Escoriazioni è nato dalla voglia di raccontare, senza retoriche e
pietismi, l’attuale diaspora umana verso Occidente. Un impulso determinante
alla nascita dell’album è stato la visione del documentario Fuocoammare di Gianfranco Rosi.
Perché questo titolo?
Le escoriazioni del titolo sono ustioni chimiche da carburante, causate da
un mix di benzina e acqua marina, che inzuppa i vestiti dei migranti durante la
traversata nei barconi dall’Africa verso l’Europa.
Come è stata la genesi dell’album, dall’idea iniziale alla sua
realizzazione finale?
La genesi dell’album è iniziata spontaneamente col brano Rosso il mare a Lampedusa, frutto di una
breve collaborazione col dj e compositore Marco Sasso. La risonanza mediatica
sul tema dei migranti è poi stata fonte d’ispirazione per la stesura di gran
parte dei testi, alcuni modellati su musiche già scritte e altri creati insieme
a nuove melodie. Nella primavera del 2018 nove tracce sono state registrate,
mixate e masterizzate da Silvio Punzo al Tone Deaf Studio di Palermo.
Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione del
disco?
La tromba nel disco è stata registrata dal giovane Antonio Bartholini,
subentrato al primo trombettista Andrea Bisanti. Dopo un anno di prove e qualche
esibizione dal vivo, l’allora minorenne Antonio ha registrato con grande
maturità le sue parti in studio, ma ha subito dopo abbandonato il gruppo. Beata
gioventù!
Se Escoriazionifosse un concept-album su cosa sarebbe? … tolgo il fosse?
In Escoriazioni si osserva il fenomeno
migratorio da più punti di vista. Ci sono tre protagonisti e diversi
comprimari, le cui storie s’intrecciano per mare e per terra. Il nostro e il loro punto di vista non sempre coincidono, “per tutti il dolore degli altri è dolore a metà” canta Fabrizio De
André in Disamistade.
C’è qualche pezzo che preferite? Qualche pezzo del quale andate più fieri dell’intero
disco? … che vi piace di più fare live?
Ogni canzone ha un valore a sé stante. I fans preferiscono L’imbianchino, Escoriazioni è la più rappresentativa dell’album e dal vivo ci
diverte particolarmente, forse Per Aspera
ad Aspra ha qualcosa in più - o almeno di più nuovo - delle altre: in Aspra ci suona la chitarra Kevin
Giacalone, componente di ANF eBigg
Men.
Qanat Records a produrre. Come vi siete incontrati e
come avete lavorato con loro?
Con gli amici di Qanat Records c’è una simpatia ormai
ventennale e abbiamo sentito la loro stima fin dai primi passi del nostro
percorso. Siamo cresciuti, musicalmente e personalmente, insieme agli artisti
presenti nel catalogo di questa etichetta. Per noi, che abbiamo iniziato da
poco a fare musica, è un piacere - oltre che una soddisfazione - essere
discograficamente in compagnia di tanti musicisti palermitani.
Copertina surreale, con quell’omino che esce dalla caffettiera.Come è nata? Chi l’ha realizzata?
La copertina dell’album è nata dalla penna dell’illustratore
Alessandro Cardinale. La fonte d’ispirazione sono stati i versi “un’altra moka da rifare / sta galleggiando
in alto mar” della canzone Escoriazioni.
Alessandro ha raffigurato, con la metafora surreale di un omino che esce da una
caffettiera in ebollizione, il senso profondo del messaggio del disco.
Come presentate dal vivo il disco?
Il gruppo è in continua evoluzione e non sono rari i cambi di formazione. Al
concerto di presentazione abbiamo eseguito l’album il più fedelmente possibile
a come è stato registrato, con me alla voce e chitarra acustica, Dario
Giacomazzi alla batteria, Andrea Bisanti alla tromba e Davide Mezzatesta come
bassista. Probabilmente faremo ancora concerti in questa formazione, ma non ci
precludiamo la possibilità di esplorare nuove forme di espressione.
Appena ho ascoltato Escoriazioni de L'omino e i suoi palmipedoni ho voluto ospitarli in palude per le sue canzoni, semplici e dirette, con tematiche forti, come il racconto degli uomini che attraversano il mare per venire al nord, nel ricco Occidente.
... riprendendo: parole forti, quanto semplici, come il loro pop-rock ben ritmato cantato in italiano. Non a caso la spinta ideale dopo la visione del capolavoro di Gianfranco Rosi, Fuocoammare.
Nove pezzi crudi, ironici, veri, tra De André e Jannacci, con spesso la presenza struggente di una tromba suonata da un ragazzo minorenne, che dopo il disco ha abbandonato il gruppo (spero ci ripensi).
... dalla prima, Unico, canzone dal gran ritmo, che fa battere il piedino, poi un coro suggestivo per un testo umanista semplice che parla di chi viene nei barconi sfidando la morte ... sì, un pezzo semplice e diretto.
... all'ultima Rosso il mare aLampedusa, gran pop-rock ironico su come vediamo il mare noi bianchi e benestanti e come lo vedono loro, i neri immigrati: una cosa salutare per noi, tra un apericena e un tuffo, pericolosa invece per loro, che ci rischiano la vita.
Manute mi piace un sacco, quella tromba struggente, un cantato corale per un pezzo che sembra un classico del cantautorato impegnato: racconto per immagini, di un immigrato arrivato stremato, raccolto da tute bianche... un pezzo che lo potrebbe aver scritto De André, se fosse giovane ora.
... ma, come dicevo, è tutto un disco da ascoltare e riascoltare, e non solo in questi giorni 🎄 ⛄ per sentirsi più buoni, ma sempre 👊. Un ultima cosa: oltre alla tromba, citierei anche l'ottima chitarra 🎸.
Critico rock del web. Pacifista integrale.
Collaboratore del sito della nota agenda
Smemoranda dalla lontana estate del 2003 e del Frigidaire cartaceo dall'autunno 2009. Dall'aprile 2017 collabora anche con Il Nuovo Male, e dall'estate del 2017 con il portale I Think Magazine, dall'autunno 2018 con MeLoLeggo.it. A gennaio 2018 fonda con Elle il sito L'ORTO DI ELLE E ALLI . Metà veneto, metà altoatesino (la mamma è dello stesso paese di Lilli Gruber), è nato nei primi anni Settanta, il giorno del compleanno di Jack Kerouac.
14 Commenti:
Appena ho ascoltato Escoriazioni de L'omino e i suoi palmipedoni ho voluto ospitarli in palude per le sue canzoni, semplici e dirette, con tematiche forti, come il racconto degli uomini che attraversano il mare per venire al nord, nel ricco Occidente.
... scusate il passaggio dal plurale al singolare, sono un gruppo instabile, per questo faccio casino con l'italiano 😁.
... riprendendo: parole forti, quanto semplici, come il loro pop-rock ben ritmato cantato in italiano. Non a caso la spinta ideale dopo la visione del capolavoro di Gianfranco Rosi, Fuocoammare.
Nove pezzi crudi, ironici, veri, tra De André e Jannacci, con spesso la presenza struggente di una tromba suonata da un ragazzo minorenne, che dopo il disco ha abbandonato il gruppo (spero ci ripensi).
Lo definirei un concept, con tutte canzoni importanti.
... dalla prima, Unico, canzone dal gran ritmo, che fa battere il piedino, poi un coro suggestivo per un testo umanista semplice che parla di chi viene nei barconi sfidando la morte ... sì, un pezzo semplice e diretto.
... all'ultima Rosso il mare aLampedusa, gran pop-rock ironico su come vediamo il mare noi bianchi e benestanti e come lo vedono loro, i neri immigrati: una cosa salutare per noi, tra un apericena e un tuffo, pericolosa invece per loro, che ci rischiano la vita.
Manute mi piace un sacco, quella tromba struggente, un cantato corale per un pezzo che sembra un classico del cantautorato impegnato: racconto per immagini, di un immigrato arrivato stremato, raccolto da tute bianche... un pezzo che lo potrebbe aver scritto De André, se fosse giovane ora.
... alla faccia di Salvini, che disse di essere un suo fans 😎.
... ma, come dicevo, è tutto un disco da ascoltare e riascoltare, e non solo in questi giorni 🎄 ⛄ per sentirsi più buoni, ma sempre 👊. Un ultima cosa: oltre alla tromba, citierei anche l'ottima chitarra 🎸.
Ciao Alligatore, bel post come sempre e fa piacere che hai sempre un bel seguito.
Buon natale, passatelo bene e in compagnia
Un salutone
Grazie Accadebis, contraccambio gli auguri, e ti invito all'ascolto del disco de L'omino e i suoi Palmipedoni, sono sicuro che ti piacerà.
Momenti fra Jannacci e Cesare Cremonini. Simpatici e gradevoli. Grazie del post e tantissimi auguri di Buon Natale
🎁 Grazie a te del commento🎵 e degli auguri 🎄 e buon nasale anche a te 🎅.
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