Come sono nati gli altri dischi,
anche si in modo molto più lento per vari motivi - e cioè riascoltando le cose registrate
in sala prove e individuando in un secondo momento le parti migliori, che poi
diventano pezzi. La differenza rispetto al passato è che da subito abbiamo
provato a inserire le parti vocali. Questo ha certamente cambiato molto
l’approccio alla stesura finale dei pezzi. Naturalmente abbiamo lasciato più
spazio alla voce, assecondandola con le parti strumentali.
Perché questo titolo?
Il titolo è ironico e nasce dal fatto
che il nostro vecchio batterista, che si chiama Stefano, è un bravissimo
cantante e su molti pezzi del disco le linee di voce iniziali sono opera sua.
Avevano questa impronta marcatamente soul e da lì Stefano è diventato Stefi Wonder.
Poi da persona reale Stefi Wonder è
diventato immaginario e questa figura fighissima e un po’ sbruffone, è poi
comparsa in molti dei brani del disco d abbiamo così deciso di intitolarlo in
questo modo.
Come è stata la genesi dell’album, dall’idea
iniziale alla sua realizzazione finale?
Il personaggio Stefi Wonder ci ha guidato nella realizzazione del disco.
Stefi Wonder è il re della pista, il più figo, quello che si sente al di
sopra di tutto e tutti. Con questo spirito un po’ irriverente in testa, abbiamo
cercato di realizzare dei pezzi che fossero attraenti e coinvolgenti da subito,
un po’ al di sopra delle mode e delle scene musicali.
Come recitano le note dell’album ci siamo creati quest’immaginario dove la
provincia emiliana incontra la California e il cantato in italiano incontra un
tipo di musica che ha poco di Italiano.
Detto questo abbiamo posto come sempre grande attenzione ai suoni e agli
arrangiamenti cercando di suonare comunque contemporanei.
L’obiettivo era di realizzare un disco senza riempitivi, dove ogni pezzo è
importante allo stesso modo.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante
la lavorazione del disco? Probabilmente la prima volta
cha abbiamo ascoltato i provini dei pezzi con il cantato in italiano; da lì
abbiamo capito che era la strada giusta da seguire, che il nostro suono poteva
funzionare con quel tipo di cantato.
Se Stefi Wonderfosse un concept-album su cosa sarebbe?
… tolgo il fosse?
La vita notturna di Stefi Wonder, personaggio sopra le righe, elegante, con
un piglio decisamente sexy e una forte base ironica.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo
del quale andate più fieri dell’intero disco? … che vi piace di più fare live?
Difficile avere preferenze, in quanto siamo molto orgogliosi di tutti
quanti i pezzi. I suoi organi e Stefi Wonder sono stati i primi che
abbiamo provato a cantare in italiano e a livello di suono e arrangiamento
hanno rappresentato una bella sfida rispetto al passato. Agosto è un pezzo che amiamo molto e crediamo che abbia tante
caratteristiche che ci contraddistinguono: eleganza, intensità e immediatezza
nell’ascolto.
La sofisticata Irma Records a produrre. Come vi siete incontrati e come
avete lavorato con loro?
Irma Records aveva già lavorato in passato con Tiziano
Bianchi per un suo disco solista, quindi gli abbiamo fatto sentire il disco,
gli è piaciuto e l’hanno pubblicato.
Copertina semplice e diretta, l’angolo blu di un
appartamento, dove poi ci siete voi… Come è nata? Chi l’ha realizzata? Pura
improvvisazione?
La foto fella copertina nasce dalla session di ripresa del video di Stefi Wonder, il primo singolo
dell’album.
La foto tagliata così ci piaceva
perché lasciava mistero sul personaggio che si intravede, come secondo noi
porta curiosità il nome Stefi Wonder.
Nella copia fisica del disco la foto continua nell’interno del cd e svela il
volto della persona.
Come presentate dal vivo il disco?
Suoneremo tutti i pezzi dal vivo, insieme ad alcuni pezzi scelti dai dischi
precedenti, quelli che come attitudine si avvicinano di più a Stefi Wonder. Sul palco saremo in cinque
e stiamo provando proprio in questi giorni la scaletta.
Prima intervista dell'anno in palude, un'inizio dell'anno/decennio ballando con questi simpatici emiliani e il loro disco danzereccio uscito sul finire del 2019.
Loro sono i Portfolio, già ospiti in palude, questa volta a presentare Stefi Wonder, ironico titolo del disco (si legga l'intervista) e anche del primo pezzo dell'album.
Passiamo allora al quarto, Che gioia, voce/tromba intense, il ritmo, le chitarre per un pezzo struggente che sembra un classico del migliore pop italico.
Poi cito il sesto, perché qualcuno dobbiamo saltarlo: si tratta diSunshine, con una chitarra elettrica, gran ritmo, per un pezzo morbido e rilassante di pop-rock senza tempo, con un testo ipnotico molto particolare.
Non cito l'ottava, perché qualche pezzo bisogna saltarlo, ma vi assicuro, è buona e da ascoltare anche quella, come tutto Stefi Wonder... ascoltatemi, ascoltatelo 😎!
Critico rock del web. Pacifista integrale.
Collaboratore del sito della nota agenda
Smemoranda dalla lontana estate del 2003 e del Frigidaire cartaceo dall'autunno 2009. Dall'aprile 2017 collabora anche con Il Nuovo Male, e dall'estate del 2017 con il portale I Think Magazine, dall'autunno 2018 con MeLoLeggo.it. A gennaio 2018 fonda con Elle il sito L'ORTO DI ELLE E ALLI . Metà veneto, metà altoatesino (la mamma è dello stesso paese di Lilli Gruber), è nato nei primi anni Settanta, il giorno del compleanno di Jack Kerouac.
10 Commenti:
Prima intervista dell'anno in palude, un'inizio dell'anno/decennio ballando con questi simpatici emiliani e il loro disco danzereccio uscito sul finire del 2019.
Loro sono i Portfolio, già ospiti in palude, questa volta a presentare Stefi Wonder, ironico titolo del disco (si legga l'intervista) e anche del primo pezzo dell'album.
Grandi tastiere, ispirazione per un bel soul cantato in italiano Stefi Wonder: ballabile e ironico, con in evidenza le trombe di Tiziano Bianchi.
Ma è un pezzo ricco di suoni anche Io e Stan, con tastiere e organo (di Tiziano Bianchi), un gran ritmo e un cantato giovanilista.
Cambio passo con il terzo pezzo, intendo, caldo soul cantato in italiano dalla voce di Claudia Domenichini ...
E siamo solo ai tre primi pezzi, il seguito è un crescendo di ritmi ballabili, bei suoni, testi ben scritti ...
Passiamo allora al quarto, Che gioia, voce/tromba intense, il ritmo, le chitarre per un pezzo struggente che sembra un classico del migliore pop italico.
Poi cito il sesto, perché qualcuno dobbiamo saltarlo: si tratta diSunshine, con una chitarra elettrica, gran ritmo, per un pezzo morbido e rilassante di pop-rock senza tempo, con un testo ipnotico molto particolare.
Stesso discorso per il settimo, I suoi organi, soul libero, ironico, soave nel cantato, come nel suonato, semplice e diretta.
Non cito l'ottava, perché qualche pezzo bisogna saltarlo, ma vi assicuro, è buona e da ascoltare anche quella, come tutto Stefi Wonder... ascoltatemi, ascoltatelo 😎!
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