domenica 15 settembre 2019

In palude con Cucoma Combo

NOTE SINTETICHE ALL’ASCOLTO DEL DISCO
GENERE – afrobeat/tropicale/soukuss
DOVE ASCOLTARLO su bandcamp
LABEL Black Sweat Records
PARTICOLARITA’ una musica per svegliarsi
CITTA’ Russi (RA)
DATA DI USCITA 12/7/2019


L’INTERVISTA

Come è nato Cucoma Combo?

Dopo tre concept-album consecutivi con la Classica Orchestra Afrobeat sentivo l'esigenza di dedicarmi ad un tipo di composizione meno strutturata e più votata alla dimensione live, dichiaratamente da ballare. Senza una connotazione precisa di genere, ho messo insieme alcune (tante) idee che prendono spunto da un sentire globale di resistenza, di voglia di aprirsi al mondo e non di chiudersi. Per questo ho imbastito un ensemble abbastanza ridotto (sei elementi), di tamburi tribali e strumenti elettrici, ruvido e un po' punk.

Perché questo nome? … al progetto musicale, come al disco.

La cucòma dalle mie parti è la caffettiera. Da anni vado raccogliendo diversi tipi di caffè in giro per il mondo, sotto forma di strumenti, ritmi, voci, danze e incontri. In Romagna, in un casolare di campagna che chiamo casa, ho macinato e tostato pazientemente i chicchi che avevano mantenuto il profumo più intenso e la miscela che ho ottenuto possiede ora un aroma tutto suo, originale ed inebriante. E poi l'immagine della caffettiera rimanda a quel preciso momento in cui vuoi svegliarti, stare sveglio, partire con la giusta carica. No?

Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

I brani li ho composti tutti tra il 2017 e il 2018 e questa volta non ho voluto scrivere nulla. Sono partito scegliendo con cura i musicisti più adatti, alcuni tra i miei collaboratori più assidui e intimi come Fabio Mina e Jandu Detti, altri "arruolati" apposta come la cantante/polistrumentista Martina Fadda e il chitarrista Daniel Corbelli. Avevo inizialmente alcune idee chiare: ad esempio che il basso e la chitarra dovessero stare incollati alla batteria (vedi Tony Allen) e che l'armonia della band dovesse essere naturale e vissuta, anche fuori dal palco. Perciò, come quando si aveva vent'anni, ci siamo presi il tempo di suonare tanto insieme in sala prove in campagna, senza orari, cucinando e ascoltando vinili. Credo che al giorno d'oggi sia un atteggiamento contro-corrente che paga in termini di verità e di onestà verso ciò che fai e che produci.

Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione di Cucoma Combo?

Beh, ad esempio che il musicista da cui ero partito nel formare il nuovo gruppo, il bassista, si è clamorosamente ritirato poco dopo aver registrato l'album. La cosa positiva è che il nuovo bassista subentrato è un amico e collaboratore di lunga data, Andrea Taravelli, un musicista meraviglioso, che nel frattempo si era reso disponibile. Ora, manco a dirlo, è un elemento fondamentale per il gruppo.

Se il tuo album fosse un concept-album su cosa sarebbe?… togliamo il fosse?

Sarebbe sull'urgenza di svegliarsi, di darsi una mossa. Ballare ha un forte significato politico: significa essere attivi, non cedere alla noia o all'abitudine.

C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero disco? … che ti piace di più fare live?

 Dal vivo ci sono alcuni brani che possono durare in eterno come Passa Passa, Sakpata o JJD di Fela Kuti, una delle due cover presenti nell'album. Ma se devo scegliere due brani forse scelgo Sereia che è nato da una melodia di mbira a cui Martina ha aggiunto un bellissimo testo e Suda, una cumbia sorniona e irresistibile che incita, appunto, a svegliarsi!

Come è stata la produzione del disco? … chi, in fase produttiva ti è stato più vicino?

Abbiamo registrato in studio come fossimo dal vivo, dopo un breve ma intenso crash-tour in cui abbiamo testato i brani davanti al pubblico. Due preziosissimi collaboratori nella produzione artistica sono stati Andrea Duna Scardovi (sound engineer e mix al Duna Studio di Russi-Ra) e Davide Domenichini di Black Sweat Records.

Copertina particolare, casalinga e internazionale, con quella variopinta moka. Come è nata? Chi l’autore?

L'artwork di copertina, così come quelle dei tre album della Classica Orchestra Afrobeat, è opera di mio fratello Matteo Zanotti (vedi instagram), con cui, manco a dirlo, condivido sempre idee e percorsi artistici. In realtà, la caffettiera disegnata è la copia di quella vera che utilizzo (anzi, suono) dal vivo e nel disco. L'ho disegnata io di getto, senza neanche pensarci, con degli Uni-posca, in un pomeriggio prima di mettersi in marcia verso un concerto.

Come presenti dal vivo il disco?

Dal vivo i brani restano fedeli alle registrazioni, dato che in studio abbiamo usato pochissime sovraincisioni e abbiamo suonato praticamente live cercando il più possibile l'energia che viene naturale quando il pubblico ti è vicino e balla. Tuttavia ho creato anche una versione live allargata per i concerti speciali, chiamata Cucoma Gran Combo. Si aggiungono un sax baritono (Gianni Perinelli, che ha messo lo zampino anche in due brani del disco) e di Sourakhata Dioubate (Guinea Conakry) alle percussioni.

Rispetto al repertorio, ai dodici brani del cd aggiungiamo dal vivo (come bis) un pezzo di Thomas Mapfumo chiamato originalmente Haruna. Gli abbiamo sostituito il testo con una frase che recita a mo' di mantra "è che io non ho paura". Il concerto finisce con il pubblico che canta questa formula magica, se la porta a casa come un eco.

Altro da dichiarare?

 Vi aspetto ai concerti!

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10 Commenti:

Alle 15 settembre 2019 alle ore 12:55 , Blogger Alligatore ha detto...

Gran disco!

 
Alle 15 settembre 2019 alle ore 12:57 , Blogger Alligatore ha detto...

Che aggiungere? ... ascoltatelo e fatevi prendere dal ritmo, dai suoni, dalle parole di questo esordio folgorante.

 
Alle 15 settembre 2019 alle ore 13:00 , Blogger Alligatore ha detto...

Ma chi segue questo blog, già conosce Marco Zanotti, ospite qui la sua Classica Orchestra Afrobeat.

 
Alle 15 settembre 2019 alle ore 13:02 , Blogger Alligatore ha detto...

Torna qui con questo progetto esplosivo, etnico, etico, pieno di patos, come una bella mocca di buon caffé (e lo dico, amando il caffè, anche se l'ho abbandonato da circa un mese e più, per altre bevande, per motivi miei, ma l'ho amato tanto).

 
Alle 15 settembre 2019 alle ore 13:03 , Blogger Alligatore ha detto...

Il disco è fatto per ballare, lottare e pensare, con i suoi dieci pezzi originali più due cover.

 
Alle 15 settembre 2019 alle ore 13:07 , Blogger Alligatore ha detto...

Canzoni preferite? Tutte.

 
Alle 15 settembre 2019 alle ore 13:17 , Blogger Alligatore ha detto...

Anche se capisco quando mette tra i suoi pezzi preferiti Sakpata mantrico più di tutti, intenso, corale ... fiati da panico.

 
Alle 15 settembre 2019 alle ore 13:18 , Blogger Alligatore ha detto...

O JJD cover di un pezzo del grande di Fela Kuti, con fiato e fiati, ritmo, magia, lunga 10 minuti e passa per chiudere alla grande il disco.

 
Alle 15 settembre 2019 alle ore 13:20 , Blogger Alligatore ha detto...

Un altro pezzo che resta molto è Suda, organetto magico subito in evidenza, con ritmi caraibici, gran testo libertario da mandare a memoria.

 
Alle 15 settembre 2019 alle ore 13:24 , Blogger Alligatore ha detto...

Ma potrei dire anche Aguacante, che apre in modo perfetto il disco dando la direzione, Sereia dalla voglia incontenibile di ballare, Allenko quasi jazz dedicato a Tony Allen, la title-track che spacca, Funky Oli, lagoa, Passa Passa ... tutto, tutto il disco, che qui in palude ascoltiamo e riascoltiamo fino alla noia.

 

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