimamente dal buon senso e dai valori della reali della vita.
Ci si meraviglia poi delle reclutazioni religiose fatte da Al-Qaida a scopi puramente militari, delle loro scuole e di come aggirano le famiglie pagando loro i giovani figli per portarseli ai campi di addestramento, e poi in paesi ritenuti "civili" come gli USA si fa lo stesso gioco, utilizzando altre terminologie.
Una rivoluzione dell'anima terrestre, questo il mio sogno.
...democrazia?
Sicuro che vuoi cercarci un aggettivo? Magari cambierei proprio il sostantivo. Baci
@Zio Scriba
Infatti, questo articolo di Di Francesco su "il manifesto" mi ha tirato fuori le parole di bocca. Sono da più di 10 anni che bombardano, distruggono, violentano, rendono il terreno e le zone inquinate per anni, e i moralisti, laici o religiosi, con o senza premio nobel per la pace, vengono presi da indignazione per un fatto, stupido e demenziale, ma un fatto come pisciare su dei cadaveri, non sul fatto che sono stati uccisi ...
@Adriano
La guerra è atrocità solo al pronunciane al parola ... come dice Gino, facciamola diventare un tabù prima che sia troppo tardi (forse è già tardi).
@ElenaSole
Penso siano la faccia della stessa medaglia, solo che la medaglia occidentale e piena di armi da impazzire, tagliando le quali si farebbero molte finanziarie. Sulla rivoluzione dell'anima, è anche un sogno mio.
@Eva
Democrazia? Mai usato questo termine ... credo sia necessario un cambio di vocabolario.
purtroppo sono le stesse ipocrite difese di abu grabi, quando tutti condannavano le torture, ma nessuno censurava la guerra che le aveva generate.
Già Cirano, e questo svela l'ipocrisia della guerra, di chi la ordina dall'alto, svelando il loro misero progetto politico.
L'abbonamento al Manifesto lo rinnovo anche io!
Perché gli altri media non parlano della situazione infernale vissuta da moltissime persone - tra le quali gli omosessuali - in Iraq: abbiamo esportato una democrazia (?) cieca, sorda e muta...
(link: Senza speranza)
chiare le tue parole.
come mi appare chiara la stupidissima inutilità di qualsiasi conflitto.
e lo so, i mulini a vento Alli......
Sono cose che sgomentano è vero, ma anche le guerre sgomentano o almeno dovrebbero e invece ce le fanno passare per giuste. Come la morte.
Un abbraccio
Chi sono questi marines? sono i figli della parte più povera degli Usa, sono la manovalanza di guerra, neri, ispanici, mandati a morire o a fare schifo in un paese che magari fino a poco tempo fa nemmeno conoscevano.
@ilGandeColibrì
Benvenuto nella palude ... e, certo, mi fai tornare in mente quando, per giustificare la guerra in Afghanistan, sostenevano di farla per liberare le donne dal burqa. Grande stupida falsità ... abbiamo visto come le hanno liberate. E lo stesso discorso in Iraq. Andrò a leggere il link. Grazie, e bene per l'abbonamento a il manifesto.
@Barbara
Certo, come sai io insisto su certi temi, nonostante tutto, nonostante tutti.
@Kylie
Già, è questo il punto.
@Sara
Certo, anche questo è un altro bel tema: vengono utilizzati per sporchi fini da uomini in giacca e cravatta (o donne in tailleur) che poi fanno bei discorsi. C'è un doppio sfruttamento della povertà nelle guerre.
Vale sempre la pena leggerlo perché non ti lascia tranquillo il manifesto.
Cito le parole di Strada:
"Io non credo nella guerra come strumento. C'è un dato inoppugnabile: che la guerra è uno strumento ma non funziona, semplicemente non funziona."
CI VUOLE TANTO A CAPIRLO?
@And
Sì, è vero, è vivo, nonostante tutto.
@LaMentePersa
Oh, bentornata nella palude Gio' ...
Che aggiungere?
@Grace
Già, è così evidente ... bellissimo il nuovo avatar con la splendida Jeanne Moreau di "Jules et Jim".
esatto... assolutamente non funziona!
... e in più crea danni che non si possono più cancellare.
Il manifesto deve vivere, bisogna sostenerlo, credo mi abbonerò anche io. Make Love, Not War.
George
;)
Veramente l'Italia una posizione l'ha presa nella commessa di svariati milioni per i caccia statunitensi. Questa è la democrazia, quella che si fa largo a spallate, che bombarda, si ritira e poi piazza le sue industrie di CocaCola, mentre si indignano per il disastro della Concordia e fanno finta di niente con la strage del Cermis...ma di cosa dobbiamo parlare, posso essere schifato? Permettimelo alligatore...
Ne hai ben donde Mark ...l'ipocrisia è al potere.
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